Che altro dire a fronte della proposta di “azzerare l’uso di pesticidi in agricoltura entro il 2025” lanciata dal ministro Martina in campagna elettorale ?
di LUIGI MARIANI e ALBERTO GUIDORZI
Uno dei manifesti elettorali del ministro Maurizio Martina.
Venerdì scorso in quel di Fossadello (Caorso - Piacenza) si è tenuto un incontro organizzato dall'amico agronomo Michele Lodigiani e che ha avuto come valido relatore Francesco Vidotto, malerbologo e docente all'Università di Torino. Nel corso di tale incontro, dedicato al Glyphosate e che ha avuto un considerevole successo di pubblico, è stato fra l'altro mostrato il manifesto elettorale di Martina che contiene lo slogan che campeggia nel titolo. Tale slogan peraltro fa diretto riferimento al programma elettorale del PD nel quale si scrive che: “Vogliamo puntare sulla rigenerazione urbana e difendere il suolo con la legge contro la cementificazione e con l’azzeramento dell’uso dei pesticidi entro il 2025, anche per consolidare il primato europeo nel biologico.”
Occorre premettere che lo slogan è “demenziale” o se preferite “profondamente demagogico” e ancora “sintomo di un profondissimo sonno della ragione che genera mostri”.
Ciò in quanto rinunciare oggi ai fitofarmaci significherebbe rinunciare anche all’agricoltura, nel senso che ad esempio una coltura come la vite sarebbe preda di patogeni come l’oidio e la peronospora che azzererebbero le produzioni condannando alla decadenza un settore più che mai strategico per la nostra economia. Ci si potrà dire che con il genome editing è possibile rinunciare alla chimica ma si tratta di soluzioni da introdurre con gradualità e che peraltro saranno fieramente avversate da vasti settori della nostra collettività, gli stessi che si sono resi responsabili della vergognosa lotta senza quartiere agli OGM da cui deriva l’arretratezza in cui oggi versa il settore delle biotecnologie in agricoltura nel nostro paese, vittima di anni di blocco della sperimentazione da parte di istituzioni pusillanimi.
Ma lo slogan di Martina ci dice molto altro. Anzitutto vi immaginereste un ministro dell’agricoltura statunitense o francese o tedesco utilizzare uno slogan del genere? Se lo facesse verrebbe immediatamente “defenestrato” per manifesta incapacità di intendere e di volere. Per fare un paragone sarebbe come se un ministro della sanità proponesse di abolire vaccini, antibiotici e antipiretici, aspirina inclusa. In altri termini tale slogan si rivela la miglior cartina di tornasole del baratro esistente fra il mondo delle istituzioni e il mondo reale della nostra agricoltura, che usa fitofarmaci per difendere le colture dai loro nemici.
Un altro tema su cui lo slogan dovrebbe farci riflettere è quello del completo fallimento del nostro sistema educativo. Non si può infatti dimenticare che Martina si è diplomato come perito agrario a Bergamo, il che ci spinge a domandarci come un ITAS abbia potuto diplomare un simile soggetto.
Peraltro il pensiero agronomico (se così lo si può definire) di Martina si rivela a tal punto distruttivo da rompere qualsiasi ponte con le stesse dottrine agronomiche che Martina pareva aver sposato: neppure biologico e biodinamico possono infatti fare a meno dei "pesticidi"! E qui ai seguaci del Bio verrebbe da consigliare un minimo di decenza quando lanciano le loro menzoniere campagne pubblicitarie volte a convincere l’uomo della strada del fatto che “loro non usano i pesticidi”. Tali campagne infatti sono convincenti al punto che qualcuno sta seriamente pensando di imporre al Bio l’abbondano generalizzato dei “pesticidi” (il programma elettorale del PD è più che mai emblematico al riguardo…), e allora sì che ne vedremmo delle belle!
Giova segnalare anche che lo slogan di Martina è l'ennesimo frutto marcio di Expo 2015 e ciò in quanto Martina e i suoi accoliti si sono appellati al "Manifesto di Milano" per sdoganare lo slogan incriminato, come traspare dalla dichiarazione del ministro citata in questo post:(qui).
