Signora Ministra,
il difficile periodo vissuto dal nostro Paese, conseguenza della pandemia di Covid-19, ha rafforzato negli italiani la consapevolezza dell'importanza del sistema agroalimentare, che è infatti riuscito, nonostante tutto, a far fronte alle necessità anche nel periodo di lockdown. E facile immaginare, ad esempio, quali scenari drammatici si sarebbero potuti verificare se sugli scaffali dei supermercati gli alimenti avessero cominciato a scarseggiare, o se non fossero stati garantiti elevati standard igienico-sanitari nelle fasi della produzione e della distribuzione degli alimenti. Questo periodo ha anche contribuito a ridare alla Scienza il ruolo che essa dovrebbe avere in un paese moderno, ossia quello di fornire alla Politica pareri competenti e slegati da interessi di parte e di proporre scenari basati su evidenze scientifiche. Riteniamo importante cogliere quest'occasione per riflettere sugli indirizzi del sistema agroalimentare nazionale per il prossimo futuro. Come comunità scientifica di riferimento per le scienze agrarie, AISSA (Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie, www.aissa.it), che riunisce alcune migliaia di professori e ricercatori universitari e di ricercatori del CREA, del CNR e di altri istituti, attivi in tutti i settori delle scienze agrarie, alimentari e forestali, sente il bisogno di scriverLe per far sentire la propria voce, nel momento in cui sono in fase di discussione, a livello nazionale ed europeo, politiche che avranno effetti sul futuro del nostro Paese. Pur condividendone gli obiettivi generali, siamo convinti che una più stretta collaborazione tra mondo scientifico e decisori politici possa garantire la capacità dell'agricoltura nazionale, nella sua accezione più ampia che include anche le foreste ed il sistema agroalimentare, di svolgere il proprio ruolo. Confidando nella sensibilità da Lei in più occasioni dimostrata per le ragioni della scienza e dell'innovazione, vorremmo segnalarLe tre aree di criticità, fra loro strettamente legate.
1) Centralità dell'innovazione
Il sistema agricolo nazionale soffre di un gap tecnologico nei confronti dei Paesi europei con i quali dobbiamo confrontarci, che si riflette inevitabilmente in una minore competitività di molte nostre produzioni, sia sui mercati interni sia su quelli internazionali. L'innovazione e la ricerca, pur con risorse limitate, hanno aiutato l'agricoltura italiana a mantenere, almeno in parte, il suo livello produttivo, ma è chiaro che il loro ruolo andrà potenziato. I sistemi produttivi nazionali hanno infatti estremo bisogno di innovazioni di processo e di prodotto, nonché di nuove modalità di organizzazione delle filiere, che consentano di ridurre i costi di produzione e l'impatto ambientale, e di salvaguardare il territorio. Il contesto produttivo nazionale, ricchissimo di varietà e razze autoctone, potrebbe ad esempio beneficiare meglio di altri dell'avvento delle nuove biotecnologie. Servono dunque più conoscenza e innovazione per ettaro, non un ritorno a forme di agricoltura del passato. E anche necessario mettere a sistema l'innovazione per la competitività e per promuovere l'economia circolare. Appare strategico avvalersi della ricerca per rendere tracciabili, riconoscibili e difendibili i prodotti d'eccellenza, facendo sistema nel contrasto ai tristemente noti casi di ltalian Sounding.
