di Antonio Saltini
Impegnato nella redazione delle ultime pagine dell'edizione inglese delle mie Scienze agrarie (Agrarian scinces in the West), dopo quarant'anni di lavoro sono giunto agli indici verificando che il proposito di rendere consultabili i miei sette volumi ai cultori delle discipline che concorrono al grande corpo delle conoscenze agronomiche (cito, esemplificando, pedologia, fisica e chimica del suolo, fisiologia animale e vegetale, botanica, genetica, meccanica agraria, storia delle origini dell'agricoltura, delle rotazioni, dell'evoluzione delle razze allevate, economia aziendale, economia dei mercati, e chiudo per non tediare), i medesimi indici si convertono in uno degli impegni più gravosi dell'intera impresa, impegnando tempi assai maggiori di quelli previsti.
La ragione chiave, il numero infinito di verifiche bibliografiche necessarie, prima tra tutte la ricerca di nomi propri e qualifiche di ricercatori citati dai testi in tutte le lingue europee col solo cognome: i Francesi premettono ad ogni cognome una semplice M. (monsieur), i Tedeschi disdegnano il nome proprio di qualunque studioso che non sia astro di prima grandezza, gli Inglesi storpiano con assoluta sufficienza qualunque nome straniero, che viene trascritto dai traduttori senza alcuna verifica (il mito della precisione britannica è leggenda inconsistente ma dal prestigio inossidabile).
Poi, essendo i miei volumi illustrati con le immagini più evocative ricavate da volumi dal Trecento al Novecento, oltre che da straordinarie raccolte fotografiche, litografi e pittori scarabocchiano i propri nomi nell'angolo destro del proprio capolavoro considerandosi tutti Rubens o Leonardo, i cui nomi e cognomi sono noti, mentre quello di un grande fiammingo, se è illeggibile, resta incomprensibile.
Trascuro verifiche diverse (ad esempio nomi e sigle degli editori), limitandomi a invitare, tra i futuri lettori, i possessori di testi originali a segnalare i possibili (inevitabili) errori.
La breve premessa per spiegare che da anni non avevo disposto di una sola ora per verificare le citazioni dei miei lavori continuavano a moltiplicarsi nelle pagine di Google, un proposito assolto alcuni giorni addietro, coronato da scoperte assai prossime all'incredibile. Mi sono sentito l'astronauta sbarcato nella galassia del plagio, dell'alterazione, della più spregiudicata manipolazione.
Tra le 200.000 citazioni del nome Antonio Saltini Google propone, riconosco lasciando la metafora, centinaia di menzioni ineccepibili dei miei saggi, studi scientifici, opere letterarie. Ma sono innumerabili anche le manipolazioni ed i plagi.
Prima di esaminarne un campionario intendo, peraltro, esprimere un riconoscimento: Carlo Petrini, un giornalista di strepitoso successo con il quale non condivido, verosimilmente, neppure la formula chimica dell'acqua, il 1° giugno 2015 ha illustrato a Radio 24 la filosofia della propria organizzazione, riconoscendo che essa non è universalmente condivisa, ma che ha suscitato il dissenso di alcuni studiosi, e cita il Premio Nobel Norman Borlaug e Antonio Saltini. Sulle ragioni del nostro dissenso si sarebbe potuto scrivere una pagina intera, non priva di note di autentico interesse, ma il signor Petrini era assolutamente libero di dedicare al tema quanto spazio ritenesse, e quanto ha scritto è assolutamente obiettivo, e non posso che essergli riconoscente per avere contratto il numero dei propri oppositori ad un premio Nobel ed alla mia persona.
Passiamo al plagio plateale: Wikiversità, l'apprendimento libero, dipartimento di Scienze agrarie e tessili, trascrive, in un saggio datato 11 marzo 2017, ore 12,59, un intero capitolo dal secondo volume della mia Storia delle scienze agrarie che intitola Risorse: Jethro Tull. La trascrizione è preceduta da cinque righe di introduzione di un docente di Wikiversità che si rivela semianalfabeta, e che costella il testo originale di qualche errore che dimostra l'autore assolutamente ignaro delle regole della lingua italiana.