Non possiamo a questo punto fare a meno di segnalare al lettore che la Francia vive oggi una sindrome simile a quella che ha colpito Martina ma con una differenza sostanziale: lì è il ministro dell’ambiente, o meglio della “transizione ecologica”, Nicolas Hulot a lanciare gli slogan copiati da Martina, al quale l’incompetenza nega qualsiasi dote di originalità. Al contrario il ministro dell’agricoltura francese si guarda bene dal fare affermazioni del genere ed anzi vuole che gli organismi demandati a far sì che l’agricoltura rimanga un pilastro dell’economia francese studino il modo per renderla sempre più eco-compatibile ma senza perdere in produttività. E qui giova leggere il documento dell’INRA (qui) che perviene alle seguenti conclusioni:
E il fatto che la strategia francese sia oggi vincente lo si coglie dal diagramma in figura 1, da cui emerge con evidenza che paesi come Francia e Germania hanno raggiunto risultati di rilievo in termini di uso razionale dei fitofarmaci mentre l’agricoltura italiana, assieme a quella spagnola, peccano grandemente di professionalità.
Ministro Martina, il suo compito sarebbe stato quello di migliorare la professionalità dell’agricoltura italiana, non quello di sostituire l’agro-ecologia con l’agro-ecologismo ideologico. Ci sembra proprio che più che “perito agrario” lei si sia più che mai comportato da “imperito”! Ma in questo nostro sciagurato paese quello che da altre parti del mondo sarebbe giudicato come un robusto indice di inaffidabilità, diviene il pilastro su cui un inetto può fondare la propria fortuna politica. Ed è così che il PD, dopo una batosta elettorale che non ha precedenti, ha deciso di affidare il timone di una navicella che procede controvento in un mare procelloso nientemeno che a Martina!
Peraltro cercando sommariamente in rete si nota che Martina con lo slogan sull’abolizione dei “pesticidi” ha davvero passato il segno e che molti si sono grazie a Dio indignati: ad esempio segnaliamo lo scritto di un agricoltore in calce a questo post di supporto a Martina (qui) o questo commento molto lucido di Mattia Butta (qui).
Ma il commento più tranchant ci viene dal “falso manifesto” che vedete qui sotto. Chapeau!
Occorre premettere che lo slogan è “demenziale” o se preferite “profondamente demagogico” e ancora “sintomo di un profondissimo sonno della ragione che genera mostri”.
Ciò in quanto rinunciare oggi ai fitofarmaci significherebbe rinunciare anche all’agricoltura, nel senso che ad esempio una coltura come la vite sarebbe preda di patogeni come l’oidio e la peronospora che azzererebbero le produzioni condannando alla decadenza un settore più che mai strategico per la nostra economia. Ci si potrà dire che con il genome editing è possibile rinunciare alla chimica ma si tratta di soluzioni da introdurre con gradualità e che peraltro saranno fieramente avversate da vasti settori della nostra collettività, gli stessi che si sono resi responsabili della vergognosa lotta senza quartiere agli OGM da cui deriva l’arretratezza in cui oggi versa il settore delle biotecnologie in agricoltura nel nostro paese, vittima di anni di blocco della sperimentazione da parte di istituzioni pusillanimi.
Ma lo slogan di Martina ci dice molto altro. Anzitutto vi immaginereste un ministro dell’agricoltura statunitense o francese o tedesco utilizzare uno slogan del genere? Se lo facesse verrebbe immediatamente “defenestrato” per manifesta incapacità di intendere e di volere. Per fare un paragone sarebbe come se un ministro della sanità proponesse di abolire vaccini, antibiotici e antipiretici, aspirina inclusa. In altri termini tale slogan si rivela la miglior cartina di tornasole del baratro esistente fra il mondo delle istituzioni e il mondo reale della nostra agricoltura, che usa fitofarmaci per difendere le colture dai loro nemici.
Un altro tema su cui lo slogan dovrebbe farci riflettere è quello del completo fallimento del nostro sistema educativo. Non si può infatti dimenticare che Martina si è diplomato come perito agrario a Bergamo, il che ci spinge a domandarci come un ITAS abbia potuto diplomare un simile soggetto.
Peraltro il pensiero agronomico (se così lo si può definire) di Martina si rivela a tal punto distruttivo da rompere qualsiasi ponte con le stesse dottrine agronomiche che Martina pareva aver sposato: neppure biologico e biodinamico possono infatti fare a meno dei "pesticidi"! E qui ai seguaci del Bio verrebbe da consigliare un minimo di decenza quando lanciano le loro menzoniere campagne pubblicitarie volte a convincere l’uomo della strada del fatto che “loro non usano i pesticidi”. Tali campagne infatti sono convincenti al punto che qualcuno sta seriamente pensando di imporre al Bio l’abbondano generalizzato dei “pesticidi” (il programma elettorale del PD è più che mai emblematico al riguardo…), e allora sì che ne vedremmo delle belle!
