di Luigi Mariani
Le attività agricole, nell'antico Egitto, erano ritmate dalle piene del Nilo. |
La meteorologia epicurea
Due grandi scuole filosofiche dell’antichità greco-romana, epicureismo e stoicismo, utilizzarono la meteorologia per scopi morali. In particolare l’obiettivo di Epicuro (342-270 a.C.) era quello di guidare i suoi seguaci verso uno stato di affrancamento dagli affanni per le pene che affliggono l’umanità, e in particolare dal timore della morte (ataraxia).
Pertanto la principale motivazione dell’interesse degli epicurei per la meteorologia non è tanto il desiderio di conoscenza in sé quanto il fatto che attraverso lo studio dei fenomeni terrestri rovinosi e fortuiti si acquisissero prove certe del fatto che il nostro destino non è guidato da nessun agente consapevole. In tal senso Lucrezio (94-55 a.C.), spiegando i fenomeni che gli uomini erroneamente attribuiscono agli dei, era convinto di poter vanificare i timori e le superstizioni che atterriscono i mondo. Seneca e Columella
Un obiettivo morale guidava anche l’interesse per la meteorologia dello stoico Lucio Anneo Seneca (4-65 d.C.), il quale riteneva che lo studio dei fenomeni meteorologici fosse utile all’uomo pubblico poiché ne allontanava la mente dalle cose mondane e dalle preoccupazioni limitate della vita di tutti i giorni, incoraggiandone altresì il giusto senso delle proporzioni ed la consapevolezza dell’inevitabile vulnerabilità della propria posizione nel più vasto ordine delle cose.
L’obietivo morale guido anche il grande agronomo romano Lucio Giunio Moderato Columella (4-70 d.C.), conterraneo e coetaneo di Seneca, il quale nell’introduzione al suo De re rustica scrive all’amico Publio Silvino segnalandogli che cittadini illustri di Roma ritenevano che la terra troppo sfruttata dall’uomo non fosse più in grado di dare frutti e che il clima non fosse più idoneo a supportare l’agricoltura e conclude con un lapidario “quanto a me, Publio Silvino, ritengo queste cose per lontanissime dalla realtà”.
L’obietivo morale guido anche il grande agronomo romano Lucio Giunio Moderato Columella (4-70 d.C.), conterraneo e coetaneo di Seneca, il quale nell’introduzione al suo De re rustica scrive all’amico Publio Silvino segnalandogli che cittadini illustri di Roma ritenevano che la terra troppo sfruttata dall’uomo non fosse più in grado di dare frutti e che il clima non fosse più idoneo a supportare l’agricoltura e conclude con un lapidario “quanto a me, Publio Silvino, ritengo queste cose per lontanissime dalla realtà”.
Ma se Seneca riteneva che la meteorologia dovesse guidare le classi dirigenti a una visione serena ed equilibrata degli eventi naturali e al contempo se gli epicurei e Lucio Giunio Moderato Columella si ponevano il problema di contrastare le campagne di colpevolizzazione dell’uomo in atto ai loro tempi, siamo evidentemente di fonte a qualcosa di fortemente intrecciato con lo spirito umano e che vediamo ancor oggi all’opera?
L’origine delle piene del Nilo come dibattito esemplare
Un dibattito che tenne banco a lungo presso gli antichi senza trovare una spiegazione definitiva fu quello sull’origine delle piene del Nilo, che oggi sappiamo essere innescate dalle intense piogge monsoniche estive che in estate interessano l’altipiano etiope. Attorno alle piene del Nilo, più regolari e meno distruttive di quelle dei fiumi mesopotamici Tigri e Eufrate e dunque meglio gestibili in termini agricoli, gli Egizi avevano organizzato una delle agricolture più produttive dell’antichità, da cui dipese a lungo l’approvvigionamento di cereali per l’Urbe prima e per Bisanzio poi. Nello specifico ad agosto e settembre il livello del fiume aumentava lasciando la pianura alluvionale e il delta sommersi da 1,5 m d'acqua al colmo di piena¹. A ottobre poi le acque si ritiravano e gli agricoltori si ritrovavano le riserve idriche dei suoli ricostituite e le falde ricaricate mentre il suolo era ricoperto da uno strato di sedimenti che arrivano dall’altopiano etiopico. In tale mese si effettuava la semina dei cereali vernini che venivano poi raccolti nei successivi mesi di aprile e maggio.
Il fenomeno rimase a lungo una sfida aperta per la scienza antica e sarà spiegato solo fra XVI e XIX secolo. Infatti nel 1588 Giovanni Gabriel scopre le sorgenti del Nilo Azzurro sul lago Tana (Conti Rossini, 1941; Surdich, 2005) mentre solo nel 1858 Richard Francis Burton e John Hanning Speke scoprono le sorgenti del Nilo Bianco sul lago Vittoria.
Riguardo al problema delle piene del Nilo possiamo anzitutto citare Lucrezio (94-50 a.C.), il quale ritiene che i venti Etesii² facciano ritrarre le acque del fiume che spingono nella direzione opposta (da sud a nord) provocando l’inondazione. Altra possibile causa, secondo Lucrezio, potrebbe essere la sabbia che, depositata dal mare presso il delta, ostacola il deflusso delle acque.
Le alluvioni del Nilo sono trattate anche da Lucio Anneo Seneca (4 a.C., 65 d.C.) nel Naturales questiones, ove il libro IV è una sorta di “De Nilo” perché è dedicato a tale fiume. Purtroppo ce ne resta solo la metà per cui non conosciamo le conclusioni di Seneca circa le piene ma le considerazioni note sono comunque di grande interesse perché mostrano che in questo dibattito “meteorologico” fossero intervenuti anche illustri filosofi e scienziati greci: “Ora esaminerò le cause per cui il Nilo cresce in estate, cominciando dalle spiegazioni più antiche. Anassagora (496-428 a.C.) dice che dalle catene montuose dell’Etiopia le nevi che si sciolgono scendono fino al Nilo. Tutta l’antichità condivise questa opinione […] ma che essa sia errata, è dimostrato chiaramente da più prove. Prima di tutto il colorito abbronzato degli uomini […] indica che l’Etiopia è un paese caldissimo […] e anche l’austro, che viene da quella regione, è il più caldo dei venti [….]. Inoltre, se questa fosse la causa che fa crescere il Nilo, esso sarebbe in piena all’inizio dell’estate, poiché proprio quello è il momento in cui le nevi sono ancora intatte e si sciolgono gli strati più molli: il Nilo, invece, si ingrossa per quattro mesi e il suo accrescimento è regolare. Talete (640-547 a.C.) sostiene invece che sono i venti etesii a contrastare la discesa del Nilo”. In sostanza dunque Talete avrebbe sviluppato la medesima tesi che sarà in seguito sostenuta da Lucrezio.
¹ Le piene del Nilo sono oggi regolate dalla diga di Assuan che rendono le alluvioni del delta assai poco probabili.
² Venti che nella stagione estiva interessano il Mediterraneo orientale con direzione da Nord – Nordest e che sono frutto della presenza di una depresone stagionale sull’Anatolia attorna alal quale le masse d’aria ruotano in senso antiorario.
Già usciti:
Meteorologia - Profilo Storico - Parte 1 – Le origini
Meteorologia - Profilo Storico - Parte 2 – In Grecia prima di Socrate
Meteorologia - Profilo Storico - Parte 3 – La meteorologia nei filosofi greci dell’età classica
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Già usciti:
Meteorologia - Profilo Storico - Parte 1 – Le origini
Meteorologia - Profilo Storico - Parte 2 – In Grecia prima di Socrate
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Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
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