di LUIGI MARIANI e ALBERTO GUIDORZI
Delle due l’una: o
negli esperimenti condotti in Germania si sono violati i principi
etici sottesi alla sperimentazione su esseri umani e dunque gli
universitari che li hanno condotti debbono essere sanzionati oppure
tutto si è svolto in modo regolare e dunque sperimentatori e
volontari debbono essere tutelati dalle legge rispetto alle rozze
campagne denigratorie cui stanno andando incontro.
Scrive
il quotidiano tedesco Stuttgarter Zeitung, confermando indiscrezioni
uscite sul New York Times, che presso un laboratorio dell'Università
di Aachen, in Germania sarebbero stati eseguiti test di inalazione
di, sottoposti all'inalazione di diossido di azoto, un gas inquinante
e tossico, normalmente generato a seguito di processi di combustione.
Nei test sarebbero state coinvolte scimmie e anche degli esseri
umani. Secondo il quotidiano almeno 25 persone avrebbero preso parte
ai test, durati diverse ore. Stephan Weil, primo ministro della Bassa
Sassonia, ha detto che sarà decisivo capire lo scopo degli studi
compiuti. "Se per esempio, l'obiettivo dei test è stato quello
di garantire la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, come dice
l'Università di Aachen, e se gli standard etici sono stati
rispettati, la cosa è difendibile. Ma – ha aggiunto Weil – se lo
scopo degli esperimenti era quello di fare marketing o di vendere,
non posso pensare a una giustificazione adeguata". Il ministro
dell'Ambiente, Barbara Hendricks, si è detta "inorridita"
dalle notizie. "Quello che sappiamo finora è disgustoso",
ha detto, aggiungendo che l'industria e la comunità scientifica
devono spiegare il loro ruolo. "Il fatto che l'intera industria
apparentemente abbia provato a nascondere studi scientifici
tanto sfacciati e dubbi rende il tutto ancora più mostruoso"
(Il Foglio).
Siamo stati negativamente
colpiti dalla colpevole faciloneria con cui sono stati demonizzati
gli studi sugli effetti dell’esposizione di esseri umani volontari
a sostanze tossiche emesse dagli autoveicoli come residui dei
processi di combustione. Da quel poco che si coglie dai media pare
infatti che l’opinione pubblica e la politica non si rendano conto
che qualsiasi sostanza chimica a partire dall’acido salicilico
(aspirina) è stata sperimentata su esseri umani prima di essere
immessa in commercio e che l’esposizione ai sottoprodotti tossici
di combustione (ossidi di azoto, monossido di carbonio, ecc.)
riguarda tutti noi nella nostra vita quotidiana, per cui è più che
mai essenziale valutarne in modo realistico gli effetti sugli esseri
umani.
La faciloneria di cui
parliamo si lega, come sovente accade, all’uso di slogan (cavie
umane, richiami ai campi di concentramento nazisti, ecc.) che poco o
nulla hanno a nostro avviso a che vedere con il problema, la cui vera
natura risiede nel fatto che spesso le reazioni degli animali da
esperimento a sostanze tossiche sono sensibilmente diverse da quelle
degli esseri umani. Ad esempio l’arsenico è cancerogeno per gli
umani ma non per molti animali da laboratorio (Nebraska University,
2002).
Speriamo solo che da
questa sarabanda non nasca qualche legge redatta sull’onda
dell’emotività e che proibisca sic et simpliciter le
sperimentazioni su volontari benemeriti, adeguatamente pagati e
garantiti rispetto agli eventuali rischi insiti in tale attività. Da
questo punto di vista (e spero possiate scusarci per lo scarso senso
democratico) non possiamo che dirci felici del fatto che in questo
momento il nostro Parlamento non sia in condizione di legiferare.
Ovviamente sussistono
svariati problemi di natura etica che vengono da tempo analizzati da
studiosi o da appositi comitati di esperti. Ad esempio nel 2004 è
uscito il testo “Intentional Human Dosing Studies for EPA
Regulatory Purposes: Scientific and Ethical Issues” curato dalla
National Academy of Sciences (NAS) statunitense nel quale NAS per
mezzo di un comitato multidisciplinare dà risposta a una serie di
quesiti posti dall’EPA (Environmental Protection Agency) e relativi
alla sperimentazione su esseri umani.
