di ALESSANDRO CANTARELLI
“Fiat panis”!
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La legge del minimo formulata da Liebig nel 1840 è ben rappresentata dal famoso mastello della produzione di Dobeneck: un mastello formato da doghe di differente altezza, che rappresentano gli elementi chimici ed i parametri della fertilità del terreno. La capacità (cui corrisponde nel terreno la produttività) di questo mastello, risulta limitata dalla doga più bassa.
Ed allora la domanda da porre agli “alfieri” richiamati nel titolo, è quella di spiegare come le agricolture biologiche e biodinamiche possano convenientemente soddisfare le esigenze nutritive delle piante coltivate (a partire dai fabbisogni in azoto), quindi come le rese di quelle colture possano risultare soddisfacenti per le esigenze di una popolazione mondiale in continuo aumento (e per le attività di allevamento, senza considerare tutte quelle “nuove” attività agricole, come la produzione di energia rinnovabile).
Al momento la risposta è stata quella di scrivere ai vertici delle Istituzioni, chiedendo un intervento censorio verso eminenti scienziati, i cui lavori sono noti a livello internazionale e la loro autorevolezza è fuori discussione. La trattazione nel testo che segue.
Anche se i risultati delle ultime elezioni politiche hanno condotto a queste settimane di stallo, dove le principali forze politiche non sono ancora riuscite a trovare un accordo per la formazione del nuovo Governo (anche se ad un approdo si dovrà inevitabilmente arrivare, nel mentre si attende di vedere chi sarà il prossimo ministro dell’Agricoltura), attorno alle questioni afferenti le scienze agrarie, si sono recentemente verificati alcuni significativi episodi, sui quali vale la pena riflettere.
Prima di riportarne i dettagli, si prende spunto dal Corriere della Sera di martedi primo maggio, con il fondo di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Le due firme argomentavano, tra l’altro, che in Italia bisogna aumentare la crescita economica per ridurre la povertà, che non è il momento di sperperare quel poco di crescita che abbiamo costruito…, di tenere lontano dai ministeri quegli imprenditori incapaci che lì cercano favori o sussidi (nel settore agricolo…,se ne vedono ?!, n.d.r.), quindi combattere l’eccesso di burocrazia (in questo allacciandosi a quello che aveva scritto Angelo Panebianco il giorno prima).
A questo punto e ad onor del vero, più volte nei contributi ospitati su A.S. ed in maniera più o meno diretta, sono state evidenziate queste esigenze.
Si cercherà allora di trasporre questi ragionamenti nel nostro settore agrario, dove si vedrà sulla base degli esempi riportati, quanto risultino di difficile (spesso impossibile) attuazione, i punti auspicati dai corsivisti del quotidiano milanese.
Ed allora analizziamo in sequenza temporale quali sono stati gli episodi richiamati in premessa.
Il caso ha voluto che proprio lunedi 30 aprile e sullo stesso giornale, Milena Gabanelli sostenesse che “per una vita sana e attiva l’organismo mediamente ha bisogno di 2.100 calorie al giorno” (in molti si preparino quindi ad una dieta forzata, o se preferiscono, ad uno stile di vita più…ascetico!), quindi che “produrre più cibo non batte la fame”. In pratica la giornalista già oggetto di argomentate critiche su A.S. per le sue inchieste (ed omissioni) sulle tematiche agricole, sosteneva che la produttività e le rese agricole non dovrebbero più crescere, anzi lasciava supporre che a questo punto…, potrebbero pure decrescere, perché no.
Senza volere entrare nel merito dei Livelli di Assunzione di Riferimento Nutrienti¹ (i cosidetti L.A.R.N., suggeriti dalla S.I.N.U.), si richiamano invece i dati FAO riportati nelle Scienze del Saltini²⁻³, dove si riporta l’essere passati dalle 2.300 cal (sulla base della dieta media quotidiana) del 1950, alle 2.700 cal dell’anno 2000. L’autore precisa che 2.700 cal, la media mondiale, sono valore appena sopra la soglia di sufficienza (altro che le 2.100 calorie!) e, che il suddetto valore statistico nascondeva inevitabilmente milioni di denutriti. Con il “piccolo particolare” che nell’intervallo di tempo 1950-2000, soprattutto grazie alle maggiori disponibilità di cibo, la popolazione mondiale era passata da 3,5 a 6,0 miliardi ed oltre di persone (in cinquant’anni si è avuto il raddoppio della popolazione mondiale): per il brevissimo lasso di tempo intercorso, un fenomeno mai verificatosi nella storia dell’umanità.
Sono dati quelli presentati dal Saltini, che interrogano sulle capacità future di assicurare beni alimentari all’intera umanità: altro che sostenere che di cibo ve ne è già più che a sufficienza e, che i denutriti sono solo la risultante di sprechi, guerre ed economie “malate”!
Nessuno nasconde che vi siano anche questi generi di problemi (con i relativi impatti), però i dati riferiti a queste perdite alimentari non sono univoci (tantomeno sull’interpretazione), mentre un dato ormai consolidato è quello che andare al 2050 la produzione mondiale dovrà aumentare di almeno il 60% (Fao).
Altro episodio.
Da A.S. si apprende infatti che proprio lunedi 30 aprile, è stato annullato un importante convegno scientifico agrario di rilievo nazionale ad Erba (Como), dove tra i relatori figuravano oltre a Luigi Mariani della Statale di Milano e del MULSA (e nota firma di A.S.), anche Luca Sebastiani e Laura Ercoli della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa: guarda un po’ il caso, questi ultimi due sono gli stessi autori oggetto delle recenti “attenzioni” del presidente nazionale Federbio.
Su queste ultime vicende però, bisogna arrivarci con ordine ed innanzitutto si sgomberi il campo dal pregiudizio che si intendano qui riportarle esclusivamente in termini negativi, anzi.
Infatti con lettera datata 28 febbraio indirizzata al Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella (e resa pubblica)⁴, il dott. Paolo Carnemolla di Federbio ha contribuito ad una valida divulgazione scientifica (magari non lo aveva considerato), citando accuratamente articoli ed interviste rilasciate in questi ultimi mesi dalla senatrice a vita prof.ssa Elena Cattaneo su tematiche agricole, in particolare l’agricoltura biologica, gli organismi geneticamente modificati e l’utilizzo del diserbante glyphosate. Queste interviste, rappresentano infatti un valido esempio di corretta divulgazione scientifica e, costituiscono un contributo importante di conoscenza a beneficio della società italiana.
