lunedì 4 aprile 2022

FORESTAMI, MILIONI DI ALBERI PER MILANO

 di  LUIGI MARIANI


Figura 1 – Gli slogan del progetto Forestami. Per come se la passano gli alberi di Milano sarebbe stato senza dubbio più realistico lo slogan “Morirà senza fare rumore”.


In “Cognizione del dolore”, capolavoro di Carlo Emilio Gadda, compaiono, riferite a un improbabile paese sudamericano, una serie di città del Nord Italia e fra di esse trova spazio Milano, curiosamente chiamata Pastrufazio (qui), il che pone alla nostra attenzione una categoria, quella del pastrufazianesimo, utile ad inquadrare svariati fenomeni che accadono nella città in cui ho la ventura di vivere. Un caso emblematico di pastrufazianesimo è a mio avviso costituito dal modo demagogico con cui vengono gestite le piantumazioni di alberi in città. Le cose ebbero credo inizio con un noto direttore d’orchestra, oggi scomparso, il quale affermò che non avrebbe mai più diretto a Milano se la città non avesse piantato non mi ricordo più quanti milioni di alberi. E tutti in modo acritico a lodare quella drastica presa di posizione, che oggi viene replicata dall’idea promossa da svariati enti¹ di impiantare milioni di alberi con il progetto Forestami, chiedendo anche il contributo economico dei privati cittadini (figura 1).

Peccato che per piantumare tanti alberi a Milano manchi una sola cosa, la terra. Te ne rendi conto scrutando la realtà quotidiana dei poveri alberi di recente impianto che conducono vita grama in città per morire in quantità ogni estate ed essere poi ripiantati l’autunno successivo. 

Oggi mi è capitato di passare in via Foppa, in una zona interessata dagli scavi del nuovo metro e nella quale gli “architetti pastrufaziani” stanno realizzando nuove aiuole. Lì sono rimasto attonito nel vedere che le aiuole sono state riempite con calcinacci o terreno oltremodo compatto e ricco di scheletro fino a 40 cm dalla superficie, per poi ricoprire il tutto con terra di coltivo nascondendo così le “vergogne” (figura 2). 

Figura 2 – Una nuova aiuola realizzata in via Foppa nell’area interessata dai lavori del nuovo Metro.

 

E’ chiaro che gli alberi che verranno messi a dimora in tali aiuole (immagino nel quadro di Forestami) vivranno vita stentata radicando unicamente nei primi 40 cm di terreno, il che li esporrà alla siccità estiva e agli sradicamenti in occasione degli episodi di vento forte (alcune decine di giorni l’anno) a cui si assiste in occasione dei temporali e degli episodi di foehn. A quest’ultimo riguardo riporto la figura 3 relativa ad un grande platano abbattuto dal foehn del 7 febbraio scorso al Parco Solari. Come vedete il pane di terra è estremamente ridotto, a riprova del fatto che anche in un ambiente non disturbato come un parco pubblico non c’è terra buona in profondità, per cui le piante non radicano a dovere. 

Figura 3 – Grande platano abbattuto al parco Solari in Milano dal forte vento di foehn verificatosi il 7 febbraio 2022. Si noti il pane di terra di dimensioni oltremodo ridotte.


In qualche modo esemplare è anche quanto accade nelle piccola via in cui abito, popolata di alberi di susino da fiore e di robinia piantumati in una vasche da 50x50x50 cm riempite di terra (figura 4): ogni estate muoiono 3-4 alberi (su un totale di 30 circa) che vengono solertemente sostituiti l’autunno successivo, senza mai pensare che forse basterebbe dar loro un poco di terra in più.

Figura 4 – Alberi di Prunus allevati “in patologia” nella piccola via in cui abito. Gli alberi sono piantati in vasche da 50x50x50 cm riempite di terra. Ogni estate ne muoiono 3-4 (su un totale di circa 30) che vengono sostituiti l’autunno successivo. Per chi ama le piante è un copione che mette tristezza.


Certo, Forestami è riferito all’intera città metropolitana, per cui immagino che molti dei 3 milioni di alberi finiranno in campagna, ad occupare con verde improduttivo terreni fertilissimi. D’altronde produrre mais (o se preferite banzavois - qui ) e frumento non interessa i pastrufaziani, conviti come sono che la materia prima per produrre gli alimenti di cui si nutrono in abbondanza abbia origine nelle panetterie e nei supermercati.

In sintesi dunque penso che se si facesse un po’ più di silenzio evitando obiettivi totemici degni di 1984 di Orwell e si curassero meglio gli alberi a partire dalle piantumazioni sarebbe meglio per tutti, gli alberi in primis.

 


 ¹ Comune di Milano, Città metropolitana di Milano, Regione Lombardia-ERSAF, Parco Nord Milano, Parco Agricolo Sud Milano e Fondazione di Comunità Milano Città, Sud Ovest, Sud Est e Adda Martesana Onlus, Fondazione Comunitaria Nord Milano, Fondazione Comunitaria del Ticino Olona, Università degli Studi di Milano e Università degli Studi Milano Bicocca.
 
 
 
LUIGI MARIANI
Agronomo libero professionista con lunga esperienza nella modellazione matematica dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia, attualmente insegna Agronomia all’Università degli studi di Brescia e Storia dell’Agricoltura all’Università degli Studi di Milano, dopo essere stato a lungo docente di Agrometeorologia.

