di ERMANNO COMEGNA
La proposta di direttiva europea sul suolo
L’Unione europea è alle prese con la procedura di approvazione di un complesso pacchetto legislativo per il monitoraggio e la gestione sostenibile dei suoli. Nel mese di luglio del 2023 è stata presentata la proposta di direttiva che, a metà giugno del 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato, con numerosi emendamenti. A questo punto il testo è pronto per la fase finale del negoziato, con l’intervento del Parlamento europeo, una volta che quest’ultimo sia pienamente operativo, dopo le recenti elezioni.
L’obiettivo politico sottostante è quello di introdurre un quadro legislativo di riferimento per il monitoraggio del suolo, in modo da migliorare le condizioni di salute e contrastare il degrado e la contaminazione.
Presupposto di partenza, di indiscutibile solidità, è l’importanza della risorsa suolo che, come si legge nella relazione di accompagnamento della proposta di direttiva della Commissione europea, risulta limitata, non rinnovabile e insostituibile.
A ciò si aggiungono i fondamentali servizi ecosistemici forniti dal suolo e il dato scientifico in base al quale tra il 60 e il 70% dei suoli dell’Unione europea risultano oggigiorno in cattivo stato.
La scelta di utilizzare l’opzione della direttiva, piuttosto che il regolamento, indica la volontà di definire a livello unionale degli obiettivi di carattere generale e delle misure applicabili a livello di Paesi membri, con questi ultimi che però hanno la responsabilità di scegliere gli approcci da seguire e di adattare gli strumenti alle specifiche esigenze locali.
La direttiva sul monitoraggio del suolo è un’operazione derivata dal Green Deal europeo che, in prospettiva, potrebbe favorire la ripresa del dibattito a livello nazionale per una legge a tutela del suolo, di cui si parla da diversi anni nel nostro Paese, anche con la presentazione di proposte di legge in Parlamento che però non sono mai state finalizzate.
Il provvedimento in via di approvazione è piuttosto complesso, come spesso capita alle normative europee in materia ambientale. Ci sono oltre 50 considerando, cui seguono 26 articoli e ben 7 allegati.
Si parla di suoli contaminati, di consumo per effetto degli insediamenti e della artificializzazione e un certo spazio è riservato alla gestione sostenibile dei terreni agricoli. Da qui l’interesse che la proposta di direttiva suscita per gli operatori, per le professionalità e per le istituzioni attive nel settore primario.
La proposta iniziale della Commissione europea prevede, nell’ambito della procedura di valutazione della salute del suolo, l’istituzione a livello nazionale di un meccanismo di certificazione sanitaria volontaria, al quale i proprietari ed i gestori dei terreni devono attendere. In pratica si tratta dell’equivalente dell'attestato di prestazione energetica richiesto oggi in Italia per le transazioni sul mercato immobiliare (la cosiddetta APE).
Il Consiglio dei Ministri propone di eliminare questo strumento che comprensibilmente comporta un aggravio burocratico ed un’ulteriore complicazione per l’ordinaria gestione dell’impresa agricola, con vantaggi che sarebbero tutti da dimostrare.
Si conferma la pretesa delle Istituzioni europee di praticare un atteggiamento paternalistico e considerare gli agricoltori incapaci di una autonoma capacità di giudizio, su una materia (quella della valutazione della fertilità dei terreni) sulla quale hanno indiscutibilmente una oggettiva preparazione, una prolungata esperienza ed una conoscenza accurata, in quanto operatori attivi sul territorio.
I contenuti salienti del provvedimento sono tre:
- stabilire un quadro di riferimento per il monitoraggio e la valutazione del suolo;
- individuare approcci e pratiche di gestione sostenibile del suolo;
- affrontare il tema della gestione dei siti contaminati.
Delle tre principali aree di intervento, l’adozione delle pratiche sostenibili per proteggere la fertilità del suolo è sicuramente quella di maggiore interesse per gli agricoltori, per le professionalità tecniche e per le istituzioni deputate a formulare gli indirizzi di politica agraria a livello nazionale.
Gli Stati membri dell’Unione europea sono tenuti a istituire una o più autorità nazionali con la responsabilità di coordinare tutte le operazioni necessarie al monitoraggio ed alla resilienza del suolo, con un approccio graduale e con una certa discrezionalità nella scelta su come procedere.
