sabato 23 maggio 2020

LA PRODUTTIVITA’ DECLINATA CON LA SICUREZZA E LA SOSTENIBILITA’


Intervista di ERMANNO COMEGNA

al presidente di AGROFARMA ALBERTO ANCORA 

 

 

 Tratto da "I Tempi della Terra" |n°5|

 



Su questo fascicolo della rivista “I Tempi della Terra”, lo storico dell’agricoltura Antonio Saltini sostiene che la vita sul nostro Pianeta “può essere qualificata come una universale competizione per appropriarsi delle molecole organiche e dell’energia prodotte dai vegetali”. In tale contesto, l’uomo è stato costretto a durissime crisi di sopravvivenza ed ha dovuto mutare incessantemente le colture e le metodologie di produzione.
Grazie ai contributi di eminenti scienziati che per secoli hanno condotto ricerche per comprendere i cicli di vita dei parassiti e trovare efficaci metodi di lotta, la moderna agricoltura utilizza un approccio integrato, continuamente soggetto a miglioramenti, nel quale uno dei pilastri è l’impiego dei prodotti per la difesa delle piante.
L’industria chimica mondiale, sottoposta a rigorose normative e soggette a stringenti controlli, mette a disposizione soluzioni sempre più mirate ed innovative, tenendo conto dei vincoli ambientali e delle conquiste realizzate in altri campi della ricerca, come la genetica, l’agronomia, l’informatica, la robotica.
Cresce e inesorabilmente si diffonde però una certa avversione verso l’utilizzo della chimica in agricoltura, alimentata da certi ambiti culturali i quali incolpano l’agricoltura moderna industrializzata, proponendo soluzioni che oscillano tra la fantasia e l’originalità e che in genere paiono di dubbia efficacia ed applicabilità, come possono essere, per esempio, il ritorno a modelli agricoli superati ed i cambiamenti della dieta alimentare. Inoltre, fanno leva sulle paure delle persone, generalmente prestando poca attenzione alla validità e dimostrabilità dei dati e delle tesi che espongono.
Da ultimo ha suscitato sconcerto un servizio del 10 febbraio apparso sul quotidiano Corriere della Sera a firma di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, dove si è riportato l’erroneo dato in base al quale in Italia, nel 2017, si sarebbero utilizzati 1,3 miliardi di tonnellate di pesticidi e fertilizzanti (fonte FAOSTAT).
Alcuni scienziati italiani hanno dovuto insistere per quasi un mese in una stucchevole polemica, prima che le autrici dell’articolo riconoscessero di essersi sbagliate. C’è stato un errore di unità di misura: i dati originali erano in chilogrammi che nella foga di scrivere l’articolo sono diventati tonnellate.


Foto Francesco  Marino - TANZANIA 
La comunità degli agricoltori a livello planetario ha la responsabilità e la missione di fornire quotidianamente le materie prime di base per l’alimentazione di una popolazione cresciuta in modo esponenziale negli ultimi decenni. Nel fare ciò, ogni singolo imprenditore agricolo responsabile combina in modo virtuoso le conoscenze, la tecnologia e l’impiego dei mezzi produttivi per conseguire un risultato di tipo economico, senza con ciò trascurare i vincoli ambientali e sociali.


Qual è il contributo che l’industria chimica sta fornendo negli ultimi anni alla soluzione della difficile equazione tra produttività agricola e sostenibilità?

Il comparto degli agrofarmaci dà un contributo sostanziale alla crescita della filiera agroalimentare. Non solo in termini di sostegno alle produzioni da un punto di vista quantitativo e qualitativo, ma soprattutto sul fronte della tutela della sicurezza alimentare e della salute dei consumatori.
Le imprese da anni investono ingenti risorse in piani di ricerca e sviluppo a vantaggio della sostenibilità e della produttività degli agricoltori, basti pensare che ogni anno viene destinato alla ricerca circa il 6% del fatturato annuo, quasi il doppio rispetto all’industria manifatturiera. Le imprese del comparto, infatti, sono costantemente impegnate nel cercare e trovare soluzioni innovative, con l’obiettivo di assicurare un’agricoltura sostenibile dal punto di vista ambientale, produttiva e che sia in linea con la massima tutela del consumatore finale, in una logica di lungo periodo.
Come Associazione, Agrofarma – Federchimica mette a disposizione tutte le proprie competenze per giungere a regole certe che consentano all’industria una programmazione di medio-lungo periodo nelle attività di ricerca per prodotti innovativi, in modo che una maggiore produttività delle colture ed efficienza nel lavoro degli imprenditori vada di pari passo con misure a favore di sostenibilità e sicurezza.
I risultati tangibili di tale processo sono dimostrati, ad esempio, dai dati di utilizzo dei prodotti fitosanitari e dai risultati dei monitoraggi sui residui. Secondo i dati Istat, in Italia si registra un chiaro trend di diminuzione dell’impiego di principi attivi, che negli ultimi 15 anni ha avuto un calo medio pari a circa il -2,8% annuo. Allo stesso modo, per quanto riguarda i residui presenti nelle derrate alimentari, l’Italia si conferma territorio di eccellenza per la sicurezza alimentare con risultati del tutto tranquillizzanti dal punto di vista della tutela del consumatore.

