di LUIGI MARIANI
Alla veneranda età di 94 anni è scomparso il grande storico del clima Emmanuel Le Roy Ladurie, le cui analisi originali sui climi del passato e sul loro impatto sulle popolazioni umane accompagna da tanti anni gli appassionati di storia del clima e di storia dell’agricoltura, che al clima è legata a corda doppia. In proposito voglio ricordare che il primo dei trattati sul clima, “L’histoire du climat depuis l’an mil” tradotto da Einaudi con il titolo “Tempo di festa, tempo di carestia, storia del clima dall’anno 1000” mi ha consentito negli anni ’80 di avvicinami ad un originalissimo lavoro di ricerca nelle cui appendici venivano presentate in modo sistematico serie storiche originali di proxy data (date di vendemmia in Francia dal XIV al XX secolo, cerche di accrescimento di alberi, date di fioritura del ciliegio, qualità dl vino in Germania dal 1453 al 1622, ecc. ecc.).
Ciò costituì per me una rivelazione, indicandomi un modo nuovo di fare storia alla luce delle variabili guida climatiche. Esemplare è la citazione riportata nell’incipit del capitolo in cui Le Roy Ladurie parla della presa di coscienza della Piccola era glaciale da parte del cosmologo Sebastian Munster: “il 4 agosto 1546… mentre cavalcavo diretto alla Furka giunsi vicino ad un’immensa massa di ghiaccio spessa, a quel che potei giudicare, da due a tre picche militari e larga quanto la portata di un arco possente. Quanto alla lunghezza, si estendeva indefinitamente verso l’alto, tanto che non se ne poteva vedere la fine. A chi la guardava offriva uno spettacolo terrificante. Da questa massa si erano staccati uno o due blocchi grandi come una casa, e questo ne accresceva l’impressione di orrore. Ne usciva anche un’acqua biancheggiante che trasportava moltissimi pezzi di ghiaccio, tanto che un cavallo non poteva avventurarvisi a guado senza pericolo. Questo corso d’acqua segna l’inizio del Rodano”¹.
Molto più vicino a noi (2011) è il libro “Les Fluctuations du climat de l’an mil à aujourd’hui”, che Emmanuel Le Roy Ladurie scrive con Daniel Rousseau e Anouchka Vasak (Fayard, 332 pages). Da tale testo cito questo brano tratto dal diario di un viticoltore dei dintorni di Meaux: “Nel 1788 non c’è stato inverno, la primavera non è stata favorevole alle colture, ha fatto freddo, la segale non è stata buona, il grano è stato abbastanza buono ma il caldo eccessivo ha disseccato i chicchi, cosicché il raccolto di grano era molto scarso....; il 13 luglio c’è stata un’ondata di grandine che, cominciata dall’altra parte di Parigi, ha attraversato tutta la Francia fino alla Picardia e ha fatto grossi danni; la grandine pesava 8 libbre e ha falciato grano e alberi al suo passaggio; si estendeva su una fascia larga due leghe e lunga 50.....; invece la vendemmia è stata buonissima e i vini eccellenti. L’uva è stata raccolta a fine settembre; il vino valeva 25 lire dopo la vendemmia e il grano 24 lire dopo il raccolto.” Una citazione il cui interesse è accresciuto dal fatto che Il 1788 è l’anno che precede la rivoluzione francese, di cui la crisi alimentare derivante dallo scarso raccolto dei cereali vernini costituirà uno dei fattori d’innesco.
Oltre che alla storia del clima Le Roy Ladurie si è interessato molto alla storia locale, rispetto alla quale con le sue molte opere monografiche e la partecipazione a numerose opere collettive ha aperto nuove direttrici d’indagine: nel 1975 Gallimard pubblica “Montaillou, village occitan de 1294 à 1324”, libro che racconta la vita, nel XIV secolo, di un villaggio di contadini di montagna immersi nella fede catara. Contro ogni aspettativa, questo lavoro di etnostoria ha un successo strepitoso, vendendo più di due milioni di copie ed affermando il suo autore non solo nella comunità degli storici ma anche tra il grande pubblico colto.