L’Unione europea ha fissato l’obiettivo ambizioso a lungo termine di arrivare ad avere suoli sani entro il 2050, con il percorso da seguire articolato in due momenti. Nel primo è necessario istituire il quadro di monitoraggio e di valutazione del suolo, definire misure per la gestione sostenibile e gli interventi per la rigenerazione di quelli non sani. Nella seconda fase, una volta che sono disponibili i risultati della prima applicazione della direttiva, con dati solidi sulla valutazione del suolo e con accurate analisi delle tendenze in corso, la Commissione europea procede ad una verifica dei risultati ottenuti e si riserva di revisionare le regole, anche tenendo conto del progresso tecnico e scientifico, con particolare riferimento alle metodologie di monitoraggio della salute del suolo.
Pare opportuno a questo punto eseguire qualche approfondimento sui contenuti specifici della proposta di direttiva, anche se l’iter legislativo è ancora in corso e quindi potrebbero intervenire delle modifiche.
L’obiettivo dei paragrafi successivi è di fornire una prima incompleta descrizione sull’approccio seguito, senza entrare nei dettagli tecnici, compito quest’ultimo di competenza degli esperti di scienza del suolo.
Monitoraggio e valutazione del suolo
È la principale novità contenuta nella proposta di direttiva, con gli Stati membri che sono tenuti ad istituire un sistema di monitoraggio e di valutazione, attuando un’indagine a campione, da realizzare sul territorio, con la quale si misurano i descrittori e gli indicatori del suolo, in modo da accertare il livello di salute.
Uno degli allegati riporta le tipologie di degrado che si possono presentare: salinizzazione, perdita del carbonio organico, compattazione, eccesso di nutrienti, erosione, contaminazione, riduzione della ritenzione idrica, acidificazione, ecc.
Sono individuati i descrittori per la misurazione ed i criteri di valutazione, in genere espressi in forma quantitativa, i quali discriminano tra un suolo sano ed uno in cattivo stato di salute.
Per la maggior parte dei descrittori, i criteri di valutazione sono individuati nell’ambito della direttiva europea. In altri casi, quando non ci sono solide evidenze scientifiche, la proposta di direttiva si limita ad individuare i descrittori e rimanda all’intervento delle autorità nazionali per i criteri di misurazione.
La responsabilità del monitoraggio compete all’autorità nazionale designata che si avvale delle linee guida e del supporto tecnico della Commissione europea, nonché delle informazioni scaturite dal monitoraggio effettuato via satellite da Copernicus.
I dati e le informazioni raccolte sono oggetto di elaborazione e di analisi, fino ad arrivare ad una valutazione della salute del suolo, da ripetere periodicamente. Qualora dovessero emergere risultati insoddisfacenti, in termini di impermeabilizzazione, distruzione del suolo e perdita dei servizi ecosistemici, l’autorità competente, coordinandosi con le amministrazioni nazionale, regionale e locale, individua le zone dove i criteri di salute non sono soddisfatti e le misure necessarie da mettere in campo.
I proprietari e i gestori dei terreni hanno la possibilità di richiedere i dati sulla valutazione della salute del suolo che li riguardano, in modo da mettere in atto i necessari interventi, anche con l’ausilio dei servizi di consulenza aziendale.
Pratiche di gestione sostenibile
E’ la parte della proposta di direttiva di più immediato interesse per il settore agricolo, anche se la portata innovativa risulta tutta da verificare, in quanto le pratiche di gestione sostenibile individuate sono quelle ampiamente conosciute dagli agricoltori e richiamate nei vari provvedimenti settoriali, come, ad esempio, la PAC, la direttiva nitrati, le misure di conservazione dei siti Natura 2000 e le disposizioni per la qualità delle acque.
Anche in questo caso la responsabilità è affidata agli Stati membri, i quali hanno un doppio compito. Il primo è di individuare le pratiche di gestione sostenibile da attuare gradualmente su tutte le superfici agricole, tenendo conto dei risultati del monitoraggio e della valutazione. Uno degli allegati alla proposta di direttiva riguarda i principi guida di gestione sostenibile del suolo, dove sono contenute pratiche ben note come la copertura con un manto vegetale durante i periodi sensibili, l’utilizzo oculato dei macchinari, il ricorso ad una concimazione calibrata, il mantenimento e la creazione di elementi caratteristici del paesaggio, l’applicazione dell’avvicendamento e della diversificazione nei terreni a seminativo.