Negli ultimi anni, gli agricoltori lamentano una crescente carenza di principi attivi per la difesa delle colture. Da cosa nasce tale fenomeno e come si può rimediare? 

Le ragioni purtroppo sono riconducibili a molteplici fattori. Vanno, innanzitutto, considerati i fattori che influenzano gli investimenti in ricerca e sviluppo delle imprese, che vanno dalla presenza di una normativa molto stringente alla differenza nell’approccio regolatorio tra Europa e il resto del mondo, fino alle dinamiche interne agli attori del mercato.
Il sistema registrativo europeo, infatti, pone standard di sicurezza molto elevati, richiedendo l’utilizzo di molte risorse per la ricerca di nuovi prodotti, ma anche per la difesa delle molecole già autorizzate. Tale sistema si fonda su un approccio sempre più basato sul concetto del pericolo, mentre al di fuori dell’Unione europea si hanno sistemi differenti, indirizzati maggiormente verso una valutazione del rischio. Ciò condiziona inevitabilmente le scelte di investimento delle imprese, rendendo sempre più difficile l’introduzione di nuove molecole nel mercato europeo.
Tali caratteristiche comportano una progressiva riduzione del numero di società in grado di portare avanti le attività di ricerca e sviluppo di nuove molecole nel comparto della protezione delle colture. La necessità di sostenere sempre maggiori investimenti ha, infatti, condotto ad un processo di concentrazione del mercato, che si è tradotto in una riduzione del tasso stesso di innovazione la cui prima dimostrazione è il calo delle nuove molecole immesse sul mercato degli agrofarmaci negli ultimi anni.
A conferma di tutto ciò si consideri che gli investimenti oggi richiesti per sviluppare un nuovo principio attivo e portarlo a registrazione sono dell’ordine di 215 milioni di dollari, un budget alla portata di pochissime imprese a livello mondiale.
In tale contesto l’industria chiede l’adozione di regole chiare e durature, con decisioni basate su evidenze scientifiche e non su divieti “ideologici” spesso fondati su falsi miti e fake news. 

 
In che misura sono fondate le denunce che arrivano da più parti sugli effetti inquinanti e sullo scarso livello di selettività (si considera la questione delle api) attribuiti ai prodotti fitosanitari?

La causa della progressiva riduzione del numero di insetti impollinatori è attualmente sconosciuta, ma sicuramente concorrono diversi fattori tra cui virus e parassiti, cambiamenti dell’habitat, nutrizione e le pratiche agricole moderne. Tuttavia nessuna di queste è dimostrato essere maggiormente impattante rispetto alle altre.
Per quanto attiene all’impatto derivante dalle moderne pratiche agricole, legate anche all’uso di prodotti fitosanitari, riteniamo che la gestione delle risorse e la mitigazione del rischio siano la chiave per tutelare gli insetti impollinatori. In questo ambito, è estremamente importante seguire le indicazioni d’etichetta al fine di avere il minor impatto possibile sugli insetti utili, così come dimostrato negli studi presentati per l’autorizzazione di ciascuna sostanza attiva e di ciascun prodotto.
Le imprese associate ad Agrofarma - Federchimica sono impegnate da tempo a sostenere progetti di ricerca volti a favorire il mantenimento della biodiversità e a trovare soluzioni per la tutela della salute degli insetti impollinatori, che è di fondamentale importanza per la salvaguardia delle attività colturali. Le cause che portano a una perdita degli insetti impollinatori sono molteplici, per affrontare e confinare il problema devono essere tutte approfondite accuratamente, cercando di non togliere strumenti utili all’agricoltura.
Come imprese lavoriamo insieme a tutti gli operatori che forniscono assistenza tecnica agli agricoltori per trasferire tutto il nostro bagaglio di conoscenze acquisito durante lo sviluppo dei prodotti e negli anni d’impiego pratico affinché si affinino sempre di più le metodologie di utilizzo.