Emmanuel Le Roy Ladurie era nato nel 1929 a Moutiers-en-Cinglais nel Calvados e suo padre, proprietario terriero della valle dell'Orne, diventerà in seguito ministro del governo di Vichy. Nel 1949 Emmanuel si iscrive al Partito Comunista, da cui uscirà nel 1956 dopo la pubblicazione del rapporto Krusciov e l'intervento sovietico in Ungheria e, dopo una breve parentesi nel Partito Socialista Unificato, abbandonerà l’attività politica per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di storico, insegnando alla facoltà di Montpellier e poi all'Ecole des Hautes Études. Nominato al Collège de France nel 1973 alla cattedra di Storia della civiltà moderna procede in una carriera scandita dal suo rispetto scrupoloso per la “nuova storia” e la Scuola degli Annales. In base alla nozione braudeliana di “lunga durata”², Le Roy Ladurie in “Le Territoire de l’Historien” spiega che: “La rivoluzione quantitativa ha totalmente trasformato, nel nostro Paese, la professione dello storico”. Nominato a succedere a Fernand Braudel alla direzione degli Annales, Le Roy Ladurie diviene il leader di tale Scuola proprio nel momento in cui il suo prestigio si stava indebolendo per gli attacchi di storici più tradizionali che ne contestano gli effetti negativi sull'insegnamento della storia.
Di Emmanuel Le Roy Ladurie ricordo infine i contatti che con lui aveva avuto il mio maestro nella storia dell’agricoltura, il professor Gaetano Forni, e una conferenza tenuta tanti anni fa all’Università degli Studi di Milano, su invito di Luca Bonardi, e in cui Le Roy Ladurie aveva parlato della piccola era glaciale presentando il suo libro “Histoire humaine et comparée du climat, volume 1: Canicules et glaciers (XIIIe-XVIIIe siècles)”.
Spero che da queste brevi riflessioni, in parte mutuate dal necrologio apparso oggi su Le figaro a firma di Jacques de Saint Victor, possa scaturire nei lettori un rinnovato interesse per la storia, materia da sempre essenziale per interpretare il presente e progettare il futuro.
¹ La picca militare svizzera misurava da 4,60 a 5 metri e l’”arco possente” è stimato da Le Roy Ladurie in non meno di 200 m. Da ciò si ricava che la fronte glaciale aveva un’altezza di circa 15 metri e una larghezza di oltre 200 m.
² https://fr.wikipedia.org/wiki/Longue_dur%C3%A9e_(%C3%89cole_des_Annales)
Ciò costituì per me una rivelazione, indicandomi un modo nuovo di fare storia alla luce delle variabili guida climatiche. Esemplare è la citazione riportata nell’incipit del capitolo in cui Le Roy Ladurie parla della presa di coscienza della Piccola era glaciale da parte del cosmologo Sebastian Munster: “il 4 agosto 1546… mentre cavalcavo diretto alla Furka giunsi vicino ad un’immensa massa di ghiaccio spessa, a quel che potei giudicare, da due a tre picche militari e larga quanto la portata di un arco possente. Quanto alla lunghezza, si estendeva indefinitamente verso l’alto, tanto che non se ne poteva vedere la fine. A chi la guardava offriva uno spettacolo terrificante. Da questa massa si erano staccati uno o due blocchi grandi come una casa, e questo ne accresceva l’impressione di orrore. Ne usciva anche un’acqua biancheggiante che trasportava moltissimi pezzi di ghiaccio, tanto che un cavallo non poteva avventurarvisi a guado senza pericolo. Questo corso d’acqua segna l’inizio del Rodano”¹.
