martedì 30 agosto 2022

STIAMO CON I PIEDI PER TERRA

 

di ALBERTO GUIDORZI



Recentemente ho letto due interessanti articoli. Eccone una sintesi:

A) In una lunga intervista pubblicata dal think tank American Enterprise Institute, lo scienziato Steven Konin fornisce alcuni dettagli molto utili sul riscaldamento globale e sul modo in cui i media e i politici ne parlano. Spiega anche perché non è allarmista e sottolinea il fatto che le nostre conoscenze sono ancora molto incerte su come sta cambiando il clima. Ecco i suoi argomenti più importanti.

Trent'anni fa avevamo ancora dei dubbi su cosa influenzasse la temperatura media globale. È molto più chiaro ora. Sappiamo che il globo si è riscaldato di circa 1,1 gradi dal 1900. il pianeta sta guadagnando energia: riceve più luce solare di quanta ne emetta.

Una delle grandi domande è la naturale variabilità del sistema climatico.  Non tanto forse per la temperatura mondiale, ciò che è veramente interessante è il clima locale, l'innalzamento del livello del mare, le tempeste, le inondazioni, la siccità, ecc. E qui, credo, iniziamo a capire quanto siano variabili tutte queste cose su una scala temporale di decenni o secoli, perciò la preoccupazione va commisurata a questa constatazione. Un grado di temperatura in più in un secolo ha comportato il quadruplicamento della popolazione umana e per di più è aumentato il benessere. In termini di proiezioni della temperatura globale entro la fine di questo secolo, saremo di circa un grado e mezzo più caldi, e la civiltà non crollerà. Anche l'IPCC lo ammette.

3° Il cambiamento climatico è caratterizzato da una profonda incertezza strutturale nella scienza, unita all'incapacità economica di valutarne le conseguenze. La probabilità di un disastro planetario di questo tipo, a causa di un eccesso di CO2, non è trascurabile, ma è bassa e comunque non può essere valutata oggettivamente. Ed in più noi conviviamo da sempre con possibili eventi disastrosi. Quando, però, non è possibile misurare questo tipo di probabilità, non ha molto senso allarmarsi. È solo "sentimento".

Per il momento, non abbiamo ancora visto una tendenza al rialzo degli uragani o più in generale dei cicloni tropicali. Potrebbe sorprendere alcuni, ma è così, all'incirca per quasi un secolo. Vi è stata senza dubbio un'intensificazione delle precipitazioni negli ultimi 70 anni. Vi sono precipitazioni più intense, ma non più abbondanti. L'innalzamento globale del livello del mare si è accelerato negli ultimi decenni, ma è stato lo stesso nel 1930, quando le influenze umane erano molto più deboli. Gran parte di ciò che vediamo può essere attribuito alla variabilità naturale, o almeno dobbiamo dimostrare che è qualcos'altro. Ed è piuttosto difficile senza registrazioni accurate e a lungo termine.

Quindi, ci aspettiamo che la temperatura aumenti. Ma queste sono solo previsioni, e gli effetti sono solo ipotizzati: innalzamento più rapido del livello del mare, aumento del 10% degli uragani, intensificazione di inondazioni e siccità, per esempio. Tutte cose che non abbiamo ancora osservato. Ma è un dato di fatto, la temperatura è già aumentata di un grado. Il ruolo degli scienziati non è quello di dimostrare chi ha ragione, ma è quello di fare il punto su ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo.

La prima cosa da fare è smettere di farsi prendere dal panico. Si tratta di fenomeni infinitamente complessi, con molteplici sfaccettature e molteplici soluzioni. Ciò che è urgente è fare un passo indietro per ottenere una migliore comprensione del problema. Perché anche le nozioni più basilari sul clima e l'energia sono gravemente carenti nei responsabili politici. Quindi sviluppiamo con calma piani per ridurre le nostre emissioni nocive senza distruggere l'economia, i nostri stili di vita, i posti di lavoro o la statura geopolitica delle nazioni. Andiamo avanti passo dopo passo.

B) Nel mio girovagare su internet in lingua francese sono venuto a conoscenza del seguente libro pubblicato nel 1950. qui

Trattasi di un rapporto intitolato “La secheresse des années 1942-49 en France” e scritto nel 1950 da Joseph Sanson, vicedirettore della meteorologia nazionale, e Maurice Pardé, professore alla National School of Hydraulics, che ci mostra che questi anni sono stati anormalmente secchi, e probabilmente molto più di oggi in alcuni punti. Gli autori notano innanzitutto che un deficit di precipitazioni è stato osservato per 7 anni consecutivi con il succedersi di periodi anticiclonici di lunga durata; Così, nel 1948-1949, un tale episodio anticiclonico durò 254 giorni. Nel XX secolo vi sono stati altri anni anormalmente secchi in Francia e vengono citati gli anni 1906,1911,1921,1923, 1925,1929,1933 e 1938. In particolare il 1921 interessò quasi tutta l’Europa. 

