di VALERIA PRAT
I suoi detrattori dicono che regala
alito pesante.
Gli estimatori controbattono stizziti:
se lo fai bollire l’aglio è a prova di bacio.
L’etimologia della parola è da
rintracciarsi nel celtico all, cioè aspro e bruciante.
Considerato un potente energizzante,
veniva fatto mangiare agli schiavi egizi, impegnati nella costruzione
delle piramidi, agli atleti e ai soldati greci e romani.
Durante il Medioevo i medici si
proteggevano la bocca con mascherine imbevute di succo d’aglio.
Le nutrici ne appendevano una corona
nelle camere in cui avveniva il parto.
Per proteggere il neonato.
Durante la seconda guerra mondiale,
l’aglio diventò la “penicillina russa”, perché i medici
dell’armata rossa ne sfruttavano le proprietà antisettiche per
curare le ferite.
MA QUANTO BENE FA!
L’aglio è una vera panacea.
È ricco di ferro, calcio e zinco, di
vitamine B e C.
È un antimicrobico e un antielmintico
(contro i vermi).
Protegge dall’ipertensione.
È un vero killer di calli e duroni.
Combatte i crampi addominali e l’ulcera
gastrica.
È poi un ottimo antizanzara e
antitarma.
Molti poi giurano sulla sua efficacia
contro il malocchio.
Svariati sono i tipi di aglio: bianco,
il più forte, quello nero più dolce, rosso un po’ piccante, rosa
delicato.
Il “Re dell’aglio” è considerato
l’aglio bianco piacentino. Può mantenersi anche più di un anno.
L’aglio di Vessalico in provincia di
Imperia è invece un’eccellenza ligure: il gusto è delicato ed è
molto digeribile.
Il 2 luglio di ogni anno si tiene, da
oltre due secoli, una famosa sagra dedicata a questo prodotto.
C’è poi
l’aglione della Val di Chiana (Toscana). Ha bulbi giganti di color
bianco avorio che possono raggiungere gli 800 gr. di peso.
Fra il 23 e il 24 giugno, nella notte
di S. Giovanni entra in gioco anche l’aglio.
Lo ricorda pure G. Pascoli nella
poesia: “San Giovanni” (1908-1909):
“Cava nell’orto l’aglio e le
cipolle/
Per San Zuanne chi non compra l’aglio,
per tutto l’anno non avrà guadagno”.
Lo scrittore americano Jim Harrison
(1937-2015) ebbe a dire: “senza l’aglio e il vino continuare per
la nostra strada in questa vita può essere davvero dura”.
QUALCHE PERLA DI SAGGEZZA
A VOLTE ANCHE PER RIDERE UN PO’
- Sei partito aglio e sei tornato cipolla (proverbio sardo)
(non è che sei cambiato molto)
- Se ogni bugia sapesse d’aglio, sulla terra non si potrebbe respirare (proverbio inglese)
- Che ci resti almeno l’aglio
(dicono i contadini in caso di annate
magre)
- Casa mia, donna mia, pane e aglio vita mia.
- L’aglio è importante. Non è un dett’aglio.
- “Non piangere” - disse l’aglio alla cipolla.
“Non fiatare” - rispose la cipolla.
E ora perché non farci spaghetti
aglio, olio e peperoncino?
Il migliore dei piatti possibili!
l' articolo è uscito in origine sulla Rivista: I TEMPI DELLA TERRA
VALERIA PRAT
Valeria Prat è genovese.
Ha insegnato con passione per 37 anni materie umanistiche. Ama la natura, il volo in ultraleggero e l 'Emilia -Romagna. Ultimamente, a 66
anni, ha esordito come scrittrice con "A volte basta una piuma" e la storia vera di Felice Pedroni, “Un cercatore d ' oro modenese di fine '
800 che fa fortuna in Alaska”. Si sente poco scrittrice però, un po' di più " giocoliera delle parole". Diversamente giovane, diversamente
abile e diversamente scrittrice
Aldo Fabrizi vi ha dedicato un sonetto:
RispondiEliminaL’aglio
Se la cipolla è la regina, l’Ajo
è un Re, sia cortivato che selvatico,
come medicinale è un’antiasmatico
e cura mar de stommico e travajo.
Si per li baci rippresenta un guaio,
pe’ li bacilli è un acido muriatico,
in più è depurativo, antireumatico
e chi nun l’usa spesso, fa no sbajo…
Mi madre me metteva, da lupetto,
‘na collanina d’aji intorno al collo
e poi me ce mannava puro a letto.
“li vermini” diceva “so’ birboni,
e l’ajo, fijo, è l’unico controllo
che non li fa salir ne li pormoni.
Bellissimo sonetto.
EliminaGrazie Alberto 😀
Cara Valeria,
RispondiEliminaa proposito del "migliore dei piatti possibile", ti segnalo una variante interessante della ricetta. Il tutto prende origine da Cetara, delizioso paese della costiera amalfitana celebre per il tonno e la colatura di alici.
Quest'ultima (quella "vera", prodotti da pochi artigiani, perché si cominciano a vedere in giro delle imitazioni, addirittura croate...), prevede l'impiego della colatura assieme all'olio extra-vergine a crudo, aglio e prezzemolo. E magari una leggerissima grattata della buccia del limone sfusato amalfitano.
Una delizia, alquanto salutare tra l'altro (ero al corrente che volevano ottenere la DOP per la colatura, e tale prodotto a ben giudicare è uno "scrigno" di proprietà salutistiche).
In origine, la colatura di alici era un apprezzato omaggio delle famiglie di pescatori di Cetara, ai propri compaesani per la viglia di Natale.
Fantastico suggerimento !
RispondiEliminaGrazie !
Grazie Alessandro
RispondiEliminaNon conoscevo