di Alberto Lopez e Francesco Marino
Interventi:
Francesca Allegri:
Storia degli ingredienti in pasticceria
Francesco Marino:
Dai cibi dell' Ultima Cena ai pesci palla
Alberto Lopez
Francesco Marino
Interventi:
Francesca Allegri:
Storia degli ingredienti in pasticceria
Francesco Marino:
Dai cibi dell' Ultima Cena ai pesci palla
Chi era Federigo Enriques?
di Alberto Lopez
di Alberto Lopez
Albert Einstein e Federigo Enriques nelle logge dell' Archiginnasio di Bologna |
«La
figura di Federigo Enriques occupa una posizione centrale nella
storia della cultura italiana tra la fine dell’Ottocento e la
Seconda guerra mondiale. Egli fu uno
dei massimi matematici del periodo e
al contempo un intellettuale universalistico. Difatti, concepiva la
matematica, e più in generale la scienza, come parte della cultura.
Di qui la stretta relazione tra la sua opera scientifica e quella
filosofica, e l’impegno per le problematiche dell’insegnamento.
Ebbe un ruolo cruciale nel promuovere la storia della scienza come
raccordo tra scienze naturali e umanistiche».
Basterebbero
queste parole di Giorgio
Israel per
comprendere il contributo che il matematico, nato a Livorno da
famiglia ebraica di origine sefardita e
ascendenza portoghese,
diede allo sviluppo culturale e civile della società italiana dai
primi decenni della sua storia unitaria fino ai periodi più bui
della stagione fascista.
Ma
più in dettaglio chi
era Federigo Enriques,
il matematico che dà il nome a numerosi istituti di istruzione
superiore della penisola, tra i quali quello di Castelfiorentino?
E per quali ragioni il suo lavoro è ancora oggi di grande attualità?
Nato il 5
gennaio 1871,
si laureò in matematica nel
1891 presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Dopo aver iniziato la sua attività accademica a Bologna, dal 1922
ricoprì la cattedra di matematiche superiori e di geometria
superiore presso l’Università La Sapienza di Roma fino al 1938,
anno in cui, vittima delle leggi razziali, fu sospeso
dall’insegnamento. Durante l’occupazione
nazista, per evitare la deportazione visse in clandestinità presso
l'abitazione di un suo allievo, Attilio Frajese. Nonostante ciò,
trovò la forza per continuare a insegnare in una scuola ebraica
clandestina fino alla liberazione anglo - americana di Roma nel 1944,
quando gli fu restituita la cattedra universitaria che mantenne fino
al 1946, anno del decesso.
Enriques,
tra i fondatori della scuola
italiana di geometria algebrica, è da ricordare per il metodo che ha
adottato, non solo nella ricerca matematica, ma in tutte le attività
a cui si è dedicato, dalla epistemologia alla didattica, che, nella
sua visione umanista, costituivano un tutto unico. Refrattario
agli estremismi, nel dibattito metodologico che vedeva la radicale
divisione tra geometria e analisi, riteneva
che i classici problemi dell’analisi dovevano essere affrontati in
modo da riunificare i campi rigidamente separati della matematica
entro l’approccio geometrico. Nonostante l'ambizioso progetto
dovesse risultare fallimentare, furono proprio queste motivazioni, lo
studio geometrico delle funzioni algebriche, a condurlo a risultati
di primo rilievo nella classificazione delle superfici algebriche.
Furono questi i presupposti della sua prolifica collaborazione con
Guido Castelnuovo.
Senza entrare in dettagli tecnici, la cui complessità è di
difficile accesso per i non addetti ai lavori, vale la pena accennare
al metodo: le superfici venivano studiate in modo induttivo, analogo
all'operare del naturalista che raccoglie campioni di piante o
minerali per trarre spunto per possibili classificazioni, separando,
da un lato, quelli di natura più regolare e, dall’altro, quelli
con maggiori difformità, al fine di scorgere quelle proprietà che
avrebbero potuto sussistere in entrambe le categorie. A fondamento
della classificazione delle superfici algebriche stava proprio
l’individuazione di questi invarianti. Il carattere intuitivo di
questo approccio richiese successive verifiche e dimostrazioni con
metodi algebrici rigorosi dei tanti risultati conseguiti.
