di DEBORAH PIOVAN
C’è questa Azienda.
Ha società affiliate in diversi Paesi, ipotizziamo che sia qualcosa di simile ad una Multinazionale.
Possiede un Marchio.
Propone un Metodo. Chi vuole sfruttare i vantaggi commerciali del Metodo si deve associare e pagare in anticipo ogni ispezione e ogni consulenza. Il richiedente verrà valutato per due anni, poi l’Azienda deciderà se è idoneo e potrà mettere il Marchio sui suoi prodotti. Non è specificato cosa si intenda per “idoneo”. Cominciate a insospettirvi? Non ancora? Andiamo avanti.
Diciamo che il marchio si chiama XX, l’Azienda si chiama XX International, è presente in tutti i continenti e chi vuole raccontare ai propri clienti le virtù del Metodo e scrivere sui propri prodotti che lo pratica, per averne visibilità, deve applicare il marchio privato XX pagando la XX International.
Si può mettere a marchio tutelato un metodo accessibile a tutti e le cui linee guida sono state inventate più di ottant’anni fa? Domanda interessante. Cominciate ad insospettirvi? Non ancora?
Ma conviene affiliarsi, eh. Un imprenditore che desideri distinguere il proprio prodotto, caratterizzarlo agli occhi del consumatore, dovrebbe farci un pensierino. Perché insomma, è un brand accattivante, i prodotti a marchio XX vengono descritti come i più etici e rispettosi. Da chi? Beh, dalla XX. I loro prodotti rafforzano “il metabolismo umano in modo tale che lo sviluppo fisico-animico e spirituale dell’uomo avvenga in modo armonico e sano”. Chi lo dice? E’scritto sul sito della XX. Non so cosa significhi, ma è tutto bellissimo.
C’è anche scritto, nelle linee guida per il produttore che intendesse fregiarsi del Marchio: “in nessun caso si deve lavorare seguendo il principio della concorrenza”. Qui cominciate a preoccuparvi. Una frase del genere non ha senso alcuno ed un produttore dovrebbe ben occuparsi della concorrenza, della correttezza del comportamento suo e dei suoi concorrenti, e anche pretendere che qualcuno vigili sulla concorrenza. Mi chiedo: ma se non trae profitto dal suo lavoro in un sano contesto concorrenziale, come può il produttore pagare l’Azienda XX e il suo Marchio e seguire il suo Metodo?
Forse l’Azienda XX auspica di eliminare la concorrenza, chissà.
Alcuni politici cominciano ad intravedere visibilità e annunciano corsi univerisitari per insegnare Il Metodo. Qualcuno finalmente sobbalza: può un’Università insegnare qualcosa che è gestito da un’Azienda privata in regime di monopolio? Può fare ricerca e sperimentazione su tale Metodo? Con quale credibilità?
Mentre da noi un’università ospita incontri sul Metodo basato su esoterismo, altrove il mondo va avanti: la ministro dell’agricoltura olandese Carola Schouten dichiara di voler iniziare una sperimentazione su piante migliorate geneticamente con tecniche basate sulla scienza OGM, in collaborazione con la prestigiosissima Università di Wageningen.
E’ un vecchio trucco quello di infilare spunti di verità scientifica nel pacchetto che si sta confezionando, per farlo apparire più autorevole. Così, raccomandare di preservare l’humus nel terreno, come si fa nel Metodo di cui sopra, è la prima lezione che qualunque agricoltore conosce e che qualunque studente di Scienze Agrarie riceve. Forse non è strano che una delle principali pratiche volte a preservare l’humus sia ultimamente sotto attacco proprio da parte dei profeti del Metodo. Si tratta dell’agricoltura conservativa, giustamente promossa e finanziata anche da programmi comunitari, a supporto della quale è disponibile una ricca letteratura scientifica. Poi il Metodo raccomanda le rotazioni colturali, come ogni professore di Agronomia fa da sempre e come ogni agricoltore cerca di fare, perché questa è corretta pratica agricola. Lo stesso dicasi per il compostaggio.
Ma il Metodo vi darà anche un calendario planetario per eseguire le operazioni colturali, dando ad intendere che i pianeti abbiano un influsso su di esse. Vi dirà di promuovere l’uso delle percezioni, vi metterà in guardia dall’applicazione di concetti ed esperienze derivate dall’approccio sperimentale della fisica e della chimica, come è chiaramente scritto sul suo sito. Viene da pensare che metta in guardia contro i dati oggettivi, promuovendo invece un approccio basato su percezioni, emozioni, irrazionalità: forse perché queste sono più facilmente pilotabili dei fatti? Sganciarsi dai fatti dimostrati rende possibile qualunque arbitrio. Quale libertà avrà mai il coltivatore se non potrà appoggiarsi ai fatti e dovrà dipendere dal verdetto di idoneità concesso dall’Azienda XX?
Deve essere chiaro a tutti coloro che si occupano seriamente di agroalimentare che i consumatori sono spaventati ad arte e questa loro paura usata. Chiunque approfitti della buona fede di chi cerca cibo sano e ambiente sicuro per proporre fole antiscientifiche, chiunque approfitti di questa moda per cercare fondi per i propri scopi, tradendo in questo modo le regole dell’unico Metodo attendibile, quello scientifico, si rende responsabile.
