Forte preoccupazione è stata espressa da diverse comunità scientifiche italiane in merito alla progettazione e realizzazione del " Bosco di Neofite" nel comune di Prato, commissionato al docente di Arboricoltura ed etologia vegetale Stefano Mancuso, dell' Università degli Studi di Firenze. In una nota congiunta le Associazioni scrivono , tra l' altro, quanto segue: "Le piante neofite, possono diventare invasive, e minacciare la biodiversità e gli
ecosistemi, entrando in competizione con le specie locali, modificando significativamente le
dinamiche naturali degli ecosistemi invasi, con effetti a cascata sull'intera rete ecologica. Una volta
introdotte, molte specie aliene possono diffondersi in modo incontrollato, richiedendo costose
operazioni di contenimento ed eradicazione, con rischi difficilmente prevedibili, come sta accadendo
proprio adesso con il granchio blu" .
Inoltre... "Sebbene il progetto “Bosco di Neofite” consista nella realizzazione di un parco urbano, e rappresenti
un pericolo moderato per la biodiversità nativa, come comunità scientifica botanica riteniamo dover
porre in evidenza la poco felice strategia di comunicazione con cui è stata presentata questa iniziativa,
con l’analogia tra le migrazioni di esseri umani e l’introduzione artificiale di specie che mai sarebbero
arrivate con i loro mezzi biologici."
Ecco l' intero comunicato.
Firenze, 18/06/2024
Alla cortese attenzione del Sindaco di Prato Ilaria Bugetti
e p.c. al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani
all’Assessora all’Ambiente Monia Monni
La comunità scientifica botanica nazionale e regionale Toscana, rappresentata dalla Società Botanica Italiana (la più antica associazione scientifica europea dedita allo studio delle piante), dalla Società Italiana di Biogeografia, dalla Società Italiana Scienza della Vegetazione e FISNA (Federazione italiana di Scienze della Natura e dell'Ambiente), ritiene doveroso esprimersi sull’approccio adottato nella progettazione e realizzazione del "Bosco di Neofite", pensato come piano di forestazione nell’area di Tobbiana-Allende nel comune di Prato. Le argomentazioni con cui è stato presentato il progetto lasciano molto perplessi, poiché semplificano e banalizzano problemi importanti e tra loro ben distinti come la necessità di azioni per il contrasto ai cambiamenti climatici, le invasioni biologiche e i flussi migratori umani. In particolare, è per noi sconcertante vedere un parallelismo diretto tra le piante neofite e i migranti. I flussi migratori umani riguardano una sola specie, la nostra (Homo sapiens), la cui attitudine alla migrazione è attestata fin dalla sua origine e dipendono da fenomeni sociali, politici ed economici. Al contrario, le piante neofite fanno parte delle specie aliene, ossia specie di piante e animali che sono state trasportate dall’azione umana in contesti geografici ed ecologici diversi da quelli in cui si sono evolute. Esistono anche specifiche politiche nazionali ed europee di gestione e contrasto alla diffusione delle specie aliene, qualora esse diventino invasive, per i possibili danni che queste possono causare alla biodiversità originaria, definita nativa. Diventa quindi pericoloso proporre analogie tra i migranti della nostra specie e le specie aliene, anche per non offrire il fianco a fenomeni di xenofobia. Questioni sociali complesse, come l’immigrazione, e questioni scientifiche, come la gestione delle specie aliene, devono essere trattate con il dovuto rispetto dei diversi ambiti che le contraddistinguono. Le dichiarazioni riportate sui quotidiani e i testi pubblicati nelle pagine di presentazione del progetto lasciano intendere che le specie aliene possano un giorno diventare native, "italiane" proponendo un fuorviante parallelismo con gli esseri umani. Anche se è indubbio il valore positivo di alcune speciealiene come risorsa, il loro utilizzo deve avvenire in un contesto di sostenibilità, e questo non porterà mai a poterle considerare native di un’area diversa da quella in cui si sono evolute. I segnali di allarme lanciati dalla comunità scientifica internazionale nel riconoscere i rischi e gli impatti delle specie aliene ed invasive sulla biodiversità nativa non possono essere trascurati o banalizzati. Le piante neofite, possono diventare invasive, e minacciare la biodiversità e gli ecosistemi, entrando in competizione con le specie locali, modificando significativamente le dinamiche naturali degli ecosistemi invasi, con effetti a cascata sull'intera rete ecologica. Una volta introdotte, molte specie aliene possono diffondersi in modo incontrollato, richiedendo costose operazioni di contenimento ed eradicazione, con rischi difficilmente prevedibili, come sta accadendo proprio adesso con il granchio blu.
Sebbene il progetto “Bosco di Neofite” consista nella realizzazione di un parco urbano, e rappresenti un pericolo moderato per la biodiversità nativa, come comunità scientifica botanica riteniamo dover porre in evidenza la poco felice strategia di comunicazione con cui è stata presentata questa iniziativa, con l’analogia tra le migrazioni di esseri umani e l’introduzione artificiale di specie che mai sarebbero arrivate con i loro mezzi biologici. Inoltre, alcune delle specie utilizzate nel progetto sono ben note neofite invasive in Europa (varie specie del genere Eucalyptus, Quercus rubra, Robinia pseudoacacia, per esempio), e si mostra così di trascurare totalmente i rischi legati all’introduzione di specie aliene ed invasive potenzialmente dannose per gli ecosistemi.
Società Botanica Italiana
Società Italiana di Biogeografia
Società Italiana Scienza della Vegetazione
FISNA- Federazione italiana di Scienze della Natura e dell'Ambiente
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