5 commenti:

  1. Buongiorno, ormai il mondo è in mano a grandi pensatori che teorizzano l'impossibile , basta che sia di moda: alberi sui balconi dei grattacieli, alberi e siepi per tagliare nastri da parte di politici neo ecologisti per poi lasciarli morire poco dopo di siccità e soffocati dalle malerbe, agrovoltaico sui vigneti, nei campi di cereali, ovunque , rappresentati in ogni convegno insieme alle pale eoliche ed alla vispa Teresa che rincorre le farfalle, da disegnini che evidenziano la nuova armonia bucolica (decisa da chi?) in questa nuova dimensione del paesaggio agrario. Strutture così armonizzabili (a detta loro) con l'ambiente ed il paesaggio italiano, uniche nostre, vere, risorse (Povera Italia!)
    Mais, riso, frumento, latte, carne, noi italiani possiamo farne a meno, lasciamo che li producano gli altri, noi siamo superiori a queste banalità. A noi basta la dieta mediterranea, nostra bandiera nel mondo, ma che purtroppo fra qualche anno sarà costituita da prodotti salubri e soprattutto non biologici (mica sono fessi, gli altri) prodotti da altri paesi. I prodotti biologici li produciamo, o facciamo finta, solo noi perchè siamo naturalmente ed indiscutibilmente i più intelligenti)
    Marco Magni

    RispondiElimina
  2. In quanto a propaganda, comunque, non si lasciano mancare niente: ‘Forestami’ è un caso studio alle Nazioni Unite!
    (Adnkronos) – C’è anche Forestami tra i casi studio protagonisti del Forum regionale sullo sviluppo sostenibile dell’UNECE – The United Nations Economic Commission for Europe (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite) in corso oggi a Ginevra presso la sede della Commissione.
    Al Forum, esperti da tutta Europa si sono confrontati su questi temi:
    1. Politiche e strumenti attualmente attivi, a livello nazionale e locale, per supportare la forestazione urbana e periurbana, per contribuire attivamente a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Accordo di Parigi e altri obiettivi globali, nazionali e locali;
    2. Le risorse finanziarie e i meccanismi utilizzati dai Paesi per implementare la forestazione urbana e periurbana in maniera sostenibile nelle città;
    3. Come può essere promossa la cooperazione, includendo le comunità e i privati, per promuovere la forestazione urbana sostenibile come soluzione integrativa.
    L’esperienza di Forestami, selezionato come caso studio di successo in Europa, è stata presentata da Maria Chiara Pastore, Politecnico di Milano e Direttrice Scientifica di Forestami che dichiara:
    “La forestazione urbana sostenibile è uno degli strumenti più importanti su cui sempre più città si stanno impegnando per consentire lo sviluppo di metropoli più verdi, in salute e più resilienti. È, infatti, risaputo come alberi e foreste incidano in maniera benefica sulla salute e sul benessere delle persone, sul mitigare il cambiamento climatico e nella riduzione dei rischi dovute a disastri ambientali. Nonostante questi indiscussi benefici, le città devono affrontare una serie di questioni legali, finanziarie e di reperimento di risorse nella pianificazione di progetti a lungo termine. È dunque di grande importanza la cooperazione integrata tra stakeholder per affrontare e superare queste molte sfide”
    https://laragione.eu/adnkronos/news/forestami-e-un-caso-studio-alle-nazioni-unite/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto interessantew questa nota, che purtroppo leggo solo ora. Mi piacerebbe poterne discutere con chi segue l'argomento per delle riflessioni ed una proposta che potrebbe integrarsi con tale iniziativa.
      Rinaldo Sorgenti
      Micronizzazione Innovativa Srl.

      Elimina
  3. Se nelle città, da circa 10.000 anni, gli alberi non ci sono mai stati, un motivo ci sarà.
    Un conto sono i parchi, ma oramai le città hanno quasi mangiato tutta l'area a disposizione del circondario.
    Per esigenze di spazio vengono piantati degli alberelli che fanno ridere, e spesso vanno a finire nelle finestre dei malcapitati che abitano accanto.
    E sulla riduzione della CO2, si stanno sradicando foreste a tutto spiano in tutto il pianeta per poi bruciarle, un albero per ricrescere ci mette decenni: e nei decenni che mancano, la CO2 chi la sequestra?

    RispondiElimina
  4. Ottima, come sempre peraltro, la riflessione che ci propone l'amico Luigi Mariani.
    Evidente che manchi soprattutto una visione ed un opportuno coordinamento da chi coordina il settore pubblico cittadino, che dovrebbe avere anche questa capacità di esame ed intervento perchè le cose possano essere fatte fare in moniera più opportuna.
    Io ho tentato per un'iniziativa di interloquire con l'azienda che si occupa della gestione del verde pubblico, che gestisce tante squadre di manutentori che giornalmente si occupano della gestione del verde, compresa l'irrigazione dove non presente ma, dopo due incontri, la cosa è caduta "nel vuoto", quando si trattava anche solo di eseguire qualche piccolo intervento di "PROVA". Peccato, ma si può fare qualcosa?

    RispondiElimina