I raffronti delle precipitazioni dal 1 ottobre
2021 con le serie storiche secolari di quattro stazioni dell’area (Milano,
Torino, Bologna e Venezia) fa propendere per livelli di anomalia modesti, salvo
che per Torino ove il 2022 si classifica al 20° posto a partire dal meno
piovoso, il 1990. Nella norma appaiono i livelli dei grandi laghi prealpini
mentre sfuggono all’analisi i livelli di innevamento alpino e le portate del Po
e degli affluenti.
di LUIGI MARIANI
A
Milano l’ultima pioggia significativa (13,5 mm) risale al 15 febbraio scorso mentre
a Torino, secondo i dati della stazione del Dipartimento di Fisica
dell’Università (qui) si deve risalire all’8 dicembre 2021 (11
mm). Basta poi leggere il comunicato stampa della Coldiretti del 17 marzo (qui) per ritrovare tutti i caratteri del disastro
incombente.
ALCUNI DATI
Ho controllato
le precipitazioni
fin qui cadute nel Nord Italia nell’anno idrologico in corso, e cioè dal 1
ottobre 2021 (data in cui ha inizio l’anno idrologico) al 28 febbraio, per quattro
stazioni per le quali dispongo di serie storiche secolari mensili di
precipitazione (Milano, Torino, Bologna e Venezia) ed il risultato è riportato nelle
tabelle 1 e 2. Al riguardo giova premettere che l’anno idrologico è un buon descrittore
della situazione in atto in quanto considera il periodo di ricarica delle falde
dopo la fase siccitosa estiva e rende inoltre ragione dell’acqua che si
accumula nei terreni senza essere consumata per traspirazione dalle piante, che
nel periodo invernale sono in riposo vegetativo. Dai dati in tabella non si
evidenziano anomalie particolarmente spiccate se non per la stazione di Torino,
per la quale il 2022 con 138 mm dal 1 ottobre 2021 è al 20° posto a partire dal
meno piovoso in assoluto che è il 1990 (31 mm) seguito dal 1884 (49 mm).
Ho potuto
anche verificare il livello dei grandi laghi prealpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro, Garda - qui -)
che risultano tutti pienamente nella norma.
Non ho
raffronti da segnalare circa lo stato dell’innevamento sulle Alpi.
Non ho
potuto neppure verificare l’anomalia delle portate in alcune stazioni storiche come
Pontelagoscuro (qui) non
disponendo di serie storiche di tale variabile. Sarebbe interessante se qualche
lettore potesse offrire dati al riguardo.
Non ho
infine dati circa gli stoccaggi idrici nelle dighe alpine che sono essenziali per garantire gli
afflussi al sistema.
LE
PROSPETTIVE A MEDIO TERMINE
Per quel che riguarda il settore
agricolo i cereali vernini (soprattutto frumento e orzo) che sono oggi in campo
non dovrebbero avere fin qui subito danni. Anche le colture arboree e la vite
non dovrebbero al momento presentare problemi in quanto il freddo delle ultime
settimane ha rallentato la vegetazione e i consumi idrici sono al momento
modesti. Problemi vi sono e vi saranno con le semine primaverili (pisello, barbabietola,
fra poco mais e più in là pomodoro e riso) in quanto lo strato più superficiale
dei suoli è molto povero d’acqua, il che ostacola le operazioni di preparazione
del letto di semina e rende difficile la germinazione delle colture. Chi avesse
dati discordanti rispetto a questa mia analisi è pregato di inviarli in quanto
è difficile avere un’idea complessiva circa un fenomeno così variegato e con
una variabilità a microscala tanto accentuata. Non resta dunque che sperare che
piova e che le condizioni rientrino nella piena normalità.
ALCUNE VALUTAZIONI GENERALI
Credo che in nostro paese meriterebbe
un monitoraggio delle variabili atmosferiche e il loro raffronto con le serie
storiche effettuato da un ente competente e che dovrebbe essere a mio avviso chiamato
a produrre bollettini con cadenza settimanale. Ciò anche per evitare che
l’interpretazione dei livelli di anomalia dei fenomeni sia affidato a
organizzazioni che non presentano caratteristiche di terzietà e che rischiano
peraltro di influenzare negativamente i mercati.
LUIGI MARIANI
Agronomo
libero professionista con lunga esperienza nella modellazione
matematica dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia
dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia,
attualmente insegna Agronomia all’Università degli studi di Brescia e
Storia dell’Agricoltura all’Università degli Studi di Milano, dopo
essere stato a lungo docente di Agrometeorologia.
Buonasera Luigi, per i cereali autunno vernini le mancate pioggie di marzo pongono un problema per le concimazioni azotate che senza umidità negli strati superficiali del terreno stentano ad arrivare alle radici, anche se le ridotte piogge invernali hanno limitato le lisciviazioni azotate. Mi interesserebbe sapere qual'è invece il tuo parere sull'aumento di frequenza dei fenomeni estremi riportato in questo stutio: https://rdcu.be/cJVHj
RispondiElimina