Quali sono le frontiere della ricerca e dell’innovazione sulle quali l’industria agrochimica sta lavorando a livello italiano e internazionale?

Come già ricordato precedentemente, le nostre imprese investono moltissimo in ricerca e sviluppo, e non solo per a creazione di prodotti sempre più innovativi e sostenibili, ma anche per l’individuazione di strumenti e tecniche che consentano un utilizzo sempre più mirato ed efficace dei prodotti.
Come Agrofarma - Federchimica vorremmo, innanzitutto, che si uscisse dalla logica di contrapposizione tra un’agricoltura buona e un’agricoltura cattiva, poiché non solo rischia di pregiudicare l’intento di perseguire l’obiettivo di miglioramento continuo in termini di agricoltura sostenibile, a cui tutti i soggetti della filiera (dalle imprese produttrici di mezzi tecnici, agli agricoltori, ai consumatori finali) dovrebbero tendere, ma non trova un razionale nemmeno nei più recenti studi. La logica con cui come Associazione ci rapportiamo alle diverse tipologie di agricoltura è una logica inclusiva: basti pensare che circa 1/3 delle risorse investite in R&D è destinato alla ricerca di nuovi prodotti utilizzabili in agricoltura biologica.
Ma non solo. Anche il nostro comparto è in prima linea per dare un contributo sostanziale in termini di innovazione e sistemi di precision farming, a sostegno della filiera agroalimentare italiana. La digitalizzazione del settore agricolo è un ambito nel quale tutti gli attori della filiera stanno lavorando, portando anche ad una continua crescita nella professionalizzazione del settore.
Le potenzialità di crescita in questa area sono enormi. Lo scopo a cui tendere è quello di permettere interventi agronomici mirati (di precisione appunto) per riuscire ad ottimizzare la produzione ed elevare gli standard qualitativi dei prodotti agricoli, gestendo o meglio riducendo al minimo la variabilità in campo, minimizzando allo stesso tempo sprechi e rischi ambientali. Questo può avvenire solo raccogliendo quanti più dati possibili dai mezzi agricoli e dai campi, in modo da arrivare ad avere sistemi automatici di supporto decisionale alla gestione della produzione.


In Italia il Ministero dell’agricoltura sta lavorando al nuovo piano nazionale per l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari. Qual è la posizione di Agrofarma - Federchimica a riguardo?


Come Agrofarma – Federchimica condividiamo pienamente gli obiettivi del Piano di Azione Nazionale volti ad un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e alla tutela della salute degli operatori, dei residenti e dei consumatori nonché alla salvaguardia dell’ambiente.
Tuttavia, riteniamo che l’approccio utilizzato tenda ancora troppo spesso a privilegiare criteri di esclusione o limitazione di alcuni prodotti a scapito dell’adozione di buone pratiche agricole e delle innovazioni tecnologiche oggi a disposizione degli agricoltori.
La filiera agroalimentare italiana è un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale per la qualità e la sicurezza dei suoi prodotti, e questo è possibile anche grazie al contributo fondamentale dei prodotti fitosanitari, alla loro piena rispondenza ai più alti standard autorizzativi mondiali e soprattutto alla capacità e professionalità di tutto il sistema agricolo e, in primis, degli agricoltori per un loro utilizzo sicuro.
Abbiamo già parlato degli sforzi che, come industria, possiamo e dobbiamo affrontare per dare il nostro contributo allo sviluppo del settore agricolo italiano, con investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche con le attività di assistenza e formazione in campo, per promuovere l’adozione di soluzioni, tecniche e di prodotto, sempre più efficaci per il raggiungimento di un’agricoltura ancora più sostenibile e responsabile.
In questo ambito, riteniamo che tutte le misure proposte all’interno del Piano debbano essere coerenti con quanto riportato nelle etichette degli agrofarmaci, che sono frutto di un’accurata e rigorosa valutazione degli studi e delle prove che le imprese devono presentare per la registrazione dei prodotti, rispondendo ai requisiti normativi più stringenti al mondo. Eventuali misure più restrittive devono essere mirate e volte a risolvere problematiche specifiche e circoscritte territorialmente, non applicate indiscriminatamente in tutto il territorio italiano.



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