Tuttavia, la minore emissione di gas serra (GHG -greenhouse gas) è fortemente proposta come uno dei maggiori vantaggi potenziali della carne artificiale rispetto ai sistemi tradizionali di allevamento, oltre a quelli etici e sanitari.
Il che potrebbe trovare una intuitiva giustificazione nella migliore efficienza di processo, essendo basato sulla cellula anziché sull’intero organismo, quindi minor dispendio metabolico, minori fabbisogni e minori sprechi ma parrebbe non essere proprio così.
Sovente si leggono numeri e percentuali diversamente impattanti, dipendendo dall’obiettivo perseguito, pro o contro.
In realtà i lavori scientifici dedicati non sono tantissimi, basati su modelli predittivi e con il limite delle inesattezze che ne possono derivare: purtuttavia rappresentano una solida base per perseguire una ragionata riflessione sul tema.
La quale può anche, correttamente, far tesoro dell’esortazione (…) che ogni attore reciti il suo ruolo per costruire con urgenza sistemi alimentari che soddisfino le esigenze degli agricoltori, dei consumatori e del pianeta, sorvolando però sul paventato scenario che (…) le più grandi aziende di carne e latticini del mondo possano superare Exxon, Shell e BP come maggiori inquinatori climatici entro i prossimi decenni (GRAIN and the Institute for Agriculture and Trade Policy (IATP), 2018)¹.
Lasciando alle associazioni di categoria di atteggiarsi ostentando opinioni di bandiera, sensibilizzando a (s)proposito le istituzioni in favore di proclami, purtroppo vacui (Pascale, 2022)².
Approccio al tema
Il Il 26% della terra libera dai ghiacci del pianeta è utilizzata per il pascolo del bestiame e il 33% di tutte le terre coltivate è utilizzato per le produzioni destinate agli animali. La filiera dell’alimentazione animale è responsabile del 14,5% di tutte le emissioni di gas serra antropogeniche e i bovini (sia da carne sia da latte) partecipano per il 65% di tale valore di cui il 44 % sotto forma di metano (FAO, 2018) ³.
Ne consegue che il settore globale dell'allevamento contribuisce in misura significativa ai gas serra di origine antropica ma allo stesso tempo è capace di fornire un apporto importante al necessario sforzo di mitigazione, con interventi che si basano in larga misura sulla tecnologia, sul miglioramento dell’efficienza produttiva e della gestione degli effluenti (FAO, 2013)⁴.
In effetti, se la carbon footprint della produzione di latte era nel 2007 il 37 % della equivalente produzione del 1944 (sistema intensivo vs sistema estensivo) e, espressa per litro di latte, rispettivamente 1,35 contro 3,66 (Capper et al., 2009)⁵, plausibilmente molto è stato fatto e il percorso dell’agro-zootecnia è da considerarsi corretto e tutt’ora in divenire, stante i risultati di nuove strategie nutrizionali, come ad esempio la riduzione del 30% delle emissioni giornaliere di metano in vacche da latte (Hristov et al., 2022)⁶.
Una conferma delle perplessità che suscita l’evocato (da alcuni) ritorno ad una agricoltura retrograda ed il ripristino di un ambiente “naturale”, scaturisce dal confronto fra le emissioni dei ruminanti selvatici (bisonti, alci, cervi) in US nel periodo pre-insediamento europeo (quindi prima del 15º secolo) con le attuali emissioni dei ruminanti allevati: pur con tutte le riserve per le oggettive difficoltà di tempi e metodi, tali emissioni sono stimate essere poco difformi (dall’86 % al 123 %) (Hristov, 2011)⁷. Come dire che, invertendo il percorso, favorire cioè il riappropriarsi del territorio da parte degli animali selvatici a discapito degli animali allevati, parrebbe non rappresentare, riguardo alle emissioni di GHG, una scelta di successo.
Per inquadrare correttamente la necessità di proteggere l’ambiente in cui viviamo, partendo dalla conoscenza del contesto, viene in soccorso la NASA (U.S. National Aeronautics and Space Administration)⁸ quando afferma
- (…) Che l'atmosfera terrestre è resistente a molti dei cambiamenti che gli esseri umani le hanno imposto nel tempo ma ciò non significa necessariamente che la nostra società lo sia altrettanto.
