martedì 25 aprile 2017

I FALSI AMICI DEGLI ANIMALI

di LUIGI MARIANI


Foto "Il Fatto Quotidiano"

RIASSUNTO 
Ogni anno a Pasqua si svolge la campagna dei "falsi amici degli animali" per evitare che il consumo di carne di agnello, un consumo che non dovrebbe a mio avviso essere demonizzato, perché è una tradizione che ha radici nei tempi biblici. Inoltre, se non mangiamo gli agnelli, il danno agli agricoltori sarà seguito da un danno irreparabile al razze ovine, che si estingueranno. Sulla base di questi elementi riteniamo che la scelta di animalisti sia molto lontano dall’essere una scelta etica.


Abstract Each year for Easter is carried out the campaign of the "false friends of animals" to prevent the consumption of meat of lamb, a consumption that should not be demonized because it is a tradition that has roots in the biblical times. Moreover if we do not eat lambs, the damage to farmers will be followed by an irreparable harm to sheep breeds, that will become extinct. On the base of these elements we think that the choice of the animalists is very far to be an ethical choice.


La tradizione del capretto o dell’agnello a Pasqua ci viene direttamente dalla Bibbia e non mi pare giusto che essa venga demonizzata. Dico questo anche perché se allevi pecore di lana ne vendi poca, per cui il reddito ti viene dal latte e da 1-2 agnelli che nascono ogni primavera e che, fatta salva la quota di rimonta, puoi vendere per Pasqua. Se sparisce il reddito legato all’agnello sarà difficile che qualcuno allevi più pecore e le razze ovine si estingueranno e analogamente accadrà per le razze caprine. Peraltro tutto ciò non è per nulla di originale poiché replica quanto si è verificato in un recente passato per le razze di cavalli da tiro e di asini a seguito del venir meno del loro uso in agricoltura e nei trasporti e quanto si sta via via verificando per le razze di cani specializzate per la caccia, altra attività squisitamente umana e che purtroppo è in via di forte contrazione nonostante abbia un’importanza enorme per regolare le popolazioni di selvatici invasivi quali gli ungulati e i cinghiali.
Alla luce di tali evidenze fa impressione vedere all’opera i “falsi amici degli animali” che salvano il capretto o l’agnello dal desco pasquale. Non bastava l’Onorevole Brambilla, che sulle reti Mediaset ha spazio a non finire; ora ci si mette Silvio Berlusconi in persona, di cui apprendo con rammarico la “svolta animalista” (qui). Per la verità Berlusconi è in buona compagnia; basta leggere qui, su Io donna, supplemento del Corriere della Sera: “Pasqua: stop al consumo di carne di agnello e capretto, Red Canzian e la figlia Chiara, e Tullio Solenghi: sono i testimonial di due campagne di sensibilizzazione. Ecco i menù alternativi. La scelta etica di oltre 1,7 milioni di italiani.” (qui).
Insomma, se lasceremo fare agli animalisti, in poco tempo porteremo all’estinzione gran parte degli animali domestici, il che mi pare una scelta tutt’altro che etica, checché ne dicano Io donna e i suoi testimonial. Estinti i domestici dovremo vedercela con i selvatici, sperando (ma permettetemi di dubitarne) che siano benigni nei nostri confronti come lo sono state per millenni le razze animali che i nostri progenitori hanno selezionato con grande amore, competenza e passione fin dalla notte dei tempi. In sostanza dunque un conto è rispettare gli animali ed evitare loro inutili sofferenze, un altro è erigere un sistema fondato sul rifiuto della branca animale della rivoluzione neolitica, un rifiuto da cui non potranno che venire innumerevoli guai non solo per noi ma per gli stessi animali domestici. 


Luigi Mariani 
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.

7 commenti:

  1. Luigi aggiungerei che partorire agnelli o vitelli significa scatenare la lattazione ( io in quanto uomo non ho fatto questa esperienza, ma possibile che tutte le donne animaliste non le sappiano queste cose?)e produrre formaggi o latte alimentare. Quindi questa gente è fuori dal mondo per due motivi: 1° perchè dovrebbero dire che vogliono abolire ogni attività zootecnica punto e basta. Se ad un allevatore togli gli introiti del mungere cosa gli rimane? 2° ammesso e non concesso che questi vogliono mantenere ad esempio la pastorizia, allora mi devono dire come potranno nutrire tutti gli agnelli che il pastore deve far nascere se vuole mungere; ad ascoltare loro li si dovrebbe far diventare adulti fino alla morte naturale.

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  2. “Il cavaliere” allevava caprette e agnellini biodinamiche nella sua villa di Macherio, che foto triste e che personaggi opportunisti.