Molto più vicino a noi (2011) è il libro “Les Fluctuations du climat de l’an mil à aujourd’hui”, che Emmanuel Le Roy Ladurie scrive con Daniel Rousseau e Anouchka Vasak (Fayard, 332 pages). Da tale testo cito questo brano tratto dal diario di un viticoltore dei dintorni di Meaux: “Nel 1788 non c’è stato inverno, la primavera non è stata favorevole alle colture, ha fatto freddo, la segale non è stata buona, il grano è stato abbastanza buono ma il caldo eccessivo ha disseccato i chicchi, cosicché il raccolto di grano era molto scarso....; il 13 luglio c’è stata un’ondata di grandine che, cominciata dall’altra parte di Parigi, ha attraversato tutta la Francia fino alla Picardia e ha fatto grossi danni; la grandine pesava 8 libbre e ha falciato grano e alberi al suo passaggio; si estendeva su una fascia larga due leghe e lunga 50.....; invece la vendemmia è stata buonissima e i vini eccellenti. L’uva è stata raccolta a fine settembre; il vino valeva 25 lire dopo la vendemmia e il grano 24 lire dopo il raccolto.” Una citazione il cui interesse è accresciuto dal fatto che Il 1788 è l’anno che precede la rivoluzione francese, di cui la crisi alimentare derivante dallo scarso raccolto dei cereali vernini costituirà uno dei fattori d’innesco.
Oltre che alla storia del clima Le Roy Ladurie si è interessato molto alla storia locale, rispetto alla quale con le sue molte opere monografiche e la partecipazione a numerose opere collettive ha aperto nuove direttrici d’indagine: nel 1975 Gallimard pubblica “Montaillou, village occitan de 1294 à 1324”, libro che racconta la vita, nel XIV secolo, di un villaggio di contadini di montagna immersi nella fede catara. Contro ogni aspettativa, questo lavoro di etnostoria ha un successo strepitoso, vendendo più di due milioni di copie ed affermando il suo autore non solo nella comunità degli storici ma anche tra il grande pubblico colto.
Emmanuel Le Roy Ladurie era nato nel 1929 a Moutiers-en-Cinglais nel Calvados e suo padre, proprietario terriero della valle dell'Orne, diventerà in seguito ministro del governo di Vichy. Nel 1949 Emmanuel si iscrive al Partito Comunista, da cui uscirà nel 1956 dopo la pubblicazione del rapporto Krusciov e l'intervento sovietico in Ungheria e, dopo una breve parentesi nel Partito Socialista Unificato, abbandonerà l’attività politica per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di storico, insegnando alla facoltà di Montpellier e poi all'Ecole des Hautes Études. Nominato al Collège de France nel 1973 alla cattedra di Storia della civiltà moderna procede in una carriera scandita dal suo rispetto scrupoloso per la “nuova storia” e la Scuola degli Annales. In base alla nozione braudeliana di “lunga durata”², Le Roy Ladurie in “Le Territoire de l’Historien” spiega che: “La rivoluzione quantitativa ha totalmente trasformato, nel nostro Paese, la professione dello storico”. Nominato a succedere a Fernand Braudel alla direzione degli Annales, Le Roy Ladurie diviene il leader di tale Scuola proprio nel momento in cui il suo prestigio si stava indebolendo per gli attacchi di storici più tradizionali che ne contestano gli effetti negativi sull'insegnamento della storia.
Di Emmanuel Le Roy Ladurie ricordo infine i contatti che con lui aveva avuto il mio maestro nella storia dell’agricoltura, il professor Gaetano Forni, e una conferenza tenuta tanti anni fa all’Università degli Studi di Milano, su invito di Luca Bonardi, e in cui Le Roy Ladurie aveva parlato della piccola era glaciale presentando il suo libro “Histoire humaine et comparée du climat, volume 1: Canicules et glaciers (XIIIe-XVIIIe siècles)”.
Spero che da queste brevi riflessioni, in parte mutuate dal necrologio apparso oggi su Le figaro a firma di Jacques de Saint Victor, possa scaturire nei lettori un rinnovato interesse per la storia, materia da sempre essenziale per interpretare il presente e progettare il futuro.
¹ La picca militare svizzera misurava da 4,60 a 5 metri e l’”arco possente” è stimato da Le Roy Ladurie in non meno di 200 m. Da ciò si ricava che la fronte glaciale aveva un’altezza di circa 15 metri e una larghezza di oltre 200 m.
² https://fr.wikipedia.org/wiki/Longue_dur%C3%A9e_(%C3%89cole_des_Annales)
Luigi Mariani
Professore
Associato di Agronomia presso l'Università degli Studi di Brescia. E'
Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente
della Società Agraria di Lombardia. E’ ordinario dell'Accademia della
vite e del vino e membro corrispondente dell'Accademia dei Georgofili.
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