2) Competitività della produzione primaria
La produzione agraria nazionale si è sensibilmente ridotta negli ultimi decenni, anche perché la superficie agraria si è fortemente contratta e l'aumento delle rese non ha compensato tale calo in alcune colture. Si pensi ad esempio all'area destinata alla coltivazione dei cereali che si è ridotta di circa 50.000 ettari all'anno a partire dagli anni Sessanta. Siamo pertanto sempre più dipendenti da molte materie prime di importazione (ad esempio carne, cereali, latte, legname, olio), che sostengono una parte significativa del nostro Made in Italy. Sebbene le materie prime di importazione siano una risorsa importante per la nostra industria di trasformazione, talvolta esse derivano, nei paesi di origine, da processi produttivi poco sostenibili dal punto di vista ecologico e sociale. Pur in un mercato aperto e tenendo conto della forza di alcuni settori agroalimentari in termini di export, occorre quindi restituire centralità alla produzione primaria nazionale, alle colture e all'allevamento. Le misure di supporto all'agricoltura, alla selvicoltura, alla zootecnia dovrebbero essere orientate alla competitività del settore e favorire aumenti delle rese, della qualità dei prodotti e della produzione complessiva nazionale. Tra le misure da adottare, non devono essere dimenticate quelle per porre fine al consumo ed alla degradazione del suolo agricolo, limitando cementificazione e frammentazione.
3) Sostenibilità
Il mondo agricolo ha fatto negli ultimi anni grandi progressi nel minimizzare gli effetti negativi del processo produttivo sull'ambiente, nel migliorare la salubrità dei prodotti, contribuendo al contempo all'erogazione di servizi ecosistemici, alla tutela del territorio ed alla valorizzazione del paesaggio rurale. Si pensi ad esempio alle riduzioni degli agrofarmaci impiegati e ai bassissimi livelli di contaminazione da residui sulle derrate nazionali. Purtroppo non se ne parla quasi mai, e nelle discussioni pubbliche prevale una narrazione lontana dalla realtà, che trova purtroppo un'eco concreta nelle politiche oggi in discussione. La strada da percorrere per giungere ad elevati livelli di sostenibilità è, in molti contesti, ancora lunga, ma dobbiamo intraprenderla utilizzando tutte le forme di agricoltura virtuose, siano esse esercitate tramite tecniche di produzione integrata o biologica, valutandole sulla base di indicatori oggettivi e considerando il sistema agroalimentare nel suo insieme. Esse potranno così mutuare vicendevolmente le pratiche virtuose che le contraddistinguono, anche per tener conto della diversità del territorio italiano e di tutte le dimensioni del concetto di sostenibilità. La comunità scientifica nazionale che si occupa di Scienze agrarie, che AISSA rappresenta, è pronta a svolgere il proprio ruolo a supporto delle scelte che il Suo Ministero sarà chiamato a prendere, anche in occasione dell"implementazione delle misure per la futura Politica Agricola Comune.
I firmatari sono i presidenti delle 22 Società Scientifiche affiliate ad AISSA ed i membri del Consiglio di Presidenza.
M. Tagliavini, presidente AISSA e Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana;
D. Viaggi, Vicepresidente AISSA;
A. Alma, consigliere AISSA e coordinatore Sezione Entomologia Agraria della Società Entomologica Italiana;
L. Cocolin, consigliere AISSA e Società Italiana di Microbiologia Agroalimentare e Ambientale;
G. Corti, consigliere AISSA e Società Italiana di Pedologia;
M. Marchetti, Consigliere AISSA;
P. Adamo, Società Italiana della Scienza del Suolo;
F. Arfini, Associazione italiana di Economia Agraria e Applicata;
S. Cesco, Società Italiana di Chimica Agraria;
A. Ferrero, Società italiana per la Ricerca sulla Flora infestante;
M. Lorito, Società Italiana di Patologia Vegetale;
E. Marconi, Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia dei Cereali;
N.P.P. Macciotta, Associazione perla Scienza e le Produzioni Animali;
F. Marangon, Società italiana di Economia Agraria;
E. Marone, Centro Studi di Estimo ed Economia Territoriale;
R. Motta, Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale;
E. Pè, Società Italiana di Genetica Agraria;
M. Perniola, Società Italiana di Agronomia;
M. Poiana, Società Italiana di Scienze e Tecnologie Alimentari;
P. Pulina, Società italiana di Economia Agro-Alimentare;
G. Romanazzi, Associazione Italiana perla Protezione delle Piante;
RE Roversi, Società Italiana di Nematologia;
G. Scarascia Mugnozza, Associazione Italiana di Ingegneria Agraria;
F. Ventura, Associazione Italiana di Agrometeorologia.
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