di Luigi Mariani
Culla in una vecchia stalla |
Riassunto
Per millenni gli animali domestici
sono stati una essenziale fonte di calore animale per le popolazioni
delle latitudini medio-alte oltre che una fonte di latte, carne,
lavoro, lana, pelli, letame e uova. Tale evidenza che fino a qualche
decina di anni orsono era nota a tutti coloro che vivevano in zone
rurali è oggi lontanissima dal sentire degli abitanti di paesi
evoluti come l’Italia. Da ciò l’importanza di mantenere una
memoria storica di quello che per millenni ha costituito uno fra gli
elementi fondanti della meravigliosa simbiosi mutualistica fra uomo
da una parte e animali domestici e piante coltivate dall’altra che
è l’agricoltura.
Negli ultimi anni la Pasqua è
l’occasione per le emittenti televisive per trasmettere documentari
in cui si cerca di fondare su basi archeologiche, documentali e
sindonologiche la storicità di Gesù. Fra i documentari più
interessanti quelli presentati da Focus e che quest’anno si
occupavano di dove Gesù è nato (Betlemme) e vissuto (Nazareth).
E riguardo ai documentari di Focus di
quest’anno, una cosa che mi ha molto stupito è che, con
riferimento alla presenza del bue e dell’asinello sulla scena della
natività, si sia finiti per collocare alla voce “strano ma vero”
il fatto che all’epoca di Gesù si convivesse di regola con gli
animali domestici e che per dimostrare un fatto tanto “pittoresco”
si sia dovuto ricercare un villaggio palestinese in cui la
popolazione attuale trascorre il periodo invernale con le capre che
sono per loro fonte di calore. Il mio stupore deriva dal fatto che
fino a pochi decenni orsono nessuno avrebbe sentito il bisogno di
dimostrare un fatto tanto evidente in sé, in quanto fin da neolitico
l’uomo agricoltore e pastore convive con gli animali domestici che
sono per lui fonte di calore animale oltre che di latte, carne,
lavoro lana, pelli, letame, uova, ecc. Per inciso il letame stesso
può essere usato tanto per concimare, come si narra nell’episodio
del cane Argo (Odissea,
XVII, 290-327), ovvero per riscaldarsi in quanto il letame secco può
essere bruciato, tant’è vero che le carovane che percorrevano i
deserti del Nord Africa e del Medio Oriente erano di regola seguite
ad un ragazzo incaricato di raccogliere gli escrementi dei dromedari
e degli asini con lo scopo di utilizzarli come combustibile.
Riguardo agli animali domestici come
fonte di calore posso portare alcuni ricordi personali ed in
particolare i racconti uditi in famiglia sulle sere che i miei
parenti agricoltori fino agli anni ’50 del 900 trascorrevano nelle
stalle per riscaldarsi o il racconto di mio nonno Luigi che era nato
nel 1892 e che all’età di 7 anni, provenendo da una famiglia
povera, fu affidato a un conoscente che lo portò a vendere giornali
alla stazione di Voghera, dove per riscaldarsi dormiva con un enorme
cavallo da tiro di cui mio nonno avrebbe ricordato per sempre la
grandissima sensibilità e “umanità”.
Credo allora che lo scordarsi del
nostro passato e di esperienze che hanno improntato il nostro essere
“umani” per tanti millenni sia una delle tante smemoratezze che
ci allontanano sempre più dalle nostre radici e che potrebbero
essere superate solo grazie ad un rinnovato interesse per il nostro
passato, che spesso è un passato legato alla storia
dell’agricoltura. Continuo perciò a pensare che esortare noi
stessi e i nostri simili alla storia dell’agricoltura sia una delle
necessità dei nostri tempi e uno dei nostri principali doveri di
agricoltori, agronomi e periti agrari, in quanto testimoni della
meravigliosa simbiosi mutualistica fra uomo da una parte e animali
domestici e piante coltivate dall’altra che è l’agricoltura.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano.
E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso
Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Li allevavano, li alimentavano, li accudivano, li rispettavano, ci parlavano perfino.....ma non si sono mai posti il problema di non macellarli od ha loro procurato pruriti tipici di animalisti dell'ultima ora (tra l'altro violenti verso i loro simili) o profittatori, tipo Brambilla, di un pensare deviato e soprattutto irriflettuto e denotante ignoranza di cose agrarie.
RispondiEliminaCaro Alberto, grazie per la tua riflessione che peraltro anticipa il tema del mio prossimo articolo.