- (…) È dimostrato che le alterazioni della composizione dell’atmosfera sono in accelerazione dagli ultimi decenni e principalmente per attività antropica, stante l’"impronta digitale" che contraddistingue il carbonio prodotto dall’utilizzo di combustibili fossili e misurabile dal diverso rapporto tra isotopi.
- (…) L’anidride carbonica si caratterizza per elevata stabilità perdurando nell’atmosfera, una volta immessa, per svariati secoli, al contrario dei gas reattivi come ad esempio gli ossidi di azoto di relativamente breve durata.
- (…) Dalle misurazioni risulta altresì evidente l’effetto di assorbitore netto di CO₂ delle colture agrarie nel corso della stagione vegetativa (n.d.r. aspetto rilevante nel Life Cycle Assessment), come pure le foreste boreali settentrionali, un tempo considerate di svolgere un ruolo secondario, diventano, sempre più, migliori assorbitori di anidride carbonica, presumibilmente a motivo dell’allungamento della stagione vegetativa. Fenomeno specularmente opposto a quanto riscontrato nelle foreste pluviali tropicali, da sempre considerate “polmoni del nostro pianeta”, in cui la respirazione delle piante, per motivi ancora inspiegabili, sta superando la loro capacità di assorbire anidride carbonica, almeno dal 2009.
Genesi della carne artificiale
Premesso che l’etimologia è recente e che anche nelle comunicazioni scientifiche il lessico non è unanime, vige che, in assenza di denominazione legale di un alimento, subentri la denominazione usuale e, ove mancante, la denominazione descrittiva (Reg. UE 1169/2011). (L’appropriata denominazione è un punto imprescindibile della corretta comunicazione al consumatore, ma questa è un’altra storia).Le aggettivazioni coltivata e artificiale parrebbero le più frequentemente utilizzate, rimarcando, fra l’altro, due diverse sfumature: la prima (coltivata) più propositiva e ammiccante alla tradizionalità e alla naturalità, la seconda (artificiale) evoca la fabbrica.Poi c’è la carne Frankestein ma è approccio nel cui stile non ci riconosciamo⁹.
Considerato che i processi regolatori sono da venire ed il consumatore sarà a districarsi fra le lusinghe più o meno articolate del marketing, non sarebbe male che la comunità scientifica identificasse e utilizzasse una denominazione comune quale base autorevole in favore di legislatore e di consumatore.
(Proponimento disatteso, in questo elaborato, a conferma della tesi!).
Opportunità di business, preoccupazioni ambientali, benefici per la salute e benessere degli animali hanno stimolato l’esplorazione di nuove e innovative fonti di cibo, fra cui un prodotto alimentare che non è carne tradizionale ma con valore nutritivo e gusto simili.Il termine carne artificiale è apparso nei primi anni 2000 e si riferiva originariamente al cibo prodotto con essenze vegetali (plant based) che, dopo la trasformazione, assumerebbero sembianze e sapore simili alla carne tradizionale. In Europa, questa tendenza si è diffusa con l'aumento del vegetarianismo e veganismo (Hancox, 2018)¹⁰ e loro evoluzione da dieta a identità sociale (Nezlek et al.,2020)¹¹. Oggi, invece, per carne artificiale ci si riferisce sempre più alla carne prodotta da un processo di moltiplicazione in bioreattori di cellule staminali della vera carne di animali vivi. Altri nomi usati sono carne in vitro, carne in provetta, carne allevata, carne coltivata, carne allevata in laboratorio, carne sintetica, carne pulita, ecc., ecc., ecc. Rimane da dirimere se trattasi di nuovo cibo o di nuova metodica di produzione e, ovviamente, l’aspetto non è di poco conto: affermare che l’ambiguità di tali definizioni non sta negli aggettivi ma nel sostantivo è un assist alla prima ipotesi!