In considerazione soprattutto, dell’imbattersi in diversi ciarlatani della comunicazione scientifica, la cui azione ingannatrice e truffatrice viene enfatizzata dalla rete.
Ed allora, quando al salone del biologico SANA di Bologna era stata ospitata Vandana Shiva (ricordiamolo: profumatamente pagata), il presidente Federbio aveva protestato o semplicemente si era accodato al codazzo dei politici plaudenti?
Va detto che non era assolutamente scontato il generoso sforzo divulgativo del dott. Carnemolla, considerando che egli presiede un settore, quale quello dell’agricoltura biodinamica, che ispirandosi alle concezioni filosofiche di Rudolph Steiner ed Ehrenfried Pfeiffer, si caratterizza per l’avere un rapporto “singolare” con la scienza (almeno quella ufficiale e non esoterica), rimandando tale metodo agli influssi astrali sull’uomo, sull’ambiente e sulla vita delle piante.
E’ infatti attraverso l’uso di preparati particolari (numerati dal 501 al 508, altro che concimi, sementi confettate e prodotti fitosanitari!), ottenuti e da utilizzare con modalità a dir poco singolari, che sono una conseguenza di un atto di fede piuttosto che di un ragionamento tecnico basato sulla conoscenza scientifica, che si ottengono quei peculiari prodotti agrari a detta dei seguaci stessi dell’agricoltura biodinamica, indubbiamente migliori di quelli ottenuti con l’agricoltura convenzionale (nell’accezione più ampia del termine). Con il particolare non di poco conto, che quest’ultima si basa però nella pratica quotidiana sulle applicazioni della scienza e che la sbandierata superiorità biodinamica, è in realtà tutta da dimostrare (sulla base delle risultanze dei pochi dati sperimentali e pubblicazioni)⁵.
Ma il dott. Carnemolla presiede anche il settore propriamente biologico, che pur essendo scientificamente e agronomicamente più accettabile rispetto al biodinamico, alla fine sopperisce –come riportato anche dalla sen. Cattaneo-, per solo circa il 3% del fabbisogno interno di alimenti (mentre sembrerebbe sotto il 10% la superficie biologica rapportata al totale degli arativi, n.d.r.).
“Bisogna infine essere realisti. E’ fantasiosa l’idea che l’A.B., come spesso si sente affermare sia l’unica agricoltura sostenibile e dunque la forma di agricoltura da adottare ovunque. L’A.B. può avere un suo spazio (una nicchia?), ma nonostante i progressi attesi la sua potenzialità produttiva resterà sempre ben lontana dalle richieste alimentari del pianeta”.
Si é riportato il testo virgolettato, di proposito, dall’ultima edizione del Giardini⁶, ossia il testo universitario di riferimento per l’agronomia: per lo stesso principio, vorrebbe forse il Carnemolla scrivere al Presidente Mattarella per fare cambiare il libro di testo, in uso nella maggior parte degli Atenei italiani? Considerati i precedenti, vi è da supporre di sì.
Per rimanere in tema, si ricorda che vi sono già state delle polemiche in questi ultimi lustri, relative a tentativi di sostituzione dei libri di testo scolastici: l’oggetto erano i libri di storia nelle scuole medie e superiori…e, forse il ricordarlo può essere utile.
Tornando invece al capitolo del Giardini, si evince anche che “molte delle suddette acquisizioni (dell’A.B., n.d.r.), potrebbero anche andare a beneficio dell’agricoltura convenzionale”. Quindi non vi è una stroncatura tout court del regime biologico, ma un’attenta analisi delle potenzialità attuali e future.
Ma metodo e merito di confronto perseguito dal presidente Federbio, non aiutano certamente alla valorizzazione del settore.
Nel testo si formula anche un calcolo: se il Prodotto Agrario Utile (P.A.U.) a livello mondiale, asporta circa 140x10⁶ T di N (tenendo conto delle perdite atmosferiche e in acqua), sarebbe comunque necessario apportare almeno 90x10⁶ T per mantenere un sostanziale equilibrio nella dotazione azotata nel terreno (al netto delle fissazioni simbiontiche e asimbiontiche). Per ottenere questo risultato prosegue il Giardini, rinunciando ai concimi chimici si renderebbe necessario il ritorno di campi coltivati di almeno il 90% dell’N asportato con la PAU. Fatta eccezione per piccole quantità, la cosa appare quindi irrealizzabile!! (per maggiori spiegazioni, si rimanda direttamente alla fonte menzionata).
Un calcolo che ben si addice all’immagine riportata in fig. 1; si aggiunga inoltre che su scala planetaria la superficie ad agricoltura biologica rappresenta, ad essere generosi, l’1% della superficie agricola (se ne è parlato diffusamente su A.S.), mentre in Italia si è sotto il 10%, considerando che siamo il secondo Paese europeo dopo la Spagna.
Risulta a questo punto altrettanto pertinente, citare lo studio richiamato nell’altro testo universitario, ma ad opera di più autori ed uscito nel 2017, con il patrocinio della S.I.A.⁷
Vengono infatti riportati i risultati di un’indagine dell’agenzia svedese per l’alimentazione, finalizzata ad evidenziare eventuali differenze tra il regime convenzionale e quello biologico, in termini di impatto sull’ambiente.
Dall’esame di 350 lavori sperimentali (non è dato a sapere se i siti sperimentali comprendevano anche la tenuta di Castel Porziano citata nella lettera al Presidente della Repubblica, ma le proporzioni finali comunque non cambierebbero significativamente), non risulta dimostrata la superiorità ambientale di un regime rispetto all’altro, anzi nella maggior parte dei casi i due regimi si equivalgono: il biologico prevale in 12 casi (metà dei quali nell’area dell’ecotossicità), mentre il convenzionale in 17 casi (prevalentemente nell’uso del suolo), tab.1.
Ed allora la domanda da porre agli “alfieri” richiamati nel titolo, è quella di spiegare come le agricolture biologiche e biodinamiche possano convenientemente soddisfare le esigenze nutritive delle piante coltivate (a partire dai fabbisogni in azoto), quindi come le rese di quelle colture possano risultare soddisfacenti per le esigenze di una popolazione mondiale in continuo aumento (e per le attività di allevamento, senza considerare tutte quelle “nuove” attività agricole, come la produzione di energia rinnovabile).
