TRANSIZIONI INFELICI AL BIOLOGICO – IL CASO DELLO SRI LANKA
di LUIGI MARIANI
L'ombra di Shiva.
Messa fine ad una sanguinosa guerriglia che si trascinava da tre decenni, lo Sri Lanka aveva raggiunto la status di paese a reddito medio-alto e pareva destinato ad una crescita stabile e duratura. Ciò non è stato e il Paese si è infilato nel tunnel di una crisi economica che è divenuta ben presto crisi politica e umanitaria. Tale crisi è il risultato di una serie di fattori concorrenti, fra i quali al primo va posto il COVID che ha messo in ginocchio il settore turistico interrompendo così il flusso di valuta pregiata dall’estero ed impedendo in tal modo al governo di pagare i debiti contratti con creditori stranieri, soprattutto cinesi.
Proprio per limitare i flussi di valuta verso l’estero il governo ha deciso di operare una transizione forzata dell’intero settore agricolo all’agricoltura biologica, con la rinuncia alle tecnologie evolute ed in particolare a quella di concimi di sintesi e fitofarmaci (insetticidi, fungicidi e erbicidi), prodotti all’estero e per l’acquisto dei quali il governo finanziava gli agricoltori. L’evento chiave di tale politica è stato il divieto di importazione e uso di concimi di sintesi e fitofarmaci reso operativo il 27 aprile 2021 dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente Gotabaya Rajapaksa, il quale ha commentato la sua proposta dichiarando che è più importante preservare la vita umana e animale che produrre un raccolto migliore utilizzando concimi chimici e ha esortato le autorità a sviluppare a livello locale il processo di produzione di fertilizzanti organici.
Come conseguenza del divieto sono calate del 30-50% le rese delle principali colture. Fra le colture più colpite il riso, principale alimento per la popolazione di Ceylon, e i principali prodotti agricoli da esportazione e cioè il tè (con perdite economiche stimate in 425 milioni di dollari) e poi gomma, noce di cocco e spezie (Shah, 2022).
In conseguenza di ciò il governo, che contava di risparmiare non acquistando più all’estero concimi di sintesi, si è trovato a dover acquistare sul mercato internazionale il riso. Da ciò l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e la discesa sotto la soglia di povertà di una fetta rilevante della popolazione di Ceylon. Nei negozi si è addirittura giunti a razionare il riso.
A seguito delle proteste degli agricoltori nella capitale, il divieto di importazione e uso di concimi e fitofarmaci è stato infine revocato il 21 novembre 2021 e agli agricoltori sono stati offerti sussidi per consentir loro di superare la crisi.
La crisi ha avuto il suo epilogo il 12 luglio 2022 allorché il presidente dello Sri Lanka è fuggito dal suo paese su un jet militare e si è dimesso, abbandonando i suoi cittadini affamati e lasciandoli in una grande crisi alimentare, di carburante ed economica. Oggi lo Sri Lanka ha un nuovo presidente, Ranil Wickremesinghe, che deve sistemare i disastri combinati dal suo predecessore.
Questa è in estrema sintesi la vicenda, la cui comprensione è facilitata dalla lettura del primo box dedicato che riporta alcuni dati di sintesi sullo Sri Lanka e sulle scelte politiche che hanno portato alla crisi in corso. Essenziale in termini di comprensione dei fenomeni è anche il secondo box nel quale si riportano alcune significative dichiarazioni del Presidente Gotabaya Rajapaksa e dell’attivista ambientale Vandana Shiva, che della politica di Gotabaya in campo agricolo appare come il “mandante morale”. Tali dichiarazioni sono prive di fondamento scientifico: come si fa infatti a sostenere che i concimi di sintesi attentano alla salute umana o isteriliscono i suoli? I concimi azotati sono soprattutto urea, uguale a quella che tutti i giorni emettiamo con le nostre urine. Se poi i concimi di sintesi isterilissero i suoli, la pianura padana sarebbe da tempo un deserto, visto che fra i primi a farne uso alla metà dell’ottocento fu Camillo Benso Conte di Cavour nelle sue aziende di Leri, Torrone e Montarucco.
La demagogia di Gotabaya Rajapaksa e Vandana Shiva spaventa particolarmente in quanto in tutto il mondo le classi politiche brillano sempre più per essere avulse dal contesto tecnico-scientifico e dunque non è a mio avviso infondato il timore che decisioni di questo tipo possano in futuro essere partorite anche in Italia, ove peraltro mi risulta che Vandana Shiva abbia la propria base. Per questo ho cercato nel prossimo paragrafo di offrire al lettore un quadro sul ruolo insostituibile dei fitofarmaci e dei concimi di sintesi nel difendere le colture e nel soddisfare le loro esigenze nutrizionali, il che in ultima analisi si traduce in una fondamentale azione di contrasto alle carestie. Il paragrafo finale è infine dedicato ad una riflessione circa la morale da trarre dal comportamento irresponsabile della classe politica dello Sri Lanka, che con scelte demagogiche e prive di basi scientifiche ha prodotto danni rilevanti all’economia di quello sfortunato paese.