Nel rinviare il lettore
alla lettura di tale testo liberamente disponibile in rete
(qui)
ci limitiamo qui di seguito a evidenziare alcuni aspetti di
particolare rilevanza proposti in tale documento.
In particolare a pagina
63 si segnala che il governo federale americano regola la
sperimentazione che coinvolge esseri umani attraverso la common law,
che si basa sui principi etici enunciati negli ultimi 50 anni in
documenti internazionali e nazionali. La regolamentazione della
sperimentazione su esseri umani riposa su due principi fondamentali:
la revisione indipendente dei protocolli di ricerca e la fornitura di
consenso informato da parte del volontario. I regolamenti sono
applicati da 16 agenzie che conducono o sponsorizzano la ricerca su
umani e le normative federali forniscono un quadro per considerare i
rischi e i potenziali benefici, svolgendo attività di revisione e
monitoraggio e di reporting di eventi avversi. Inoltre le normative
specificano le condizioni alle quali il consenso formato debba essere
ottenuto e i requisiti sostanziali di consenso. Il monitoraggio delle
attività istituzionali è condotto a livello federale, e le agenzie
impiegano vari meccanismi per l'applicazione.
A pagina 82 si specifica
poi che tre principali tipi di studi che prevedono la
somministrazione intenzionale di sostanze chimiche a volontari sono
oggi legalmente possibili e cioè studi di farmacocinetica, studi di
faramacodiagnostica sugli effetti a bassa dose e studi di
faramacodiagnostica progettati per suscitare un effetto negativo
completamente reversibile. È probabile che i primi due tipi di studi
non presentino rischi identificabili per i partecipanti o offrano la
ragionevole certezza che nessun danno sarà arrecato. Gli Studi studi
di faramacodiagnostica progettati per suscitare un effetto negativo
completamente reversibile rappresentano invece un rischio che sarà
sufficientemente basso se lo studio è stato progettato e condotto in
modo corretto. Prima della sua messa in opera, uno studio dovrebbe
essere ritenuto giustificabile sulla base di dati scientifici
esistenti (studi su animali e altri studi). Tale giustificazione
dovrebbe includere una spiegazione dell'importanza dello studio,
un’analisi dei potenziali effetti negativi e l’evidenziazione
dell’impossibilità di ottenere in altri modi le informazioni
necessarie. Uno studio intenzionale su esseri umani non può essere
etico se non è condotto e documentato in modo tale da garantire il
massimo livello di qualità scientifica. Il bisogno di qualità
scientifica inizia in fase di progettazione e include fattori quali
la scelta delle condizioni di esposizione e delle dose, nonché una
valutazione della potenza dei test statistici impiegati
(qui).
I risultati devono infine essere opportunamente divulgati, ivi
compresi i dettagli relativi alla progettazione e allo svolgimento
dell’esperimento, anche se essi non sono nell'interesse immediato
di coloro che sponsorizzano lo studio.
A pagina 108 si evidenzia
l’importanza di porre in luce i rischi e i benefici. I benefici
potenziali derivanti da studi su esseri umani possono essere divisi
in due grandi tipi: personali e sociali. I benefici personali sono
quelli che possono maturare per un individuo in virtù della
partecipazione all'esperimento (soddisfazione personale, guadagno
economico). I benefici per la società sono quelli che si hanno in
virtù dell'applicazione dei risultati scientifici dello studio.
Tutto ciò richiede un approccio particolarmente cauto
nell'applicazione dei principi generali valutando in particolare che
i diritti e il benessere dei partecipanti siano stati adeguatamente
protetti.
A pagina 130 poi si
riassumono le considerazioni etiche che rimangono a valle della
determinazione del fatto che un protocollo di ricerca è
scientificamente valido e che i suoi probabili benefici superano i
rischi. Queste considerazioni etiche riguardano il consenso informato
del volontario e la selezione dei potenziali partecipanti alla
ricerca, incluso un equo compenso per partecipazione e il
risarcimento per eventuali infortuni connessi alla ricerca stessa.
