di ANTONIO SALTINI
Ad Alberese una comunità di braccianti veneti trasferiti, secondo la concezione della "riforma agraria" di Mussolini, non come assegnatari di piccoli poderi ma come miserabili mezzadri, ha infisso radici profonde: i più operosi sono, oggi, titolari di attive, ospitali aziende agroturistiche dalle quali, la mattina, da aprile a ottobre, decine di amatori dell'incantevole litorale si trasferiscono alla spiaggia in bicicletta o in automobile. Molte delle automobili si arrestano al piccolo borgo, dove gli occupanti le lasciano per salire sull'autobus-navetta di cui il Comune di Grosseto, di cui Alberese è frazione, assicura un funzionale servizio.
Non ricordo se quattro o cinque anni addietro, mi occorse di attendere la navetta, seduto sulla lunga panca della fermata, accanto ad una meravigliosa giovane signora che, il viso fiorentino uscito da un quadro di Botticelli, vestita di un candido peplo, costituiva autentico incanto tra le cento giovani turiste in tenute molto più consone ad una spiaggia selvaggia: magliette da mercatino rionale, calzoni corti, sandaletti da spiaggia. Non credo fosse indiscreto ammirare, senza scambiare una parola, bellezza tale. Ma si presentò, inattesa, l'occasione della conversazione: la strada per la spiaggia era del tutto dissestata, e le navette venivano fornite dal garage fiorentino degli autobus urbani già destinati allo sfascia-carrozze. Quando un autista non rallentasse tempestivamente davanti a una buca la coppa non resisteva all'urto, e l'autista telefonava per l'autobus sostitutivo. Fu dopo l'incidente di rito che, scendendo dal carrozzone, mi trovai, a fianco della diva e del marito, sotto l'ombrello di un meraviglioso pino marittimo.
Dopo lo scambio di frasi d'occasione la copia della Venere di Botticelli mi informò di occuparsi di vino, parte del mio mestiere, quindi tema di immediata, vivace conversazione. Siccome la navetta sostitutiva ritardava, ci dirigemmo alla spiaggia, felicemente non lontana, conversando amabilmente. Giunti alla riva, la diva mi spiegò che la coppia amava collocarsi, tra i pini sradicati dall'ultima tempesta invernale, ad un chilometro a est: conversando di vino fu un piacere accompagnare signora e marito. Giunti alla pineta "pietrificata" scelta come stabilimento balneare mi soffermai fino a quando mi confidò che il vino di cui parlava era il vino biodinamico, di cui era responsabile della distribuzione a Firenze. Mi parve naturale annotare che conoscevo la dottrina dell'ispiratore, Rudolf Steiner, e che stavo scrivendo un saggio sull'argomento. Mi fissò prima con uno sguardo di sorpresa, che si convertì, in una frazione di secondo, in uno sguardo diverso, che alterò il viso olimpico tradendo una singolare mistura di odio e terrore. Fu un lampo: il viso della Venere si ricompose e riprese la conversazione con disinvolta eleganza. Aveva compreso che sapevo, io avevo capito in cosa credesse: dicendo che a quell'ora ritenevo fossero giunti amici che attendevo, salutai con la più sorridente cortesia e mi diressi nella direzione opposta a quella che ci aveva condotto agli scheletri dei pini sradicati.
Non era la prima volta che incontravo chi si dichiarasse simpatizzante della biodinamica: la rottura della coppa della navetta mi aveva fatto conoscere una dirigente della setta, la cui reazione alla dichiarazione che della medesima conoscessi la filosofia, i testi esoterici di Rudolf Steiner, aveva provocato un effetto che, nella brevità istantanea, era stata assolutamente inequivocabile. La Venere di Botticelli aveva compreso, da una sola frase, che conoscevo le elucubrazioni del suo maestro, fondate, ribadiscono i suoi testi, sulle rivelazioni concessegli, in trance, da Satana.
Aveva compreso che ero avverso al suo satanismo, che, quindi, doveva odiarmi, ma, come impongono le disposizioni agli adepti, doveva nascondere i misteri della dottrina professando di aderire ad una delle cento procedure, tutte tra lo stravagante e l'insensato, che contendevano, da qualche anno, gli spiriti inquieti inducendoli a detestare l'agricoltura realizzata su basi scientifiche.
Frutto delle innumerabili occasioni di conoscere l'agribusiness USA sono sempre stato indotto a ritenere che il convincimento fosse stato il risultato del fiume di dollari riversato sui rapaci quotidiani europei perché proclamassero che l'agricoltura dell'allora Comunità si fondasse sull'impiego sistematico di veleni letali, ignorando che tutti i brevetti fossero stati depositati negli Usa, dai quali l'Europa avrebbe dovuto acquistare il proprio cibo abbandonando una produzione che, causa l'impiego dei letali "pesticidi" made in US, stava avvelenando la popolazione dell'allora Comunità.
