di Vittorio Filì
L' Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (ARPTRA), che è una storica associazione pugliese fondata nel 1987, è stata presente ad Agrilevante, fiera agricola svoltasi a Bari dal 12 al 15 Ottobre, con uno stand/auditorium, intitolato " L’agricoltura al tempo dei social…tra disinformazione e sfiducia nella scienza”. Qui si sono svolte delle conversazioni scientifiche su tematiche agricole che troppo spesso vengono manipolate e distorte, come ha detto il presidente dell’ARPTRA durante la presentazione dello stand : “Siamo assediati dalle notizie “bufale”che riguardano l’agricoltura e l’alimentazione …non se può più! Con internet e i social media produrre fake news non costa praticamente nulla, mentre la fatica per smentirla diventa una “mission impossible”... In questo caos multimediale la verifica scrupolosa delle notizie ha ceduto il passo alla semplificazione emotiva o agli scoop complottistici. Lo studio validato di uno scienziato non è un valore ma diventa un’opinione pari a quella di un qualsiasi imbecille (…per citare Umberto Eco) che riesce a comunicare efficacemente su di un blog o piattaforma mediatica.”
Diversi sono stati i temi affrontati.
Degli OGM ne ha parlato Roberto Defez, scienziato e direttore del Laboratorio di Biotecnologie dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Napoli , che ha spiegato come in realtà si tratta di uno dei temi più complessi e divisi che la scienza e la comunicazione della scienza abbiano mai affrontato. Tutto questo succede anche perché non abbiamo il tempo di fermarci ad ascoltare fatti, esempi, documenti, episodi della nostra stessa vita che ci possono far vedere dove e come incontriamo i derivati di piante Ogm nella nostra vita quotidiana e nei nostri piatti. La scelta di strillare opinioni e di evocare immagini spaventose, è una scelta premeditata e funzionale. Fornisce informazioni semplici, immediate, forti emotivamente che mirano dritto al nostro stomaco evitando accuratamente di passare per il nostro cervello.,
Del “caso Xylella fastidiosa” se ne è parlato con lo scienziato barese prof. Giovanni Martelli e con l’entomologo Francesco Porcelli. Questa malattia che sta avanzando e distruggendo il paesaggio agricolo pugliese rappresenta l’icona di come l’irrazionalità mediatica antiscientifica riesca a bloccare le decisioni da prendere utili per il territorio. Fin dalla fine del 2013, data dell’individuazione del terribile batterio da quarantena in piante di olivo , social media, televisioni, giornali e campagne elettorali sono divenuti campo di battaglia su un tema scientificamente estremamente complesso. Xylella fastidiosa è stata introdotta accidentalmente dal centro America nel Salento, trovando un clima ideale, un nuovo efficiente insetto vettore, l’olivo come nuovo ospite coltivato in un enorme territorio. In quattro anni, nonostante lo straordinario impegno della ricerca abbia chiarito moltissimi aspetti dell’epidemia, sono state avanzate e continuano tutt’oggi ad essere riproposte le più assurde ipotesi sull’origine del fenomeno del disseccamento rapido degli olivi: le scie chimiche, l’uso sconsiderato di pesticidi e soprattutto erbicidi (il famigerato glifosate della Monsanto), l’improvvisa ed abnorme diffusione di funghi del legno, le precarie condizioni dei terreni ed in particolare la carenza di sostanza organica, l’indebolimento del sistema immunitario delle piante per pesticidi o errate pratiche agronomiche, la distribuzione notturna e segreta del batterio con aerei ed elicotteri, e chi più ne ha più ne metta. Nonostante le epidemie da xylella interessino ormai indistintamente anche oliveti biologici e numerosi altri territori europei (soprattutto Francia e Spagna) in Italia l’attenzione, piuttosto che nel trovare soluzioni ed applicare tempestivamente le misure di contenimento del batterio e della malattia, si sposta alla ricerca dei colpevoli di un piano segreto e mafioso per distruggere l’olivicoltura salentina i cui moventi spazierebbero dalla speculazione edilizia agli interessi economici per la diffusione di oliveti superintensivi o inesistenti varietà di olivo OGM israeliane, etc.
