martedì 13 novembre 2018

IN RISPOSTA AI CATTEDRATICI BIODINAMICI...

di OSVALDO FAILLA  e ANNA SANDRUCCI

 






Cara Claudia e caro Stefano

scriviamo a voi come firmatari della “lettera aperta a proposito del congresso promosso dall'associazione per l'agricoltura biodinamica” (nel riquadro sottostante) con preghiera di trasmettere questa breve replica agli altri firmatari e di renderla pubblica sui canali che riterrete più opportuni. 

LETTERA APERTA A PROPOSITO DEL CONGRESSO PROMOSSO DALL'ASSOCIAZIONE PER L'AGRICOLTURA BIODINAMICA



Quest'anno, dal 15 al 17 novembre, l'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica ha promosso il 35° congresso dedicato a "Innovazione e ricerca, alleanze per l'agroecologia" presso il Politecnico di Milano, sotto il patrocinio, tra gli altri, dello stesso Politecnico, del Comune di Milano e della Regione Lombardia. Si tratta di un congresso cui partecipano rappresentanti di centinaia di aziende e, come relatori del settore agrario, anche docenti di università italiane, ricercatori di centri di ricerca italiani e stranieri oltre al vicepresidente della commissione ambiente del Parlamento europeo, Paolo de Castro (pure lui accademico) e una serie di rilevanti personalità.
A seguito della pubblicazione dell'evento, un gruppo di docenti dell'Università di Milano ha diffuso una lettera indirizzata al Rettore del Politecnico, al Sindaco e ad altri, con considerazioni pesanti contro l'agricoltura biodinamica e sollecitandoli a non portare i saluti all'apertura del congresso, in modo da non avallare con la loro presenza i contenuti dell'evento.
L'invito a intervenire al convegno, successivamente inoltrato ai firmatari della lettera da parte dell'Associazione per Agricoltura Biodinamica, è stato rifiutato.
Negli ambienti accademici sono state diffuse altre lettere, anche di non esperti nei settori scientifici in oggetto, nelle quali si evita accuratamente di prendere in considerazione i risultati delle numerose sperimentazioni disponibili, mentre ci si attacca a frasi di testi di altri tempi, accomunando così la biodinamica a posizioni antiscientifiche, come quelle dei No-vax.
Premesso che nessuno di noi fa parte dell'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica e non ci interessa, in questo caso, entrare nel merito dei risvolti filosofici di questa associazione, dissentiamo profondamente da questo comportamento anzitutto perché denigra associazioni di agricoltori il cui modello di agricoltura, sensibile ai temi della salute e della sostenibilità, è comunque una realtà diffusa e riconosciuta istituzionalmente; in secondo luogo perché è scorretto nei confronti di quei colleghi, ottimi ricercatori italiani e stranieri anche di fama internazionale, competenti in materia, che senza pregiudizi hanno condotto ricerche sull'agricoltura biodinamica e biologica e pubblicato i risultati su riviste internazionali, anche di altissimo impatto (PLOS ONE, Nature).  
Chiunque abbia partecipato a congressi scientifici di qualsiasi disciplina sa che in essi vengono a volte presentate relazioni in disaccordo tra loro, che sollevano accesi dibattiti e discussioni; solo ricerche successive potranno stabilire quale sia la tesi corretta. Il compito della comunità scientifica è comunicare, dialogare, non disdegnare la pratica del dubbio, far circolare le idee e metterle alla prova con mente aperta e senza pregiudizi.
L'approccio scientifico non sta nella scelta dell'oggetto, ma nel metodo che viene utilizzato. Il vero atteggiamento antiscientifico è semmai il dogmatismo di chi non vuole occuparsi di argomenti che ha personalmente condannato a priori come "ridicoli".
La comunità scientifica spesso lamenta il fatto di godere di scarso credito da parte della società civile. A nostro avviso questi comportamenti possono solo peggiorare la situazione, anche perché l'agricoltura biologica, in tutte le sue manifestazioni, continua a crescere con un ritmo inimmaginabile solo pochi anni fa e rappresenta uno dei pochi settori di successo del sistema agroalimentare italiano, così come aumenta il numero di uomini e donne di scienza interessati a studiarne meccanismi, processi e effetti sulla produzione e sull'ambiente.
Oggi l'agricoltura, (integrata, di precisione, conservativa, biologica, biodinamica, agroecologica) ha il gravoso compito di nutrire il pianeta, di erogare servizi ecosistemici ed essere nello stesso tempo economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile. Il ruolo del mondo della ricerca è di fornire il supporto scientifico a questo importante percorso, senza sposare acriticamente posizioni di parte.
Claudia Sorlini, professore emerito di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria, Università di Milano
Paolo Bàrberi, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee e Vice-Presidente di Agroecology Europe, già presidente della European Weed Research Society, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa
Marcello BIOCCA, ricercatore, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria
Stefano Bocchi professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, coordinatore del Centro di Ricerca GAIA 2050, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, Università degli Studi di Milano.
Maurizio Borin, professore Ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, Direttore del Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente, Universita’ di Padova
Gianluca Brunori, professore ordinario di politica alimentare Università di Pisa
Stefano Canali, primo ricercatore, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Presidente RIRAB (Rete Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica). World Board, ISOFAR(International Society of Organic Agriculture Research)
Francesco Danuso, professore ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee
Giovanni Dinelli, professore Ordinario di Agronomia, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari, Università di Bologna
Massimo Fagnano, professore di Agronomia e coltivazioni erbacee, Dipartimento di Agraria Università di Napoli Federico II
Andrea Galli, professore ordinario di Costruzioni rurali e territorio agroforestale, direttore scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali. Presidente Centro interdipartimentale di ricerca e servizio sul paesaggio.
Manuela Giovannetti, professore ordinario di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria e Direttore Centro Interdipartimentale di Ricerca "Nutraceutica e Alimentazione per la Salute", Università di Pisa
Stefano Masini, professore associato di diritto agrario dell’Università di Roma Tor Vergata e condirettore della rivista Diritto Agroalimentare.
Paola Migliorini Assistant Professor in Agronomy and Crop Production, Course Leader in Agroecology, Sustainable and Organic Agriculture, ERASMUS Coordinator, Ecogarden Supervisor
Carlo Modonesi dept of chemistry, life sciences and environmental sustainability università degli studi di Parma
Massimo Monteleone,Professore Associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell'Ambiente, Università di Foggia
Camilla Moonen Assistant Professor in Agronomy and Field Crops presso la Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa
Valeria Negri professoressa associata, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Unità di Ricerca Genetica Agraria e Biotecnologie Genetiche Università degli Studi di Perugia
Fabio Tittarelli, ricercatore CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria.
Gaio Cesare Pacini, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, Università di Firenze.
Fabio Maria Santucci, professore associato di Economia e Estimo Rurale, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali Delegato del Rettore per la Cooperazione Internazionale, Università di Perugia
Cristiana Sbrana, Ricercatrice CNR-IBBA UOS Pisa
Andrea Squartini, professore associato di Ecologia Microbica, Università di Padova
Alessandra Trinchera, ricercatrice CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente (Roma)
Raffaele Zanoli, professore di Food Marketing & Management; World Board, ISOFAR (International Society of Organic Agriculture Research), Presidente, Gruppo di Ricerca sull'Agricoltura Biologica (GRAB-IT). Dip.Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Università Politecnica delle Marche.