Il testo plagiato (nessuna citazione dell'autore) costituisce il sesto capitolo del II volume della Storia delle scienze agrarie, 30 pagine (101-130) dal titolo: Nei segreti della nutrizione vegetale la chiave per l'aumento delle produzioni agricole, trascritto dalla seconda edizione italiana, pubblicata in collaborazione al Museo Galileo di Firenze, nel luglio 2013 con codice ISBN 978-88-96459-10-2.
Nutrivo una grande stima per l'impegno di Wikipedia per conservare un filo di cultura nel paese sospinto all'ignoranza universale dalle televisioni del mandriano "cavalier" Berlusconi, l'evento induce una forte propensione a rigettare quella stima, ma sono onestamente convinto che la direzione dell'organismo riparerà al furto intellettuale di un collaboratore che meriterebbe solo calci (nel culo, mi si consenta l'espressione).
Dal plagio plateale al plagio delinquenziale. La Rivista di agronomia.org plagiava un altro capitolo dal settimo volume della medesima edizione italiana ( Israele: la tecnologia irrigua dissolve la dottrina classica della fertilità, pagg. 375-388, stampato nel marzo 2013, codice ISBN 978-88-96459-15-7) trascrivendo titoli e testo e inserendo, senza alcun segno di distinzione, pagine intere su dottrine salutistiche assolutamente estranee a qualunque scienza, prova di mera superstizione e di autentica idiozia, che la mancanza di qualunque segno distintivo legittima il lettore ad attribuire ad Antonio Saltini.
In questo caso (estremo) di disonestà intellettuale i calci (nel culo) dovrebbero essere moltiplicati in misura tale da fare sanguinare, secondo la colorita espressione delle caserme francesi, le gengive del pirata salutista. E aggiungo che, se intende conservare il prestigio conquistato in tanti anni, Google dovrebe eliminare senza esitazione delinquenti che disonorano, insieme, la cultura, la correttezza editoriale, l'onorabilità del contenitore che li ospita.
Ripromettendomi, reperissi il tempo per continuare a sfogliare le 200.000 citazioni che ho constatato essermi state attribuite, di redigere un seconda antologia di perle dell'idiozia plagiatoria, invito i lettori a esercitare sistematicamente il proprio senso critico, una precauzione che tutti gli uomini politici e nove decimi dei giornalisti italioti sono pressoché riusciti ad estirpare dalla mentalità comune della Nazione.
La ragione chiave, il numero infinito di verifiche bibliografiche necessarie, prima tra tutte la ricerca di nomi propri e qualifiche di ricercatori citati dai testi in tutte le lingue europee col solo cognome: i Francesi premettono ad ogni cognome una semplice M. (monsieur), i Tedeschi disdegnano il nome proprio di qualunque studioso che non sia astro di prima grandezza, gli Inglesi storpiano con assoluta sufficienza qualunque nome straniero, che viene trascritto dai traduttori senza alcuna verifica (il mito della precisione britannica è leggenda inconsistente ma dal prestigio inossidabile).
Poi, essendo i miei volumi illustrati con le immagini più evocative ricavate da volumi dal Trecento al Novecento, oltre che da straordinarie raccolte fotografiche, litografi e pittori scarabocchiano i propri nomi nell'angolo destro del proprio capolavoro considerandosi tutti Rubens o Leonardo, i cui nomi e cognomi sono noti, mentre quello di un grande fiammingo, se è illeggibile, resta incomprensibile.
Trascuro verifiche diverse (ad esempio nomi e sigle degli editori), limitandomi a invitare, tra i futuri lettori, i possessori di testi originali a segnalare i possibili (inevitabili) errori.
La breve premessa per spiegare che da anni non avevo disposto di una sola ora per verificare le citazioni dei miei lavori continuavano a moltiplicarsi nelle pagine di Google, un proposito assolto alcuni giorni addietro, coronato da scoperte assai prossime all'incredibile. Mi sono sentito l'astronauta sbarcato nella galassia del plagio, dell'alterazione, della più spregiudicata manipolazione.
Tra le 200.000 citazioni del nome Antonio Saltini Google propone, riconosco lasciando la metafora, centinaia di menzioni ineccepibili dei miei saggi, studi scientifici, opere letterarie. Ma sono innumerabili anche le manipolazioni ed i plagi.
