di Luigi Mariani
Esiodo e i presocratici
L’approccio fisico ai fenomeni naturali passa attraverso la presa di coscienza del fatto che i fenomeni meteorologici sono eventi naturali che hanno cause naturali. Tale presa di coscienza si registra di Esiodo (VIII-VII sec. a,.C.), che nella sua opera Le opere e i giorni attribuisce i fenomeni meteorologici a cause naturali (terrestri o astronomiche) e in base a tale presupposto ordina l’anno agricolo in base al sorgere e al tramontare di alcune importanti costellazioni e alle stagioni che esse annunciano. Per questo troviamo frasi del tipo della seguente: «Quando, poi, Zeus avrà fatto passare sessanta giorni invernali dopo il solstizio, ecco l’astro d’Arturo che, lasciate le sacre correnti di Oceano, appare sul far della sera per primo e più fulgente di tutti» (versi 564-567). In tal modo Esiodo si pone a capostipite di una lunga tradizione d’indagine sull’utilità prognostica in meteorologia di precursori geofisici o astronomici (nubi di forma particolare, direzione dei venti, sorgere di particolari stelle o costellazioni, ecc.) (Vallance, 2001).
Sempre in Le opere e i giorni Esiodo riflette inoltre sulle cause dei fenomeni atmosferici, ad esempio sostenendo che la pioggia ha la sua origine nel vapore umido proveniente dal suolo. Tale affermazione sarà poi focalizzata da Aristotele che la confronta con quelle di alcuni filosofi presocratici (Senofane, Ippone e Parmenide). Il mondo dei presocratici è infatti ricco di riflessioni sulla Natura e in particolare ciò accadde in Talete di Mileto (640-547 a.C.), Ione di Chio (490-422 a.C.), Diogene di Apollonia (V secolo a.C.), Senofane (570-475 a.C.), Ippone di Reggio (V secolo a.C.), Empedocle (495-430 a.C.), Parmenide di Elea (541-450 a.C.) Anassimandro di Mileto (610-546 a.C.), Anassimene di Mileto (586-528 a.C.) e Empedocle (V secolo a.C.), per i quali la carenza di fonti dirette è in parte compensata da fonti indirette fra cui in particolare (Vallance, 2011):
Già usciti: Meteorologia - Profilo Storico - Parte 1 – Le origini
Esiodo e i presocratici
L’approccio fisico ai fenomeni naturali passa attraverso la presa di coscienza del fatto che i fenomeni meteorologici sono eventi naturali che hanno cause naturali. Tale presa di coscienza si registra di Esiodo (VIII-VII sec. a,.C.), che nella sua opera Le opere e i giorni attribuisce i fenomeni meteorologici a cause naturali (terrestri o astronomiche) e in base a tale presupposto ordina l’anno agricolo in base al sorgere e al tramontare di alcune importanti costellazioni e alle stagioni che esse annunciano. Per questo troviamo frasi del tipo della seguente: «Quando, poi, Zeus avrà fatto passare sessanta giorni invernali dopo il solstizio, ecco l’astro d’Arturo che, lasciate le sacre correnti di Oceano, appare sul far della sera per primo e più fulgente di tutti» (versi 564-567). In tal modo Esiodo si pone a capostipite di una lunga tradizione d’indagine sull’utilità prognostica in meteorologia di precursori geofisici o astronomici (nubi di forma particolare, direzione dei venti, sorgere di particolari stelle o costellazioni, ecc.) (Vallance, 2001).
Sempre in Le opere e i giorni Esiodo riflette inoltre sulle cause dei fenomeni atmosferici, ad esempio sostenendo che la pioggia ha la sua origine nel vapore umido proveniente dal suolo. Tale affermazione sarà poi focalizzata da Aristotele che la confronta con quelle di alcuni filosofi presocratici (Senofane, Ippone e Parmenide). Il mondo dei presocratici è infatti ricco di riflessioni sulla Natura e in particolare ciò accadde in Talete di Mileto (640-547 a.C.), Ione di Chio (490-422 a.C.), Diogene di Apollonia (V secolo a.C.), Senofane (570-475 a.C.), Ippone di Reggio (V secolo a.C.), Empedocle (495-430 a.C.), Parmenide di Elea (541-450 a.C.) Anassimandro di Mileto (610-546 a.C.), Anassimene di Mileto (586-528 a.C.) e Empedocle (V secolo a.C.), per i quali la carenza di fonti dirette è in parte compensata da fonti indirette fra cui in particolare (Vallance, 2011):
- Aristotele (384-322 a.C.), il quale nelle sue trattazioni sui fenomeni meteorologici (presenti nei suoi vasti Meteorologica, nel libro I della Metafisica e nel De caelo) inizia presentando le idee dei suoi predecessori fra cui quelle di Talete, di cui ai suoi tempi non era sopravvissuto alcuno scritto
- Lucio Anneo Seneca (4-65 d.C.) che nel suo Naturales questiones richiama i giudizi in tema di meteorologia dati dai filosofi più antichi
- Diogene Laerzio (180-240 d.C.), tardo biografo dei filosofi greci e che nel suo Vite dei filosofi apporta fra l’altro testimonianze originali sugli stessi presocratici
- Alessandro di Afrodisia (II-III secolo d.C.) che commentando i Meteorologica di Aristotele cita le concezioni meteorologiche del presocratico Anassimene (586-528 a.C.).
Già usciti: Meteorologia - Profilo Storico - Parte 1 – Le origini
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
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