mercoledì 7 agosto 2024

DA DOVE PROVIENE IL GLIFOSATE CHE CONTAMINA I FIUMI EUROPEI? E SE AVESSE ORIGINE DAGLI ADDITIVI DEI DETERGENTI NEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE?

Un lavoro scientifico di ricercatori tedeschi avvalora tale ipotesi


di ALDO FERRERO e LUIGI MARIANI 



Con un consumo mondiale stimato in 900.000 tonnellate, il glifosate è oggi l'erbicida più ampiamente utilizzato a livello globale per il controllo della vegetazione indesiderata sia nelle aree agricole (evitando il contatto con le piante utili), sia in quelle extra-agricole (linee ferroviarie, siti archeologici) con poche alternative equivalenti. Il successo del glifosate è frutto delle sue grandi doti di efficacia, versatilità, economicità e della ridotta tossicità per l’uomo.
Si tratta di un erbicida sistemico che viene assorbito dai tessuti verdi delle piante distribuendosi in tutte le loro parti, comprese quelle sotterranee, dove agisce bloccando l’attività di un enzima unicamente presente nei vegetali. L’attività del prodotto cessa al contatto con il terreno, dove, a seconda dello stato di ossigenazione, viene più o meno rapidamente degradato dalla flora microbica ad acido aminometilfosfonico (AMPA) un composto chimico analogo degli additivi aminopolifosfonati presenti nei detergenti per uso domestico e industriale con la funzione di antincrostanti, stabilizzatori di candeggio ed inibitori della corrosione.
Come previsto dalle normative comunitarie riguardanti l’autorizzazione dei prodotti fitosanitari il glifosate è stato sottoposto a partire dal 2012 a due processi di revisione nei quali sono stati coinvolti oltre alla Commissione europea le principali Autorità regolatorie e sanitarie (EFSA, IARC, ECHA), per l’esame di tutti gli studi al momento disponibili. Il secondo riesame, basato sulla valutazione di oltre 2.400 nuovi studi ha evidenziato una totale assenza di evidenze di pericolosità del prodotto, inducendo la Commissione europea a prorogare l’autorizzazione del prodotto fino al 15.12.2033 (Reg. 2660/2023).
Come ogni altro strumento chimico e non solo, ll glifosate deve essere utilizzato in modo corretto per raggiungere i risultati voluti e per non incorrere in effetti sfavorevoli, quali ad esempio la contaminazione delle acque. Va tuttavia osservato, che il prodotto viene talvolta riscontato nelle acque nonostante la messa in atto di significative misure di mitigazione quali ad esempio l’adozione di aree di rispetto o di fasce tampone in prossimità dei corpi idrici. Che dire al riguardo, se non richiamare le parole pronunciata dal principe danese Amleto all'amico Orazio "Ci sono più cose in cielo e in terra di quante se ne possa sognare nelle nostre filosofie".
Ma procediamo con ordine: in un articolo dal titolo “Glyphosate contamination in European rivers not from herbicide application? “ recentemente pubblicato dalla rivista scientifica Water Research, un gruppo di ricercatori tedeschi (Carolin Huhn, Marc Schwientek, Hermann Rügner, Stefan Haderlein, Benedikt Wimmer, Lisa Engelbart e Sarah Bieger della Eberhard Karls Universität di Tubinga e Wolfgang Schulz della Zweckverband Landeswasserversorgung) si pone l’importante interrogativo citato nel titolo con riferimento ai risultati di uno studio di metanalisi condotto su dati raccolti a partire dal 1999 dalle Autorità di protezione delle acque in circa un centinaio di ambienti negli USA e in altrettanti siti di vari Paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda, Svezia).

In sintesi, questo lavoro pone in luce le seguenti evidenze:

  • le serie temporali a lungo termine di concentrazione di glifosate nelle acque fluviali europee fanno rilevare valori elevati e costanti nei diversi periodi dell’anno, anche quando il prodotto non è impiegato come erbicida e non si verificano eventi piovosi in grado di determinarne il dilavamento e il trasporto nei corsi d’acqua;- quanto in precedenza osservato non si verifica, invece, negli USA dove il glifosate ha vastissimo impiego come diserbante e i massimi livelli di concentrazione nei corpi idrici coincidono con le epoche di maggiore impiego dell’erbicida ;
  • la presenza di glifosate nei corsi d’acqua europei è strettamente correlata con quella riscontrata per i prodotti farmaceutici utilizzati in medicina umana;
  • le strategie di contenimento della contaminazione dei corpi idrici da glifosate basate sull’ipotesi dell’origine dall’applicazione degli erbicidi hanno spesso avuto scarso successo.

Tali evidenze hanno portato i ricercatori di Tubinga a formulare l’ipotesi secondo cui il glifosate presente nei corsi d’acqua europei potrebbe avere origine negli impianti di depurazione. Nello specifico, come dimostrato da altre evidenze scientifiche, il glifosate potrebbe formarsi a partire dagli additivi aminopolifosfonati dei detergenti a seguito dei processi di ozonizzazione utilizzati in questi impianti per eliminare i microrganismi patogeni.
A rafforzare una tale ipotesi è anche il fatto che negli USA, dove i composti aminopolifosfonati non vengono utilizzati come additivi dei detergenti domestici e industriali, la presenza del glifosate nei corsi d’acqua è risultata invece strettamente correlata con l’impiego dell’erbicida.
Si auspica che i risultati di questo lavoro possano indurre i ricercatori ad approfondire le conoscenze sul comportamento degli aminopolifosfonati dei detergenti nelle acque reflue e nelle stazioni di depurazione, fornendo alle autorità regolatorie europee e nazionali le informazioni necessarie per valutare l’opportunità di limitare il contenuto di questi composti nei detergenti per uso domestico e industriale. Risulta altresì opportuno che vengano predisposti protocolli di monitoraggio adeguati all’accertamento della reale origine del glifosate presente nei corsi d’acqua, in modo da favorire l’adozione di appropriate misure di mitigazione della contaminazione dei corpi idrici.

Articolo pubblicato anche sul sito della Società Agraria di Lombardia



Aldo Ferrero
Già docente di “Agronomia”, “Coltivazioni erbacee” e “Malerbologia” presso l’Università degli Studi di Milano (Facoltà di Medicina Veterinaria) e di Torino (DISAFA). E’ stato dal 2005 al 2022, presidente della Società Italiana di Malerbologia ( SIRFI). E’ dal 2005 membro della Commissione del Ministero della Salute per l’autorizzazione dei prodotti fitosanitari. E’ membro ordinario dell’Accademia dei Georgofili. Accademia di Agricoltura di Torino, Accademia delle Scienze della Federazione Russa. E’ autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche.

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