martedì 19 novembre 2019

LA QUESTIONE GIOVANI NELL’AGRICOLTURA EUROPEA: UN DILEMMA DIFFICILE DA AFFRONTARE


di ERMANNO COMEGNA 




Cercare di trattenere le nuove generazioni nel settore agricolo dei Paesi dell’Unione europea è uno degli obiettivi più intensamente perseguiti dalle Istituzioni comunitarie, dai Governi nazionali e, laddove esistono, dalle Autonomie regionali
Ogni volta che si programmano interventi di politica agraria per il futuro, si cerca di aumentare la varietà degli strumenti di sostegno disponibili e la dotazione finanziaria necessaria per attivarli. 
In una recente relazione speciale della Corte dei Conti Europea, è stato evidenziato come tra il periodo di programmazione 2007/2013 e quello successivo 2014/2020, il bilancio dell’UE a sostegno dei giovani agricoltori è aumentato da 3,23 a 6,42 miliardi di euro. 
Nonostante tali sforzi, il processo di senilizzazione del settore agricolo europeo non si è arrestato. La questione è avvertita a tal punto che, nelle proposte della nuova PAC post 2020, è stata prefigurata una intensificazione ulteriore degli interventi a favore dei giovani. 
Gli ultimi dati disponibili sulle strutture delle aziende agricole, dicono in modo impietoso che c’è una fuga dei giovani dall’agricoltura: -33,1% in Italia e -23.2 % nella UE dal 2007 al 2013 (tabella - 1). 

Tab 1-  Il ricambio generazionale in agricoltura: un problema difficile da affrontare. Fonte: Corte dei Conti Europea, relazione speciale nr. 10 del 2017.
L’Italia sembra mostrare una accentuazione del fenomeno della scarsa presenza giovanile nel settore primario. Tutte le statistiche comparative con dati sui diversi Paesi membri dell’Unione Europea mostrano che il nostro si trova in una situazione peggiore della media comunitaria. Non mancano, tuttavia studi condotti da alcuni ricercatori italiani che tendono a restringere il campo di osservazione alle sole aziende agricole economicamente rilevanti, escludendo pertanto le microimprese con una produzione economica di modesta entità (10.000 euro per anno). Il risultato di tale esercizio, porta verso una incidenza giovanile decisamente più marcata (il 18% secondo Francesco Piras su AGRIREGIONIEUROPA, dicembre 2018). 
Le Regioni italiane sono sensibili all’argomento e considerano il ricambio generazionale come una delle priorità da perseguire con maggiore convinzione. Durante il periodo di programmazione della politica di sviluppo rurale 2007-2013, sono stati oltre 22 mila i giovani agricoltori che hanno beneficiato del premio forfettario una tantum per il primo insediamento in un’azienda agricola. Peraltro, tale intervento funziona in maniera efficace come dimostra la capacità di raggiungimento dell’obiettivo da parte delle regioni italiane rispetto a quanto programmato. Nel settennio considerato, c’è stata una percentuale di esecuzione del 96.5% (Tabella - 2) . 

 Tab - 2 Il sostegno per l’insediamento dei giovani agricoltori nei PSR 2007/2013 . Fonte: Corte dei Conti Repubblica Italiana, Relazione speciale 2018.

Anche nel periodo di programmazione 2014-2020, le regioni italiane non si sono tirate indietro, anzi hanno ulteriormente intensificato gli sforzi a tal punto che nel solo biennio 2016-2017 sono state presentate 28.824 domande di primo insediamento ( Tabella - 3) . 

Tab - 3 Domande presentate dai giovani agricoltori a valere sulla Misura 6.1 del PSR 2014/2020 negli anni 2016 e 2017. Fonte: Coldiretti
L’analisi quantitativa sul fenomeno dei giovani in agricoltura restituisce sicuramente dei dati interessanti e, in qualche caso contraddittori, a tal punto che è frequente imbattersi nel confronto tra coloro che esaltano il ritorno all’agricoltura e quelli che, invece, contestano la veridicità di tale fenomeno. 
Probabilmente, potrebbe essere più fruttuoso concentrare l’attenzione sull’aspetto qualitativo del fenomeno e su gli insegnamenti che possono derivarne. 
Sotto tale profilo, le interviste contenute nel presente fascicolo della rivista “I Tempi della Terra” risultano oltremodo interessanti, perché confermano alcune caratteristiche virtuose legate alla presenza dei giovani come soggetti imprenditoriali in agricoltura. 
Questi ultimi generalmente esprimono una visione diversa di gestione aziendale che conduce verso modelli economici capaci di creare valore e di generare ricchezza puntando non solo sulla coltivazione della terra, ma anche su altre attività, spesso collaterali e finanche estranee al settore primario. Inoltre i giovani esprimono una elevata attitudine verso l’innovazione e spesso sono in grado di mettere in campo idee creative e approcci radicalmente differenti rispetto a quelli standard. 
Un’indagine svolta intervistando giovani agricoltori di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, a cura del sindacato giovanile CEJA e dell’impresa di macchinari per agricoltura e l’industria alimentare DeLaval, ha fornito interessanti risultati sugli elementi che le nuove generazioni di agricoltori considerano importanti per lo sviluppo di aziende economicamente sostenibili. 
Ci sono i soliti fabbisogni che immancabilmente compaiono quando si parla di fattori critici che un giovane imprenditore agricolo incontra (accesso alla terra ed accesso al credito); ma, con qualche sorpresa, tra le preoccupazioni più menzionate sono emerse variabili meno scontate. 
Il primo fattore limitante è la garanzia di poter contare su un livello di reddito aziendale adeguato (59.20% delle risposte)( Tabella - 4).

Tab - 4  I principali fattori critici per i giovani agricoltori europei. Fonte: ricerca DeLaval - CEJA
Un altro elemento che angustia perfino i giovani è la complessità delle procedure amministrative (42,43% delle risposte). Aio primi posti tra le preoccupazioni dei giovani si colloca la possibilità di competere ad armi pari nel mercato globale, con quasi il 40% delle risposte . 
Sarebbe opportuno utilizzare le indagini qualitative sul rapporto giovani e agricoltura e realizzarne di nuove per indagare sulle motivazioni che possano ostacolare o favorire il fenomeno del ricambio generazionale, utilizzando tali risultati per calibrare meglio gli interventi di politica agraria sul territorio.



Ermanno Comegna 
Già docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Università degli Studi di Campobasso e Università degli Studi di Udine. Attualmente svolge attività di libero professionista e di consulente nel settore agricolo ed agro-alimentare. E' iscritto all'albo dei giornalisti elenco dei pubblicisti. E' Direttore de : 



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