di LUIGI MARIANI
La specie umana nel corso della sua breve storia (Homo sapiens come specie ha grossomodo duecentomila anni) ha sviluppato vari adattamenti manifestatisi attraverso mutazioni con la comparsa di nuovi geni poi selezionati dall’ambiente. In tale categoria rientrano ad esempio i geni selezionatisi dopo la nascita dell’agricoltura, avvenuta 10-12000 anni orsono, e che ad esempio hanno indotto una minore sensibilità alle malattie trasmesse dagli animali domestici come vaiolo e morbillo e hanno reso possibile il consumo di latte da parte degli adulti e il consumo di elevate quantità di amidi (Gluckman et al., 2016). Al paleolitico risalirebbero invece i fenotipi a carnagione più chiara come adattamento agli ambienti delle latitudini medio-alte, caratterizzati da scarsa radiazione solare per lunghi periodi dell’anno. La nostra specie non avrebbe avuto invece fin qui modo di adattarsi al consumo in elevate quantità di zuccheri semplici (glucosio e fruttosio), il che potrebbe spiegare l’obesità, il diabete e l’ipertensione che da tale eccessivo consumo derivano.
Noè viticoltore
Alla nascita
dell’agricoltura e alla conseguente ampia disponibilità di
prodotti alimentari fermentescibili è stata a lungo associata anche
la nascita del consumo di sostanze (bevande in primis) ricche di
etanolo. Peraltro a tale conclusione ci porta lo stesso raccolto
biblico. Infatti nella Genesi è scritto che Noè, sbarcato dal’Arca
sul monte Ararat, divenne viticoltore, produsse il primo vino e si
ubriacò.
L’idea del consumo di
etanolo come portato della rivoluzione neolitica è stata tuttavia
smentita da una ricerca pubblicata nel 2015 nei Proceedings della
National Academy of Science (Carrigan et al., 2015) e che si basa su
metodi di tipo paleogenetico, che trovo oltremodo interessanti perché
consentono di indagare la storia profonda dei rapporti con l’etanolo
della nostra specie e dei suoi antenati (primati e ominidi).
La ricerca di Carrigan
et al. si è focalizzata sulla deidrogenasi ADH4
(https://ghr.nlm.nih.gov/gene/ADH4),
enzima presente nella lingua, nell’esofago e nello stomaco di tutti
i primati, ordine la cui comparsa risale a circa 70 milioni di anni
orsono. Nei primati l’ADH4 svolge una serie di importanti funzioni
fra cui intervenire nella biosintesi del retinolo a partire dai
carotenoidi e inattivare il geraniolo, alcol monoterpenoide con
effetti antinutrizionali presente in molti vegetali, consentendo così
diete erbivore.
Da 10 milioni di anni
circa si è tuttavia registrata la comparsa di un ADH4 in grado di
detossificare l’alcol etilico trasformandolo in acetaldeide. Il
nuovo ADH4 rispetto a quello originale presenta solo una lievissima
modifica (un aminoacido rimpiazzato in posizione 294) che si sarebbe
selezionata nell’antenato comune da cui sono poi derivati l’uomo
e i due primati a noi filogeneticamente più vicini (gorilla e
scimpanzé).
Accadde nel Miocene
Per spiegare la
comparsa dell’ADH4 attivo anche su etanolo dobbiamo immergerci nel
fiume del tempo e sbarcare nel Miocene, era geologica che si estende
da 23 a 5 milioni di anni fa.
Gli ominidi del Miocene
precoce come il Procounsul o del Miocene medio come il
Nocholapithecus erano creature arboricole onnivore che si
cibavano di frutti freschi colti sugli alberi e non possedevano
l’ADH4 attivo su etanolo. Tali specie si videro loro malgrado
coinvolte in un esteso fenomeno di aridificazione che interessò
l’Africa Orientale a partire da 16 milioni di anni orsono, in
coincidenza con la transizione climatica del medio Miocene (Middle
Miocene Climatic Transition - MMCT) e che vide la scomparsa delle
grandi foreste e lo sviluppo di foreste rade e grandi savane, in cui
i nostri antenati furono costretti a vivere in prevalenza a terra. In
tal modo si accentuò di molto il consumo di frutti caduti al suolo,
ipermaturi e dunque soggetti a una massiccia fermentazione alcolica
degli zuccheri con sviluppo di etanolo. Ciò causava negli ominoidi
del tempo gigantesche sbornie con rischi legati non solo alla
tossicità diretta dell’etanolo ma anche alla possibilità di
perdere in lucidità divenendo così facili prede dei carnivori. Ed è
in quell’ambiente ricco di fonti alimentari contaminate
dall’etanolo che la selezione naturale avrebbe portato alla
selezione del gene mutante responsabile della sintesi di un ADH4 in
grado di detossificare l’etanolo.