Per quanto riguarda il super indiziato “Gliphosate” , il divulgatore scientifico Donatello Sandroni ha spiegato con dati alla mano, il corretto approccio tossicologico necessario per comprendere quelle che sono realmente le caratteristiche di questo erbicida. E con una metafora scenografica molto spettacolare, ha finto di bere del gliphosate, bevendo invece del vino, per dimostrare come il vino è ben più tossico del superindiziato erbicida.
Anche il grano, e la sua trasformazione in pasta, stanno subendo un attacco mediatico che non rispecchia la realtà, producendo ingiustificati allarmismi. Queste false notizie hanno ormai diffuso l’idea che la pasta italiana sia prodotta con grani esteri contaminati da micotossine e da residui di gliphosate, promuovendo l’dea del consumo dei grani antichi. Pasquale De Vita, ricercatore del CREA Centro Ricerche per la Cerealicoltura di Foggia e Giovanni Marcone del Pastificio Granoro hanno approfondito le ragioni di questa disinformazione. Altri temi che sono stati approfonditi approfonditi hanno riguardato la qualità dell’olio extravergine di oliva, le acque reflue affinate per un utilizzo agricolo, il “novel food”, ovvero gli insetti commestibili, che sembrano una buona soluzione al problema di sfamare i 9 miliardi di persone che abiteranno il pianeta nel 2050. L’incontro con Antonio Saltini , intitolato “L’orto dell’Eden.Maghi, veggenti e scienziati dell’agricoltura naturale”, ovvero lo stesso titolo del suo libro scritto circa trent’anni fa, ma concettualmente ancora molto attuale, è stata la perfetta chiusura per questa iniziativa dell’ARPTRA che ha voluto riequilibrare la deriva di un populismo antiscientifico molto preoccupante per la nostra società.
L' Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (ARPTRA), che è una storica associazione pugliese fondata nel 1987, è stata presente ad Agrilevante, fiera agricola svoltasi a Bari dal 12 al 15 Ottobre, con uno stand/auditorium, intitolato " L’agricoltura al tempo dei social…tra disinformazione e sfiducia nella scienza”. Qui si sono svolte delle conversazioni scientifiche su tematiche agricole che troppo spesso vengono manipolate e distorte, come ha detto il presidente dell’ARPTRA durante la presentazione dello stand : “Siamo assediati dalle notizie “bufale”che riguardano l’agricoltura e l’alimentazione …non se può più! Con internet e i social media produrre fake news non costa praticamente nulla, mentre la fatica per smentirla diventa una “mission impossible”... In questo caos multimediale la verifica scrupolosa delle notizie ha ceduto il passo alla semplificazione emotiva o agli scoop complottistici. Lo studio validato di uno scienziato non è un valore ma diventa un’opinione pari a quella di un qualsiasi imbecille (…per citare Umberto Eco) che riesce a comunicare efficacemente su di un blog o piattaforma mediatica.”
Diversi sono stati i temi affrontati.
