martedì 10 aprile 2018

SE ATENE PIANGE SPARTA NON RIDE!


 di ALBERTO GUIDORZI



Vorrei fare mio lo sfogo di un agricoltore tedesco che dopo la campagna elettorale in Germania e l’accordo per la Große Koalition (GroKo) non sa se esprimere delusione, collera o paura. Trovo, infatti, che anche la nostra recente campagna elettorale, la composizione del parlamento uscita dalle elezioni ed i tentativi di creare una governo che comunque s’impossessi del potere a prescindere, crei in me lo stesso stato d’animo di Willi l'Agricoltore tedesco di cui sopra qui.
  1. Egli è deluso perché nessuna delle sue attese è stata considerata, è in collera perché ha buttato il suo voto visto i tanti compromessi ambientalisti che si sono presi e si prenderanno, ha paura perché per la sua azienda vede un avvenire fosco. Nessuno dei partiti ha detto che è ora di finirla con nuove leggi dettanti regole e incombenze tali da burocratizzare insostenibilmente l’attività agricola. Anzi c’è la rincorsa ad accogliere ogni messaggio lanciato da organizzazioni critiche del mondo agricolo e dei suoi modi, anche i più professionali, attuati per introdurre innovazioni in agricoltura. Non vi pare che questa sia una “fotografia” che si potrebbe scattare anche in Italia? 
  2. Willi prosegue dicendo che a valle i partner commerciali degli agricoltori si comportano alla stessa stregua: si inventano marchi che prefigurano sempre più costrizioni per i produttori. La parola d’ordine è che il biologico ed il biodinamico devono crescere, si lanciano proclami senza tener conto che gli agricoltori che producono derrate da trasformare in cibo sono molto restii a mettere a rischio le loro produzioni tramite imposizioni di protocolli che si sono dimenticati le buone acquisizioni agronomiche accumulate in un secolo. Al di la dei proclami secondo i quali il lavoro dell’agricoltore deve essere equamente remunerato la politica non va, anche perché i prezzi li decide il mercato e non loro. Peraltro anche gli stessi politici ormai non ci credono più visto che i prezzi agricoli sono tutti orientati al ribasso. In Italia non è diverso, infatti il 27 marzo scorso un giornale ritenuto di grande autorità quale dovrebbe essere l’Osservatore Romano se ne esce con un articolo dal titolo “i benefici dell’agricoltura biologica e biodinamica” e l’autore dell’articolo afferma che tutta l’agricoltura italiana si dovrebbe trasformare in agricoltura biodinamica. Se ciò avvenisse, indipendentemente che l’Italia resterebbe alla fame, occorrerebbe uccidere tutte le vacche italiane per prelevarne le corna e poi importare ancora corna dall’estero per disporne a sufficienza per compiere l’atto propiziatorio del riempimento delle stesse con merda di vacca al fine di richiamare le influenze cosmiche sui coltivi.  
  3. L’agricoltore tedesco, ma anche molti italiani lo fanno, si chiede quale sarà il suo avvenire e quello di suo figlio al quale vorrebbe lasciare la sua attività. Si chiede: vale la pena svendere la terra, perché ormai il mercato fondiario registra solo cali delle quotazioni dei terreni agricoli? Oppure seguire questi “profeti” che dicono che l’avvenire è nell’agricoltura biologica? Willi ed il figlio hanno fatto i calcoli su che cosa significherebbe passare al biologico tutta l’azienda e si è visto che il 100% del reddito agricolo sarebbe dato da sovvenzioni del governo (la produzione diverrebbe una variabile indipendente!), quando invece attualmente l’agricoltura convenzionale è sovvenzionata per il 40%. Solo che una scelta di questo genere obbliga a prefigurarla su un lasso di tempo almeno trentennale per dare un minimo di speranza ad una nuova generazione di agricoltori giovani. Tuttavia niente lascia sperare che si avveri tutto ciò e quindi una eventuale decisione in proposito e piena di incognite e non degna di un calcolo economico serio. E se risulterà poi che in un futuro molto prossimo l’eccessiva spinta al biologico sia una politica agricola che si rivelerà economicamente insostenibile?
Vogliamo vedere in Italia quali sono i dati obiettivi attuali del biologico? In 16 anni il numero degli agricoltori biologici non sono mai aumentati, variano dai 40.000 a 45.000 produttori esclusivi. Aumentano le altre categorie di operatori ma non i produttori agricoli. Oltre il 50% di superficie biologica è costituita da foraggere, prati pascoli, pascoli magri (sic!) e incolti, cioè superfici dove i due tipi di agricoltura non differiscono (su queste coltivazioni comunque non si usano concimi e tanto meno fitofarmaci). Dire pertanto che si tratta più che altro di terreni abbandonati è molto più vicino alla realtà. Da sempre le regioni del Sud si accaparrano il 60% delle superfici biologiche italiane (ma al Sud di cibo biologico praticamente non se ne compra). Nelle regioni del Nord dove vi sono le terre più fertili e produttive invece vi è solo un 20% di superficie biologica, ma una regione (l’Emilia e Romagna) ne certifica da sola un 10%, appunto perché è la regione del Nord più prodiga in contributi. Da questi numeri vi sembra di essere in presenza di una cosa seria oppure di un ulteriore esempio di politica clientelare? Ebbene noi italiani, abbiamo una attenuante in quanto tutta l’Europa è in queste condizioni…solo che purtroppo parliamo di un’ Europa che se non cambia è votata allo sfacelo! 