Per comodità riprendiamo alcune vostre frasi. 

 
denigra associazioni di agricoltori il cui modello di agricoltura, sensibile ai temi della salute e della sostenibilità, è comunque una realtà diffusa e riconosciuta istituzionalmente”.

 
L’argomentazione è molto debole. L’Illuminismo dovette denigrare magia e superstizione per affermare il pensiero scientifico moderno. La diffusione e il riconoscimento istituzionale purtroppo non danno alcuna garanzia né delle basi scientifiche, né dei requisiti di sostenibilità delle pratiche biodinamiche. 


… in secondo luogo perché è scorretto nei confronti di quei colleghi, ottimi ricercatori italiani e stranieri anche di fama internazionale, competenti in materia, che senza pregiudizi hanno condotto ricerche sull'agricoltura biodinamica e biologica e pubblicato i risultati su riviste internazionali, anche di altissimo impatto (PLOS ONE, Nature)”, et passim. 


La visione scientifica della natura si basa su modelli descrittivi che cercano di legare le cause agli effetti, attraverso una serie di relazioni, ciascuna delle quali può essere provata ovvero smentita mediante le tecniche della sperimentazione scientifica in senso lato. La definizione di modelli interpretativi ci ha affrancato, e ci affrancherà sempre di più, da un empirismo descrittivo, per sua natura spesso ingannevole.
La letteratura scientifica alla quale si fa riferimento, seppure pubblicata su riviste autorevoli, consiste in report di prove comparative, talvolta metodologicamente deboli, che di norma non “provano” alcuna efficacia dei metodi biodinamici, ma che soprattutto non tentano neppure lontanamente di spiegare, attraverso la caratterizzazione dei rapporti di cause ed effetti, i meccanismi fisiologici, biochimici o semplicemente fisico-chimici, che consentirebbero ai preparati biodinamici, che si ritiene si energizzino grazie all'acquisizione di forze cosmiche, di avere effetti sulle piante e sulle loro produzioni. Effetti che vanno contro ogni modello scientifico consolidato, a partire dalla legge di conservazione delle masse di Lavoisier.