Al momento la risposta è stata quella di scrivere ai vertici delle Istituzioni, chiedendo un intervento censorio verso eminenti scienziati, i cui lavori sono noti a livello internazionale e la loro autorevolezza è fuori discussione. La trattazione nel testo che segue.
Anche se i risultati delle ultime elezioni politiche hanno condotto a queste settimane di stallo, dove le principali forze politiche non sono ancora riuscite a trovare un accordo per la formazione del nuovo Governo (anche se ad un approdo si dovrà inevitabilmente arrivare, nel mentre si attende di vedere chi sarà il prossimo ministro dell’Agricoltura), attorno alle questioni afferenti le scienze agrarie, si sono recentemente verificati alcuni significativi episodi, sui quali vale la pena riflettere.
Prima di riportarne i dettagli, si prende spunto dal Corriere della Sera di martedi primo maggio, con il fondo di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Le due firme argomentavano, tra l’altro, che in Italia bisogna aumentare la crescita economica per ridurre la povertà, che non è il momento di sperperare quel poco di crescita che abbiamo costruito…, di tenere lontano dai ministeri quegli imprenditori incapaci che lì cercano favori o sussidi (nel settore agricolo…,se ne vedono ?!, n.d.r.), quindi combattere l’eccesso di burocrazia (in questo allacciandosi a quello che aveva scritto Angelo Panebianco il giorno prima).
A questo punto e ad onor del vero, più volte nei contributi ospitati su A.S. ed in maniera più o meno diretta, sono state evidenziate queste esigenze.
Si cercherà allora di trasporre questi ragionamenti nel nostro settore agrario, dove si vedrà sulla base degli esempi riportati, quanto risultino di difficile (spesso impossibile) attuazione, i punti auspicati dai corsivisti del quotidiano milanese.
Ed allora analizziamo in sequenza temporale quali sono stati gli episodi richiamati in premessa.
Il caso ha voluto che proprio lunedi 30 aprile e sullo stesso giornale, Milena Gabanelli sostenesse che “per una vita sana e attiva l’organismo mediamente ha bisogno di 2.100 calorie al giorno” (in molti si preparino quindi ad una dieta forzata, o se preferiscono, ad uno stile di vita più…ascetico!), quindi che “produrre più cibo non batte la fame”. In pratica la giornalista già oggetto di argomentate critiche su A.S. per le sue inchieste (ed omissioni) sulle tematiche agricole, sosteneva che la produttività e le rese agricole non dovrebbero più crescere, anzi lasciava supporre che a questo punto…, potrebbero pure decrescere, perché no.
Senza volere entrare nel merito dei Livelli di Assunzione di Riferimento Nutrienti¹ (i cosidetti L.A.R.N., suggeriti dalla S.I.N.U.), si richiamano invece i dati FAO riportati nelle Scienze del Saltini²⁻³, dove si riporta l’essere passati dalle 2.300 cal (sulla base della dieta media quotidiana) del 1950, alle 2.700 cal dell’anno 2000. L’autore precisa che 2.700 cal, la media mondiale, sono valore appena sopra la soglia di sufficienza (altro che le 2.100 calorie!) e, che il suddetto valore statistico nascondeva inevitabilmente milioni di denutriti. Con il “piccolo particolare” che nell’intervallo di tempo 1950-2000, soprattutto grazie alle maggiori disponibilità di cibo, la popolazione mondiale era passata da 3,5 a 6,0 miliardi ed oltre di persone (in cinquant’anni si è avuto il raddoppio della popolazione mondiale): per il brevissimo lasso di tempo intercorso, un fenomeno mai verificatosi nella storia dell’umanità.
Sono dati quelli presentati dal Saltini, che interrogano sulle capacità future di assicurare beni alimentari all’intera umanità: altro che sostenere che di cibo ve ne è già più che a sufficienza e, che i denutriti sono solo la risultante di sprechi, guerre ed economie “malate”!
Nessuno nasconde che vi siano anche questi generi di problemi (con i relativi impatti), però i dati riferiti a queste perdite alimentari non sono univoci (tantomeno sull’interpretazione), mentre un dato ormai consolidato è quello che andare al 2050 la produzione mondiale dovrà aumentare di almeno il 60% (Fao).
Altro episodio.
Da A.S. si apprende infatti che proprio lunedi 30 aprile, è stato annullato un importante convegno scientifico agrario di rilievo nazionale ad Erba (Como), dove tra i relatori figuravano oltre a Luigi Mariani della Statale di Milano e del MULSA (e nota firma di A.S.), anche Luca Sebastiani e Laura Ercoli della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa: guarda un po’ il caso, questi ultimi due sono gli stessi autori oggetto delle recenti “attenzioni” del presidente nazionale Federbio.
Su queste ultime vicende però, bisogna arrivarci con ordine ed innanzitutto si sgomberi il campo dal pregiudizio che si intendano qui riportarle esclusivamente in termini negativi, anzi.
Infatti con lettera datata 28 febbraio indirizzata al Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella (e resa pubblica)⁴, il dott. Paolo Carnemolla di Federbio ha contribuito ad una valida divulgazione scientifica (magari non lo aveva considerato), citando accuratamente articoli ed interviste rilasciate in questi ultimi mesi dalla senatrice a vita prof.ssa Elena Cattaneo su tematiche agricole, in particolare l’agricoltura biologica, gli organismi geneticamente modificati e l’utilizzo del diserbante glyphosate. Queste interviste, rappresentano infatti un valido esempio di corretta divulgazione scientifica e, costituiscono un contributo importante di conoscenza a beneficio della società italiana.
In considerazione soprattutto, dell’imbattersi in diversi ciarlatani della comunicazione scientifica, la cui azione ingannatrice e truffatrice viene enfatizzata dalla rete.
Ed allora, quando al salone del biologico SANA di Bologna era stata ospitata Vandana Shiva (ricordiamolo: profumatamente pagata), il presidente Federbio aveva protestato o semplicemente si era accodato al codazzo dei politici plaudenti?
Va detto che non era assolutamente scontato il generoso sforzo divulgativo del dott. Carnemolla, considerando che egli presiede un settore, quale quello dell’agricoltura biodinamica, che ispirandosi alle concezioni filosofiche di Rudolph Steiner ed Ehrenfried Pfeiffer, si caratterizza per l’avere un rapporto “singolare” con la scienza (almeno quella ufficiale e non esoterica), rimandando tale metodo agli influssi astrali sull’uomo, sull’ambiente e sulla vita delle piante.