Naturalmente la pubblicità Usa non diceva che i prodotti del Corn Belt erano ottenuti con dosi forse maggiori dei medesimi tossici. Ma la dottrina di Steiner avrebbe definitivamente liberato, grazie agli insegnamenti di Satana, l'umanità dall'orribile pericolo incombente.
Nel proprio acuto volume sui fondatori delle più stravaganti dottrine pseudoscientifiche degli ultimi cento anni, Martin Gardner, matematico e storico della scienza, ha tracciato un profilo di straordinaria penetrazione dell’alfiere di una nuova dottrina della verità, della logica delle sue elucubrazioni, dell’ansia di circondarsi di una scuola che doveva essere, insieme, setta religiosa e ditta commerciale. Chi abbia proclamato la necessità di dissolvere le conoscenze accumulate, dal tempo di Eraclito, per sostituirle con una sola idea capace di sovvertire il mondo, ha goduto, nei secoli, di utili editoriali generalmente maggiori di quelli che hanno riscosso, dagli stampatori, Galileo o Newton. Integra il profilo il sistematico proclama del vate di essere perseguitato dalla scienza accademica, che lo escluderebbe, per invidia, dai propri ranghi. L’esclusione costringe il sapiente all’atteggiamento del genio incompreso, che rimette il trionfo della propria verità alla comprensione dei posteri, che rigetteranno le conoscenze accumulate, da Bacone ad Einstein, per professare la dottrina enunciata dal genio ignorato dai contemporanei.
Del fondatore di una teoria pseudoscientifica e della setta che la professi, Rudolf Steiner è rappresentante emblematico, sorprende, pertanto, che lo studioso americano non lo abbia incluso nel proprio elenco dei demiurghi incompresi. L’omissione appare tanto più singolare siccome Gardner sottolinea il ruolo storico, tra i padri della pseudoscienza, di Wolfgang Goethe, poeta sommo, autore di una teoria dei colori frutto di elucubrazioni prive di ogni supporto sperimentale, e rileva il pullulare di teorie pseudoscientifiche che precedette e accompagnò, in Germania, il trionfo del Nazismo. Adolf Hitler e i collaboratori più fedeli avrebbero professato, è stato provato, dottrine antropologiche cariche di valenze esoteriche, astrologiche, satanistiche, le dottrine “scientifiche” che portarono ai campi di sterminio, che più di uno dei sodali del Führer componeva alla familiarità con pratiche occulte, ad inverosimili regimi vegetariani, motivati con le più colorite elucubrazioni biologiche. Fu nel tripudio di maghe e streghe che preparò l’apocalisse nazista che Steiner enunciò la propria dottrina, che proclamò costituire il completamento dell’ opera "scientifica" di Goethe: fu in quella temperie che, vestita la maschera dell'autore del Faust, il mago balcanico raccolse i propri seguaci e dettò quel prontuario per una nuova agricoltura, l’agricoltura “biodinamica”, che, riservate agli autentici adepti le opere sull’iniziazione spiritica, lo avrebbero elevato al rango di maestro di una delle più diffuse tra le “fedi” agricole pullulanti in odio ai "pesticidi".
Siccome sarebbe improprio, peraltro, profondersi nella descrizione delle applicazioni ignorando le fondamenta di una dottrina che si proclama autentica nuova scienza, visitata qualche azienda degli adepti e letti gli opuscoli donatigli con profusione, chi scrive si propose di penetrare le opere cardinali del negromante, i pilastri di quella “antroposofia” che pretendeva di unire, gli apparve dalle prime impressioni, una nuova antropologia ad una nuova astronomia, proponendo una dottrina opposta a tutte le scienze dello scibile scientifico sui rapporti tra l’uomo e il cosmo, l’uomo e l’uomo, l’uomo e gli altri viventi del Pianeta, le piante e gli animali.
Propostasi l’incombenza, chi scrive affrontava la lettura dell’immensa biblioteca lasciata ai posteri dal mago teutonico, impresa estenuante quanto nessun'altra affrontata da un lettore di pure provata pazienza. Autentico occultista, Steiner scrive migliaia di pagine assolutamente occulte: ripetendo all’infinito le medesime asserzioni, impermeabili ai più tenaci sforzi di comprensione. Sorprendente eccezione le pagine in cui, sfogliatene duecento invano, si giunge all’incontro del vate con Satana, con Lucifero o Arimane (il nume del male della tradizione persiana) descritti con tale vivacità e pulsante simpatia da dover supporre che il mago li avesse realmente frequentati nella saletta riservata della birreria di Monaco in cui il discepolo avrebbe spiegato ai primi camerati come realizzare i propositi che sancirà l’inno della Wehrmacht: “Oggi è nostra la Germania, domani lo sarà il mondo intero.”