Alberto Guidorzi
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.




11 commenti:

  1. Gentile Alberto,l'agricoltore medio italiano, anche convenzionale, non immagina il proprio reddito senza PAC (tra l'altro, gli scenari danno come molto probabile che si riducano ulteriormente i sussidi).
    Il problema è che abbiamo oggi a che fare con un'agricoltura molto energivora, quindi con problemi di input sempre più costosi.
    Inoltre, la sicurezza economica ci ha fatto dimenticare il ruolo primario dell'agricoltura, che è produrre cibo. La nostra (non) politica agraria è riflesso di questa dimenticanza collettiva.
    Si imporranno però senz'altro nuovi paradigmi, perché la missione del futuro, produrre di più con meno risorse, è quasi disperata, la sola strada è la ricerca e non ci sono scorciatoie.
    E mentre tutti cercano impossibili certezze, e fioriscono i profeti.
    La invito intanto a perdere mezz'oretta con questo video https://www.youtube.com/watch?v=gQJJQs8aOvw mi interesserebbe sapere cosa ne pensa; io sono rimasto un po' perplesso, ho trovato gli appigli scientificamente poco solidi e solo una pubblicazione peer reviewed ma non su prove di pieno campo.
    Grazie e cordialmente, Andrej

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    1. Andrej

      prima di ascoltare Giusto Giovannetti sono andato a vedere chi era e ho visto che è l'amministratore delegato di una Srl e che quindi deve vendere qualcosa, penso delle piante micorrizate o delle polveri da distribuire sul terreno (di venditori se ne trovano sempre più). Io invece mi fido di più di uno specialista delle micorrize (associazione simbiontica di un fungo con una pianta a livello di terminazioni radicali)che è Jean Garbaye che in un suo volume affronta le micorrize da un punto di vista del naturalista, del biologo ed infine dell'agronomo, che è l'aspetto che più mi interessa.