Gas serra e CO₂ equivalente
È già stato riportato del vapore acqueo (H₂O), dell’anidride carbonica (CO₂), del protossido di azoto (N₂O), del metano (CH₄). Oltre a questi gas esiste un'ampia gamma di gas serra di origine prevalentemente antropica e molte altre sostanze di varia composizione. I diversi gas non contribuiscono in egual misura all’effetto serra e rimangono nell’atmosfera per periodi diversi: per poter confrontare l’effetto dei diversi gas serra, convenzionalmente (IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change) è definito il Global Warming Potential (potenziale di riscaldamento globale) che indica l’effetto del riscaldamento di una determinata quantità di un gas serra, in un periodo definito (per lo più 100 anni), rispetto a quello della CO₂. Il metano per esempio ha un impatto climatico 25 volte superiore rispetto alla CO₂, ma rimane nell’atmosfera considerevolmente meno a lungo. L’effetto sul clima del protossido di azoto supera quello della CO₂ di quasi 300 volte. Le emissioni di gas serra sono così convertite ed espresse in CO₂ equivalenti (CO₂-e)¹²:
Impatto ambientale della carne artificiale
Conclusioni
1) Emissions impossible: How big meat and dairy are heating up the planet. By GRAIN and the Institute for Agriculture and Trade Policy (IATP) | 18 Jul 2018 https://grain.org/article/entries/5976-emissions-impossible-how-big-meat-and-dairy-are-heating-up-the-planet2)
2) Pascale A. 2022. La santa armata unita contro le innovazioni alimentari. Olioofficina Magazine, 29 novembre 2022. https://www.olioofficina.it/magazine/culture/visioni/la-santa-armata-unita-contro-le-innovazioni-alimentari.htm
5) Capper J L et al., 2009. The environmental impact of dairy production: 1944 compared with 2007.
6) Hristov A.N. et al. 2022, Symposium review: Effective nutritional strategies to mitigate enteric methane in dairy cattle. Journal of Dairy Sciences, Volume 105, ISSUE 10, P8543-8557, October 01, 2022. https://doi.org/10.3168/jds.2021-21398
8) Buis A., 2019. The Atmosphere: Getting a Handle on Carbon Dioxide. NASA's Jet Propulsion Laboratory, News October 9 2019. https://climate.nasa.gov/news/2915/the-atmosphere-getting-a-handle-on-carbon-dioxide/#:~:text=What%27s%20in%20the%20Air%3F&text=By%20volume%2C%20the%20dry%20air,methane%2C%20nitrous%20oxide%20and%20ozone
10) Hancox D., (2018). The Unstoppable Rise of Veganism: How a Fringe Movement Went Mainstream. The Guardian, Sun 1 Apr 2018. https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2018/apr/01/vegans-are-coming-millennials-health-climate-change-animal-welfare
11) Nezlek J. et al., 2020. Vegetarianism as a social identity. Current Opinion in Food Science 2020, 33:45–51. https://doi.org/10.1016/j.cofs.2019.12.005
13) Rodriguez Escobar M. et al., 2021. Analysis of the Cultured Meat Production System in Function
14) Tuomisto H.et al., 2011. Environmental Impacts of Cultured Meat Production. Environ. Sci. Technol. 2011, 45, 14, 6117–6123 https://doi.org/10.1021/es200130u
15) Tuomisto H.et al., 2014. Environmental impacts of cultured meat: alternative production scenarios. Proceedings of the 9th International Conference on Life Cycle Assessment in the Agri-Food Sector. https://core.ac.uk/download/pdf/38629617.pdf
16) Tuomisto H.et al., 2022. Environmental Impacts of Cultured Meat Production. Science of The Total Environment, Volume 851, Part 1, 10 December 2022, https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2022.158051
17) Mattick c. et al., 2015. Anticipatory Life Cycle Analysis of In Vitro Biomass Cultivation for Cultured Meat Production in the United States. Environ. Sci. Technol. 2015, 49, 19, 11941–11949. https://doi.org/10.1021/acs.est.5b01614
18) Lynch J. Et al., 2019. Climate Impacts of Cultured Meat and Beef Cattle. Frontiers in Sustainable Food Systems, 19. https://doi.org/10.3389/fsufs.2019.00005
19) Van der Valk J. Et al., 2018. Fetal Bovine Serum (FBS): Past – Present – Future. ALTEX - Alternatives to animal experimentation, 35(1), pp. 99–118. DOI: https://doi.org/10.14573/altex.1705101
Ottimo! uno dei pochissimi articoli sull'argomento non inficiati da pregiudizio ideologico in un senso o nell'altro. Congratulazioni!
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