di Luigi Mariani
Riassunto
La triste vicenda del bimbo morto perché l’infezione batterica di cui soffriva è stata erroneamente curata con farmaci omeopatici ci richiama ad alcune riflessioni sul settore agricolo ove l’approccio magico a temi come quello della nutrizione e delle difesa antiparassitaria delle piante coltivate, simile a quello proprio dell’omeopatia, si sta diffondendo sotto la spinta dell’Unione Europea e dei governi nazionali e regionali.
PREMESSA
“Un bambino di sette anni morto per una comune otite. Cioè di un batterio comunissimo che, in caso di febbre e dolore, un antibiotico avrebbe eliminato in due giorni. Ma non è andata così per un piccolo di Cagli che quindici giorni fa ha iniziato ad avere dolore alle orecchie. I genitori non si sono rivolti al pediatra curante ma a un medico omeopata che seguiva il bimbo dalla sua nascita. Il quale ha prescritto loro dei prodotti «alternativi» per combattere questo ristagno del catarro nella «cavità timpanica».” (qui).
Appena appresa la notizia (mattino del 27 maggio 2017), con Google ho cercato in rete "otite curata con omeopatia" ed ho trovato ai primi tre posti la “pubblicità progresso” che attira i clienti degli omeopati e che dunque, immagino, debba stare lì per contratto:
Appena appresa la notizia (mattino del 27 maggio 2017), con Google ho cercato in rete "otite curata con omeopatia" ed ho trovato ai primi tre posti la “pubblicità progresso” che attira i clienti degli omeopati e che dunque, immagino, debba stare lì per contratto:
- La terapia omeopatica per l'otite | Benessere.com
- Bimbi e otite, prova l'omeopatia - Riza.it
- L'otite si evita con gemme e sali minerali - Riza.it
Dal quarto posto in avanti, fine della pubblicità ed irruzione della realtà con tutto il suo carico di dolore:
- Curano l'otite con l'omeopatia Bambino di 7 anni in coma - Corriere.it
- 7 ore fa - Una banale otite che non è stata curata con gli antibiotici, quelli capaci di eliminare febbri e dolori nel giro di un paio di giorni, ma con farmaci ...
- Curano l’otite del bimbo con l'omeopatia. L'infezione peggiora, il piccolo è in coma ilrestodelcarlino.it
- Otite affrontata con l'omeopatia, bimbo di 7 anni in coma - Repubblica.it
- Otite curata con omeopatia, bimbo in coma | Vvox
- Urbino, otite curata con l'omeopatia: bimbo di 7 anni ricoverato in coma ilmessaggero.it
LA PUBBLICITÀ SCONFIGGE LA REALTÀ
Germania 2011: 45 morti e 10mila ricoverati in ospedale a seguito dell’ingestione di una tossina prodotta da un mutante del batterio Escherichia coli che si era sviluppato su partite di germogli di fieno greco prodotte nel 2011 da un’azienda agricola biologica tedesca (un report scientifico sull’evento è disponibile ad esempio in Frank et al., 2011). La vicenda balzò per qualche tempo agli onori delle cronache anche perché la causa non fu subito individuata e gli investigatori tedeschi incolparono ingiustamente i prodotti ortofrutticoli spagnoli (cetrioli). Tuttavia una volta appurata la reale causa dell’accaduto, tutto fu rapidamente messo a tacere e ci si guardò bene dallo svolgere una riflessione seria sulla vicenda, che è da leggere a mio avviso come frutto del rifiuto della tecnologia: sarebbe infatti bastato un comune antibatterico per evitare l’intossicazione di massa (Maffei et al., 2016). Si tratta di una vicenda oggi quasi del tutto ignorata dall’opinione pubblica, sommersa dal circo mediatico che non ha alcun interesse a mettere a repentaglio il business milionario del bio.
Insomma, il parallelo fra mercato del biologico e del biodinamico e mercato dei farmaci omeopatici è tutt’altro che peregrino: pubblicità martellante, avversione per la tecnologia, mito del naturale che guarisce e dell’artificiale che uccide, ecc., ecc.