E’ infatti attraverso l’uso di preparati particolari (numerati dal 501 al 508, altro che concimi, sementi confettate e prodotti fitosanitari!), ottenuti e da utilizzare con modalità a dir poco singolari, che sono una conseguenza di un atto di fede piuttosto che di un ragionamento tecnico basato sulla conoscenza scientifica, che si ottengono quei peculiari prodotti agrari a detta dei seguaci stessi dell’agricoltura biodinamica, indubbiamente migliori di quelli ottenuti con l’agricoltura convenzionale (nell’accezione più ampia del termine). Con il particolare non di poco conto, che quest’ultima si basa però nella pratica quotidiana sulle applicazioni della scienza e che la sbandierata superiorità biodinamica, è in realtà tutta da dimostrare (sulla base delle risultanze dei pochi dati sperimentali e pubblicazioni)⁵.
Ma il dott. Carnemolla presiede anche il settore propriamente biologico, che pur essendo scientificamente e agronomicamente più accettabile rispetto al biodinamico, alla fine sopperisce –come riportato anche dalla sen. Cattaneo-, per solo circa il 3% del fabbisogno interno di alimenti (mentre sembrerebbe sotto il 10% la superficie biologica rapportata al totale degli arativi, n.d.r.).
“Bisogna infine essere realisti. E’ fantasiosa l’idea che l’A.B., come spesso si sente affermare sia l’unica agricoltura sostenibile e dunque la forma di agricoltura da adottare ovunque. L’A.B. può avere un suo spazio (una nicchia?), ma nonostante i progressi attesi la sua potenzialità produttiva resterà sempre ben lontana dalle richieste alimentari del pianeta”.
Si é riportato il testo virgolettato, di proposito, dall’ultima edizione del Giardini⁶, ossia il testo universitario di riferimento per l’agronomia: per lo stesso principio, vorrebbe forse il Carnemolla scrivere al Presidente Mattarella per fare cambiare il libro di testo, in uso nella maggior parte degli Atenei italiani? Considerati i precedenti, vi è da supporre di sì.
Per rimanere in tema, si ricorda che vi sono già state delle polemiche in questi ultimi lustri, relative a tentativi di sostituzione dei libri di testo scolastici: l’oggetto erano i libri di storia nelle scuole medie e superiori…e, forse il ricordarlo può essere utile.
Tornando invece al capitolo del Giardini, si evince anche che “molte delle suddette acquisizioni (dell’A.B., n.d.r.), potrebbero anche andare a beneficio dell’agricoltura convenzionale”. Quindi non vi è una stroncatura tout court del regime biologico, ma un’attenta analisi delle potenzialità attuali e future.
Ma metodo e merito di confronto perseguito dal presidente Federbio, non aiutano certamente alla valorizzazione del settore.
Nel testo si formula anche un calcolo: se il Prodotto Agrario Utile (P.A.U.) a livello mondiale, asporta circa 140x10⁶ T di N (tenendo conto delle perdite atmosferiche e in acqua), sarebbe comunque necessario apportare almeno 90x10⁶ T per mantenere un sostanziale equilibrio nella dotazione azotata nel terreno (al netto delle fissazioni simbiontiche e asimbiontiche). Per ottenere questo risultato prosegue il Giardini, rinunciando ai concimi chimici si renderebbe necessario il ritorno di campi coltivati di almeno il 90% dell’N asportato con la PAU. Fatta eccezione per piccole quantità, la cosa appare quindi irrealizzabile!! (per maggiori spiegazioni, si rimanda direttamente alla fonte menzionata).
Un calcolo che ben si addice all’immagine riportata in fig. 1; si aggiunga inoltre che su scala planetaria la superficie ad agricoltura biologica rappresenta, ad essere generosi, l’1% della superficie agricola (se ne è parlato diffusamente su A.S.), mentre in Italia si è sotto il 10%, considerando che siamo il secondo Paese europeo dopo la Spagna.
Risulta a questo punto altrettanto pertinente, citare lo studio richiamato nell’altro testo universitario, ma ad opera di più autori ed uscito nel 2017, con il patrocinio della S.I.A.⁷
Vengono infatti riportati i risultati di un’indagine dell’agenzia svedese per l’alimentazione, finalizzata ad evidenziare eventuali differenze tra il regime convenzionale e quello biologico, in termini di impatto sull’ambiente.
Dall’esame di 350 lavori sperimentali (non è dato a sapere se i siti sperimentali comprendevano anche la tenuta di Castel Porziano citata nella lettera al Presidente della Repubblica, ma le proporzioni finali comunque non cambierebbero significativamente), non risulta dimostrata la superiorità ambientale di un regime rispetto all’altro, anzi nella maggior parte dei casi i due regimi si equivalgono: il biologico prevale in 12 casi (metà dei quali nell’area dell’ecotossicità), mentre il convenzionale in 17 casi (prevalentemente nell’uso del suolo), tab.1.
Anche in questo caso, per maggiori dettagli si rimanda ovviamente alla fonte, aggiungendo però che nello stesso capitolo gli autori ravvisano la necessità di “migliorare la produttività dei terreni che hanno rese più basse, soprattutto quelli di molti Paesi in via di sviluppo, ma anche mantenerne i livelli nelle aree più vocate allo scopo di garantire la sicurezza alimentare del pianeta”: è il concetto di intensificazione sostenibile.
Ed allora dove sta lo scandalo nelle prese di posizione ed in quanto dichiarato dalla sen. Cattaneo?
Il Carnemolla dovrebbe infatti non solo sapere ma anche considerare, che la prof.ssa Elena Cattaneo è stata nominata senatrice a vita dal Presidente Giorgio Napolitano il 30 agosto 2013, assieme ad altri quattro cittadini “che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” (come prevede l’art. 59 della Costituzione).
Stupisce quindi la singolare tempistica della missiva federbiologica, che in realtà non sembra essere stata frutto di una casuale coincidenza: la lettera resa pubblica, precede infatti di pochi giorni la consultazione elettorale nazionale.