      Come premessa sappi che le più diffuse sono le endomicorrize arbuscolari che concernono l'80% delle piante conosciute (400.000 specie) e che hanno cominciato a colonizzare le radici circa 400-500 di anni fa. Ecco perchè le gimnosperme sono quelle il cui effetto è stato prima osservato e più studiato e di cui si ha già applicazione in silvicoltura. Poi ci sono le micorrize più specializzate sulle quali si sta studiando.

      a) in condizioni tropicali l'inoculazione di micorrize ha dato risultati anche spettacolari. Solo che qui siamo in condizioni molto estreme e quindi ogni apporto positivo si fa vedere. I terreni tropicali sono caratterizzati da un'alterazione dei materiali del terreno per il caldo umido che orienta la chimica delle soluzioni del terreno in modo sfavorevoli all'assorbimento radicale (acidità, tossicità alluminica ed estrema carenza in fosforo)

      b) In condizioni di orticoltura in senso largo (amatoriale, frutticoltura e di pieno campo) qui siamo all'opposto del punto a) cioè la fertilità non manca e l'accessibilità ai nutritivi da parte delle radici è in condizioni ottimali, Qui le inoculazioni non danno dei risultati molto visibili. Un caso diverso è quando si pratica l'orticoltura su substrati artificiali dove vi potrebbero essere delle anomalie a cui le micorrize potrebbero supplire. In coltura idroponica le micorrize fanno molto poco in quanto la fertilità è controllata ala massimo. Le micorrize possono proteggere le radici da funghi patogeni e quindi può essere interessante laddove i terreni sono molto organici. (continua)

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    2. continuo

      c) applicazioni in grande coltura. Diciamo subito che se si deve intensificare oltremodo il fare agricoltura perchè poi le micorrize aggiustano le cose il gioco non vale la candela. Mi spiego: l'intensificazione comporta un degrado delle condizioni bio-organiche del terreno e quindi la micorrizazione naturale è penalizzata. Solo che per me è meglio fare buona agricoltura salvaguardando al massimo la sostanza organica e concimare a bilancio, piuttosto che degradare un terreno per troppa intensificazione poi ricorrere alle micorrize. Detto ciò quindi l'uso delle micorrize implica 1) il sapere in che condizioni è il nostro terreno 2° il risultato che si ottiene con la micorrizzazione in rapporto all'attuale biodiversità agricola, 3° Il costo proibitivo.

      In conclusione le micorrize sono un fatto naturale e la natura non ha certo favorito la micorrizazione per aumentare la produttività, ma solo per perpetuare la specie e permettere la colonizzazioe di ambienti difficili. Ora l'agricoltura è un ambiente modificato dove si vuole invece aumentare la quantità di prodotto ricavabile in quanto la demografia è in continuo aumento. Solo che ci sono dei limiti che non possiamo valicare pena derive pericolose. Ecco che allora io penso che occorra da subito fare un'agricoltura ecocompatibile e produttiva, che si debba studiare in continuazione la possibilità di ridurre gli intrans senza abbassare troppo la produzione (abbiamo tanto esagerato fino a 30 anni fa che in questo campo si può fare molto (pensa che nelle bietola si è ridotto del 50% l'apporto di azoto pur aumentando la produzione) che vadano intensificati gli studi delle relazioni tra terreno e pianta da un punto di vista di un miglior rendimento dei nutritivi, mi spiego: utilizzare di più le riserve immagazzinate nei terreni agrari e apportare solo quando il terreno scende sotto certe soglie e soprattutto migliorare il rendimento dell'assorbimento dei nutritivi apportati. Ecco qui le micorrize possono fare molto, MA NE SAPPIAMO ANCORA MOLTO POCO E QUINDI OCCORRE INTENSIFICARE MOLTO GLI STUDI PERCHè AFFIDARSI PER FARE AGRICOLTURA (LEGGI BIOLOGICO E BIODINAMICO)A QUESTE POTENZIALITà BIOLOGICHE SICURAMENTE AL BUIO è UNO SCOTTO CHE NON POSSIAMO PAGARE. DOBBIAMO SAPERNE DI PIù ED ELABORARE SCIENTIFICAMENTE LE PRATICHE CHE CI PERMETTERANNO DI VALORIZZARE QUESTE SIMBIOSI. Per me è un campo foriero di novità molto interessanti.