Nelle sfide sulle frontiere della conoscenza non si può cedere neppure al negromante che occulti le proprie verità in mille e mille pagine di banali ripetizioni. Esaminati, vincendo il fastidio, una decina di volumi, da Teosofia a Iniziazione, da I gradi della conoscenza superiore a Cosmologia, religione e filosofia, sfogliate mille pagine di elucubrazioni incomprensibili allietate, purtroppo raramente, dall’incontro di un gioviale collaboratore di Satana, il lettore tenace affrontava La scienza occulta nelle sue linee generali (Editrice antroposofia, Milano 1969), reperendo pagine che lo stupivano per la propria chiarezza, la chiarezza con cui il mago balcanico narra le vicende del popolamento della Terra. Non è la chiarezza che si potrebbe pretendere da un astrofisico con cattedra a Cambridge, i dettagli sono del tutto incomprensibili, ma l’ipotesi essenziale delle modalità con cui il nostro pianeta sarebbe stato popolato sono inequivocabili: al tempo di Atlantide, il continente primitivo dissoltosi, secondo i maghi antichi, tra le onde, tra gli abitanti della Terra avrebbero potuto distinguersi quelli incarnatisi da larve provenienti dal Sole, da Mercurio, Venere, Marte o Giove.
Tra le provenienze diverse sarebbero sussistite, peraltro, differenze invalicabili: alcune di queste etnie, che sarebbe, forse, più proprio definire col termine “razze”, avrebbero posseduto, infatti, i semi della propria evoluzione futura, altre no. Il lettore più tenace non riesce a comprendere perché i più evoluti sarebbero stati pronti ad accogliere i segreti di Cristo (che il vate non si premura di spiegare quali siano), gli altri sarebbero stati irreparabilmente vincolati alla signoria di Lucifero, dal quale avrebbero assunto tutti i possibili vizi e turpitudini, tanto ricolmi di cattiveria da potersi accendere, spiega l’erede di Faust, come fiammiferi Minerva. Le differenze, incolmabili, si sarebbero conservate nei millenni successivi: abbandonando il continente che naufragava gli uomini si sarebbero divisi, così, in uomini evoluti e uomini “primordiali”, essenzialmente inferiori ai primi (pagg. 207-221). Non è difficile immaginare che scoprire la prova “scientifica” dell’esistenza di uomini “superiori” e di uomini “inferiori” sarebbe stato “burro e marmellata” per il caporale Adolf.
Questa l’essenza della cosmogonia del negromante balcanico. Stabilire la natura degli spiriti che si sarebbero preoccupati del trasferimento dei primi germi umani, dal sole o dai suoi pianeti, sulla terra, sarebbe, peraltro, impresa altrettanto defatigante che vana, menzionandone, il sedicente erede di Goethe, tanti che è del tutto probabile che egli stesso non sia mai riuscito, nell’estasi onirica, a contarli. Quanto il lettore può attestare è che il mago stesso si sofferma, con comprensibile compiacimento, solo sugli incontri con quelli di autorevolezza superiore: Lucifero, Arimane e un arcangelo in cui, seppure degradato a uscire dai regni delle tenebre, pare impossibile identificare altri che Satana, il Grande guardiano della porta.
Dai principi cosmologici dirigendoci all’applicazione agronomica, si può rilevare che chi analizzi le ipotesi fisiche e astronomiche concepite dai maestri del sapere greco, latino e medievale, per spiegare il potere degli astri sui tempi e sull’entità dei raccolti, recepisce nella dottrina agraria di Steiner il più variopinto caleidoscopio di elucubrazioni originali, frutto di un'immaginazione palesemente allucinata, e di concezioni tra loro contrapposte, confusamente combinate e costrette al più disordinato sincretismo. Basti ricordare che l’astrologia agraria che gli autori georgici greci avevano tratto dai testi astronomici persiani identificava la chiave delle influenze astrali sulle funzioni biologiche nel moto dei pianeti, che Virgilio attribuisce un potere preminente alle costellazioni dello Zodiaco, che sulle fondamenta della più fantasiosa interpretazione di Aristotele i dotti medievali assegnano il ruolo essenziale alla luna, nella quale additano la mediatrice degli influssi di tutte le stelle e di tutti i pianeti. Tra le dottrine astrologiche del passato Steiner non sceglie lucidamente, mescola confusamente. Proclama che la fertilità della terra sarebbe funzione delle influenze astrali che la pervaderebbero, e si premura di insegnare all’agricoltore come procedere perché i suoi campi assorbano la maggiore quantità di energia cosmica, convertendosi in efficaci accumulatori di forze siderali.