Il compito della comunità scientifica è comunicare, dialogare, non disdegnare la pratica del dubbio, far circolare le idee e metterle alla prova con mente aperta e senza pregiudizi”. 


Siamo pienamente d’accordo; anzi si dovrebbe aggiungere che la scienza deve essere libera da ogni laccio ideologico e politico. La nostra impressione, in relazione all’atteggiamento di coloro che hanno sottoscritto la lettera aperta, è quella di un’omologazione al pensiero politicamente dominante, con buona pace di Brecht e del “suo Galileo”. Affermazioni di ministri e politici, privi o quasi di preparazione scientifica, vengono accolte in ossequio al “principio del dubbio” con il rischio di far circolare non idee ma messaggi confusi, in cui credenze e teorie scientificamente fondate sono messe sullo stesso piano; quasi una scienza del “così è se vi pare”.
Inoltre, le teorie scientifiche non possono essere il risultato di un semplice confronto di opinioni con l’adozione di risoluzioni “a maggioranza”. La scienza è la cosa più democratica del mondo perché chiunque può parteciparvi a condizione però di accettare le regole del metodo scientifico.
Vi confermiamo che siamo pronti a discutere di ogni modello di agricoltura: integrata, di precisione, conservativa, biologica, agro-ecologica. Non chiedeteci però di includere quella biodinamica in un contesto scientifico. 


Un caro saluto.

Osvaldo Failla (Direttore) e Anna Sandrucci (vicedirettore)

DiSAA - Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia. Università degli Studi di Milano

Milano, 11 Novembre 2018




7 commenti:

  1. Lettera molto garbata e civile, il che a mio modo di vedere è sempre cosa apprezzabile. Forse un richiamo più fermo andava fatto sul titolo che i cattedratici hanno dato al loro intervento, invocando la "libertà della scienza". E' di questo che si sta parlando quando si difende la biodinamica? e perché allora non riaprire il dibattito fra creazionismo ed evoluzionismo? o quello fra i sistemi tolemaico e copernicano? Dobbiamo ritenere prevaricanti e illiberali quanti stanno dalla parete di Darwin e Galileo? Personalmente non escludo che le forze cosmiche (o la materia oscura, o le onde gravitazionali o quant'altro) possano esercitare influssi sulle produzioni agricole, ma non mi risulta che qualcuno sia ancora stato in grado di dimostrarli e misurarli. Oppure è questo che si sostiene sulle citate prestigiose riviste scientifiche? Sarebbe interessante che a questo dibattito fossero resi disponibili i veri contenuti di queste pubblicazioni che, fra le altre cose, non credo mettano in un unico calderone l'agricoltura biologica (che non impiega chimica di sintesi, ma nel rispetto di questo vincolo che si è autoimposta non nega affatto il metodo scientifico)e l'agricoltura biodinamica, come invece sembrano fare i cattedratici firmatari.
    Michele Lodigiani

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  2. Quando un certo numero di ricercatori e docenti universitari di materie agronomiche ed agricole ritiene che alcune teorie e pratiche debbano essere verificate in base a metodi scientificamente corretti pur non ritenendo che tali teorie e pratiche siano valide sia in parte che in toto occorre ascoltarli e confrontarsi. Il confronto e la discussione devono avvenire su risultanze ottenute da prove ed esperienze condotte in modo scientificamente corrette e solo in questo modo si possono poi rigettare - sempre in toto o parzialmente - le medesime fermo restando che ognuno può lo stesso ritenere (come si dice dalle mie parti) che la luna sia una forma di formaggio ma questo è un'altra cosa che trascende dalla cultura agronomica. E' evidente dall'esame della realtà che il biodinamico sia una possibile offerta di prodotti ad una fascia di consumatori che ritengono tali produzioni più confacenti alle loro esigenze ma questo accade per tanti prodotti. Altra cosa è ritenere il biodinamico una risposta ai problemi dell'approvvigionamento alimentare e non solo per la gran massa dei consumatori, infatti basta osservare dove tale metodologia agricola e zootecnica si è diffusa. Bisogna sempre tener presente che la stragrande maggioranza dei produttori agricoli e zootecnici agiscono con serietà ed impegno professionale prova ne sia il miglioramento della qualità delle loro produzioni ed il continuo sviluppo di tecniche e tecnologie a minor impatto ambientale. Un fattore determinante specialmente per i docenti credo sia quello di stimolare lo spirito critico dei loro allievi attraverso studio ed esperienze sia di campo che di laboratorio evitando le guerre di religione ricordando quanto campeggiava all'ingresso dell'ex istituto di entomologia di Bologna "verum stabile cetera fumus".
    Gianni Leoncini

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  3. Ma il problema non è costituito dalla pratica dell'agricoltura biodinamica: se esiste una domanda di mercato è logico che si organizzi un'offerta commerciale. Esiste una domanda anche per il mercato dei cartomanti, assai più consistente di quanto si pensi cui fa riscontro un'abbondante offerta. Il problema è che la biodinamica sostiene una superiorità etica ed ambientale rispetto all'agricoltura convenzionale e che il Politecnico, ospitando il convegno, ne legittima implicitamente la tesi. Come commenteremmo l'organizzazione di un convegno di cartomanti al Politecnico?