Non ci si può esimere infatti dal fare notare, che a seguito del rinnovo delle Camere e formazione del nuovo Governo, essendo state previste al Quirinale le consultazioni tra il Presidente Sergio Mattarella ed il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, solo questa particolare contingenza dovrebbe avere suggerito maggiore prudenza nell’esprimere valutazioni personali sull’operato dei senatori a vita, per la precisione proprio da quest’ultimo nominati. Ed anche maggiore rispetto.
Al momento della nomina dei quattro senatori, il Presidente Napolitano infatti aggiunse: “sono convinto che dai quattro senatori a vita così prescelti verrà un contributo peculiare, in campi altamente significativi, alla vita delle nostre istituzioni democratiche e -in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte-, all’attività del Senato e dell’intero Parlamento“.
Quest’auspicio trovo’ positiva attuazione negli anni successivi: infatti tra le attività svolte in Senato dalla prof.ssa Elena Cattaneo subito dopo la nomina a senatrice, figura la "Indagine conoscitiva su origine e sviluppi del cosiddetto caso Stamina" della Commissione permanente Igiene e Sanità del Senato, di cui la Cattaneo stessa è stata relatrice. Ci si ricorda della bufala scientifica architettata dal comunicatore Daniele Vannoni?
Così come l’altra frode scientifica, che ha visto protagonisti un gruppo di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, ma che ha toccato un nervo scoperto del dibattito pubblico italiano: gli o.g.m. ed il “caso Infascelli”⁸.
Queste due vicende, non esaustive del lavoro portato avanti dalla sen. Cattaneo (altro che “affermazioni superficiali e strumentali”), ma altamente simboliche per l’impatto sulla società italiana, giustificano ampiamente l’adempimento delle funzioni pubbliche con “disciplina ed onore” (art. 54).
Pertanto appaiono incomprensibili e non giustificabili le accuse che “le continue prese di posizioni…assumono a nostro parere i toni di vessazioni verbali che ci appaiono, oltre che offensive…, assolutamente inopportune ed incongrue con la compostezza che, nella sua neutralità, un Senatore a vita della Repubblica riteniamo debba mantenere”.
Eppoi, cosa significano le “continue prese di posizioni”?
Un senatore della Repubblica (nominato per meriti scientifici), dovrebbe forse imbavagliarsi, tanto più quando ha competenze scientifiche?
Senza considerare che dal 1998-2001, grazie all’altro alfiere ed ex ministro Pecoraro Scanio (e successivi ministri) vigono in Italia pesanti blocchi alla ricerca ed alla sperimentazione biotecnologica in agricoltura, con tutto quello che questo catenaccio comporta in termini di perdita in competitività scientifica internazionale, di produzione agricola e bilancia agroalimentare, di occupazione ecc., tanto per riallacciarsi a quanto evidenziavano Alesina e Giavazzi.
Se si arriva a sostenere che è giusto tutto questo, non è allora fuori luogo come ha già fatto notare il Saltini recentemente, proprio su questa improvvida iniziativa federbiologica, parlare di attentato alla Costituzione⁹.
L’art. 68 della nostra Carta riporta infatti testualmente: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni (…)”.
E comunque, le 72.000 imprese italiane citate nella missiva federbio, sanno meglio del loro rappresentante che le “opinioni” della sen. Cattaneo sono assolutamente autorevoli.
Un sentimento di insofferenza crescente, lo si confessa apertamente, a questo punto potrebbero invece iniziare a manifestarla ma stavolta a ruoli invertiti, direttamente nei riguardi del Carnemolla parecchi operatori del settore agrario (nella loro trasversalità): ricercatori, agricoltori, funzionari, operatori di ditte private, nell’apprendere che attraverso i P.S.R. regionali egli può avere contribuito, in questo caso da bravo lobbista e gliene va dato atto, a fare dirottare al settore biologico centinaia di milioni di € (oltre 115,00 milioni per la sola Emilia Romagna¹º, ma sarebbe opportuno valutarne l’intero ammontare nei vari P.S.R. italiani), sia direttamente attraverso le misure agroambientali, sia indirettamente attraverso eventuali criteri di priorità trasversali previsti per le aziende “bio”, come ad es. nelle misure ad investimento (l’operazione 3.1.01 oltretutto, paga l’organismo certificatore, anche se attraverso l’agricoltore). E così…, via con il festival della burocrazia mediante ripetute domande di sostegno, la maggior parte delle quali va detto, sono di aziende collinari e di montagna ad ordinamento foraggero.
Dispiace francamente per il nostro, ma fa venire in mente quella bella e sarcastica canzone di Jannacci che diceva: “Vengo anch’io? No, tu no”. Nei giorni delle febbrili consultazioni al Quirinale (c’è da formare il nuovo Governo), pare se lo siano scordati a casa: questo fatto sembra non dargli pace.
Pensare che solo pochi giorni prima della lettera al Quirinale, forse per attirare su di sé l’attenzione per una futura nomina (da ministro?), aveva pure mandato analoga missiva ai Comitati etici dell’Università e della Scuola Superiore S. Anna di Pisa¹¹, per prendersela con i quattro ricercatori autori della pubblicazione, che scagionava definitivamente il mais o.g.m.
Ma come si fa a scambiare una pubblicazione scientifica con “un’operazione di propaganda di parte” (sue parole), mentre si apprende che l’estensore di quelle note è pure iscritto all’ordine dei dottori agronomi e forestali di Bologna.
Anche perché il Conaf in questi anni per le tematiche biotecnologiche, ha tenuto un diverso comportamento. Basta andare a rileggersi i comunicati ed i documenti prodotti sull’argomento.
Certe figure dovrebbero provare imbarazzo a prendersela con i nostri migliori scienziati, perché dovrebbero spiegarlo a certe frange, l’alternativa non è quella di vedere i nostri ricercatori a vendere delle carissime zucchine “bio” al mercato.
Diceva il grande pedologo francese Hénin che “non esistono ricette in agricoltura, ma situazioni alle quali ci si deve adattare…”.
Ebbene se anche dal settore biologico, in alcuni casi possono venire stimoli interessanti anche per le altre forme di agricoltura (per riprendere il Giardini), così come altrettanto interessanti ed in certi contesti, possono essere le opportunità offerte in termini di certificazione dei prodotti e creazione di marchi di qualità, oppure la costituzione di reti sociali, come viene riportato nell’altro testo universitario¹² (viene peraltro contestualmente evidenziata la diversa produttività tra agroecosistemi biologici e convenzionali, al pari degli altri testi citati in bibliografia), ebbene certi atteggiamenti non aiutano ad avvicinare gli studiosi e gli esperti di agraria, per trovare le migliori soluzioni aziendali (e per il consumatore).