QUALCHE INDICAZIONE PER L’AGRICOLTURA
Non ho ovviamente titolo per valutare le responsabilità nel caso specifico del bimbo di Cagli, su cui sarà la magistratura ad indagare per chiarire se vi sono state omissioni o negligenze: in medicina se non erro vige l’obbligazione dei mezzi da parte del medico e in questo caso i mezzi si chiamano antibiotici.
Al riguardo non posso però esimermi dal ricordare la coraggiosa battaglia che da anni conduce il farmacologo Silvio Garattini, il quale con grandissimo coraggio civile ha costantemente segnalato all’opinione pubblica l'inefficacia della medicina omeopatica ed i pericoli in essa insiti. Al riguardo si veda ad esempio l'intervista rilasciata alla Stampa - Tuttoscienze (qui) e presentata in un articolo dal titolo “Verdetto finale: l’omeopatia non funziona. Un libro-denuncia del farmacologo Silvio Garattini sull’inconsistenza di prodotti che illudono milioni di persone”.
Di tale intervista riporto due domande/risposte:
Lei definisce il dibattito sull’omeopatia una «discussione infinita». Ma cosa rimane da discutere, una volta eseguite le prove che la scienza ha a disposizione, per fornire un giudizio incontrovertibile?
«È questo il problema: trattandosi di rimedi che non contengono principio attivo, o in quantità infinitesimale, la legge richiede una documentazione semplificata per l’approvazione all’immissione in commercio e non c’è l’onere di dimostrare l’efficacia, per gran parte di questi, ma solo l’innocuità».
Se non c’è l’onere di provare l’efficacia per la commercializzazione, c’è però l’onere, da parte dei ricercatori, di spiegare se e perché quei rimedi non sono efficaci: lei cosa risponde?
«Gli omeopati sostengono che il fatto di non sapere come funziona l’omeopatia, o non sapere come dimostrarlo, non significa che non funzioni. La medicina basata sull’evidenza, invece, ha condotto centinaia di studi: ritengo che la parola conclusiva sia stata quella della rivista “The Lancet”, già nel 2005, con un editoriale celebre: “The End of Homeopathy” (La fine dell’omeopatia, ndr). L’articolo prende in considerazione 110 studi clinici che hanno confrontato la cosiddetta “allopatia”, cioè i principi della medicina classica, con il placebo e altrettanti studi che hanno confrontato omeopatia con placebo. Da ciò si e avuta la conferma dell’ipotesi che gli effetti clinici dell’omeopatia, a differenza di quelli della medicina convenzionale, sono generici effetti placebo o di contesto».
Le parole di Garattini ci portano ad un punto chiave per chi si occupa di agricoltura, e cioè quello dei placebo che circolano da decenni nel nostro settore. Penso ad esempio ai cannoni antigrandine (qui), la cui efficacia non è mai stata dimostrata scientificamente e che nonostante ciò vengono diffusi ricorrendo anche a finanziamenti pubblici. Penso anche al biodinamico che sviluppa un’agricoltura basata sulle “energie cosmiche” o al biologico che effettua distinzioni del tutto ascientifiche come quella fra una molecola d’urea che viene dalla pancia degli animali (che fa bene alle piante) e una prodotta per sintesi dall’azoto atmosferico (che ovviamente fa malissimo) o che privilegia anticrittogamici inorganici come il solfato di rame (metallo pesante a persistenza indefinita nel terreno) rispetto ai prodotti organici (a persistenza molto più limitata perché degradati dai microrganismi terricoli). A ciò si aggiunga che la zootecnia biologica si fonda sulla medicina omeopatica veterinaria, il che consente di ricollegarsi in modo ancor più diretto alle considerazioni espresse dal professor Garattini.