Risultati che furono di riferimento alla ricerca nei
decenni successivi. Molte di quelle intuizioni offrono ancor oggi
materia di studio.
Ma il suo
approccio adottato anche per affrontare il dibattito epistemologico,
che, nei primi anni del Novecento non solo in Italia, divideva gli
intellettuali tra positivisti e idealisti ed i matematici tra
intuizionisti e formalisti diede anche lì i suoi frutti. Il
suo lavoro di sintesi, infatti,
condusse all'apertura nei confronti della possibilità di introdurre
l’insegnamento della storia della scienza nel mondo accademico
e, soprattutto, come risultato più immediato, di portarlo nel 1925
alla direzione della sezione matematica dell’Enciclopedia
Italiana, alla
quale diede quelle caratteristiche di alta qualità che ancora oggi
la contraddistinguono.
Come in
Einstein la filosofia
precedeva la fisica, così per Enriques la prima, precedendo la
matematica, contribuì alla formulazione di un metodo e di una
visione del mondo che mediasse tra le posizioni allora in conflitto.
Pur dando centralità all'intuizione nella ricerca matematica,
riconobbe la necessità di conciliare il rigore logico di
indipendenza e coerenza degli assiomi con ciò da cui quest'ultimi
traggono la loro origine: le sensazioni e le esperienze che hanno
condotto alla loro formulazione. Di qui il suo interesse
per la psicologia, che si trasmise nelle sue
idee circa l’insegnamento e l’apprendimento della matematica e
che si tradusse nella produzione di numerosi
manuali di matematica e geometria che sono stati adottati per decenni
nelle scuole e costituiscono ancora oggi un
punto di riferimento per un insegnamento moderno ed efficace della
matematica, come gli Elementi di
geometria,
scritti in collaborazione con Ugo Amaldi,
altra personalità di rilievo del panorama scientifico italiano che
ha dato importanza all'educazione scientifica, contribuendo, insieme,
a dare vita ad una tradizione di editoria scolastica tuttora valida.
Nella
stagione odierna di riforme scolastiche,
forse, ha ancora qualcosa da suggerire la sua proposta di
raggruppare, coerentemente alla sua visione, tutte le discipline
teoriche dell’insegnamento superiore attorno ad un'unica facoltà
filosofica e di raccogliere in un livello successivo le scuole di
applicazione, compresi i collegi di insegnamento preposti alla
preparazione dei docenti della scuola secondaria.
Sul piano
strettamente filosofico la sua posizione si può così sintetizzare:
non esiste una realtà inconoscibile, tuttavia, un fatto reale non è
qualcosa di separabile dal soggetto, pertanto, un’obiettività
crescente è perseguibile soltanto perfezionando, di volta in volta,
il sistema di rappresentazioni mentali scientifiche della realtà, e
quindi non si può prescindere dalla funzione del soggetto. Per
questa via, il ruolo della soggettività nella formazione del
pensiero scientifico restituisce una funzione alla metafisica: è
quella che, in ultima istanza, fornisce quelle rappresentazioni che
svolgono la funzione di una sorta di modelli degli oggetti reali ed
in questo modo contribuisce al progresso della scienza. Enriques
rimase sempre fedele a questo ideale filosofico, distante da ogni
forma di contrapposizione, che gli permise, infine, di ottenere un
importante riconoscimento da parte dei neoidealisti, che all'epoca
condizionavano pesantemente l'attività culturale italiana.