Dopo aver analizzato come si applicano tali considerazioni etiche
agli studi tossicologici, il comitato ha infine esaminato le
argomentazioni in merito al fatto che EPA possa o meno utilizzare i
dati provenienti da studi eticamente problematici o non etici per la
regolamentazione. La conclusione è stata che, come regola generale,
EPA non può di regola utilizzare i dati di studi non etici.
Tuttavia, anche il comitato raccomanda norme e procedure per casi
eccezionali in cui
le informazioni derivanti da studi non etici possano condurre a standard normativi che forniscano una maggiore protezione per la salute pubblica.
le informazioni derivanti da studi non etici possano condurre a standard normativi che forniscano una maggiore protezione per la salute pubblica.
Conclusioni
In sintesi dunque
dall’analisi svolta con riferimento al documento prodotto negli
Stati Uniti ma le cui conclusioni sono di validità generale, emerge
l’importanza degli studi su volontari umani per valutare gli
effetti sull’organismo di sostanze chimiche di varia natura
(medicinali per l’uomo, fitofarmaci, inquinanti del aria e
dell’acqua, ecc.).
Pertanto delle due l’una:
o negli esprimenti condotti in Germania si sono violati i principi
etici sottesi alla sperimentazione su esseri umani e dunque gli
universitari che hanno condotto gli esperimenti debbono essere
sanzionati oppure tutto si è svolto in modo regolare e dunque gli
sperimentatori debbono essere tutelati dalle legge rispetto alle
campagne denigratorie cui stanno andando incontro.
Peraltro riteniamo utile
richiamare l’attenzione dei lettori sul fatto che l’eliminazione
delle combustioni e dei relativi residui da autoveicoli, da impianti
di riscaldamento e condizionamento civili o da fornelli domestici
prefigura l’uso di energia elettrica, la quale si può produrre da
fonti fossili (carbone, petrolio, metano, ecc.) oppure dal nucleare o
ancora da fonti rinnovabili (idroelettrico, geotermico, eolico,
solare termico e fotovoltaico, ecc.). Dato che le fonti rinnovabili
danno per ora contributi limitati e che l’energia nucleare è vista
come il demonio (o come gli OGM, per usare un termine di paragone più
alla moda…) non si intravvedono per ora alternative rispetto ai
processi di combustione, con i quali dovremo convivere ancora a lungo
così come al lungo dovremo confrontarci con i loro sottoprodotti
tossici.
A conclusione di tale
scritto ci pare necessario rendere omaggio ai volontari che da
millenni si prestano a sperimentare sostanze di diversa natura con lo
scopo nobile di far progredire la scienza e portare benefici
all’umanità intera. Fra i tanti esempi ricordiamo quello offertoci
dal medico statunitense e studioso di pellagra Joseph Goldberg, dal
suo team e dalla sua stessa moglie, i quali per dimostrare in modo
incontrovertibile che l’origine delle malattia non era batterica ma
nutrizionale (una carenza vitaminica) ingerirono intenzionalmente
materiale biologico proveniente da pazienti affetti dalla malattia.
Tutto ciò accadeva negli Usa nel 1916 (Nowiknow,
2011).
Bibliografia
NAS,
2004. Intentional Human Dosing Studies for EPA Regulatory Purposes:
Scientific and Ethical Issues, Committee on the Use of Third Party
Toxicity Research with Human Research Participants Science,
Technology, and Law Program, National Research Council, ISBN:
0-309-53098-9, 226 pp.
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK215886/pdf/Bookshelf_NBK215886.pdf)
Nebraska
University, 2002. toxicology and exposure guidelines
(https://ehs.unl.edu/documents/tox_exposure_guidelines.pdf)
Nowiknow,
2011. Pellagra, http://nowiknow.com/pellagra/
Agronomo.
Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in
Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso
la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez
come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti
l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per
Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze
sia dell'agricoltura francese che italiana.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Concordo con gli autori dell' articolo. Per esempio il frutto dell' avocado può essere anche mortale per molte specie domestiche: bovini, capre, pesci . E' praticamnete quasi innocuo per gli umani...
RispondiEliminada vecchio agricoltore, che ha utilizzato trattrici diesel per una vita, e ne ha inalato fumi in quantità, mi chiedo se non sarebbe stato più semplice analizzare i tanti che come me sono state cavie umane involontarie, invece di cercarne di nuove
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