EliminaLuigi
del resto cosa aspettarsi da una vegetariana ex proprietaria del "Salumaio di Montenapoleone", fondatrice del gruppo Sal che importa prodotti ittici, e della Sotra Coast International, azienda che commercia in prodotti ittici surgelati e affumicati? Evidentemente, a differenza del pesce, pecunia non olet e nel commercio come nella politica la coerenza è richiesta solo agli altri
EliminaE anche di questa proposta di legge: da 4 mesi a 2 anni di condanna e multe da mille a 5mila euro per chiunque "allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente i conigli a fine di macellazione e commercializzazione della carne"...Grande Brambilla
EliminaMa i nostri cugini francesi stanno ancora peggio perchè hanno delle "Brambille moltiplicate per due", infatti vi è una proposta di "Voler riconoscere la natura come soggetto di diritto". In Francia lo devono ancora fare, mentre in Nuova Zelanda ed in India hanno già cominciato. Nel primo paese hanno accordato al fiume Whanganui i medesimi diritti di una persona, mentre in India l'Alta Corte dello stato di Uttarakhand, sull'esempio dei neozelandesi, ha deciso che il Gange ed i il suo affluente Yamuna sono da considerarsi delle vere e proprie "entità umane viventi". Il Panteismo è alle porte e compiango coloro i quali vivranno in questo marasma...Per fortuna che io li frego prima.....ci penseranno i più giovani.
RispondiEliminaQuando vedremo la Brambilla con un sacchettino di uova di Tenebrio molitor, o di Acheta domesticus o di Locusta migratoria messo nella commessura dei suoi seni ( ma se li deve coprire e quindi addio scollature!!!!) da incubare al fine di salvaguardarne l'esistenza?.
RispondiEliminahttp://amgar.blog.processalimentaire.com/
Qualche giovane lettore forse non capirà il senso di questo intervento e quindi bisogna spiegargli che era il modo usato dalle nostre nonne per far nascere un'oncia di seme bachi per poi procedere all'allevamento, produrre i bozzoli, venderli e fare la dote alla figlia. Ah dimenticavo che la crisalide contenuta nel baco da seta è uccisa con l'acqua bollente, ma questo non ditelo alla Brambilla perchè potrebbe fare una campagna (pagata con soldi pubblici e mobilitando i potenti mezzi di Berlusconi) per maltrattamento e barbarie contro gli animali.
Adesso ho capito perche....per riscaldarsi....
RispondiEliminaNella mia zona,negli anni 50 fu fatta una riforma agraria e in ogni podere cera un unico fabbricato che accoglieva sia una piccola stalla che l'abitazione dell'assegnatario del podere stesso.Trovavo questa strana soluzione poco igienica.
Adesso gli animali nella stalla non ci sono più e nella maggior parte dei casi non ce' piu' neanche il contadino.
Anonimo
RispondiEliminaE' il Delta per caso? Ma approfitto della tua ultima constatazione per riflettere sul fatto che si vorrebbe, stando alla Coldiretti, creare tante piccole aziende come quelle create dagli enti di riforma degli anni precedenti e seguenti la guerra. Ebbene la famiglia che ha avuto l'assegnazione del podere a quel tempo ha toccato il cielo con un dito (una casetta decente, tre o quattro vacche ed un pezzo di terra per sfamarli e così ci hanno cresciuto i figli). La generazione successiva invece ha abbandonato il tutto come tu ben dici. Ha ritenuto fosse una vita invivibile. Ebbene la lezione non è servita se il responsabile giovani della Coldiretti quando si è ventilato di mettere a disposizione le terre demaniali ha proclamato in modo tonitruante quante aziende famigliari si potevano creare. Io allora ho preso il numero dichiarato e l'ho messo a dividere il montante degli ettari disponibili e ne è uscito 6,5 ettari a testa.....ma dovevano costruirsi casa e stalla, che invece agli assegnatari degli anni 50 è stata regalata.
La sua descrizione corrisponde esattamente alla situazione di questa zona, compreso la posizione di Coldiretti e altri,"quando si è ventilato di mettere a disposizione le terre demaniali" e di altri enti pubblici..?..rischiando di smembrare quelle poche aziende ancora accorpate.
EliminaDei poderi, ormai in mano agli eredi dei vecchi assegnatari,solo pochi brillano di luce propria dal punto di vista agricolo,magari dopo aver acquisito la terra di qualche altro podere.
Gli altri, in parte si sono trasformati in belle residenze in campagna di persone che non vivono di agricoltura o che sene occupano solo per passione o per autoconsumo.
Il resto delle terre viene dato in affitto ad aziende più grandi che devono fare i conti col fatto di avere tanti appezzamenti di terra anche molto lontani tra loro.
Si sa, le cose cambiano, ma se piccole non è bollo e grandi si,in mezzo ci sono quelli che devono arrabattarsi per sopravvivere, e cercare altre vie, vedi varie "nicchie" biologico, biodinamico,aziende didattiche e altre col suffisso "agri".
Non è "Il Delta" almeno non lo è più da circa un centinaio di anni,cioè da quando fu costruita la diga del Tirso, creando a monte il Lago Omodeo e a valle la possibilità di fare delle bonifiche riforme agrarie.
P.S. mi scuso per il ritardo di questo commento, mi sono perso in altri articoli altrettanto interessanti.