mercoledì 24 maggio 2017

Contro il glyphosate campagne da disinformazione


di Alberto Guidorzi e Luigi Mariani

Campagna anti-Glyphosate

     
UNA RACCOLTA DI FIRME
Qui di seguito riportiamo la mail di wemove.eu con cui si lancia una campagna di raccolta di firme contro il Glyphosate e la Monsanto.


Da: WeMove.EU A: xxxx Inviato: yyyyy

Oggetto: Sconfiggere Monsanto da casa tua
una battaglia con un gigante del settore agro-chimico come Monsanto richiede tante persone che collaborano attivamente. Per fortuna siamo in tanti! La settimana scorsa abbiamo spedito oltre 5.500 kit a tanti membri della comunità di WeMove che ne avevano fatto richiesta. Sabato 13 maggio useremo il materiale per la raccolta firme e chiederemo alle autorità UE di fermare il pericoloso pesticida tossico.
Dobbiamo superare il milione di firme per essere sicuri che l’UE prenda in considerazione la nostra Iniziativa dei Cittadini Europei. Da febbraio a oggi si sono mobilitati 731,000 cittadini europei (pari al 73% del totale delle firme necessarie!). Dobbiamo sollecitare il processo prima che le autorità UE scelgano  quest’estate di non ritirare dal mercato il pesticida tossico.
Se ciascuno di noi raccoglierà almeno quattro firme (riempiendo quindi un intero modulo), ce la faremo. Per favore scarica il modulo per le firme, stampalo, raccogli quante più firme puoi e impedisci definitivamente che il glifosato venga usato ancora sui nostri campi agricoli, sui raccolti e presso le aree verdi dove giocano i nostri bambini.

Sul sito di cui in fondo alla mail si indica l’indirizzo (qui) si trova il kit che si compone di “modulo di raccolta firme, volantino che spiega cosa sia il glifosato e set di trucchi e consigli su come organizzare la raccolta firme”.

ALCUNI COMMENTI GENERALI 
Occorre anzitutto dire che è errato parlare di significativa tossicità del prodotto e ancora più errato è fomentare l'avversione al prodotto legandolo a Monsanto. Infatti il brevetto del Glyphosate è scaduto da parecchi anni, per cui oggi non è interesse di Monsanto mantenerlo sul mercato in Italia. L'interesse a mantenere sul mercato il Glyphosate dovrebbe in realtà essere dei cittadini europei perché è un erbicida con tossicità bassissima, scarsa persistenza e costo molto contenuto.
Più nello specifico segnaliamo che la Commissione UE ha deciso di proporre la riomologazione per altri 10 anni del glyphosate e l’ha fatto obtorto collo in quanto ben conosce le ire che si attira. Tuttavia la Commissione non può fare altro poiché non esiste nessun documento scientifico che suffraghi la tesi della cancerogenicità. D’altronde è la Commissione ad aver preteso il parere definitivo dell’ECHA1 ed ora che questo parere ha spazzato via ogni incertezza l’UE non può fare altro che ri-omologare.
Si consideri inoltre che il Canada è oggi reduce dalla ri-omologazione del glyphosate e quindi, dato che abbiamo appena firmato un accordo commerciale, importeremo prodotti alimentari le cui materie prime sono state diserbate con glyphosate. Ala luce di ciò una eventuale abolizione in Europa si rivelerebbe autolesionistica per gli agricoltori europei.

UN PRO-MEMORIA SUL GLYPHOSATE
Abbiamo provato a raccogliere in un pro-memoria sintetico e per punti i dati di fatto di cui disponiamo con riferimento al Glyphosate. Ve lo proponiamo qui di seguito.

1. è sul mercato da 40 anni ed il relativo brevetto Monsanto è scaduto nel 2001 (oggi lo producono in molti ed i cinesi sono divenuti i maggiori produttori).

2. è un diserbante poco costoso (con 30 € si diserba un ettaro) e non ha mai perso la sua efficacia

3. ha una tossicità molto bassa (DL50 di 5600 mg/kg di peso corporeo), molto meno tossico quindi della comune aspirina (acido acetilsalicilico, la cui DL50 è di 250 mg/kg di peso corporeo) o di altre sostanze chimiche normalmente presenti nel caffè o nei biscotti

4. impatta molto poco l’ambiente (la sua ubiquità non è sinonimo di impatto ambientale, ma solo della estrema diffusione e dell’uso prolungato del prodotto): si lega subito alle particelle del terreno, non migra (tanto è vero che si trova solo nelle acque superficiali e non in quelle profonde) e si decompone in pochi giorni.

5. è oggi un prodotto fitosanitario chiave per permettere l’agricoltura conservativa , nel senso che permette di gestire i terreni al meglio mediante la semina di cover crops e la non aratura dei terreni.

6. essendo divenuto uno degli principali obiettivi delle ONG ambientalistiche, queste, mediante diffusione di continue menzogne, ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia anche perché se riuscissero a far porre al bando un fitofarmaco con così bassa tossicità, sarebbero a quel punto in grado di ottenere con facilità la messa al bando di tantissimi altri fitofarmaci, privando l’agricoltura di svariati principi attivi essenziali per la produzione.