Il nuovo enzima ADH4 si
sarebbe diffuso in ominoidi come il Kenyapiteco (14-16 milioni
di anni fa) e nei primi ominidi (Orrorin e Sahelanthropus,
6-7 milioni di anni fa) per giungere poi fino all’uomo, al
gorilla e allo scimpanzé. Peraltro la capacità di nutrirsi di
sostanze contenenti etanolo potrebbe aver contribuito in modo
sostanziale al formarsi di quella nicchia ecologica di savana in cui
si sono evoluti alcuni dei caratteri più rilevanti della nostra
specie (stazione eretta, uso delle mani, innata diffidenza dovuta
alla costante esposizione al rischio di predazione da parte dei
carnivori).
In sostanza la comparsa
dell’ADH4 in grado di detossificare l’etanolo sarebbe solo uno
dei tanti portati dei rilevantissimo cambiamenti climatici ed
ecologici del passato, senza i quali la nostra specie non sarebbe
oggi presente o avrebbe comunque caratteristiche assai diverse da
quelle note.
Peraltro occorre
considerare che l’ADH4 agisce sull’etanolo convertendolo in
acetaldeide, intermedio tossico responsabile di molti dei sintomi
della “sbornia” (mal di testa, nausea, disagio, ecc.) e che a sua
volta viene degradato per mezzo dell’enzima Aldeide deidrogenasi
(ALDH).
Da non scordare inoltre
che alla luce di quanto scritto e di cui sono in larga misura
debitore al lavoro di Carrigan et al., l’attrazione dell’uomo per
l’etanolo potrebbe in realtà celare una ragione evolutiva profonda
in quanto per i primati la presenza di piccole dosi di etanolo
coincide da sempre con la presenza di frutti maturi, nettare e linfa
elaborata, da sempre fra le loro fonti di cibo fondamentali.
Un minimo di
discussione merita inoltre l’associazione con MMCT dell’espansione
delle savane alla luce dei risultati del lavoro di Charles-Dominique
et al. (2016) in cui gli autori, ragionando su basi paleontologiche e
paleobotaniche, cercano di spiegare l’espansione delle savane
avvenuta in Africa grossomodo nell’MMCT e cioè in un periodo con
bassi livelli di CO2 atmosferici che secondo Ehleringer et al. (1997)
avrebbe favorito l’espansione delle specie C4, la cui maggiore
sensibilità agli incendi unita a una più elevata appetibilità per
gli erbivori avrebbero agito da stimolo all’espansione delle
praterie (Bond et al, 2012). Gli autori, pur non negando il ruolo
delle C4 nell’espansione delle savane, evidenziano che tale
espansione potrebbe essere stata favorita dall’incremento delle
pressione degli erbivori sulle praterie, confermata dall’accresciuta
presenza di alberi spinosi e di alberi sotterranei nella flora
africana e cioè di specie tipiche di ambienti sottoposti a
pascolamento molto intenso. Tali aspetti sono sintetizzati nel
diagramma in figura 2 da cui si nota fra l’altro che l’espansione
della C4 di prateria è documentata introno ai 7 milioni di anni fa e
dunque in ritardo di circa 6-8 milioni di anni rispetto
all’espansione degli erbivori e delle piante arboree spinose o
sotterranee che coincidono invece perfettamente con l’MMCT.
Alcune riflessioni
conclusive
Con la genesi
dell’agricoltura e la disponibilità di una vasta gamma di sostanze
alimentari fermentescibili hanno fatto la loro comparsa le bevande
alcoliche (birra, vino, ecc.) e molto più vicino a noi le tecniche
di distillazione che hanno consentito di concentrare l’alcol
riducendo l’acqua dai valori dell’ordine del 10% delle birre e
dei vini a valori inferiori all’80% dei superalcolici, il che ha
senza dubbio contribuito ad acuire i problemi di abuso.
Bibliografia
Bond
W.J., Midgley G.F., 2012. Carbon dioxide and the uneasy interactions
of trees and savannah grasses. Philos. Trans. R. Soc. Lon. B Biol.
Sci., 367(1588):601–612.
Carrigan
etal 2015 Hominids adapted to metabolize ethanol long before
human-directed fermentation, PNAS
http://www.pnas.org/content/112/2/458
Charles-Dominique
et al., 2016. Spiny plants, mammal browsers, and the origin of
African savannas, PNAS September 20, 2016. 113 (38)
https://doi.org/10.1073/pnas.160749311
Ehleringer
J.R., Cerling T.E., Helliker B.R., 1997. C4 photosynthesis,
atmospheric CO2 and climate. Oecologia 112(3):285–299.
Gluckman
P. et al., 2016. Principles of evolutionary medicine. Oxford
University Press.
Powledge
P.M., 2018. Delving into our 10 million-year relationship with booze
https://geneticliteracyproject.org/2018/08/17/delving-into-our-10-million-year-relationship-with-booze/?mc_cid=be4fe0fef0&mc_eid=8f7476a844
Wood
A.M. et al., 2018. Risk thresholds for alcohol consumption: combined
analysis of individual-participant data for 599912 current drinkers
in 83 prospective studies,, Vol 391 April 14, 2018,
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(18)30545-2/fulltext
ZME_science, 2017.
Our early ancestors first metabolized alcohol 10 million years ago, a
find that helps shape primate evolution
https://www.zmescience.com/medicine/alcohol-consumption-0643654/
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia
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