Prima di esaminarne un campionario intendo, peraltro, esprimere un riconoscimento: Carlo Petrini, un giornalista di strepitoso successo con il quale non condivido, verosimilmente, neppure la formula chimica dell'acqua, il 1° giugno 2015 ha illustrato a Radio 24 la filosofia della propria organizzazione, riconoscendo che essa non è universalmente condivisa, ma che ha suscitato il dissenso di alcuni studiosi, e cita il Premio Nobel Norman Borlaug e Antonio Saltini. Sulle ragioni del nostro dissenso si sarebbe potuto scrivere una pagina intera, non priva di note di autentico interesse, ma il signor Petrini era assolutamente libero di dedicare al tema quanto spazio ritenesse, e quanto ha scritto è assolutamente obiettivo, e non posso che essergli riconoscente per avere contratto il numero dei propri oppositori ad un premio Nobel ed alla mia persona.
Passiamo al plagio plateale: Wikiversità, l'apprendimento libero, dipartimento di Scienze agrarie e tessili, trascrive, in un saggio datato 11 marzo 2017, ore 12,59, un intero capitolo dal secondo volume della mia Storia delle scienze agrarie che intitola Risorse: Jethro Tull. La trascrizione è preceduta da cinque righe di introduzione di un docente di Wikiversità che si rivela semianalfabeta, e che costella il testo originale di qualche errore che dimostra l'autore assolutamente ignaro delle regole della lingua italiana.
Il testo plagiato (nessuna citazione dell'autore) costituisce il sesto capitolo del II volume della Storia delle scienze agrarie, 30 pagine (101-130) dal titolo: Nei segreti della nutrizione vegetale la chiave per l'aumento delle produzioni agricole, trascritto dalla seconda edizione italiana, pubblicata in collaborazione al Museo Galileo di Firenze, nel luglio 2013 con codice ISBN 978-88-96459-10-2.
Nutrivo una grande stima per l'impegno di Wikipedia per conservare un filo di cultura nel paese sospinto all'ignoranza universale dalle televisioni del mandriano "cavalier" Berlusconi, l'evento induce una forte propensione a rigettare quella stima, ma sono onestamente convinto che la direzione dell'organismo riparerà al furto intellettuale di un collaboratore che meriterebbe solo calci (nel culo, mi si consenta l'espressione).
Dal plagio plateale al plagio delinquenziale. La Rivista di agronomia.org plagiava un altro capitolo dal settimo volume della medesima edizione italiana ( Israele: la tecnologia irrigua dissolve la dottrina classica della fertilità, pagg. 375-388, stampato nel marzo 2013, codice ISBN 978-88-96459-15-7) trascrivendo titoli e testo e inserendo, senza alcun segno di distinzione, pagine intere su dottrine salutistiche assolutamente estranee a qualunque scienza, prova di mera superstizione e di autentica idiozia, che la mancanza di qualunque segno distintivo legittima il lettore ad attribuire ad Antonio Saltini.
In questo caso (estremo) di disonestà intellettuale i calci (nel culo) dovrebbero essere moltiplicati in misura tale da fare sanguinare, secondo la colorita espressione delle caserme francesi, le gengive del pirata salutista. E aggiungo che, se intende conservare il prestigio conquistato in tanti anni, Google dovrebe eliminare senza esitazione delinquenti che disonorano, insieme, la cultura, la correttezza editoriale, l'onorabilità del contenitore che li ospita.
Ripromettendomi, reperissi il tempo per continuare a sfogliare le 200.000 citazioni che ho constatato essermi state attribuite, di redigere un seconda antologia di perle dell'idiozia plagiatoria, invito i lettori a esercitare sistematicamente il proprio senso critico, una precauzione che tutti gli uomini politici e nove decimi dei giornalisti italioti sono pressoché riusciti ad estirpare dalla mentalità comune della Nazione.
Antonio Saltini
Già Docente di
Storia dell'agricoltura all'Università di Milano, giornalista, storico
delle scienze agrarie. Ha diretto la rivista mensile di agricoltura
Genio Rurale ed è stato vicedirettore del settimanale, sempre di
argomento agricolo, Terra e Vita. E' autore della Storia delle Scienze
Agrarie opera in 7 volumi. www.itempidellaterra.com (qui)
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