Gli organismi pubblici preposti alle autorizzazioni di messa in commercio dei fitofarmaci sono al soldo delle industrie chimiche e non li verificano in termini di sicurezza per l’uomo.
di ALBERTO GUIDORZI e LUIGI MARIANI
Evidentemente gli uomini di questi organismi sono dei professionisti e come tali nella loro attività possono avere collaborato con l’industria (non c’è università che non cerchi finanziamenti da industrie), ma ciò non vuol dire che non sia possibile verificare i dossier di approvazione che hanno firmato. No, questi lobbisti basta che trovino un piccolo accostamento, che li definiscono “pagati” senza verificare se la loro opera prestata nell’organismo di approvazione è stata condotta con onestà intellettuale e perizia scientifica. Il fatto poi che il prodotto sia valutato anche (ma non solo) sulla base di studi condotti dall’industria stessa non deve scandalizzare, perché partendo da dati non elaborati (che spesso sono il frutto di sperimentazioni decennali) e sempre possibile valutarli autonomamente e verificare la scientificità o meno dei risultati. Inoltre esiste sempre un post-controllo dopo la messa in commercio che verifica se nulla è sfuggito. La recente valutazione fatta sul rame usato anche in biologico e che ha portato provvisoriamente ad un solo anno di riomologazione dell’elemento è stata fatta unicamente sulla base di documenti dei produttori di prodotti cuprici.
Si vorrebbe che tutti i dossier fossero resi pubblici ma in certi studi vi sono parti sensibili in fatto di segreto industriale e che quindi non possono andare in mano alla concorrenza, rendendo lo studio non divulgabile, ma totalmente visibile agli organi addetti alle omologazioni in quanto si sono impegnati alla non divulgazione.
A Berlino è stata appena presentata la lista di 7000 sostanze usabili in biologico e compatibili con i dettami UE (Imageline, 2018). Ora questa miriade di prodotti per l'agricoltura biologica ben pochi sono sottoposti a indagini obbligatorie e a certificazioni, perciò è piuttosto difficile, se non impossibile, per gli agricoltori biologici sapere se un prodotto contiene solo sostanze autorizzate. Con questo sistema anche i residui non sono valutati.
Per i fitofarmaci dell’agricoltura convenzionale invece deve essere richiesta una “autorizzazione di messa in commercio” e ciò fa scattare automaticamente l’obbligo di una valutazione tossicologica (con fissazione dell’ADI), di impatto ambientale e un post-controllo dopo la messa in commercio. Ora il costo per far approvare una nuova molecola fitofarmaceutica, a causa di tutti gli studi e indagini che sono oggi richiesti, è diventato superiore a quanto si spende per la scoperta, lo sviluppo e l’omologazione di un tratto genetico OGM che tra il 2008 ed 2012 è stato di 136 milioni di $ (McDougall, 2011). Questi rincari potrebbero alla lunga privare gli agricoltori dei fitofarmaci necessari per difendere le colture da parassiti, patogeni e malerbe e ciò in quanto i prodotti “vecchi” finiscono via via fuori commercio sia perché i requisiti richiesti sono sempre più stringenti sia perché la selezione naturale produce inevitabilmente lo sviluppo di forme resistenti di parassiti/patogeni/malerbe.
Si vorrebbe che tutti i dossier fossero resi pubblici ma in certi studi vi sono parti sensibili in fatto di segreto industriale e che quindi non possono andare in mano alla concorrenza, rendendo lo studio non divulgabile, ma totalmente visibile agli organi addetti alle omologazioni in quanto si sono impegnati alla non divulgazione.
A Berlino è stata appena presentata la lista di 7000 sostanze usabili in biologico e compatibili con i dettami UE (Imageline, 2018). Ora questa miriade di prodotti per l'agricoltura biologica ben pochi sono sottoposti a indagini obbligatorie e a certificazioni, perciò è piuttosto difficile, se non impossibile, per gli agricoltori biologici sapere se un prodotto contiene solo sostanze autorizzate. Con questo sistema anche i residui non sono valutati.
Per i fitofarmaci dell’agricoltura convenzionale invece deve essere richiesta una “autorizzazione di messa in commercio” e ciò fa scattare automaticamente l’obbligo di una valutazione tossicologica (con fissazione dell’ADI), di impatto ambientale e un post-controllo dopo la messa in commercio. Ora il costo per far approvare una nuova molecola fitofarmaceutica, a causa di tutti gli studi e indagini che sono oggi richiesti, è diventato superiore a quanto si spende per la scoperta, lo sviluppo e l’omologazione di un tratto genetico OGM che tra il 2008 ed 2012 è stato di 136 milioni di $ (McDougall, 2011). Questi rincari potrebbero alla lunga privare gli agricoltori dei fitofarmaci necessari per difendere le colture da parassiti, patogeni e malerbe e ciò in quanto i prodotti “vecchi” finiscono via via fuori commercio sia perché i requisiti richiesti sono sempre più stringenti sia perché la selezione naturale produce inevitabilmente lo sviluppo di forme resistenti di parassiti/patogeni/malerbe.
ALBERTO GUIDORZI
Agronomo.
Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in
Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la
nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto
miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia.
Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia;
incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia
dell'agricoltura francese che italiana.
LUIGI MARIANI
Agronomo libero professionista con lunga esperienza nella modellazione matematica dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia, attualmente insegna Agronomia all’Università degli studi di Brescia e Storia dell’Agricoltura all’Università degli Studi di Milano, dopo essere stato a lungo docente di Agrometeorologia. Per nove anni presidente dell'Associazione Italiana di Agrometeorologia, dal 2010 al 2018 è stato membro del RA VI - Task Team Agrometeorology della World Meteorological Organization. Membro ordinario dell'Accademia della vite e del vino e membro corrispondente dell'Accademia dei Georgofili.
Agronomo libero professionista con lunga esperienza nella modellazione matematica dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia, attualmente insegna Agronomia all’Università degli studi di Brescia e Storia dell’Agricoltura all’Università degli Studi di Milano, dopo essere stato a lungo docente di Agrometeorologia. Per nove anni presidente dell'Associazione Italiana di Agrometeorologia, dal 2010 al 2018 è stato membro del RA VI - Task Team Agrometeorology della World Meteorological Organization. Membro ordinario dell'Accademia della vite e del vino e membro corrispondente dell'Accademia dei Georgofili.
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