Perché in agricoltura si usano i concimi di sintesi e i fitofarmaci
I concimi di sintesi, quelli azotati in primis, sono un potentissimo strumento per aumentare e stabilizzare le rese delle colture agrarie, in quanto l’azoto è alla base della sintesi di proteine, fra cui la Rubisco che è l’accettore della CO₂ atmosferica nel processo di fotosintesi. Per intenderci, un ettaro di grano duro per produrre 60 quintali di granella al 13% di proteine asporta dal suolo 120 kg di azoto che in un modo o nell’altro debbono essere forniti alla coltura, che altrimenti ridurrà la propria resa e produrrà granella di scarsa qualità e inadatta alla produzione di pasta. Quanto detto altro non è che la messa in pratica della legge di Lavoisier degli equilibri di reazione (“nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”) o se preferite della legge di conservazione della massa che trova applicazione in tantissimi campi della fisica e della biologia.
Oggi siamo solo parzialmente in grado di fornire alle piante coltivate l’azoto di cui necessitano con metodi tradizionali (tramite le leguminose che grazie i batteri in simbiosi con le radici sono in grado di attingere all’azoto atmosferico o tramite il letame, altri reflui zootecnici o altro materiale organico di origine vegetale). I metodi tradizionali (peraltro utilizzati anche nell’agricoltura convenzionale) sono infatti efficaci ma non sufficienti a supportare la produzione agricola intensiva, il che spiega il fatto che oggi circa il 50% del’azoto usato a livello mondiale per nutrire le piante (che poi nutrono gli animali e l’uomo) proviene dal benemerito processo di sintesi dell’ammoniaca a partire dall’azoto atmosferico, messo a punto all’inizio del XX secolo da Haber e Bosch e che replica nella sostanza quel che fanno le leguminose.
I fitofarmaci (medicine del piante) sono utilizzati per difendere le colture dai loro nemici (insetti, patogeni come funghi e batteri e malerbe) onde evitare perdite produttive rilevanti ed evitare che parassiti e patogeni provochino la comparsa di tossine dannose alla salute umana. I fitofarmaci, così come le medicine per l’uomo, devono essere utilizzati rispettando in modo scrupoloso le dosi e le modalità d’impiego, ad esempio adottando dispositivi di protezione individuale per gli operatori e interrompendo le somministrazioni a tempo debito. Se così si fa, i residui negli alimenti saranno assenti o presenti in dosi inferiori all’Acceptable Daily Intake ADI (qui) che in maniera molto prudenziale è posta pari all’1% di quella risultata innocua nelle prove effettuate su animali¹. Ad esempio in Europa i produttori agricoli sono in grandissima parte corretti nell’uso dei fitofarmaci come attesta il fatto che dai dati di analisi dei residui di fitofarmaci presenti negli alimenti pubblicati annualmente dallAgenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) risulta che grossomodo il 98% dei prodotti da agricoltura convenzionale e il 99% di quelli da agricoltura biologica non supera il imiti di legge e anche quell’1-2% che supera tali limiti presenta in gran parte superamenti lievi.
Il governo dello Sri Lanka, spinto anche da gruppi ambientalistici (e qui un ruolo chiave l’hanno giocato non solo la succitata Vandana Shiva ma anche l’esempio di due Stati indiani dove l’utopia della conversione al biologico è stata già posta in pratica, con cali produttivi rilevanti e tuttavia compensati dagli incentivi pubblici e dai ritorni del settore turistico), ha sostanzialmente imposto all’agricoltura di rinunciare a fitofarmaci e concimi di sintesi per ritornare ai metodi tradizionali di nutrizione (il poco letame di cui si dispone in Sri Lanka) e di difesa.
Quale morale trarre dalla vicenda dell’Sri Lanka
Il biologico è un settore a basse rese ettariali: a livello di pieno campo rispetto all’agricoltura convenzionale garantisce oggi una produzione fortemente inferiore rispetto al convenzionale, con cali di resa che vanno dal 20 al 75% a seconda della coltura (Francia su dati 2007-2015: -68% per il grano tenero; Stati Uniti su dati 2014: -38% per frumento, -32% per soia, -35% per mais e orzo, -74% per patata, -42% per pomodoro) (Academie d'Agriculture de France, 2018; Kniss, 2016).
