di Antonio Saltini
Chi
scrive ritiene di poter vantare, tra avventure e vicissitudini di
cronista agricolo, la prima inchiesta sull’agricoltura biologica
(quantomeno per la non facile ricerca di dati obiettivi). Fu
pubblicata, in volumetto (L’orto
dell’Eden. Maghi, veggenti e scienziati dell’agricoltura
“naturale”),
dall’Edagricole, una casa editrice che coltivava, all’epoca, era
il 1988, quanto poche altre il culto dell’obiettività.
Le
due paginette omesse riferivano dell’incontro del cronista con un
grande produttore di grano duro pugliese, che mi riferì che, data
l’instabilità del mercato, aveva aderito a una cooperativa che
produceva pasta bio (non ricordo se per l’intera o per partre della
produzione). Per l’omogeneità i dirigenti chiedevano agli
associati di seminare il medesimo frumento, noto per le peggiori
qualità pastarie del catalogo nazionale, ma in grado, siccome frutto
di incrocio con un frumento tenero, di una produttività accettabile
anche in assenza di concimazione nitrica.
Attraversando
l’azienda in amabile conversazione fui colpito dal rigoglio dei
campi all’inizio della levata. Campo dopo campo quel rigoglio mi
convinse: su quel frumento era stato riversato un profluvio di
azotati. Dato il clima di cordialità proposi la constatazione al mio
ospite, che mi rispose, ridendo, che senza azoto il frumento non
produce glutine, e che senza glutine la pasta si scioglie nell’acqua:
l’azoto che aveva erogato ai suoi campi avrebbe migliorato le
qualità pastarie di tutte le partite dei devoti che rispettavano i
decaloghi bio.
Ma
se, mentre lei scaricava nella corte un camion a rimorchio di nitrato
d’ammonio, fossero entrati in azienda gli ispettori bio? chiesi
curioso. Quelli vengono per riscuotere il proprio cachet,
fu, divertita, la risposta. Quello che vedono in azienda è segreto
professionale. Se verbalizzano di un camion di nitrato l’adepto
cambia associazione. Date le dimensioni della mia azienda credo che
l’ispettore che riferisse del camion sarebbe licenziato in tronco,
dai dirigenti che alle assemblee predicano, con le lacrime agli
occhi, l’incontaminata purezza del credo “biologico”.
Antonio Saltini
Docente di
Storia dell'agricoltura all'Università di Milano, giornalista, storico
delle scienze agrarie. Ha diretto la rivista mensile di agricoltura
Genio Rurale ed è stato vicedirettore del settimanale, sempre di
argomento agricolo, Terra e Vita. E' autore della Storia delle Scienze
Agrarie opera in 7 volumi. www.itempidellaterra.com .
A supporto di quanto riportato da Antonio Saltini in quest’articolo, a proposito di agrumi con "eventuali annessi e connessi", riporto quanto scritto diversi anni fa da un grande italiano che la realtà siciliana la conosceva molto bene: “…Siamo giunti al punto che qualsiasi intervento economico dello Stato rischia soltanto di offrire altri spazi di speculazione alla mafia e di allargare il divario tra Nord e Sud. Lo stesso dicasi dei contributi a fondo perduto.
RispondiEliminaSoltanto una politica di incentivazione, purché ben gestita, può ottenere a mio avviso effetti positivi.
…In Sicilia e Calabria gli episodi di frode ai danni della CEE, secondo quanto denunciato dagli organismi comunitari, sono, si dice, numerosi: secondo l’esposto della Commissione, il numero delle truffe perpetrate nelle due regioni supera di sette volte la media europea. Sembra strano, ma tutt’oggi non siamo ancora riusciti a sapere il numero esatto dei processi né in quali tribunali si sono svolti né tantomeno come si sono conclusi.
Su questo tema il pentito Salvatore Contorno mi ha raccontato una storia significativa. Come è noto, la Comunità europea concede un indennizzo per la distruzione degli agrumi in eccesso. Bé, dice Contorno, tutti sanno all’interno di Cosa Nostra che la mafia è implicata fino al collo nella distruzione di agrumi da cui ricava profitti.
Fonti autorevoli assicurano che se fossero realmente stati distrutti tutti i carichi di agrumi indicati, una Sicilia interamente ricoperta da aranceti e limoneti non arebbe sufficiente a garantire la produzione necessaria per distruzioni così imponenti!”.
L'autore di queste note è nientemeno che Giovanni Falcone (V° capitolo “Profitti e Perdite” , facente parte di una serie di venti interviste che Marcelle Padovani fece al giudice tra il marzo ed il giugno del 1991. Sono state pubblicate nel libro “Cose di Cosa Nostra”, per la Fabbri editori-Corriere della Sera, nel 1995).
Poi il 23 maggio 1992 a Capaci, per questo Martire della Repubblica che indagava attorno a queste cose, sappiamo come è andata a finire.