Non ho indulgenza per chi si piega per interesse, rinnega ciò che tanti decenni di studio hanno portato e ancora portano al nostro sapere e alle nostre tecniche agrarie. Non ne ho perché alimentano, anzi cavalcano una pericolosa deriva antiscientifica che distrae energie e fondi da ricerche che, dato lo stato della nostra agricoltura e i cambiamenti climatici in atto, hanno un’urgenza estrema e dovrebbero avere priorità assoluta.
L’ecologia è una Scienza a disposizione di tutti. L’agroecologia, cioè lo studio del contesto ecologico in ambito agrario, pure. Non si può brevettare, né mettere sotto un marchio, né lasciare che una multinazionale se ne occupi in esclusiva.
Deborah Piovan
Laurea in Scienze Agrarie Università di Pisa, Diploma della Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa. Presidente federazione nazionale proteoleaginose Confagricoltura. Imprenditrice agricola.
Deborah Piovan
Laurea in Scienze Agrarie Università di Pisa, Diploma della Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa. Presidente federazione nazionale proteoleaginose Confagricoltura. Imprenditrice agricola.
Deborah
RispondiEliminaQuando ho letto i nomi a sostegno e la LETTERA APERTA A PROPOSITO DEL CONGRESSO PROMOSSO DALL'ASSOCIAZIONE PER L'AGRICOLTURA BIODINAMICA che contestava la nostra levata di scudi, ho immaginato mio nonno che guardava sulla terra e rifletteva sul fatto che in cielo erano convinti che rispetto alla sua epoca in terra era stato fatto un progresso in fatto di agricoltura e disponibilità di cibo inimmaginabili. Egli si è messo ad osservare il coltivare biodinamico e ha pensato che era esattamente quello che faceva lui: concimava con letame (ben 300/400 q veicolati con la forca sei volte) e le sue vacche mangiavano le erbe delle preparazioni 503 e seguenti e queste finivano nel letame e avrebbero dovuto esercitare un'azione molto più forte delle quantità omeopatiche della biodinamica . Certo non usava il corno come lo usano i biodinamici, lo usava solo come contenitore ("cota" in gergo) della pietra smeriglio che serviva per affilare la falce fienaia, che tanta fatica gli procurava. Certo non erano gli stessi strumenti usati in biodinamica per richiamare le influenze del cielo, però lui chiamava il prete due volte all'anno a eseguire le benedizione dei suoi campi, Tra l'altro gli costava molto meno delle certificazione Demeter (con un salame o un cotechino se la cavava). Ha poi guardato cos'avevano nel piatto mentre mangiavano e rimase meravigliato dell'abbondanza. A questo punto si rivolse al Padre eterno e disse: " ascolta, ma quelli hanno il piatto pieno ed il mio spessissimo non era sufficiente a sfamarmi, eppure chiamavo i tuoi rappresentanti che mi dicevano che invocavano l'aiuto divino. Devo arguire quindi che i tuoi poteri non sono così potenti come quelli degli astri e della luna in particolare". Allora i Padre Eterno prima gli mostrò Rudolf Steiner che se la rideva a crepapelle nel guardare i suoi adepti e poi gli mostrò da dove venivano i soldi per comprare il cibo che anche loro non erano capaci di produrre alla pari di mio nonno. Inoltre gli fece comprendere perchè molti firmatari della lettera si sono precipitati a partecipare alla tavolata, facendo, tra l'altro carta straccia della scienza che avrebbero dovuto tenere nel massimo rispetto, visto che la collettività li ha laureati e li sta stipendiando. Al che mio nonno aveva capito che il mondo non era proprio cambiato e in terra c'è sempre chi può e chi non può.
Ottimo racconto che riassume perfettamente la tematica.
EliminaSolo che è troppo contro corrente perché venga considerato dalla maggioranza.
Ricordo che qualche anno fa mi capitò di trovare in un supermercato di quartiere una mamma alla quale sua figlia aveva incaricato di acquistare un dentifricio biologico...
RispondiEliminaQuesta signora non sapendo bene distinguere si rivolse a me, rimasi per un momento interdetta e poi ridendo le dissi : ma no ! non esiste un dentifricio biologico ! all'insistenza della donna, premurosa nei confronti della figlia, le consigliai di prendere quel dentifricio con la confezione colorata di verde...
La signora mi sorprese ancora rispondendomi mentre si allontanava: ma mia figlia non è mica scema !
L'ideologia del bio, del senza, del naturale, è arrivata a cascata ai ceti popolari che vogliono anch'essi essere fighi, cool, come tanti laureati che bistrattano la loro laurea affidandosi ai moderni santoni.
Mi viene da pensare che le scie chimiche abbiano in verità un effetto malefico, e che in pochi ci si senta, come in un racconto di fantascienza, invasi dagli alieni, dagli ultracorpi che prendono il potere.
Sono i nuovi Vanna Marchi e il mago Oronzo, travestiti per un pubblico più ricco e acculturato che ossessionato dal fare bella figura come gli aristocratici giocano e imitano Maria Antonietta .