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  3. posto che di questo passo il diritto a morire di vecchiaia sarà presto riconosciuto anche all'insalata, suggerirei di non mangiare agnello ma di mangiarsi direttamente un vegano, che senz'altro è più cattivo (probabilmente disgustoso), ma almeno a differenza dell'agnello e anche dell'insalata ha utilità sociale = zero (o addirittura negativa)

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  4. Si puó mangiar carne e non essere d'accordo col consumo di cuccioli, per diversi motivi. Io ho visto gli allevamenti dei vitelli da latte e penso che molti smetterebbero di mangiarli se ne avessero esperienza. Il veganesimo garibaldino é criticabile per un mucchio di motivi e non sto ad elencarli ma essere in disaccordo con uno specifico consumo carneo non porterà all'estinzione di alcuna razza ovina. Anche perché ci sarebbe semplicemente un graduale spostamento delle scelte come é successo mille volte nel mercato alimentare. Opporre un'iperbole alla realtà non aiuta a comprendersi, questo al netto del fatto che B. cavalchi, come ha sempre fatto, la sensibilità che gli pare possa essere più proficua politicamente

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  5. Roberto

    Oggi ho mangiato agnello, 15 giorni fa ho mangiato castrato in Romagna ed un mese fa sono stato invitato da una famiglia marocchina a mangiare il cous cous con pecora, ma è altrettanto vero che i cuccioli sono un derivato dell'allevamento come ho più volte spiegato e che farli tutti diventare dei castrati (purtroppo per la mia categoria solo i maschi sibiscono il trattameneto) significa alimentarli spendendo soldi ed intasare poi il mercato con una quantità di carne che è superiore alla domanda in quanto al posto di venderne 20/30 kg se ne pone sul mercato il doppio. Infine ammetterai alche gli gli agnelli o i vitelli se portati allo stato adulto una buona volta dovranno pure essere macellati o no! Quindi che differenza fa mangiarli o farne mangimi animali prima o dopo? E' solo una semplice sensibilità che deve restare personale altrimenti diventa prevaricazione, tuttavia essa non ha nulla a vedere con una disamina della realtà.

    Circa la tua affermazione: "ma essere in disaccordo con uno specifico consumo carneo non porterà all'estinzione di alcuna razza ovina." è tipica di uno che non conosce l'allevamento, in quanto si tratta semplicemente di riflettere sul fatto che se l'attività diventa antieconomica la si smette ed io non ho mai detto che con ciò che la razza ovina si estingue, anzi ho detto il contrario, cioè saremo invasi da concorrenti che incideranno sempre di più (se continua la fisima degli animalisti),con la disponibilità di cibo dato che nel 2050 saremo 10 miliardi.

    Poi il fatto che tu preferisca mangiare pecora adulta o castrato (se li mangi)e non agnelli è una tua scelta rispettabile, ma ciò che non accetto è che tu mi imponga di non potermi gustare delle costolette d'agnello.

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  6. Non imporrei obblighi alimentari neppure se ne avessi il potere. Perché non ne ho la statura morale (non mangio agnello ma assumo saltuariamente derivati del latte, quindi...) e perché credo che un'impostazione che limita le libertà vada ben valutata. Però non rinuncerò a esprimere, con cortesia, il mio sistema valoriale che non é campato in aria benché criticabile come qualsiasi altro.
    Il post argomenta in modo che può essere criticato: il mercato é il risultato anche di scelte valoriali e il dare peso ad una questione attinente il benessere animale non é solo roba da radical chic (e io sono un veterinario, li ho visti gli allevamenti come ho detto). Con ciò il sentiment che si legge dietro le vostre reazioni é:V"ma cosa rompono i coglioni 'sti qua su una cosa che non conta nulla, pensino ai ...zzi loro!". Ricordate che quando una sensibilità é sufficientemente condivisa, per quanto per altri sia immondizia, diviene qualcosa di più, pensate ad alti ambiti in cui comportamenti un tempo normali ora sono inaccettabili (status femminile nelle famiglie o condizioni dei lavoratori). Cari saluti

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  7. Roberto Randoni

    Innazitutto il tuo sistema valoriale è rispettabilissimo e quindi puoi benissimo non mangiare carne d'agnello e fare propaganda perchè non la si mangi, mentre io che ho un'altra sensibilità valoriale vorrei, se permetti, continuare a mangiare agnello.

    Visto, pero che sei veterinario ragioniamo dei fondamenti della zootecnia. Sei d'accordo con me che un allevatore di ovini (professione millenaria ed in fin dei conti perfettamente legale) al limite (ma molto al limite) potrebbe campare senza vendere i suoi animali da macello per il consumo umano, ma non potrebbe campare se le pecore non rimanessero ciclicamente gravide al fine di scatenare la lattazione e quindi poter produrre poi latticini?

    Ebbene se convieni con me e ammesso che gli agnelli siano proibiti al consumo umano cosa se ne fa l'allevatore di tutti i nuovi nati? Li alimenta per il tempo necessario per farli morire di morte n naturale? Io credo che ciò non lo si potrà imporre all'allevatore e quindi come minimo gli agnelli sarebbero macellati per fare ad esempio petfood. Che differenza c'è?

    Insomma la sensibilità può imporre di proibire la vendita di carne d'agnello nelle macellerie, ma non potrà mai obbligare un allevatore a dismettere l'attività facendolo fallire.

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