di
Sergio Salvi
(Wikipedia)
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Nell’Annuario
1898/99 dell’Università di Camerino sono riportati i titoli di tre
lavori pubblicati da Nazareno Strampelli che non sono mai stati
ritrovati. Io li ho definiti “scritti perduti”, ma per uno di
questi la sorte è cambiata qualche giorno fa, diventando
improvvisamente uno “scritto ritrovato”.
Si
tratta della breve nota dal titolo “La
formalina nelle valvole idrauliche per la chiusura delle botti”,
menzionata più volte - ma sempre senza indicare gli estremi
bibliografici - da personaggi come Ottavio Munerati (1875-1949) e
Francesco Antonio Sannino (1864-1927, tra i fondatori dell’enologia
italiana) e continuamente sfuggita alle mie ricerche.
Alla
fine, proprio pochi giorni fa, ho trovato un’altra recensione
(risalente al 1899) che nel riassumere la nota indicava anche la
rivista dove era stata pubblicata: il Vinicolo.
Così
come oggi il dire che un articolo è stato pubblicato sul Corriere
indica inequivocabilmente il Corriere
della sera,
ne ho dedotto che il Vinicolo
non poteva che essere il Giornale
vinicolo italiano,
l’unico all’epoca molto diffuso e con l’aggettivo “vinicolo”
nel titolo. Tombola! Consultando gli indici degli autori delle annate
1898 e 1899 (con l’ausilio dell’impareggiabile Rosanna Bertozzi,
della Biblioteca di Agraria dell’Università di Pisa, che
ringrazio), la nota è saltata fuori a pagina 112 del volume 25,
pubblicato nel 1899.
A
questo punto vi racconto cosa c’è scritto.
Al
nostro Strampelli, che all’epoca era assistente di chimica presso
la Scuola di Farmacia dell’ateneo camerinese e si occupava di
enologia e viticoltura, viene in mente di utilizzare la formalina
commerciale (soluzione acquosa di formaldeide al 40%) per
sterilizzare l’aria in ingresso nelle botti durante la spillatura
del vino. Si tratta di metterne un po’ nel tappo a valvola col
quale si chiudono le botti; il tappo a valvola, o valvola idraulica,
è un semplice dispositivo che permette di essere riempito con un
liquido sterilizzante attraverso il quale l’aria - che entra nella
botte al momento della spillatura - è forzata a passare. In questo
modo, l’aria che entra nella botte è sì sterile, ma anche carica
di vapori di formaldeide. Strampelli assaggia il vino ogni quindici
giorni, da settembre a dicembre, e trova che il gusto e l’odore del
vino non subiscono alterazioni.
Ad
un certo punto, però, gli viene il dubbio che il vino, a lungo
andare, possa prendere “odore
o sapore di formiche”:
la formaldeide, infatti, può rilasciare acido formico, che non a
caso si chiama così in quanto è prodotto dalle formiche e usato
come veleno urticante. Per verificare la possibilità che questo
inconveniente possa presentarsi, Strampelli riempie di vino alcune
bottiglie di Mariotte (contenitori in vetro con il tappo sopra e il
rubinetto sotto), anch’esse chiuse con tappi a valvola contenenti
formalina, quindi le svuota parzialmente affinché i vapori di
formaldeide entrino in abbondanza nelle bottiglie e, infine, le
piazza davanti ad una finestra in modo che la luce solare favorisca
la fotodissociazione della formaldeide con relativa produzione di
acido formico. Ma dopo tre mesi il vino ancora presenta l’odore e
il sapore originari!
Un
soddisfatto Strampelli chiude la sua breve nota con la seguente
considerazione:
«Sono
quindi indotto a dichiarare che, a mio avviso, la formalina posta in
valvole idrauliche … , rappresenta l’eureka, che ci farà
risolvere il problema della conservazione del vino in botti sceme,
essendo indiscutibile il suo forte potere antisettico ed infondato il
mio dubbio, sulla probabilità che la formaldeide, ossidandosi, possa
comunicare odore o sapore di formiche al vino».
Nel
1899 il buon Nazareno non poteva sapere che la formaldeide è un
composto cancerogeno che oggi nessuno si sognerebbe d’impiegare, se
non per dolo, nella sterilizzazione dell’aria nelle botti, le quali
altrimenti, oltre che “sceme”, diventerebbero anche tossiche.
Sergio Salvi
Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di
Camerino, nel corso della sua attività di ricercatore si è occupato di
genetica batterica, genetica medica, OGM, genetica agraria e vegetale,
lavorando presso Enti di ricerca pubblici e privati.
Attualmente si dedica alla ricerca e alla divulgazione
storico-scientifica su tematiche riguardanti il settore agroalimentare. È
Socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.
All'epoca consigliava anche gli arseniati per combattere insetti e patologie. Erano tempi difficili...
RispondiEliminaProblema eterno, lui ci ha provato, e ci è pure andato vicino. Grande.
RispondiEliminaEra il problema di quando si spillava il vino giornalmente dalle botti di legno e che quindi man mano scemava e dalla metà in poi la fioretta abbondava e alla fine il vino era acido; oltre al fatto che si instauravano muffe sulle pareti della botte. Ah il buon vino di una volta! ..dicono coloro che questo vino non l'hanno mai bevuto! Mio padre si era dotato di tante botticelle e quindi quando doveva mettere in tiro un botte grande la svuotava completamente e la distribuiva in botti più piccole da cui man mano spillava il vino. Finita una ne iniziava un'altra. In quanto piccole il tempo per finire il vino era molto minore. La botte iniziale vuota era tappata previa bruciatura di alcune pastiglie di bisolfito che sviluppando anidride solforosa. In questo modo la botte si conservava per mesi in buono stato.
RispondiEliminaDonatello e gli estratti di nicotina? A certa gente che non vuol credere come sia diminuita la tossicità dei prodotti di trattamento odierni speso dico che una volta per suicidarsi al contadino bastava usare gli insetticidi che aveva (arseniati, nicotina, fosfuro di zinco e poi esterifosforici). Oggi invece chi si vuole suicidare è inutile che cerchi nella camera dei fitofarmaci perchè non raggiunge lo scopo, al massimo soffre le pene dell'inferno, ma è difficile che muoia. Sto raccogliendo materiale per fare un articolo su questo argomento.
RispondiEliminaPer chi fosse interessato, presso lo stand della Regione Marche allestito al Salone Internazionale del Libro di Torino (18-22 maggio), e' in distribuzione gratuita il libro "L'uomo che voleva nutrire il mondo. I primi 150 anni di Nazareno Strampelli".
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