Inoltre gli insegnamenti del passato (errori compresi), devono servire per fare progredire e la ricerca per definizione, non si ferma mai.
Un’altra cosa è invece il rinnegare le proprie origini, i propri studi, le proprie radici, contribuendo a fermare la ricerca, la sperimentazione e la coltivazione (come sta avvenendo). Ed allora chi critica quell’agronomo che onorò l’intera categoria (come si legge in diversi “testi” dell’universo agricolo “alternativo”, descritto quasi alla stessa stregua di un criminale di guerra), con un meritato Nobel per la Pace nel 1970, per il contributo dato alla lotta contro la fame nel mondo, dovrebbe soltanto vergognarsi. Più pane per tutti=meno guerre: è stato disonorevole tutto questo?
Fonti citate nel testo:
Alessandro Cantarelli
Laureato in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Piacenza, con tesi in patologia vegetale. Dal febbraio 2005 lavora presso il Servizio Territoriale Agricoltura Caccia e Pesca di Parma (STACP), della Regione Emilia Romagna (ex Servizio Provinciale), dapprima come collaboratore esterno, successivamente come dipendente. E’ stato dipendente presso la Confederazione Italiana Agricoltori di Parma. Ha svolto diverse collaborazioni, in veste di tecnico, per alcuni Enti, Associazioni e nel ruolo di docente per la formazione professionale agricola. Iscritto all’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali ed alla FIDAF parmensi.
Ed allora dove sta lo scandalo nelle prese di posizione ed in quanto dichiarato dalla sen. Cattaneo?
Il Carnemolla dovrebbe infatti non solo sapere ma anche considerare, che la prof.ssa Elena Cattaneo è stata nominata senatrice a vita dal Presidente Giorgio Napolitano il 30 agosto 2013, assieme ad altri quattro cittadini “che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” (come prevede l’art. 59 della Costituzione).
Stupisce quindi la singolare tempistica della missiva federbiologica, che in realtà non sembra essere stata frutto di una casuale coincidenza: la lettera resa pubblica, precede infatti di pochi giorni la consultazione elettorale nazionale.
Non ci si può esimere infatti dal fare notare, che a seguito del rinnovo delle Camere e formazione del nuovo Governo, essendo state previste al Quirinale le consultazioni tra il Presidente Sergio Mattarella ed il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, solo questa particolare contingenza dovrebbe avere suggerito maggiore prudenza nell’esprimere valutazioni personali sull’operato dei senatori a vita, per la precisione proprio da quest’ultimo nominati. Ed anche maggiore rispetto.
Al momento della nomina dei quattro senatori, il Presidente Napolitano infatti aggiunse: “sono convinto che dai quattro senatori a vita così prescelti verrà un contributo peculiare, in campi altamente significativi, alla vita delle nostre istituzioni democratiche e -in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte-, all’attività del Senato e dell’intero Parlamento“.
Quest’auspicio trovo’ positiva attuazione negli anni successivi: infatti tra le attività svolte in Senato dalla prof.ssa Elena Cattaneo subito dopo la nomina a senatrice, figura la "Indagine conoscitiva su origine e sviluppi del cosiddetto caso Stamina" della Commissione permanente Igiene e Sanità del Senato, di cui la Cattaneo stessa è stata relatrice. Ci si ricorda della bufala scientifica architettata dal comunicatore Daniele Vannoni?
Così come l’altra frode scientifica, che ha visto protagonisti un gruppo di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, ma che ha toccato un nervo scoperto del dibattito pubblico italiano: gli o.g.m. ed il “caso Infascelli”⁸.
Queste due vicende, non esaustive del lavoro portato avanti dalla sen. Cattaneo (altro che “affermazioni superficiali e strumentali”), ma altamente simboliche per l’impatto sulla società italiana, giustificano ampiamente l’adempimento delle funzioni pubbliche con “disciplina ed onore” (art. 54).
Pertanto appaiono incomprensibili e non giustificabili le accuse che “le continue prese di posizioni…assumono a nostro parere i toni di vessazioni verbali che ci appaiono, oltre che offensive…, assolutamente inopportune ed incongrue con la compostezza che, nella sua neutralità, un Senatore a vita della Repubblica riteniamo debba mantenere”.
Eppoi, cosa significano le “continue prese di posizioni”?
Un senatore della Repubblica (nominato per meriti scientifici), dovrebbe forse imbavagliarsi, tanto più quando ha competenze scientifiche?
Senza considerare che dal 1998-2001, grazie all’altro alfiere ed ex ministro Pecoraro Scanio (e successivi ministri) vigono in Italia pesanti blocchi alla ricerca ed alla sperimentazione biotecnologica in agricoltura, con tutto quello che questo catenaccio comporta in termini di perdita in competitività scientifica internazionale, di produzione agricola e bilancia agroalimentare, di occupazione ecc., tanto per riallacciarsi a quanto evidenziavano Alesina e Giavazzi.
Se si arriva a sostenere che è giusto tutto questo, non è allora fuori luogo come ha già fatto notare il Saltini recentemente, proprio su questa improvvida iniziativa federbiologica, parlare di attentato alla Costituzione⁹.
L’art. 68 della nostra Carta riporta infatti testualmente: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni (…)”.
E comunque, le 72.000 imprese italiane citate nella missiva federbio, sanno meglio del loro rappresentante che le “opinioni” della sen. Cattaneo sono assolutamente autorevoli.
Un sentimento di insofferenza crescente, lo si confessa apertamente, a questo punto potrebbero invece iniziare a manifestarla ma stavolta a ruoli invertiti, direttamente nei riguardi del Carnemolla parecchi operatori del settore agrario (nella loro trasversalità): ricercatori, agricoltori, funzionari, operatori di ditte private, nell’apprendere che attraverso i P.S.R. regionali egli può avere contribuito, in questo caso da bravo lobbista e gliene va dato atto, a fare dirottare al settore biologico centinaia di milioni di € (oltre 115,00 milioni per la sola Emilia Romagna¹º, ma sarebbe opportuno valutarne l’intero ammontare nei vari P.S.R. italiani), sia direttamente attraverso le misure agroambientali, sia indirettamente attraverso eventuali criteri di priorità trasversali previsti per le aziende “bio”, come ad es. nelle misure ad investimento (l’operazione 3.1.01 oltretutto, paga l’organismo certificatore, anche se attraverso l’agricoltore). E così…, via con il festival della burocrazia mediante ripetute domande di sostegno, la maggior parte delle quali va detto, sono di aziende collinari e di montagna ad ordinamento foraggero.