Il credito
che nei primi anni Trenta del Novecento Gentile aprì nei confronti
del valore conoscitivo della scienza consistette nella rivalutazione
del contributo che la storia della scienza poteva avere nella
formazione culturale. Enriques non si lasciò sfuggire l'occasione,
avendo sempre ritenuto – un altro tratto che lo rende ancora
attuale - che il valore della scienza potesse essere compreso
soprattutto nella sua storia. Quindi, fu la visione della scienza
come conquista e attività dello spirito che si evolve nella storia
ad avvicinare Enriques all’idealismo gentiliano. D'altra parte, fu
proprio questo interesse per la storia della scienza a renderlo un
punto di riferimento ben oltre i confini nazionali. Per il Circolo di
Vienna, il suo contributo allo studio della scienza empirica fu tale
da farlo comparire a fianco di nomi del calibro di Poincaré,
Helmholtz, Riemann, Mach, Duhem, Boltzmann ed Einstein. Quest'ultimo
ebbe modo di apprezzare Enriques attraverso una
traduzione in tedesco di Problemi
della scienza, in
cui si insiste sulla storicità dell'impresa scientifica
( «una visione dinamica della scienza
porta naturalmente nel terreno della storia» ) e
a cui
fece seguito un solido rapporto di amicizia tra i due.
In
uno dei suoi interventi ai congressi
internazionali di filosofia scientifica promossi dal Circolo di
Vienna nella seconda metà degli anni Trenta, si trova la miglior
sintesi della sua visione della scienza che resta di grande
attualità:
«Da
parte mia sono convinto che conviene ancora riconoscere un ruolo
all’attività dello spirito che costruisce la sintesi scientifica,
cercando di soddisfare finché è possibile certe esigenze soggettive
di comprensibilità: principio di ragion sufficiente, continuità
dell’azione causale secondo lo spazio e il tempo sono tra queste
esigenze, che per la verità non impongono un quadro rigido alle
teorie dello scienziato, ma che, piegandosi esse stesse agli scopi
perseguiti e sottoponendosi ai risultati degli esperimenti
precedenti, tendono comunque ad essere soddisfatte dalla sua
costruzione».
Molto
altro ancora ci sarebbe da ricordare, come, per esempio,
dell'attività di Enriques, in qualità di presidente della Società
filosofica italiana, per la
promozione di un ruolo della filosofia in rapporto con il repentino
sviluppo della scienza che favorisse la costruzione di una società
democratica, ma questo già dovrebbe bastare a rendere l'idea di
quello che è stato ed è tutt'oggi per l'universo culturale
italiano: non solo uno scienziato, ma un uomo di cultura e di impegno
civile a tutto tondo che vedeva nell'unità storica del sapere la
vera conoscenza e la chiave di volta per un progresso fondato su
solidi presupposti.
Alberto Lopez
Laureato in Fisica presso l'Università degli Studi di Firenze. Docente di fisica presso il Liceo Scientifico F. Enriques di Castelfiorentino (Fi). E' socio del Circolo Culturale Piero Gobetti di Firenze.
Francesca Allegri
Già direttore del Museo Casa del Boccaccio di Certaldo (FI). Ideatrice e coordinatrice del Progetto Case della memoria della Regione Toscana e collaboratrice della rivista: De strata francigena. Ha partecipato come esperta culturale alla trasmissione televisiva: Dalla padella alla brace dell’emittente televisiva Antenna5. Ha scritto l’introduzione di carattere storico e culturale per una serie di libri di testo per gli istituti alberghieri.
Già direttore del Museo Casa del Boccaccio di Certaldo (FI). Ideatrice e coordinatrice del Progetto Case della memoria della Regione Toscana e collaboratrice della rivista: De strata francigena. Ha partecipato come esperta culturale alla trasmissione televisiva: Dalla padella alla brace dell’emittente televisiva Antenna5. Ha scritto l’introduzione di carattere storico e culturale per una serie di libri di testo per gli istituti alberghieri.
Francesco Marino
Dott.Agronomo
e Zootecnico, Presidente dell'Associazione AgronomiperlaTerrA e di
Copagri Toscana, organizzazione Sindacale che tutela gli interessi della
aziende agricole aderanti all' UGC Cisl, UIMEC Uil e UCI. E' responsabile del Blog Agrarian Sciences.
Nessun commento:
Posta un commento