L’altro compito è di definire le pratiche di gestione che incidono negativamente sulla salute del suolo ed il cui utilizzo dovrebbe essere evitato da parte degli agricoltori.
In aggiunta alla lista delle pratiche virtuose e dannose, gli Stati membri sono tenuti a mettere a disposizione degli operatori dei servizi di consulenza indipendenti in materia di gestione sostenibile, anche con attività di formazione e di sviluppo delle capacità.
Gestione dei siti contaminati
Anche in questo caso la responsabilità è affidata ai singoli Stati membri, i quali, come al solito, devono operare sulla base di un quadro di riferimento comune a livello europeo. In pratica è necessario individuare e studiare i siti potenzialmente contaminati e in caso di confermata criticità, svolgere l’analisi dei rischi ed assumere tutte le necessarie misure per eliminare quelli gravi per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Tenuto conto dell’elevato numero di suoli potenzialmente contaminati, nella prima fase di applicazione del nuovo provvedimento europeo, le autorità nazionali possono seguire un approccio graduale, definendo le priorità di intervento, sulla base del rischio potenziale e del contesto economico e sociale di riferimento.
Spetta altresì agli Stati membri istituire un registro dei siti contaminati, nel quale siano contenute le informazioni come la localizzazione, le attività svolte o tuttora in atto, lo stato di gestione del sito, le informazioni disponibili ottenute dall’analisi del suolo, gli interventi necessari per migliorare lo stato di salute.
Considerazioni
Il giudizio definitivo sull’impatto del quadro di riferimento europeo in materia di monitoraggio del suolo potrà essere formulato solo dopo l’approvazione finale della proposta legislativa.
Sarà interessante verificare il destino del dispositivo sulla certificazione sanitaria volontaria del suolo. In base a quanto si legge nella relazione al testo di compromesso della Presidenza del Consiglio UE, nessun governo ha sostenuto tale iniziativa ed è pertanto difficile che possa essere inserita nel testo finale.
Per quanto riguarda l’impatto specifico sulle imprese agricole, si può prevedere un rafforzamento delle tendenze emerse negli ultimi anni verso la richiesta di migliori prestazioni ambientali da parte delle istituzioni responsabili di stabilire il quadro regolatorio a livello nazionale.
In particolare, si ritiene che la futura programmazione degli interventi di politica agraria (la PAC, le misure nazionali e quelle regionali) risentirà delle indicazioni contenute nella direttiva sul monitoraggio del suolo, con particolare riferimento al capitolo sulle pratiche sostenibili, le quali saranno sempre più considerate, sia come criterio di ammissibilità (ad esempio attraverso la condizionalità rafforzata), sia come intervento volontario per accedere ai contributi pubblici.
In relazione all’impatto a livello di amministrazione, ci sarà la necessità di istituire un'autorità nazionale di governance e di mettere in atto tutti i meccanismi necessari per una cooperazione costruttiva da parte delle diverse istituzioni, con particolare riferimento ai rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome.
Per i tecnici ed i professionisti attivi nel campo dei servizi di consulenza per le imprese agricole e per l’amministrazione, si prospetta un ampliamento della possibilità di fornire all’utenza nuove attività specialistiche, come l’analisi delle caratteristiche del suolo e l’assistenza tecnica nel campo delle pratiche sostenibili.
E’ consulente e libero professionista, attivo nel campo agro-alimentare ed è giornalista pubblicista. E’ stato assistente universitario e professore a contratto presso l’Università Cattolica di Piacenza e Cremona, l’Università del Molise, l’Università di Udine. Ha lavorato per l’Associazione Italiana Allevatori (AIA), la Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana (Confagricoltura), la Provincia di Mantova e la Libera Associazione Agricoltori Cremonesi. E’ presidente dell’Associazione Nazionale dei Dirigenti di Aziende Agricole (ANDAA) e vice presidente della Federazione Nazionale dei Dirigenti e Alte Professionalità dell’Agricoltura e dell’Ambiente (FENDA).
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