Le basse rese del biologico si traducono in prezzi al consumatore per unità di prodotto che non possono che essere grossomodo doppi a fronte di una qualità organolettica e nutrizionale e di una salubrità non significativamente diverse rispetto al convenzionale².
Il biologico si è peraltro autoimposto le basse rese rifiutando pregiudizialmente l’innovazione non solo nei settori della nutrizione vegetale e della difesa fitosanitaria da parassiti, patogeni e malerbe ma anche nel settore della genetica vegetale, per il quale resta ancorato a “varietà antiche” a bassissima produttività.
E qui potrà apparire paradossale ma credo sia un bene per gli stessi produttori bio che il biologico resti in settore di nicchia per una elite dei paesi evoluti che crede nel mito del “naturale buono” e ha in odio la chimica di sintesi. Questi preconcetti dell’elite dominante aprono infatti interessanti opportunità di business per gli imprenditori agricoli, specie per quelli di aree marginali e a bassa fertilità (in Italia le aree alpine ed appenniniche interne), nelle quali il vantaggio produttivo derivante dall’applicazione di tecnologie evolute nei settori della genetica, della difesa fitosanitaria e della concimazione è in ogni caso limitato. Peraltro va qui ribadito che gli imprenditori agricoli che operano nel settore bio sono nel loro pieno diritto, ovviamente a condizione che offrano al consumatore “vero bio” e non “falso bio”. Occorre dunque a tutti i costi evitare il dirigismo che abbiamo visto all’opera nello Sri Lanka e rispettare le decisioni dell'imprenditore, che deve sentirsi pienamente libero di scegliere fra agricoltura convenzionale e biologica in base al proprio interesse.
Diverso è pensare, come sta facendo l’Unione Europea con il Farm to Fork, di far crescere a dismisura il settore biologico portando le superfici agricole condotte con tale tecnica dal 9% attuale al 25% del 2030. In tal modo si attenta non solo alla sicurezza alimentare della popolazione europea (che insieme alla sicurezza energetica è il paradigma su cui si dette il via alla costruzione europea con i trattati di Roma del 1957) ma anche ai redditi degli stessi produttori biologici, che con il crescere dell’offerta saranno sempre più esposti al rischio che il mercato non riconosca più i prezzi da loro attesi.
In tal senso la crisi alimentare dello Sri Lanka e la stessa crisi ucraina sono segnali preoccupanti e che dovrebbero imporre una riflessione non ideologica su quale debba essere il futuro dell’agricoltura europea, futuro che a mio avviso dovrebbe essere fondato sull’innovazione nella genetica e nelle tecniche colturali, in un quadro complessivo di sostenibilità economica, sociale ed ambientale. E sul tema della sostenibilità ambientale occorre segnalare il fatto che l’espansione dell’agricoltura biologica fino a farla divenire un paradigma a livello globale è palesemente insostenibile in quanto tale agricoltura, producendo del 20 al 75% in meno rispetto a quella convenzionale, ha grossomodo bisogno del doppio della terra (di cui non disponiamo) per produrre la stessa quantità di derrate. Su questo dovrebbero riflettere in primis i tecnocrati europei che hanno partorito il Farm to fork.
Mi preme anche segnalare che la transizione al biologico è stata presentata da Gotabaya Rajapaksa al Cop26 come un importante mezzo per lottare contro il cambiamento climatico (box 2). E’ questa una teoria bizzarra se si considera che il biologico è scarsamente produttivo e una conversione generalizzata ad esso spingerebbe ad una imponente dissodamento di nuove terre, da cui conseguirebbero altrettanto imponenti emissioni di gas serra. Mi domando se siano consci di ciò coloro che anche qui da noi esprimono opinioni in linea con quelle di Gotabaya Rajapaksa.
Concludo segnalando ai lettori la testimonianza di un agricoltore indiano (Ravichandran, 2021) uscita sul sito della Global Farmer Network, organizzazione che condivide esperienze di innovazione in agricoltura provenienti da tutto il mondo. Ravichandran spiega le ragioni per cui quanto accaduto in Sri Lanka poteva essere evitato, se solo non avesse vinto al demagogia e aggiunge che l’esempio dello Sri Lanka dovrebbe servire da monito a livello globale e per l’India in primis.
¹ Dalle
sperimentazioni su animali si ricava in realtà la No Observed
Adverse Effect Level (NOAEL) da cui viene ricavato l’ADI.
² Sulla
salubrità si veda quanto affermato in precedenza in tema di
residui. L’assenza di differenze di rilievo nella qualità
nutrizionale emerge da uno studio recentemente condotto in Italia
(Dall'Asta et al, 2020) e liberamente accessibile in rete.