Giova segnalare anche che lo slogan di Martina è l'ennesimo frutto marcio di Expo 2015 e ciò in quanto Martina e i suoi accoliti si sono appellati al "Manifesto di Milano" per sdoganare lo slogan incriminato, come traspare dalla dichiarazione del ministro citata in questo post:(qui).
Non possiamo a questo punto fare a meno di segnalare al lettore che la Francia vive oggi una sindrome simile a quella che ha colpito Martina ma con una differenza sostanziale: lì è il ministro dell’ambiente, o meglio della “transizione ecologica”, Nicolas Hulot a lanciare gli slogan copiati da Martina, al quale l’incompetenza nega qualsiasi dote di originalità. Al contrario il ministro dell’agricoltura francese si guarda bene dal fare affermazioni del genere ed anzi vuole che gli organismi demandati a far sì che l’agricoltura rimanga un pilastro dell’economia francese studino il modo per renderla sempre più eco-compatibile ma senza perdere in produttività. E qui giova leggere il documento dell’INRA (qui) che perviene alle seguenti conclusioni:
- l’utilizzazione ragionata dei fitofarmaci dev’essere una linea guida, ma non bisogna sovrastimarne i risultati, anche perché i costi di questa pratica sono molto alti (sorveglianza assidua dei coltivi fatto da persone qualificate, rischi di perdite se la diagnosi errata e ripercussioni per aumento di inoculo nelle coltivazioni successive);
- allo stato attuale non sussistono alternative alla difesa chimica in quanto non vi sono soluzioni pronte all’impiego;
- invece della difesa con “metodi alternativi” è meglio usare bene la lotta integrata e applicare le buone pratiche agricole.
E il fatto che la strategia francese sia oggi vincente lo si coglie dal diagramma in figura 1, da cui emerge con evidenza che paesi come Francia e Germania hanno raggiunto risultati di rilievo in termini di uso razionale dei fitofarmaci mentre l’agricoltura italiana, assieme a quella spagnola, peccano grandemente di professionalità.
Vendite al minuto di fitofarmaci in vari paesi europei (Fonte:
qui).
|
Ministro Martina, il suo compito sarebbe stato quello di migliorare la professionalità dell’agricoltura italiana, non quello di sostituire l’agro-ecologia con l’agro-ecologismo ideologico. Ci sembra proprio che più che “perito agrario” lei si sia più che mai comportato da “imperito”! Ma in questo nostro sciagurato paese quello che da altre parti del mondo sarebbe giudicato come un robusto indice di inaffidabilità, diviene il pilastro su cui un inetto può fondare la propria fortuna politica. Ed è così che il PD, dopo una batosta elettorale che non ha precedenti, ha deciso di affidare il timone di una navicella che procede controvento in un mare procelloso nientemeno che a Martina!
Peraltro cercando sommariamente in rete si nota che Martina con lo slogan sull’abolizione dei “pesticidi” ha davvero passato il segno e che molti si sono grazie a Dio indignati: ad esempio segnaliamo lo scritto di un agricoltore in calce a questo post di supporto a Martina (qui) o questo commento molto lucido di Mattia Butta (qui).
Ma il commento più tranchant ci viene dal “falso manifesto” che vedete qui sotto. Chapeau!
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Alberto Guidorzi
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.
Questo rischia di rimanere ministro dell' agricoltura!
RispondiEliminaNel giorno in cui si celebra la Liberazione, non si può non fare notare che il ministro propugna con ostinazione un modello di agricoltura, quale quello biodinamico di Steiner e Pfeiffer, tanto caro al Fuhrer e ad Himmler: quest'ultimo allestì un campo sperimentale nell'amena località di Dachau...Dovevano trovare il cibo migliore, energizzato daglim influssi astrali, per la razza eletta.
EliminaTornando ai tempi odierni, il modello di fattoria agricola che sembrerebbe avere convinto il ministro rimanderebbe al tipo "Capalbio", quale quello della sodale di partito Monica Cirinnà dove si pratica il "bio", gli animali sono considerati alla stregua degli umani e, magari, trova pure ospitalità un qualche membro dei Windsor che, passando da quelle parti essendo notoriamente amanti della Toscana (e non puç che farci piacere), ti acquista pure quella particolare marmellata che solo a proporla di acquistarla ad una famiglia del cosidetto ceto "medio", a fine mese capisce che deve cambiare fornitura, pagandola a peso d'oro.
Avanti così, che geni della politica! Loro sì che sono patrioti!
Mi permetto solo di fare notare che l'istogramma riportato si riferisce alla vendita dei soli insetticidi. Analizzando i dati di Eurostat invece risulterebbe il buon comportamento dell'Italia, almeno in termini di quantità di pesticidi complessivi venduti. Si passa dai 70250 ton nel 2011 ai 64071 ton nel 2014. Vi chiedo gentilmente un chiarimento in merito. In ogni caso, buon lavoro.
