giovedì 14 maggio 2020

I FITOFARMACI TRA OSTRACISMO ED USO SOSTENIBILE E RAZIONALE

di ERMANNO COMEGNA

 

  Editoriale de "I Tempi della Terra" |n°5|

 

 

Questo numero della rivista I Tempi della Terra è pubblicato in un momento molto delicato per l’Italia e per l’intero Pianeta. La Pandemia del Covid-19 ha sconvolto la vita di tutti, provocando sciagure di vasta portata, senza risparmiare alcuni autorevoli rappresentanti della scienza agraria italiana, come i professori Michele Stanca e Carlo Lorenzoni, due maestri che con il loro lavoro in campo genetico hanno raggiunto risultati apprezzati in Italia ed all’estero ed hanno creato scuole di ricerca che continueranno a dare frutti preziosi in futuro.

Al centro dell’attenzione di questo fascicolo c’è una materia controversa e cioè l’utilizzo in agricoltura dei prodotti per la difesa delle piante.
Questi mezzi tecnici sono avversati da una parte dell’opinione pubblica che ne critica l’utilizzo e vorrebbe per sempre bandirli. Ci sono inoltre i promotori di approcci agricoli alternativi come il biologico che, per propaganda, si scagliano contro di essi, nonostante ci siano attualmente in Italia decine di prodotti fitosanitari che possono essere impiegati nel biologico per la difesa delle colture e basterebbe scorrere tale elenco per rendersi conto che non sono assolutamente da annoverare come innocui per l’ambiente, per la biodiversità e per i riflessi sulla salute dell’uomo.
I tanti nemici giurati dei prodotti per la difesa delle colture ignorano una verità che i tecnici delle materie agronomiche conoscono molto bene: ad oggi non è proponibile immaginare un’agricoltura moderna, capace di assicurare il cibo ad una popolazione mondiale che ha superato i 7 miliardi di persone, i quali vivono prevalentemente in centri urbani, senza che gli agricoltori utilizzino strumenti idonei a difendere le coltivazioni agrarie dai parassiti che le minacciano.
I ricchi con il portafoglio pieno, gli snob, i salutisti, gli eccentrici, i timorosi possono senz’altro ricorrere ad una dieta alimentare selezionata e composta da prodotti ottenuti con metodi e procedimenti che non prevedono l’utilizzo di prodotti fitosanitari di sintesi. Sono scelte plausibili che comportano un aggravio della spesa alimentare ad un livello che non tutti possono permettersi, ma sappiano che, a volte, non ottengono un risultato in linea con le aspettative e con il sacrificio economico al quale si sono assoggettati.
Non esistono ad oggi prodotti ottenuti in aziende agricole specializzate dove non si fa alcun uso di mezzi per la difesa delle colture.
Personalmente, qualche anno fa ho vissuto una esperienza diretta nella mia cittadina abruzzese di origine, particolarmente vocata alla produzione di olive. Quell’anno ci fu attacco massiccio della mosca olearia. Le olive coltivate in maniera naturale, senza alcuna operazione agronomica, perché curate da persone non professionali, interessate alla produzione ad esclusivo uso familiare, non furono raccolte, perché inservibili. Cosa che invece non accadde ad una grande azienda biologica del luogo che realizzò una produzione abbondante e priva di danni.
Non credo che le piante furono trattate con l’acqua fresca e né tanto meno con quella riscaldata.
Con atteggiamento pragmatico e realistico andrebbe riconosciuto che i prodotti fitosanitari, sia quelli presenti in natura che quelli di sintesi, sono mezzi tecnici ai quali un’agricoltura moderna non può rinunciare, se vuole mantenere un livello di prestazioni tale da soddisfare le esigenze alimentari sempre crescenti.
Tuttavia, non bisogna commettere l’errore opposto di ignorare le sensibilità dell’opinione pubblica che giudica con sospetto più o meno accentuato, fino ad arrivare ad una vera e propria fobia, il ricorso a tali prodotti.
Questi vanno impiegati solo quando necessario, dopo aver messo in atto strumenti di difesa preventiva e rispettando le rigorose normative europee e nazionali in materia.
In questo specifico campo è necessario ottenere dei miglioramenti. Da un lato è opportuno promuovere le regole per l’utilizzo sostenibile, con particolare riferimento ai principi della difesa integrata, sanciti dalle disposizioni comunitarie. Dall’altro gli agricoltori devono avere a disposizione una adeguata scelta di principi attivi che siano efficaci a difendere le loro coltivazioni.
Non sarà semplice coniugare le due menzionate esigenze. Finora le istituzioni europee e nazionali, non ci sono riuscite e la situazione potrebbe peggiorare alla luce dei recenti orientamenti che sono emersi nell’ambito del green deal europeo e della iniziativa specifica per il settore agroalimentare denominata “farm to fork”.
I prossimi mesi saranno decisivi, perché uno dei capitoli sui quali l’Unione europea intende agire è proprio quello della riduzione sostanziale dell’utilizzo dei fitofarmaci entro il 2030, con una percentuale che non è stata ancora definita, ma che si prevede a doppia cifra, applicando un’aliquota differenziata, in base alla categoria di rischio dei prodotti.
Gli agricoltori saranno chiamati ad un impegnativo sforzo per ridurre l’uso della chimica nei processi produttivi e personalmente ritengo che ci siano le condizioni per contribuire a tale finalità, anche se mi sembrano astratte le cifre di contenimento di cui si stente parlare.
L’importante è che i responsabili politici compiano scelte equilibrate, graduali, tenendo conto che l’approvvigionamento dei mercati alimentari è un bene pubblico di primaria importanza. 











Ermanno Comegna 
Già docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Università degli Studi di Campobasso e Università degli Studi di Udine. Attualmente svolge attività di libero professionista e di consulente nel settore agricolo ed agro-alimentare. E' iscritto all'albo dei giornalisti elenco dei pubblicisti. E' Direttore della rivista I TEMPI DELLA TERRA.




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