Testi consultati
Academie d'Agriculture de
France, 2018. Le rendement moyen nati onal du blé tendre d’hiver en France
1998-2015, htt ps://www.academie-agriculture.fr/publicati
ons/encyclopedie/reperes/le-rendement-moyen-national-du-ble-tendre-dhiver-en-france-1998
Dall'Asta et al, 2020.The
Nutritional Quality of Organic and Conventional Food Products Sold in Italy -
Results from the Food Labelling of Italian Products (FLIP) Study, Nutrients,
12, 1273; doi:10.3390/nu12051273
Kniss A.R., Savage S.D., Jabbour
R., 2016.Commercial Crop Yields Reveal Strengths and Weaknesses for
OrganicAgricultureintheUnitedStates.PLoSONE11(11):e0165851. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0165851
Nordhaus T., Shah S., 5
marzo
2022.In Sri Lanka, Organic Farming Went Catastrophically Wrong - A
nationwide
experiment is abandoned after producing only misery, in Foreign policy,
https://www.tbsnews.net/thoughts/sri-lanka-organic-farming-went-catastrophically-wrong-381010
Rafi T., Wong B., 15 luglio 2022.The deep roots of Sri Lanka’s economic crisis, The economic crisis was made at
home, a result of structural political and economic weaknesses. Any solutions
have to start there, July 15, 2022 -
https://thediplomat.com/2022/07/the-deep-roots-of-sri-lankas-economic-crisis/
Ravichandran V., 1 august 2022.
Viewpoint: ‘It could have been avoided’ - The background story of Sri Lanka’s
reckless experiment to go all organic and reject crop protection chemicals, https://globalfarmernetwork.org/2022/07/the-man-made-disaster-in-sri-lanka-could-have-been-avoided/
LUIGI MARIANI
Agronomo
libero professionista con lunga esperienza nella modellazione matematica
dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e
vicepresidente della Società Agraria di Lombardia, attualmente insegna
Agronomia all’Università degli studi di Brescia e Storia dell’Agricoltura
all’Università degli Studi di Milano, dopo essere stato a lungo docente di
Agrometeorologia. Per nove anni presidente dell'Associazione Italiana di
Agrometeorologia, dal 2010 al 2018 è stato membro del RA VI - Task Team
Agrometeorology della
World Meteorological Organization. Membro ordinario dell'Accademia della vite e
del vino e membro corrispondente dell'Accademia dei Georgofili.
Lo Sri Lanka non è il primo a provare l'avventura 100% organico. Lo stato indiano del Sikkim ha tentato nel 2003, con una data di certificazione biologica al 100% nel 2016 (o 2013 secondo alcuni). Per questo ha anche ricevuto un premio dalla FAO nel 2018.
Uno studio del 2017 ha rivelato, tuttavia, che il risultato è stato piuttosto negativo in termini di resa. https://www.downtoearth.org.in/news/agriculture/organic-trial-57517
https://www.ilpost.it/2022/07/15/crisi-economica-sri-lanka-fertilizzanti-sintesi/ In generale, inevitabilmente il passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica, cioè senza l’uso di fertilizzanti, erbicidi e pesticidi di sintesi, causa una riduzione della produzione agricola: la resa coi metodi biologici non è la stessa. Se poi il passaggio all’agricoltura biologica viene imposto in assenza di un’adeguata formazione degli agricoltori sulle tecniche alternative per concimare e debellare insetti ed erbacce, come è successo in Sri Lanka, le cose possono andare molto peggio. Per esempio: il raccolto di riso della stagione 2021-2022 è stato di 2,92 milioni di tonnellate; l’anno precedente era stato di 3,39 milioni.
Lo Sri Lanka non è il primo a provare l'avventura 100% organico. Lo stato indiano del Sikkim ha tentato nel 2003, con una data di certificazione biologica al 100% nel 2016 (o 2013 secondo alcuni). Per questo ha anche ricevuto un premio dalla FAO nel 2018.
RispondiEliminaUno studio del 2017 ha rivelato, tuttavia, che il risultato è stato piuttosto negativo in termini di resa.
https://www.downtoearth.org.in/news/agriculture/organic-trial-57517
https://www.ilpost.it/2022/07/15/crisi-economica-sri-lanka-fertilizzanti-sintesi/
RispondiEliminaIn generale, inevitabilmente il passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica, cioè senza l’uso di fertilizzanti, erbicidi e pesticidi di sintesi, causa una riduzione della produzione agricola: la resa coi metodi biologici non è la stessa. Se poi il passaggio all’agricoltura biologica viene imposto in assenza di un’adeguata formazione degli agricoltori sulle tecniche alternative per concimare e debellare insetti ed erbacce, come è successo in Sri Lanka, le cose possono andare molto peggio. Per esempio: il raccolto di riso della stagione 2021-2022 è stato di 2,92 milioni di tonnellate; l’anno precedente era stato di 3,39 milioni.