Degli OGM ne ha parlato Roberto Defez, scienziato e direttore del Laboratorio di Biotecnologie dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Napoli , che ha spiegato come in realtà si tratta di uno dei temi più complessi e divisi che la scienza e la comunicazione della scienza abbiano mai affrontato. Tutto questo succede anche perché non abbiamo il tempo di fermarci ad ascoltare fatti, esempi, documenti, episodi della nostra stessa vita che ci possono far vedere dove e come incontriamo i derivati di piante Ogm nella nostra vita quotidiana e nei nostri piatti. La scelta di strillare opinioni e di evocare immagini spaventose, è una scelta premeditata e funzionale. Fornisce informazioni semplici, immediate, forti emotivamente che mirano dritto al nostro stomaco evitando accuratamente di passare per il nostro cervello.,
Del “caso Xylella fastidiosa” se ne è parlato con lo scienziato barese prof. Giovanni Martelli e con l’entomologo Francesco Porcelli. Questa malattia che sta avanzando e distruggendo il paesaggio agricolo pugliese rappresenta l’icona di come l’irrazionalità mediatica antiscientifica riesca a bloccare le decisioni da prendere utili per il territorio. Fin dalla fine del 2013, data dell’individuazione del terribile batterio da quarantena in piante di olivo , social media, televisioni, giornali e campagne elettorali sono divenuti campo di battaglia su un tema scientificamente estremamente complesso. Xylella fastidiosa è stata introdotta accidentalmente dal centro America nel Salento, trovando un clima ideale, un nuovo efficiente insetto vettore, l’olivo come nuovo ospite coltivato in un enorme territorio. In quattro anni, nonostante lo straordinario impegno della ricerca abbia chiarito moltissimi aspetti dell’epidemia, sono state avanzate e continuano tutt’oggi ad essere riproposte le più assurde ipotesi sull’origine del fenomeno del disseccamento rapido degli olivi: le scie chimiche, l’uso sconsiderato di pesticidi e soprattutto erbicidi (il famigerato glifosate della Monsanto), l’improvvisa ed abnorme diffusione di funghi del legno, le precarie condizioni dei terreni ed in particolare la carenza di sostanza organica, l’indebolimento del sistema immunitario delle piante per pesticidi o errate pratiche agronomiche, la distribuzione notturna e segreta del batterio con aerei ed elicotteri, e chi più ne ha più ne metta. Nonostante le epidemie da xylella interessino ormai indistintamente anche oliveti biologici e numerosi altri territori europei (soprattutto Francia e Spagna) in Italia l’attenzione, piuttosto che nel trovare soluzioni ed applicare tempestivamente le misure di contenimento del batterio e della malattia, si sposta alla ricerca dei colpevoli di un piano segreto e mafioso per distruggere l’olivicoltura salentina i cui moventi spazierebbero dalla speculazione edilizia agli interessi economici per la diffusione di oliveti superintensivi o inesistenti varietà di olivo OGM israeliane, etc.
Per quanto riguarda il super indiziato “Gliphosate” , il divulgatore scientifico Donatello Sandroni ha spiegato con dati alla mano, il corretto approccio tossicologico necessario per comprendere quelle che sono realmente le caratteristiche di questo erbicida. E con una metafora scenografica molto spettacolare, ha finto di bere del gliphosate, bevendo invece del vino, per dimostrare come il vino è ben più tossico del superindiziato erbicida.
Anche il grano, e la sua trasformazione in pasta, stanno subendo un attacco mediatico che non rispecchia la realtà, producendo ingiustificati allarmismi. Queste false notizie hanno ormai diffuso l’idea che la pasta italiana sia prodotta con grani esteri contaminati da micotossine e da residui di gliphosate, promuovendo l’dea del consumo dei grani antichi. Pasquale De Vita, ricercatore del CREA Centro Ricerche per la Cerealicoltura di Foggia e Giovanni Marcone del Pastificio Granoro hanno approfondito le ragioni di questa disinformazione. Altri temi che sono stati approfonditi approfonditi hanno riguardato la qualità dell’olio extravergine di oliva, le acque reflue affinate per un utilizzo agricolo, il “novel food”, ovvero gli insetti commestibili, che sembrano una buona soluzione al problema di sfamare i 9 miliardi di persone che abiteranno il pianeta nel 2050. L’incontro con Antonio Saltini , intitolato “L’orto dell’Eden.Maghi, veggenti e scienziati dell’agricoltura naturale”, ovvero lo stesso titolo del suo libro scritto circa trent’anni fa, ma concettualmente ancora molto attuale, è stata la perfetta chiusura per questa iniziativa dell’ARPTRA che ha voluto riequilibrare la deriva di un populismo antiscientifico molto preoccupante per la nostra società.
Purtroppo a questi incontri non vengono quelli avrebbero bisogno di informarsi e di capire, bensì quelli che tra loro sono d'accordo da tempo. Noi tutti che siamo d'accordo riceviamo sostanziose gratifiche natalizie da Monsanto......
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