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    3. ho sentito l'inizio:
      - facciamo su ogni coltura 30 trattamenti con fitofarmaci
      - i fitofarmaci servono per combattere i microbi
      - la popolazione del nostro intestino è fatta di 100 milioni di specie diverse
      - siamo fatti di 400 miliardi di cellule e ospitiamo 400 miliardi di microbi

      per me basta (e avanza)

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    4. Si lancia il sasso e si ritira la mano, si fanno interventi criptici.....ma tirare fuori gli attributi e dire nome e cognome di chi si è come faccio io, niente vero?

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    5. se era rivolto a me, intendevo semplicemente dire che l'oratore mescola, nemmeno tanto abilmente, pseudoverità con inesattezze e stupidaggini da bar Sport.

      Non ci sarebbe da preoccuparsi se certi discorsi fossero fatti, come è sempre stato, appunto al bar Sport e non al Senato della Repubblica.

      Segno che tirare fuori gli attributi lascia il tempo che trova. Ciò non toglie che contestare i "fake" sia un obbligo morale.

      Perciò apprezzo i suoi interventi, ma non vedo cosa cambierebbe se mi firmassi.

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  2. Grazie Alberto
    Esistono quindi già delle pratiche, magari in fase di seria sperimentazione con prove parcellari, per cominciare a sfruttare le micorrize - magari agevolando la vita a quelle che già ci sono?
    Esistono dati sulla colonizzazione da parte di questi simbionti sulle colture coltivate nelle condizioni più ordinarie da noi?
    Grazie
    Andrej

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    1. Si esistono già degli usi e delle produzioni. Tuttavia il problema è il controllo della qualità e i regolamenti devono imporre norme più stringate (nel 2012 in USA esistevano 21 compagnie che commercializzavano funghi micorrizzogeni e 9 in Europa (non vedo nessuna ditta italiana nelle letteratura che possiedo) riunite nella FEMFIB (federazione europea dinoculantidi funghi micorrizogeni). Si commercializzano due tipi gli ectomicorrizogeni (usati in silvicoltura mediante l'uso di spore di specie precise di funghi). Essi servono per inoculare le terre dei vivai e quindi piante in cui le radici sono già micorrizzate, tuttavia la condizione necessaria e la disinfezione del terreno preliminarmente per eliminare i funghi antagonisti. Sono usati in silvicoltura tropicale, dei climi temperati,ed in cedui a corta vegetazione per produrre legno da cui ricavare energia.. Nelle grandi colture estensive l'applicazione di endomicorrize è ancora molto limitata, qui prima di passare ad interventi artificiali è sarebbe meglio mantenere le micorrize naturali che già ci sono tramite le buone pratiche agronomiche. Qui vi sarebbe un grande settore di ricerca per quanto riguarda il fosforo in quanto molto fosforo che si somministra si retrograda e non diviene più assimilabile per le piante e quindi una micorriza che liberasse questo fosforo e lo rimettesse a disposizione delle piante sarebbe una vera manna. Qui occorre agire sulla selezione congiunta del fungo e della varietà della specie coltivata. Le micorrize sono studiate anche per decontaminare suoli. Tuttavia la branca più avanzata in questo campo e la produzione di funghi commestibili. L'esempio principe è la tartuficoltura che affonda le radici dei primi tentativi nel 1885 sotto impulso della Prussia

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  3. Se i consumatori continueranno a preferire il finto biologico l'Europa andrà allo sfacelo! La politica clientelare è figlia di un consumatore che ci campa col clientelismo...

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    1. Demetrio

      Nel mondo l'agricolttea biologica rappresenta l'1% della superficie, mentre il cibo biologco genera un business di 82 miliardi di dollari. In questo contesto capita quello che tu afferma e molto più semplice importare biologico (prodotto in paesi dove si è autoreferenziato che il loro protocollo di produzione è "equivalente al nostro", ma con numerose e stridenti eccezioni) che farlo produrre in Europa in quanto tra produzione e consumo si è una potentissima lobby che se ne frega sia delle salute che dell'ambiente.

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