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    1. Caro Michele, approfitto dello spazio di Agrarian Sciences per esternare a te ed ai lettori un'osservazione che non ho potuto farti per ragioni di tempo a margine del Convegno sul Miglioramento Genetico organizzato dalla Società Agraria di Lombardia il 14 novembre.
      Un punto essenziale, ben rilevato dalla dott.ssa Piovan in un altro articolo, è questo. L'agricoltura convenzionale può anche essere criticata, anzi DEVE essere criticata quando si fa un uso eccessivo, improprio o irrazionale dei mezzi tecnologici che la scienza mette a disposizione. Ma è di libero accesso per tutti. L'agricoltura biologica, se autentica, può essere criticata per la discutibile sostenibilità ambientale, data dalla ridotta efficienza nell'uso di risorse non riproducibili come la terra (per via della minore produttività), l'aria (perchè producendo meno sequestra meno CO2), ed in qualche caso (vedi quello del riso, se mi si consente una osservazione personale e diretta) anche l'acqua; può essere criticata anche per la sua scarsa sostenibilità economica, perchè con gli attuali differenziali di prezzo tra bio e convenzionale chi fa veramente bio non naviga certo nell'oro. DEVE essere criticata per il fenomeno del falso "bio" che distorce il mercato, falsa la concorrenza (con danno per tutti i produttori onesti, convenzionali o veri bio che siano)ed ... inquina i cervelli dell'opinione pubblica e dei decisori politici, indotti a credere che fare bio sia semplice. Ma anche il bio è di accesso relativamente libero: basta farsi certificare da un organismo di controllo (sul fatto che questo sia uno dei pochi settori in cui il controllore è pagato dal controllato si potrebbe poi disquisire a lungo).
      L'agricoltura biodinamica no. Chi volesse fare agricoltura biodinamica dovrebbe affiliarsi ad una ditta privata tedesca, che detiene il monopolio mondiale del marchio e del "metodo" (vien da chiedersi se non sia questa una delle feroci multinazionali di cui tanto si parla...e non sempre a proposito). Un "metodo" che, non avendo alcuna valenza o riscontro scientifico, non è oggettivamente misurabile né contestabile. Il che fornisce a chi lo detiene un insindacabile, incontrollabile ed assoluto potere sugli "adepti"... Che un istituzione accademica pubblica fornisca una "patente" di credibilità e rispettabilità a un'organizzazione privata così "anomala" rappresenta un fatto veramente inquietante. Un caro saluto

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  4. http://fodaflombardia.conaf.it/content/comunicato-stampa

    http://lombardia.confagricoltura.it/ita/notizie/comunicati-stampa-2/confagricoltura-lombardia-stupore-e-rammarico-per-il-convegno-sulla-biodinamica-ospitato-dal-politecnico-di-milano

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  5. Se una parte dei colleghi dei proff.i Failla e Sandrucci sostiene che alcuni spunti e riferimenti dell'agricoltura cosiddetta biodinamica possono essere interessanti, sarebbe utile che gli stessi portassero dati e risultanze a dimostrazione di questo. Ovvero esistono sperimentazioni che resistano ad un'analisi scientificamente e tecnicamente corretta a suffragio di tali ipotesi di lavoro? Ecco un motivo a sostegno del confronto e non del rigetto aprioristico stante i nomi dei firmatari. A meno che non si sottenda che i firmatari della lettera aperta siano mossi da interessi che esulano dalla ricerca agronomica ma dalla moda od altro.....
    Gianni Leoncini

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    1. Il Sig. Triarico che è il presidente dell'associazione dell'Agricoltura biodinamica dice che ci sono 147 studi (peer revieuw, ma ben sappiamo che ormai questo non è più sinonimo di serietà perchè molte riviste pr se paghi pubblicano tutto) che dimostrano le sue tesi, ma, invitato a citarle, si limita a esibire quella del link sotto indicato che a mio parere non dimostra nulla dice solo che vi è "qualcosa" che occorre ulteriormente indagare.

      https://www.biodynamics.com/files/2009-biodyn-review_Tunick.pdf

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