Dispiace francamente per il nostro, ma fa venire in mente quella bella e sarcastica canzone di Jannacci che diceva: “Vengo anch’io? No, tu no”. Nei giorni delle febbrili consultazioni al Quirinale (c’è da formare il nuovo Governo), pare se lo siano scordati a casa: questo fatto sembra non dargli pace.
Pensare che solo pochi giorni prima della lettera al Quirinale, forse per attirare su di sé l’attenzione per una futura nomina (da ministro?), aveva pure mandato analoga missiva ai Comitati etici dell’Università e della Scuola Superiore S. Anna di Pisa¹¹, per prendersela con i quattro ricercatori autori della pubblicazione, che scagionava definitivamente il mais o.g.m.
Ma come si fa a scambiare una pubblicazione scientifica con “un’operazione di propaganda di parte” (sue parole), mentre si apprende che l’estensore di quelle note è pure iscritto all’ordine dei dottori agronomi e forestali di Bologna.
Anche perché il Conaf in questi anni per le tematiche biotecnologiche, ha tenuto un diverso comportamento. Basta andare a rileggersi i comunicati ed i documenti prodotti sull’argomento.
Certe figure dovrebbero provare imbarazzo a prendersela con i nostri migliori scienziati, perché dovrebbero spiegarlo a certe frange, l’alternativa non è quella di vedere i nostri ricercatori a vendere delle carissime zucchine “bio” al mercato.
Diceva il grande pedologo francese Hénin che “non esistono ricette in agricoltura, ma situazioni alle quali ci si deve adattare…”.
Ebbene se anche dal settore biologico, in alcuni casi possono venire stimoli interessanti anche per le altre forme di agricoltura (per riprendere il Giardini), così come altrettanto interessanti ed in certi contesti, possono essere le opportunità offerte in termini di certificazione dei prodotti e creazione di marchi di qualità, oppure la costituzione di reti sociali, come viene riportato nell’altro testo universitario¹² (viene peraltro contestualmente evidenziata la diversa produttività tra agroecosistemi biologici e convenzionali, al pari degli altri testi citati in bibliografia), ebbene certi atteggiamenti non aiutano ad avvicinare gli studiosi e gli esperti di agraria, per trovare le migliori soluzioni aziendali (e per il consumatore).
Inoltre gli insegnamenti del passato (errori compresi), devono servire per fare progredire e la ricerca per definizione, non si ferma mai.
Un’altra cosa è invece il rinnegare le proprie origini, i propri studi, le proprie radici, contribuendo a fermare la ricerca, la sperimentazione e la coltivazione (come sta avvenendo). Ed allora chi critica quell’agronomo che onorò l’intera categoria (come si legge in diversi “testi” dell’universo agricolo “alternativo”, descritto quasi alla stessa stregua di un criminale di guerra), con un meritato Nobel per la Pace nel 1970, per il contributo dato alla lotta contro la fame nel mondo, dovrebbe soltanto vergognarsi. Più pane per tutti=meno guerre: è stato disonorevole tutto questo?
Norman Borlaug (1914-2009), premio Nobel per
la Pace nel 1970. Fonte: Agronomia, op. cit., pag. 401.
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Fonti citate nel testo:
²Saltini A., La sfida demografica:
potrà l’agricoltura raddoppiare le produzioni nei prossimi
trentì’anni? In: Saltini A., Storia delle Scienze Agrarie (VII°
vol.), Ed. Nuova Terra Antica, Firenze, Tipografia
Seriart, Fabriano 2013, cap. XXI, pagg. 609-634.
³Saltini A., The
challenge of a growning population: can agricultural output double
over the next thirty years? In: Saltini A. (translated by Scott.
J.J.), Agrarian Sciences in the West (volume seven), Ed. Nuova
Terra Antica, Firenze, Tipografia Seriart, Fabriano, 2015, cap. XXI,
pagg. 449-466.
⁴FederBio scrive al Presidente Mattarella:
basta propaganda contro il biologico dalla Senatrice a vita Cattaneo.
Disponibile su:http://feder.bio/federbio-scrive-al-presidente-mattarella-basta-propaganda-biologico-dalla-senatrice-vita-cattaneo/
⁵Pisante M., Stagnari F., L’agricoltura
sostenibile. In Pisante M., (a cura di). Agricoltura sostenibile.
Principi, sistemi e tecnologie applicate all’agricoltura produttiva
per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela climatica.
Edagricole, Bologna, 2013, cap. 2, pagg. 13-36.
⁶Giardini L., L’Agronomia per conservare il
futuro. Patron editore, Bologna, 2012, cap. 19, pagg. 618-623.
⁷Mosca G., Ceccon P., Grignani C., Venturi G.,
Agricoltura convenzionale. In: Ceccon P., Fagnano M., Grignani C.,
Monti M., Orlandini S. (a cura di ). Agronomia. EdiSES, Napoli,
Tipolitografia Sograte, Città di Castello (Pg), 2017, cap. 13, pagg.
397-407.
⁸Cantarelli A., PRESA DIRETTA sul
rapporto fra o.g.m ed agricoltura. Una bella pagina di servizio
pubblico. Aprile 2016. Disponibile su:
https://agrariansciences.blogspot.it/2016/04/presa-diretta-sul-rapporto-fra-ogm-ed.html
⁹Saltini A., The decline and
fall of western civilization. The Huns. Aprile 2018.
Disponibile su:
https://agrariansciences.blogspot.it/2018/04/the-decline-and-fall-of-western.html?m=1
¹¹Ricerca università di Pisa sui rischi mais
ogm: FederBio scrive ai comitati etici dell’università segnalando
incongruenze e falsità. Disponibile su:http://feder.bio/ricerca-universita-pisa-sui-rischi-mais-ogm-federbio-scrive-ai-comitati-etici-delluniversita-segnalando-incongruenze-falsita/
¹²Bàrberi P., Benincasa P., Campiglia
E., Mazzoncini M., Vazzana C. Agricolture di tipo biologico. In:
Ceccon P., Fagnano M., Grignani C., Monti M., Orlandini S. (a cura di
). Agronomia. EdiSES, Napoli, Tipolitografia Sograte, Città di
Castello (Pg), 2017, cap. 15, pagg. 421-439.
