di ALBERTO GUIDORZI
E’ un allarme lanciato sui blog catastrofisti francesi in quanto dei cittadini avevano fatto analizzare le urine di “pisseurs volontaires” (in italiano “pisciatori volontari). Le analisi però non erano gratis in quanto essi dovevano pagare 85 €/analisi e altri 50 € per l’azione legale collettiva.
L’ultimo lancio allarmistico viene da Réunion dove le analisi hanno evidenziato la presenza di glyphosate ben 11 volte superiore a quello ammesso per la qualità delle acque potabili dall’OMS (0,1 µg/L per gliphosate e AMPA che è la molecola di degradazione del glyphosate, ma anche di tutti i fosfonati contenuti nei detersivi). Subito balza all’occhio che la comparazione tra l’acqua potabile ed il glyphosate non ha senso visto che le urine sono il prodotto dell’escrezione di metaboliti del corpo umano.
Stufi, però, di questo allarmismo continuo e che tra l’altro aveva fatto molta presa sull’opinione pubblica francese, l’AGPB (l'associazione francese dei produttori di cereali) il 12 novembre scorso, in pieno periodo di aspersione del glyphosate, ha scelto 48 agricoltori che si sono sottoposti all’analisi delle urine. I prelievi sono stati eseguiti secondo il protocollo in vigore e sono stati affidati per le analisi ad un laboratorio indipendente di farmacologia, tossicologia e farmaco-vigilanza del CHU di Limoges che usa il metodo gascromatografico, cioè il metodo riconosciuto dall’INRS (Istituto Nazionale di Ricerca e Sicurezza) come il più preciso ed il più affidabile. Risultato: il 100% dei campioni sono risultati essere al di sotto della soglia di qualità dell’acqua (0,1 µg/L come sopra specificato). In più il 77% dei campioni non hanno mostrato quantità rilevabili.
I campioni dei “pisciatori volontari” non agricoltori invece erano sempre stati analizzati da un laboratorio tedesco (BioCheck) con il metodo “ELISA”, metodo che la scienza non considera affidabile per questo tipo di controlli.
Su questa base l’AGPB ha chiesto che l’ANSES ( Agenzia nazionale della sicurezza sanitaria e dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro) di esplicitare le risultanze del programma di sorveglianza che le autorità sanitarie sono state demandate fare sul glyphosate. L’ANSES sulla base dei dati disponibili circa la presenza di glyphosate nelle acque, negli alimenti e il tasso d’impregnazione nell’uomo ha così precisato:
Su questa base l’AGPB ha chiesto che l’ANSES ( Agenzia nazionale della sicurezza sanitaria e dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro) di esplicitare le risultanze del programma di sorveglianza che le autorità sanitarie sono state demandate fare sul glyphosate. L’ANSES sulla base dei dati disponibili circa la presenza di glyphosate nelle acque, negli alimenti e il tasso d’impregnazione nell’uomo ha così precisato:
- Acque di superficie: fino al 2017 sono stati trovati dati inferiori ai valori tossicologici di riferimento ed in vigore per gli ambienti acquatici (in 11 anni si è oltrepassato il limite solo una volta).
- Acque di falda: Sempre nel 2017 Il glyphosate e l’AMPA erano presenti solo nel 3-4% dei campioni prelevati. Solo per meno dell’1% dei punti di prelievo sono stati riscontrati superamenti annuali della norma di qualità dell’acqua (0,1 µg/L).
Come si vede sono dati molto rassicuranti, anche perché il dato della qualità dell’acqua potabile di 0,1 µg/L non è il dato che misura la sanità dell’acqua, questa è definita da un altro parametro fissato dall’UE che è pari a 900 µg/L; al di sotto di questo limite, infatti, l’acqua è definita consumabile dall’uomo. Si tratta dunque di un limite fissato dalle competenti autorità che è 9000 volte superiore al limite di 0,1 µg/L che ne stabilisce la qualità.
Esposizione per via alimentare: Vi sono due studi del 2014 e 2016 che mostrano la presenza di minime qualità di glyphosate negli alimenti, in particolare cereali, uva e le lenticchie. Questi studi mettono in evidenza che l’esposizione della popolazione francese tramite l’alimentazione è inferiore all’1% della Dose Giornaliera Ammissibile (DGA) che è il valore di riferimento per i rischi di tossicità cronica.
Circa la presenza nelle urine, l’ANSES ha commentato i dati dei lavori scientifici e quelli diffusi da associazioni ecologiste facendo notare che: “la presenza nelle urine è dell’ordine di 1 µg/L, dato che corrisponde ad una esposizione per via orale pari all’1% della DGA.” L’ANSES assicura che le indagini proseguiranno anche in futuro ed i dati saranno resi pubblici. Ma cosa significa avere ad esempio 1 microgrammo/L di glyphosate nelle urine? Detto in soldoni: pisciare 1 microgrammo è come ingerire “tre millesimi” della dose giornaliera ammissibile, cioè quella che farebbe scattare un allarme da un punto di vista tossicologico.
Esposizione per via alimentare: Vi sono due studi del 2014 e 2016 che mostrano la presenza di minime qualità di glyphosate negli alimenti, in particolare cereali, uva e le lenticchie. Questi studi mettono in evidenza che l’esposizione della popolazione francese tramite l’alimentazione è inferiore all’1% della Dose Giornaliera Ammissibile (DGA) che è il valore di riferimento per i rischi di tossicità cronica.
Circa la presenza nelle urine, l’ANSES ha commentato i dati dei lavori scientifici e quelli diffusi da associazioni ecologiste facendo notare che: “la presenza nelle urine è dell’ordine di 1 µg/L, dato che corrisponde ad una esposizione per via orale pari all’1% della DGA.” L’ANSES assicura che le indagini proseguiranno anche in futuro ed i dati saranno resi pubblici. Ma cosa significa avere ad esempio 1 microgrammo/L di glyphosate nelle urine? Detto in soldoni: pisciare 1 microgrammo è come ingerire “tre millesimi” della dose giornaliera ammissibile, cioè quella che farebbe scattare un allarme da un punto di vista tossicologico.
ALBERTO GUIDORZI
Agronomo. Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
Nessun commento:
Posta un commento