Tuttavia furono annate siccitose isolate e quasi subito vennero compensate da piovosità ritornate alla normalità. Questa successione di eventi secchi causò un prosciugamento dei principali bacini fluviali, e più in particolare della Senna, della Loira e della Garonna, osservato in particolare tra il 1947 e il 1949. Così, ad esempio, la Loira, presso la stazione di Montjean (Maine et Loire, tra Angers e Nantes), ha sperimentalto un deficit di flusso cumulativo del 41% negli 8 anni 41-49, mentre le precedenti misure su un grande fiume francese non avevano superato il 25% di deficit per la Senna tra il 1857 e il 1865. Più in particolare, tra l'ottobre 1948 e il settembre 1949, il flusso misurato in questa stessa stazione fu 5 volte inferiore alla media. 

Il record precedente, nel 1920-1921, era "solo" 3,3 volte. Se oggi, alcuni allarmisti trasmettono sui social network foto del letto della Loira quasi asciutto, soprattutto a Varades, a pochi chilometri a valle di Montjean, dimenticano di menzionare che il flusso attuale del fiume misurato in questa stazione è di 94m3 / s, mentre il record misurato il 23 agosto 1950 era di 50 m3. Anche la misurazione attuale rimane al di sopra dei minimi diel1921 (67m2/s) e 1911 (74m3/s). È vero che l'attuale misura potrebbe scendere ancora, ma rimaniamo per il momento lontani dai minimi storici. Gli autori notano anche che, nonostante la siccità globale, alcuni bacini idrografici subirono ancora episodi di alluvione, specialmente durante l'inverno del 1944-45, e le inondazioni dell'Alsazia Lorena nel dicembre 1947 stabilirono un record. Le conseguenze della crisi portarono a decurtazioni ragguardevoli di produzione, ma non tutte imputabili alla siccità in quanto il periodo combacia con il periodo bellico e postbellico.

Di fronte a quanto scritto dai due autori nel 1950 non possiamo sottacere che le siccità di ieri erano meno impattanti sulla popolazione. Nel 1948, la popolazione francese era di soli 42 milioni e molte famiglie rurali non erano collegate all'acqua potabile. I prelievi di acqua potabile, sia per le famiglie che per la produzione di elettricità o per tutte le attività economiche, sono aumentati di 3 volte tra il 1955 e il 1985.  Tuttavia, i prelievi di acqua potabile rimangono 2,7 volte superiori rispetto all'immediato dopoguerra. Il rischio di penuria è quindi oggi più sensibile, anche a un livello di siccità meno grave dal punto di vista meteorologico.

C) In questo lavoro (QUI) si dice che “Il cambiamento climatico è reale e i suoi impatti sono per lo più negativi, ma le rappresentazioni comuni della devastazione sono infondate.”

A supporto cita proprio ciò che dice l’IPCC:

  • l benessere umano aumenterà probabilmente fino al 450% nel 21° sec. ed i danni climatici lo ridurranno al 434%

  • l'IPCC non rileva alcuna tendenza per la frequenza globale degli uragani e ha scarsa fiducia nell'attribuzione dei cambiamenti all'attività umana

  • Il costo globale degli uragani probabilmente diminuirà dallo 0,04% del PIL di oggi allo 0,02% nel 2100.

  • Ogni dollaro speso per Parigi produrrà probabilmente benefici climatici per un valore di 11 centesimi.

  • I due migliori scenari futuri dell'IPCC sono l'SSP1 "sostenibile" e l'SSP5 "a combustibili fossili". La maggiore crescita economica in SSP5 porta in realtà a un benessere molto maggiore per l'umanità. 

  • Utilizzando le tasse sul carbonio, una politica climatica realistica ottimale può ridurre in modo aggressivo le emissioni e ridurre l'aumento della temperatura globale da 4,1°C nel 2100 a 3,75°C. Questo costerà 18 trilioni di dollari, ma fornirà benefici per il clima che valgono il doppio. Il popolare obiettivo di 2°C, al contrario, non è realistico e lascerebbe il mondo in una situazione peggiore di oltre 250 trilioni di dollari.

La conclusione che ne possiamo trarre è la seguente: sembra che né la siccità del 2022 né il susseguirsi di episodi secchi dal 2018 siano senza precedenti, e che il periodo tra il 1942 e il 1949 sia stato idraulicamente più duro di quello attuale. Ma l'evoluzione dei nostri stili di vita cambia la soglia di occorrenza di un rischio di carenza. Naturalmente, l'attuale serie di siccità è in corso, ed è ancora troppo presto per concludere qualcosa sull'evoluzione a lungo termine del nostro clima, ma ovviamente, gridare all'apocalisse climatica e alla fine dell'acqua in Francia è prematuro e non costruttivo. Il modo migliore per combattere gli effetti della siccità è continuare i nostri sforzi tecnologici (desalinizzazione, riciclaggio, efficienza idraulica industriale e agricola) per ridurre i nostri prelievi dalle risorse fluviali e sotterranee.


Scusate, forse trarrò conclusioni sbagliate, ma mi sa tanto che ci sia qualcuno che seminando solo paure e dandoci informazioni fuorvianti ne approfitti solo di fare il proprio tornaconto economico e non tenga in nessun conto di proposte che contemplino tutte le implicazioni.




ALBERTO GUIDORZI

Agronomo. Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana. 


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