Il 22 giugno 2022 la Commissione Europea ha presentato delle proposte senza precedenti per “ripristinare la natura” (sic!) in Europa entro il 2050 e dimezzare l'uso dei pesticidi chimici entro il 2030. Attenzione hanno ben precisato “chimici”, quindi a rigore niente solfato di rame.
Per quanto riguarda la riduzione dei pesticidi del 50% entro il 2030, la Commissione UE, sapendo che le proposte andrebbero a cozzare contro obiettive esigenze di mantenimento dei livelli di produzione di derrate alimentari e che la precedente direttiva del 2009/128/CE è stata disattesa, ha deciso di trasformare il tutto in un “regolamento” con regole chiare, vincolanti e direttamente applicabile negli Stati membri. Entro il 2030 tassativamente dovremo: invertire il calo delle popolazioni di impollinatori e successivamente ci si adoprerà per conseguire una tendenza all'aumento delle popolazioni di impollinatori, essa sarà misurata tre anni dopo il 2030 e fino al raggiungimento di livelli soddisfacenti, questo a norma dell'articolo 11, paragrafo 3.
Poi aggiungono che gli Stati membri devono anche, ad esempio, mettere in atto “ le misure di ripristino necessarie per aumentare la biodiversità negli ecosistemi agricoli ”. I risultati saranno misurati ogni anno fino al 2030, poi ogni tre anni, utilizzando tre indicatori:
- indice delle farfalle dei prati (arruoleranno tante novelle “vispe terese”),
- lo stock di carbonio organico nei suoli dei terreni coltivati,
- la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità.
Ecco i commenti di tre commissari UE:
Frank Timmermans (vicepresidente esecutivo)
Noi esseri umani dipendiamo dalla natura: per l'aria che respiriamo, per l'acqua che beviamo, per il cibo che mangiamo, cioè per restare vivi. Anche la nostra economia si basa sulla natura. Le crisi del clima e della biodiversità minacciano le fondamenta stesse della nostra vita sulla Terra. Abbiamo compiuto progressi nell'affrontare la crisi climatica e oggi stiamo aggiungendo due nuove leggi che rappresentano un grande passo avanti nell'affrontare l'incombente ecocidio. Ripristinandolo, consentiamo alla natura di continuare a fornire aria, acqua e cibo puliti e le consentiamo di proteggerci dalle peggiori conseguenze della crisi climatica ...
Virginijus Sinkevičius, Commissario per l'Ambiente, gli oceani e la pesca
Gli europei lo dicono chiaramente: vogliono che l'UE agisca a favore della natura e riporti la natura nelle loro vite. Gli scienziati lo dicono chiaramente: non c'è tempo da perdere, la finestra per l'azione si sta chiudendo. Anche la giustificazione economica è chiara: ogni euro speso per il restauro ce ne porterà almeno otto in cambio. Questa è la ragion d'essere di questa proposta storica: ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi per vivere e prosperare, con la natura. …(ndr:Mi sembra che chi parla sia più un imbonitore di piazza che non un Commissario UE …come ha fatto a misurare gli 8 euro?)
Stella Kyriakides, Commissario per la salute e la sicurezza alimentare.
È tempo di cambiare il modo in cui utilizziamo i pesticidi nell'Unione. È in gioco la salute dei nostri cittadini e del pianeta. Con questa proposta soddisfiamo le aspettative della popolazione e rispettiamo gli impegni presi nell'ambito della strategia “Farm to Fork” per costruire un sistema di produzione alimentare sano e sostenibile …(ndr: Ma se abbiamo già macchine irroratrici talmente innovative che fanno risparmiare il 70% del prodotto fitofarmaceutico, come ad esempio il sistema Smart Sprayer messo a punto da BASF e Bosch).
Silenzio assoluto da parte Janusz Wojciechowski, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale.
Nella nota esplicativa ammettono che ciò farà aumentare i costi in agricoltura e diminuire le produzioni per la minor protezione e quindi hanno già previsto di aumentare gli aiuti agli agricoltori. Insomma un agricoltore non sarà più un imprenditore, ma un percettore di “reddito ambientale”, ma noi italiani ben sappiamo come va a finire, vista l’esperienza del Reddito di cittadinanza. Visto poi che noi italiani abbiamo aziende che mediamente hanno 10 ettari di superficie e che se la si coltiva si va a debito e si fa pure fatica, un piano del genere creerà una miriade di nostri agricoltori che preferiranno il “reddito ambientale” e abbandoneranno le terre al loro destino visto che così vuole l’UE.
A nulla è valso che chi ha fatto le prefigurazioni sulla base di questo programma demenziale abbia già detto che la produzione europea calerà drasticamente, tanto che ci allontaneremo sempre più dalla sicurezza alimentare dei cittadini del continente e non solo, visto che per ora siamo anche esportatori. Non è valso neppure l’andare a vedere che un programma simile in fatto di riduzione di pesticidi è giù stato tentato dai francesi tempo fa.
Piano Ecophito francese
In occasione della grande iniziativa meramente elettorale chiamata “Grenelle de l’environnement” del 2008 la Francia si propose si ridurre del 50% l’uso dei fitofaramaci in 10 anni, purtroppo nel 2018 ci si accorse che quanto programmato era ben lontano dal raggiungimento degli obiettivi prefissati a livello nazionale; il Nodu, ossia la verifica della serie di trattamenti "medi" applicati annualmente a tutte le colture era cresciuto invece di diminuire. Questo grafico mostra inequivocabilmente che chi aveva pensato il piano lo aveva fatto restando anni luce lontano dalla realtà dei campi:
Il grafico mostra l’andamento dell’IFT (indice di frequenza dei trattamenti) nelle aziende viticole monitorate (piano DEPHY) per verificare il compimento del programma. Ebbene la maggior parte delle aziende viticole sono riuscite a ridurre l’IFT tra un 5 ed un 25% solamente. Più in sintesi il calo medio dell'IFT in queste aziende pilota è stato solo del 12% in 8 anni, mentre l'obiettivo iniziale di Ecophyto era del 50% in 10 anni; o, detto altrimenti, otto anni dopo il lancio della rete di verifica, ci sono 4 volte più aziende agricole in cui gli IFT sono aumentati dall'inizio del piano Ecophyto, rispetto alle aziende agricole che hanno raggiunto l'obiettivo di riduzione del 50%!
Fu allora programmato un ulteriore piano denominato “Ecophito 2018-2025” per tentare di raggiungere gli obiettivi non raggiunti dal primo programma e non solo. Ecco qui gli obiettivi del nuovo programma: "l'obiettivo di ridurre gli usi dei prodotti fitosanitari del 50% entro il 2025 e di eliminare gradualmente il glifosato entro la fine del 2020 per gli usi principali e al più tardi entro il 2022 per tutti gli usi".
Ora già oggi possiamo dire che nel 2025 il programma svelerà che si persiste in una iniziativa che non ha nessuno sbocco, non solo ma nel 2022 possiamo anche vedere l’andamento delle vendite di principi attivi fitofarmaceutici per tipo d’uso dal 2009 al 2020. Gli istogrammi di colore arancione sono i fitofarmaci usati in agricoltura convenzionale, mentre quelli in verde sono le sostanze attive usate in biologico o in biocontrollo.
Resta anche assodato che nel 2022 il gliphosate si usa ancora e non ne diminuisce l’uso.
Agronomo. Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
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