A fronte di tutto ciò siamo in questi giorni di fronte a una legge in via di approvazione da parte delle camere e che dichiara le agricolture bio “di interesse nazionale”, come da noi denunciato in un recentissimo articolo (qui). L’impressione è che queste decisioni non abbiano in realtà nulla a che vedere con la scienza e siano invece frutto dell’abile azione di lobby che mirano a creare false illusioni nei nostri concittadini, orientandoli verso segmenti di mercato creati artificiosamente, con costi altissimi per il consumatore e per la collettività.
Quali le conseguenze per la nostra salute, il nostro portafoglio e la nostra economia? A mio avviso un paese che mirasse veramente all’interesse nazionale dovrebbe interrogarsi in modo serio su questi aspetti chiamando a raccolta gli scienziati che di tali tematiche si occupano in modo diretto. Voi credete che lo faranno? Ne dubito sempre più fortemente e ciò in quanto ormai da troppo tempo il cortocircuito fra mezzi di comunicazione e decisore politico funziona in modo inarrestabile e pare ormai impossibile staccare la spina (per intenderci l’opinione di Maria Giulia Crespi fa fede circa la scientificità del biodinamico e quella di Mario Capanna fa fede circa la pericolosità degli OGM).
Speriamo comunque che il caso del bimbo di Cagli e la tragica morale che ne deriva possa scuotere veramente l’opinione pubblica e i nostri governanti, per lo meno nel campo della medicina umana. Un esempio positivo in tal senso l’abbiamo colto nel caso dei vaccini, il che dimostra che se c’è la volontà, le cose si possono fare!
Bibliografia
Frank et al., 2011. Epidemic Profile of Shiga-Toxin–Producing Escherichia coli O104:H4 Outbreak in Germany, The New England Journal of Medicine, 365, nov. 10, 1771-1780.
Maffei et al., 2016. Microbiology of organic and conventionally grown fresh produce, Brazilian Journal of microbiology, 47S (2016), 99–105 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5156503/pdf/main.pdf).
Se non c’è l’onere di provare l’efficacia per la commercializzazione, c’è però l’onere, da parte dei ricercatori, di spiegare se e perché quei rimedi non sono efficaci: lei cosa risponde?
«Gli omeopati sostengono che il fatto di non sapere come funziona l’omeopatia, o non sapere come dimostrarlo, non significa che non funzioni. La medicina basata sull’evidenza, invece, ha condotto centinaia di studi: ritengo che la parola conclusiva sia stata quella della rivista “The Lancet”, già nel 2005, con un editoriale celebre: “The End of Homeopathy” (La fine dell’omeopatia, ndr). L’articolo prende in considerazione 110 studi clinici che hanno confrontato la cosiddetta “allopatia”, cioè i principi della medicina classica, con il placebo e altrettanti studi che hanno confrontato omeopatia con placebo. Da ciò si e avuta la conferma dell’ipotesi che gli effetti clinici dell’omeopatia, a differenza di quelli della medicina convenzionale, sono generici effetti placebo o di contesto».
Le parole di Garattini ci portano ad un punto chiave per chi si occupa di agricoltura, e cioè quello dei placebo che circolano da decenni nel nostro settore. Penso ad esempio ai cannoni antigrandine (qui), la cui efficacia non è mai stata dimostrata scientificamente e che nonostante ciò vengono diffusi ricorrendo anche a finanziamenti pubblici. Penso anche al biodinamico che sviluppa un’agricoltura basata sulle “energie cosmiche” o al biologico che effettua distinzioni del tutto ascientifiche come quella fra una molecola d’urea che viene dalla pancia degli animali (che fa bene alle piante) e una prodotta per sintesi dall’azoto atmosferico (che ovviamente fa malissimo) o che privilegia anticrittogamici inorganici come il solfato di rame (metallo pesante a persistenza indefinita nel terreno) rispetto ai prodotti organici (a persistenza molto più limitata perché degradati dai microrganismi terricoli). A ciò si aggiunga che la zootecnia biologica si fonda sulla medicina omeopatica veterinaria, il che consente di ricollegarsi in modo ancor più diretto alle considerazioni espresse dal professor Garattini.
