di ALBERTO GUIDORZI e LUIGI MARIANI
Per poter smentire l’affermazione contenuta nel titolo è necessario un ragionamento minimamente articolato e che faccia riferimento a eventi accaduti negli ultimi 40 anni. Se infatti fino agli anni 80-90 si prediligeva l’autoregolamentazione in settori economici omogenei, si è poi iniziata la corsa degli eletti verso regolamentazioni sempre più costrittive. Un esame dei tempi in cui ciò è avvenuto potrebbe far pensare che lo Stato sia stato obbligato ad imporre regole a fronte dei comportamenti non virtuosi negli anni precedenti, in cui sussisteva di fatto un’autoregolamentazione.
Se però osserviamo le conseguenze scaturite da questa pletora di imposizioni e direttive, osserviamo che ciò ha messo fuori causa proprio le ditte meno potenti creando invece vere e proprie autostrade per le più potenti. Non solo ma dato che il concetto di “più potente” è sempre relativo, le ditte meno potenti per poter sopravvivere hanno dovuto accettare l’offerta di aggregarsi al più potente ovvero di unire gli sforzi nel caso in cui il livello di potenza non fosse molto diverso e le attività fossero complementari. La storia di questi anni in fatto di sementi ce ne dà conferma, nel senso che i piccoli sementieri sono per lo più scomparsi perché obbligati a chiudere o inglobati in ditte più grandi che a loro volta sono poi state o fagocitate ad ditte ancora più grandi o costrette ad aggregarsi con altre ditte. L’industria chimica dal canto suo ha dapprima saccheggiato il mondo delle sementi e poi ha dovuto anch’essa creare nuove unificazioni. Perché è successo tutto ciò? In larga misura perché l’eccesso di regolamentazioni ha aumentato i costi della ricerca al punto tale da farli diventare un elemento selettivo indiscriminato. Basta guardare al mondo delle biotecnologie OGM per rendercene conto: le regolamentazioni basate su un malinteso principio di precauzione hanno elevato i costi per ottenere l’omologazione di un tratto genetico al punto da spazzar via moltissime piccole case sementiere private e tutta la ricerca pubblica (il che per inciso pone oggi problemi di incapacità del pubblico di controllare la ricerca condotta dal privato).
Inoltre le case sementiere che sono sopravvissute hanno dovuto accettare di occuparsi solo delle coltivazioni che non erano interessanti per le multinazionali (cereali, patata, bietola) mentre molte specie coltivate sono praticamente state dimenticate dalla selezione.
In sintesi le multinazionali sono state aiutate a sorgere e ad affermarsi proprio da quei soggetti (lobby ambientalistiche, burocrazie statali e comunitarie, classe politica) che hanno spinto il sistema verso normative sempre più stringenti. Peraltro i succitati soggetti sono gli stessi che oggi utilizzano proprio le multinazionali come obiettivo per le proprie campagne demagogiche che renderanno moltissimo in termini di popolarità, voti e poteri di veto ma che, come abbiamo visto, sono del tutto irrispettose della storia dell’industria chimica e sementiera.
Bibliografia
Bonny S., 2018. Corporate Concentration and Technological Change in the Global Seed Industry, Sustainability, 2017, 9(9), 1632.
Guidorzi A., Mariani L.,, 2018. “Le societa' sementiere pesi piuma della filiera agroalimentare globale su Agrarian sciences”, https://agrariansciences.blogspot.com/2018/06/le-societa-sementiere-pesi-piuma-della.html
Se però osserviamo le conseguenze scaturite da questa pletora di imposizioni e direttive, osserviamo che ciò ha messo fuori causa proprio le ditte meno potenti creando invece vere e proprie autostrade per le più potenti. Non solo ma dato che il concetto di “più potente” è sempre relativo, le ditte meno potenti per poter sopravvivere hanno dovuto accettare l’offerta di aggregarsi al più potente ovvero di unire gli sforzi nel caso in cui il livello di potenza non fosse molto diverso e le attività fossero complementari. La storia di questi anni in fatto di sementi ce ne dà conferma, nel senso che i piccoli sementieri sono per lo più scomparsi perché obbligati a chiudere o inglobati in ditte più grandi che a loro volta sono poi state o fagocitate ad ditte ancora più grandi o costrette ad aggregarsi con altre ditte. L’industria chimica dal canto suo ha dapprima saccheggiato il mondo delle sementi e poi ha dovuto anch’essa creare nuove unificazioni. Perché è successo tutto ciò? In larga misura perché l’eccesso di regolamentazioni ha aumentato i costi della ricerca al punto tale da farli diventare un elemento selettivo indiscriminato. Basta guardare al mondo delle biotecnologie OGM per rendercene conto: le regolamentazioni basate su un malinteso principio di precauzione hanno elevato i costi per ottenere l’omologazione di un tratto genetico al punto da spazzar via moltissime piccole case sementiere private e tutta la ricerca pubblica (il che per inciso pone oggi problemi di incapacità del pubblico di controllare la ricerca condotta dal privato).
Inoltre le case sementiere che sono sopravvissute hanno dovuto accettare di occuparsi solo delle coltivazioni che non erano interessanti per le multinazionali (cereali, patata, bietola) mentre molte specie coltivate sono praticamente state dimenticate dalla selezione.
In sintesi le multinazionali sono state aiutate a sorgere e ad affermarsi proprio da quei soggetti (lobby ambientalistiche, burocrazie statali e comunitarie, classe politica) che hanno spinto il sistema verso normative sempre più stringenti. Peraltro i succitati soggetti sono gli stessi che oggi utilizzano proprio le multinazionali come obiettivo per le proprie campagne demagogiche che renderanno moltissimo in termini di popolarità, voti e poteri di veto ma che, come abbiamo visto, sono del tutto irrispettose della storia dell’industria chimica e sementiera.
Bibliografia
Bonny S., 2018. Corporate Concentration and Technological Change in the Global Seed Industry, Sustainability, 2017, 9(9), 1632.
Guidorzi A., Mariani L.,, 2018. “Le societa' sementiere pesi piuma della filiera agroalimentare globale su Agrarian sciences”, https://agrariansciences.blogspot.com/2018/06/le-societa-sementiere-pesi-piuma-della.html
Alberto Guidorzi
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
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