RispondiEliminaSi è riportato il diagramma dei soli insetticidi perchè sono i più neutri per caratterizzare l'uso professionale di questi strumenti di lotta. In fatto di insetti infatti non è che ci sia molta differenza di intensità di attacchi tra Italia e Francia o Germania e quindi se se ne usano di meno significa che si fa lotta integrata, si calcola a priori l'importanza della presenza di inoculo al fine di decidere se vale la pena trattare o meno, oppure si segue più da vicino il ciclo vitale del parassita in modo da colpirlo nel loro momento più delicato ed efficace. Se invece prendiamo in considerazione i fungicidi l'Italia diventa più parsimoniosa rispetto alla Francia non perchè sa usarli meglio, ma solo perchè il nostro clima meno umido e piovoso ci favorisce nell'avere minori attacchi da trattare, mentre la Francia o la Germania è sfavorita. Se prendiamo ad esempio le malattie della spiga dei cereali coltivati nei climi più nordici, queste di fronte ad ciclo cereale molto più lungo la spiga è più esposta agli attacchi fungini, favoriti anche da condizioni meteo meno secche durante la maturazione. La stessa cosa dicasi sui diserbanti anche se in modo meno marcato.
EliminaGrazie Alberto Guidorzi,sempre puntuale nelle analisi.
Elimina.... diplomato all'Istituto tecnico Agrario di Bergamo ... (dalla sua pagina facebook...). Mah!
RispondiEliminaBisogna tornare a studiare.
RispondiEliminaSopratutto certi vecchi agronomi...
Fortuna che alcuni ricercatori e professori universitari sono tornati a farlo e stanno dimostrando la validità scientifica di alcune intuizioni di agricoltori. La Germania, sarà per l'impulso Steineriano citato nell'articolo, che a vedere sembra aver sortito gli effetti che il vs derideva, ha da tempo operativi centri di ricerca dedicati al bio. E di quegli stupidi di svizzeri che sprecano i loro centesimi per mantenere Fibl che mi dite?
Dico che il biologico rappresenta lo 0,9/1% della SAU mondiale e quindi è totalmente insignificante (il biodinamico è solo una curiosità per bobos). Conclusione: dopo 30 anni di promozione del biologico siete delle piccole formichine che fate un gran casino e siete solo una palla al piede della buona e professionale agricoltura perchè dei politici inetti vi danno troppo ascolto. Sono inetti perchè la FAO dice che entro il 2050 la produzione agricola deve crescere del 70% mentre ascoltano voi che volete far diminuire la produzione di cibo, In Austria, che ha il 20% di biologico, ma con il 70% di prati pascoli e quindi di superfici che non differiscono in assoluto tra il coltivarle convenzionalmente e biologicamente (una vera e propria turlupinatura per l'opinione pubblica e che qualifica (tu compreso)il 70% del mondo del biologico come dei veri e propri mariuoli) hanno prefigurato una agricoltura biologica al 100% e ne hanno ricavato che per mantenere la produzione nazionale di cibo allo stesso livello di oggi avrebbero avuto bisogno di poter coltivare 1 milione di ettari in più...ma, guarda caso, l'Austria questo milione di ettari non lo possiede. Certo che la ricerca finalizzata al solo biologico sono soldi buttati e che lo siano ce lo dice la Storia dell'agricoltura: se infatti esistessero metodi naturali per nutrire meglio le nostre coltivazioni e proteggerle dai parassiti non credi che in 10.000 anni, seppure con metodi di ricerca poco performanti, non li avrebbero già trovati? Certo ne hanno trovati e voi li volete far riemergere, solo che quando erano gli unici strumenti si pativa la fame e tu esisti perchè qualcuno ha sparso concimi di sintesi (il 50% delle proteine a disposizione della popolazione mondiale sono disponibile solo grazie all'azoto di sintesi incamerato nei concimi con il metodo Haber-Bosch)e fitofarmaci ben studiati.
RispondiEliminaVorrei chiudere con una domanda: "ma a te i coglioni te li hanno tagliati", se ciò non è capitato allora li vuoi tirare fuori una buona volta e mostrarti per chi sei veramente. Io ho il coraggio di farlo, mentre la tua vigliaccheria ti frena. E' il protocollo di produzione del biologico che te lo impedisce?
Alberto, a proposito di Haber-Bosch ecco un sito da visitare: http://www.scienceheroes.com/
EliminaGrazie Francesco
Elimina