A fronte di tutto ciò siamo in questi giorni di fronte a una legge in via di approvazione da parte delle camere e che dichiara le agricolture bio “di interesse nazionale”, come da noi denunciato in un recentissimo articolo (qui). L’impressione è che queste decisioni non abbiano in realtà nulla a che vedere con la scienza e siano invece frutto dell’abile azione di lobby che mirano a creare false illusioni nei nostri concittadini, orientandoli verso segmenti di mercato creati artificiosamente, con costi altissimi per il consumatore e per la collettività.
Quali le conseguenze per la nostra salute, il nostro portafoglio e la nostra economia? A mio avviso un paese che mirasse veramente all’interesse nazionale dovrebbe interrogarsi in modo serio su questi aspetti chiamando a raccolta gli scienziati che di tali tematiche si occupano in modo diretto. Voi credete che lo faranno? Ne dubito sempre più fortemente e ciò in quanto ormai da troppo tempo il cortocircuito fra mezzi di comunicazione e decisore politico funziona in modo inarrestabile e pare ormai impossibile staccare la spina (per intenderci l’opinione di Maria Giulia Crespi fa fede circa la scientificità del biodinamico e quella di Mario Capanna fa fede circa la pericolosità degli OGM).
Speriamo comunque che il caso del bimbo di Cagli e la tragica morale che ne deriva possa scuotere veramente l’opinione pubblica e i nostri governanti, per lo meno nel campo della medicina umana. Un esempio positivo in tal senso l’abbiamo colto nel caso dei vaccini, il che dimostra che se c’è la volontà, le cose si possono fare!
Bibliografia
Frank et al., 2011. Epidemic Profile of Shiga-Toxin–Producing Escherichia coli O104:H4 Outbreak in Germany, The New England Journal of Medicine, 365, nov. 10, 1771-1780.
Maffei et al., 2016. Microbiology of organic and conventionally grown fresh produce, Brazilian Journal of microbiology, 47S (2016), 99–105 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5156503/pdf/main.pdf).
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Luigi
RispondiEliminail bilancio dell'epidemia di E.coli nel Nord della Germania (che tu hai citato) un anno dopo era di 53 morti, 3100 casi segnalati di diarrea insanguinata e 850 casi di HUS (sindrome ematologica uremica) grave tale da provocare insufficienza renale perenne.
http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/120711
Penso dunque di non esagerare nel dire che un fenomeno del genere non sfigura più di tanto con Chernobil, infatti il bilancio di questo disastro è stato di (rapporto OMS/IAEA)65 morti, 4000 casi di tumori alla tiroide per le radiazioni che sono stati trattati e nel 2002, cioè 18 anni dopo, i casi trasformatisi in infausti sono stati 15). L'accostamento a Chernobil lo si può fare anche per la leggerezza con la quale si è agito perchè i semi di fieno greco importato potevano essere facilmente sterilizzati con un semplice lavaggio con Amuchina", solo che avendoli voluti vendere come "germogli biologici" (lucrando un prezzo maggiore sulle porzioni di insalata di germogli)il protocollo di produzione impedisce la disnfezione, sia con l'amuchina (mezzo chimico) che con l'irradiazione (che ricorda la bomba atomica).
Ebbene qui abbiamo un esempio lampante di disinformazione perpetrato da mezzi di comunicazione, ONG ambientaliste e soprattutto dalle multinazionali del biologico per non vedersi privare di una vacca facile da mungere.
Il gliphosate non ha mai provocato un morto o un inconveniente e lo si vuol abolire, mentre al biologico che può incorrere in questi gravi inconvenienti (esempio anche tossine) lo si finanzia con denaro pubblico ed un "non ministro dell'agricoltura" come Martina vorrebbe portare il 50% dell'agricoltura italiana a produrre con metodo biologico.
Caro Luigi, hai talmente ragione che mi metterei a piangere! Con queste persone non si riesce a fare un ragionamento, non so, non riesco a seguirli nella loro logica se c'è. Più che scientifico mi sembra un fanatismo "religioso" che tutto giustifica. Ti saluto, tieni botta!
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