7. è fuorviante dire che l’obiettivo è colpire la Monsanto in quanto ormai molte società fitofarmaceutiche, compresa la Monsanto, hanno nel cassetto prodotti sostitutivi da presentare all’omologazione (e forse per tale ragione sono forse le prime a sperare nella messa al bando del glyphosate) Certamente però questi nuovi prodotti avranno prezzi superiori di 4 o 5 volte e quindi ciò influirà sui costi dell’agroalimentare.

8. Il CIRC, cioè quello che ha decretato la “probabile cancerogenità”1, aveva al suo interno Christopher Portier, cioè un esponente de l’Environmental Defense Fund con l’obiettivo di orientare le decisioni circa i pericoli, ma sottovalutando i rischi. Quindi all’interno del CIRC vi è stato un palese conflitto d’interesse mai denunciato.

9. che la decisione che ha fatto tanto scandalo sia orientata lo conferma il fatto che tutti gli altri organismi internazionali che hanno studiato i dossier dopo l’allarme del CIRC sono venuti alla determinazione di contraddirlo, vuoi per il conflitto d’interesse, vuoi per non aver deliberatamente preso in considerazione tutta la letteratura. Questi organismi sono la FAO, l’OMS, la BfR , l’EFSA e tantissime altre accademie scientifiche di numerosi paesi nel mondo. Quindi noi dovremmo credere ad un parere isolato e di fonte sospetta e dimenticare cosa dicono tantissimi organismi scientifici accreditati e con autorevolezza assai maggiore di quella del CIRC?

10. Le conseguenze, in caso di proibizione del glyphosate, per l’agricoltura UE sarebbero molto gravi e inoltre gli agricoltori si vedrebbero obbligati ad usare principi diserbanti molto più tossici e con impatto ambientale molto più negativo.

Conclusioni
La raccolta delle firme è quindi un modo di gettare fumo negli occhi a cittadini disinformati. La mancata difesa da parassiti, patogeni e malerbe produce danni enormi alle colture e di conseguenza alla sicurezza alimentare oltre a causare un aumento rilevante dei costi di produzione e dunque dei prezzi di mercato dei prodotti agro-alimentari. Oggi non è possibile fare agricoltura senza il mezzo chimico, come ben sanno del resto i fautori dell’agricoltura biologica che utilizzano prodotti chimici per la difesa da insetti e patogeni. La bassissima tossicità del glyphosate e l’assenza di prove di cancerogenicità alle dosi a cui si riscontra nei prodotti agricoli è a nostro avviso una tutela molto concreta e robusta nei confronti del consumatore.

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1 L’Agenzia Europea dei Prodotti Chimici (ECHA), è l’organismo di ultima istanza invocato dalla Commissione UE con lo scopo di ritardare la sua decisione e sperando che ECHA offrisse il destro per non rinnovare l’omologazione al glyphosate. Al contrario ECHA, ben sei mesi prima del tempo concessole, ha diffuso questo comunicato ed in cui si parla di “rischio” e non di “pericolo”: “ Il Comitato di Valutazione dei Rischi (CER) dell’ECHA conviene di mantenere la classifica armonizzata attuale del glyphosate, vale a dire quella di sostanza in grado di causare lesioni oculari gravi e inoltre tossica per la vita acquatica con effetti durevoli. Il CER ha concluso che le prove scientifiche disponibili non rispondono ai criteri per poter classificare il glyphosate cone cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione”
Ciò spiega perché le norme d’impiego impongono da molto tempo che il glyphosate non sia irrorato in vicinanza di corsi d’acqua. Ciò per permettere al terreno di fissare la molecola e scinderla in modo che nell’acqua non arrivi il glyphosate come tale, ma la molecola di degradazione AMPA (anch’essa tuttavia molto trattenuta). Inoltre L’AMPA è prodotto di disgregazione anche dei detersivi, solo che tutto l’AMPA che si trova nelle acque per i giornali proviene dal Glyphosate
  
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2 Nel comunicato CIRC (agenzia internazionale di ricerca sul cancro – agenzia dell’OMS) si legge: “Il gruppo 2° [in cui è stato inserito il Glyphosate] significa che l’agente è probabilmente cancerogeno per l’uomo. Si impiega questa definizione allorché si dispone di indicazioni di cancerogenicità limitate nell’uomo e sufficienti nell’animale di sperimentazione. Indicazioni limitate significa che un’associazione positiva è stata osservata tra esposizione all’agente e l’apparizione di un cancro, ma che per queste osservazioni non è esclusa l’esistenza di altre spiegazioni come la casualità o la presenza di fattori di confusione…”. Pertanto CIRC parla di “pericolo” e non di “rischio” e le due cose sono ben differenti (il pericolo dell’esondazione del Nilo è sempre presente, ma il rischio di subirne le conseguenze per noi italiani è nullo). Infatti, il CIRC, per sua stessa dichiarazione, dice che non è suo compito valutare i rischi ma solo i pericoli.



Alberto Guidorzi  
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.



Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.


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