L’influenza degli astri sui corpi terrestri si dirigerebbe con maggiore o minore intensità, secondo l’ispiratore del Führer, sui minerali, sui vegetali, sugli animali, ordinati, secondo la dottrina plagiata da maghi antichi, in una gerarchia continua, nella quale alcuni minerali sarebbero tanto vicini ai vegetali, e alcuni vegetali tanto prossimi agli animali, che tra un uomo e un sasso sussisterebbe una successione continua di esseri intermedi.
Cimentandosi nelle più ardite elucubrazioni pseudo-fisiche e pseudo-biologiche, dalla propria idea della gerarchia del mondo naturale, Steiner desume la possibilità di catturare gli influssi astrali negli organi di particolari animali ripieni delle parti di certi vegetali. Una vescica di cervo riempita di speciali fiori in putrefazione costituirebbe il più funzionale accumulatore di influssi cosmici, un’efficacia analoga presenterebbe un cranio di bovino ricolmo di cortecce marcescenti. Interrati in autunno, gli accumulatori astrali raccoglierebbero, durante l’inverno, il periodo di stasi della vita, benefici raggi cosmici, che l’agricoltore potrebbe assicurare alla terra estraendo dal suolo, in primavera, vesciche e bucefali e cospargendo i campi del prezioso putridume, tanto meno costoso del solfato di ammonio o del perfosfato di calcio ma tanto più efficace.
Per soddisfare esigenze diverse delle piante, l’agricoltore potrebbe raccogliere i raggi stellari in una tinozza d’acqua pura in cui versare, al lume delle stelle, sabbia, il più inerte dei minerali, anch’ essa tanto meno costosa dell’urea e del nitrato di calcio, agitando vigorosamente con un ramaiolo per favorire l’assorbimento dei raggi stellari, convertendo la sabbia, secondo il titolo della canzone americana, in polvere di stelle, che eserciterebbe sulle piante i poteri più straordinari. I procedimenti escogitati da Steiner per accrescere, dirigendovi il flusso degli astri, la fecondità della terra, non si esauriscono nelle procedure menzionate, la loro dovizia è pressoché illimitata: chi scrive reputa sufficienti i procedimenti descritti a dimostrare l’essenza della dottrina agrologica dell'erede posticcio di Goethe, nella copia in formato burattino di Mefistofele.
Ultimo, necessario rilievo, l'assoluta inerzia della Chiesa cattolica al dilagare di un culto satanico ormai planetario. La ragione? Probabilmente incomprensibile, salvo supporla nella notoria simpatia dell'attuale Pontefice per affaristi della comunicazione palesemente legati ai più accesi fautori della "teosofia" del mago balcanico.
Non hai capito un tubo di Rudolf Steiner...ma d'altronde ognuno vede quello che gli fa comodo vedere. Non vogliamo mica che le cose migliorino, giusto? Invito caldamente chi legge questi articoli a dir poco fuorvianti ad andare a leggere direttamente le fonti e a farsi un'idea per conto proprio.
RispondiEliminaPoveri beoti!
EliminaTutti intrappolati nella falsa luce e guai ad andare a dirli.
Abbi almeno i coglioni di presentarti con nome e cognome se attacchi qualcuno. iN PERFETTO STILE STEINERIANO VERO?
RispondiElimina"La bellezza sta negli occhi di chi guarda" ...
RispondiEliminaTema più ignorante e superficiale di trattare l'esoterismo per giunta screditando uno dei più grandi e benevoli maestri dei nuovi tempi è davvero abominevole, oltre che stupido e insulso. La di superficialità di spiegare malamente il concetto di male lì dove non esiste è davvero incredibile, chiedendomi poi, perche?? Perché attaccate Steiner in questo modo? Bestemmie più grandi forse nn si erano mai scritte, se questa poi vogliamo chiamarla scrittura, si ravveda per le emerite idiozie che ha scritto
RispondiEliminaGli "Anonimi" (a certe latitudini si chiamano "corvi")che attaccano Antonio Saltini, non adducono alcun elemento concreto a sostegno delle loro posizioni. In altre parole non argomentano, ma oltraggiano secondo inveterato costume. Non possono farlo che nascondendosi dietro l'anonimato. Siccome persino il Presidente della Repubblica ha espresso concetti di chiaro dissenso rispetto alle pseudoscienze, se gli "Anonimi" si palesassero rischierebbero la denuncia per vilipendio delle Istituzioni.
RispondiElimina