Laureato in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Piacenza, con tesi in patologia vegetale. Dal febbraio 2005 lavora presso il Servizio Territoriale Agricoltura Caccia e Pesca di Parma (STACP), della Regione Emilia Romagna (ex Servizio Provinciale), dapprima come collaboratore esterno, successivamente come dipendente. E’ stato dipendente presso la Confederazione Italiana Agricoltori di Parma. Ha svolto diverse collaborazioni, in veste di tecnico, per alcuni Enti, Associazioni e nel ruolo di docente per la formazione professionale agricola. Iscritto all’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali ed alla FIDAF parmensi.
A proposito della citazione del Prof. Giardini mi permetto di segnalare uno scambio piuttosto duro tra me e Carnemolla (che mi ha chiamato in causa) sull'agricoltura biologica recentemente pubblicato su Oliofficina e dove riporto cosa rappresenta il biologico nel mondo dopo 30 anni di propaganda a favore. http://www.olioofficina.it/saperi/bio-bio/tutta-la-verita-sul-biologico.htm
RispondiEliminaLe tue segnalazioni e i tuoi dati sono sempre molto opportuni, Alberto. Ed in questo caso contribuiscono a qualificare ulteriormente la rappresentanza "biologica", visto che si preferiscono annullare i convegni con delle scuse banali, pur di non affrontare le questioni (come ad Erba, Cn).
RispondiEliminaLo scorso anno nel corso del Festival della Scienza a Mantova, ho ascoltato con piacere Dario Bressanini alla presentazione di un suo libro. Al riguardo degli argomenti sollevati, segnalo le seguenti letture:
Bressanini D., Biologico o convenzionale per sfamare il mondo. In: Bressanini D., La verità su ciò che mangiamo. Pane e bugie. I pregiudizi, gli interessi i miti e le paure. Chiarelettere, Milano, 2015 (VIIaediz.), pagg. 161-174.
Bressanini D., Biodinamica: esoterismo nei campi, pagg. 55-79. In: Bressanini D., Per una spesa più consapevole. Le bugie nel carrello. Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo. Chiarelettere, Milano, 2015 (8a ediz.). In quest’ultimo capitolo vengono tra l’altro citate (e commentate) le stesse fonti bibliografiche citate nel capitolo libro “Agricoltura sostenibile” (coord. Prof. M. Pisante), che ho citato nelle fonti bibliografiche.
Per quest’ultimo libro, avevo avuto il piacere (e l’onore), di organizzarne la presentazione a Parma a pochi mesi dall’uscita, alla presenza del curatore e di alcuni autori.
Invece nell’edizione 2018 del medesimo Festival della Scienza, domenica 20 maggio avremo il piacere di ascoltare Antonio Saltini alla presentazione dell’edizione inglese della sua “Storia delle Scienze Agrarie” (in sette volumi).
Sempre per restare nell’argomento, segnalo la seguente lettura: Saltini A., L’orrore della chimica: dottrina e fedi delle agricolture alternative. In: Saltini A., Storia delle Scienze Agrarie( VII° vol.), Ed. Nuova Terra Antica, Firenze, 2013, Tipografia Seriart, Fabriano 2013, cap. XVIII, pagg. 517-550. Nell’edizione inglese (con splendide illustrazioni) in: Saltini A., A horror of chemicals: the teachings and theories of alternative agriculture. In: Saltini A. (translated by Scott. J.J.), Agrarian Sciences in the West (volume seven), Ed. Nuova Terra Antica, Firenze, Tipografia Seriart, Fabriano, 2015, cap. XXVIII, pagg. 383-408.
All’interno si trova un’illustrazione inquietante: una bella svastica è in risalto sulla copertina del libro di R. Steiner intitolato (libro degli anni ’30-‘40): “Initiation and its results”: si può fare finta di niente?
Se è dalle fondamenta che si costruisce una casa...!
Mentre usciva su A.S. il mio scritto, sul quotidiano la Stampa veniva contestualmente pubblicata la seguente notizia, riguardante il rilevamento di numerosi pesticidi nelle acque superficiali e di falda:
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2018/05/11/scienza/ispra-trovati-pesticidi-nelle-acque-italiane-fcHUswQbwr3jK5xXoLV1GL/pagina.html
Su analoghe e precedenti notizie, riguardanti in particolare l’erbicida gliphosate, A.S. ha già pubblicato interessanti e documentati contributi, che rivelano quantoquesto genere di notizie servano per “orientare” l’opinione pubblica (ed una politica sempre meno autorevole ed indipendente), verso i prodotti biologici.
In quest’ultima cronaca, ricca di contraddizioni (si parla contestualmente di livelli di contaminanti oltre la soglia, salvo poi denunciare la presenza degli stessi in quantità infinitesimali, ma allora?), quello che stupisce e, che conferma quello che ho scritto riguardo i contributi al biologico, sono le parole di Maria Grazia Mammuccini, portavoce della campagna Cambia la terra, promossa da FederBio con Isde-medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e Wwf.
Ella dice: “Chiediamo che nello stanziamento dei fondi europei sia data priorità a chi utilizza metodi biologici e biodinamici e che si sospendano con effetto immediato i sussidi e le sovvenzioni a coloro che utilizzano prodotti altamente inquinanti per le falde acquifere”.
La solita lagna questuante, deformante della realtà. Chi sono quegli agricoltori che utilizzano “prodotti altamente inquinanti”, non consentiti dalle norme in vigore. Casomai vi è un urgente bisogno di assistenza tecnica.
E le recenti revisioni europee in materia di prodotti fitosanitari tra l’altro, dove le mettiamo? Chiediamo direttamente agli agricoltori ed ai tecnici, quanto sono state impattanti.
La gente comune queste cose non le sa, i tecnici agrari invece si. E’ per questi motivi che certa gente appare davvero poco credibile quando parla e scrive.
C'è un solo punto sul quale dissento: Erba è in provincia di Como non di Cuneo
RispondiEliminaCorretto :).
Elimina...giunto all'altezza del casello di Piacenza sud, devo essermi distratto e così ho sbagliato lo svincolo..., accipicchia! Ringrazio per la segnalazione.
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