di Luigi Mariani
Gilbert Arap Bor |
Un ritorno al passato sarebbe oggi più che mai disastroso per l’agricoltura mondiale sia in termini ecologici sia in termini di sicurezza alimentare. Pertanto l’agricoltura è oggi chiamata ad una massiccia innovazione, specie nelle aree ancora afflitte da diffusa arretratezza e scarsissima produttività. Il Parlamento Europeo non la pensa così e ce lo ha dimostrato l’8 giugno scorso votando a larghissima maggioranza (577 favorevoli, 24 contrari e 69 astenuti) una mozione del capogruppo verde Maria Heubuch che blocca i fondi per la New Alliance for Food Security and Nutrition, creata in ambito G8 per stimolare l’innovazione tecnologica dell’agricoltura africana, e limita i finanziamenti futuri alle agricolture di sussistenza, con l’obiettivo di “evitare alle agricolture africane i disagi connessi all’innovazione tecnologica”[1].
Si tratta di una decisione gretta e che dimostra quanto il Parlamento Europeo sia lontano dalle reali esigenze del continente africano, che oggi è in grado di soddisfare solo il 50% del proprio fabbisogno alimentare. Mi pare pertanto utile porre a conoscenza dei lettori la lettera aperta che un agricoltore del Kenya, il dottor Gilbert Arap Bor, ha inviato al Parlamento Europeo cercando invano di evitare che una tale decisione venisse assunta.
Segnalo anche che la lettera in questione è mirata soprattutto al tema degli organismi geneticamente modificati (OGM) in quanto questa costituisce la punta di diamante del movimento antitecnologico, oscurantista e luddista che ha nell’ambientalismo più retrivo e in tradizionalisti di varia matrice (da noi personaggi come Ermanno Olmi e Carlo Petrini) i propri protagonisti ma al quale per svariate ragioni (spesso di mera ricerca del consenso) strizzano l’occhio personaggi come il presidente degli Stati Uniti Obama. Peraltro a ben vedere dietro la decisione del parlamento Europeo covano probabilmente ragioni elettoralistiche in virtù delle quali il movimento politico verde ricatta da decenni le classi dirigenti occidentali ottenendo in cambio quote sempre più ampie di potere. La lettera di Gilbert Arap Bor, dicevamo, è mirata agli OGM ma l'area di confronto fra chi crede nelle nuove tecnologie in agricoltura e chi ne lega la validità è assai più ampia e ciò in quanto ad essere contestato è l’insieme delle tecnologie che negli ultimi 50 anni hanno accresciuto in modo sensibilissimo i livelli di sicurezza alimentare riducendo in modo sostanziale la percentuale delle popolazione mondiale al di sotto delle soglia di sicurezza alimentare tanto in termini relativi (dal 37% del 1971 all'11% del 2015, secondo dati FAO) quanto assoluti (da 1,02 miliardi di individui del 1991 a 792 milioni del 2015 sempre secondo la FAO –http://faostat3.fao.org/home/E). A fronte di tali risultati, in previsione di una crescita ulteriore delle popolazione mondiale (9.5 miliardi sono infatti attesi per il 2050 contro gli oltre 7 miliardi attuali) ed in relazione ai sempre crescenti livelli d’inurbamento dell’umanità, saggezza vorrebbe che anziché invocare contro-rivoluzioni basate su "antichi saperi", che in passato garantivano vita grama e diffusa insicurezza alimentare e di vita a vastissime fette della popolazione mondiale, si chiedesse invece a gran voce l’apertura di un nuovo processo d'innovazione tecnologica in grado di garantire piena sicurezza alimentare e al contempo migliorare la compatibilità ambientale del sistema agricolo globale (es. più innovazione genetica e più tecniche di difesa integrata per razionalizzare i consumi di fitofarmaci, più ricerca chimica per produrre fitofarmaci a ridotto impatto ambientale, più agricoltura conservativa per tutelare le risorse non rinnovabili, più modellistica per razionalizzare i consumi d’acqua e nutrienti, più produttività agricola anche per sostituire l’energia da fossile con energia da biomassa e così via). E’ questo quanto (pur con tutti i suoi limiti) si è proposta di fare la New Alliance for Food Security and Nutrition in Africa, e la risposta negativa del Parlamento Europeo è arrivata forte e chiara, giustificando in tal modo gli africani che in massa stanno abbandonando il loro continente alla ricerca di quella tecnologia che gli europei stanno “acutamente” cercando di negare loro in patria.
Personalmente trovo la posizione di Gilbert Arap Bor interessante, piena di dignità e coinvolgente perché le stesse limitazioni all’uso delle nuove tecnologie che egli vive in Kenia sono in atto da decenni anche in Italia. Riporto pertanto qui di seguito una traduzione in lingua italiana della lettera invitando a consultare anche l’originale in lingua inglese disponibile qui.
LETTERA APERTA DEL DOTTOR GILBERT ARAP BOR AL PARLAMENTO EUROPEO
(traduzione di Luigi Mariani)
Come contadino del Kenia che partecipa alla lotta quotidiana per coltivare cibo in una terra che non ne produce abbastanza, ho un breve messaggio per voi politici ben pasciuti e che intendete dare sostegno a questa misura neo-colonialista: "Lasciate sola l’Africa".
La vostra ostilità verso gli OGM ci ha già lasciato indietro di una generazione. Vi si prega dunque di non fare un passo che potrebbe impoverirci per un'altra generazione, scoraggiando i governi africani dall’adottare importanti tecnologie che gli agricoltori di altre aree del mondo danno per scontate.
Qui in Kenya, innumerevoli persone lottano per la sicurezza alimentare, incerte su come faranno a permettersi il loro prossimo pasto ed io osservo questo tutti i giorni. Con 46 milioni di persone, un alto tasso di crescita della popolazione e la rapida urbanizzazione della nostra terra coltivabile, le nostre sfide future si svolgeranno in condizioni sempre peggiori. In tale contesto gli OGM possono svolgere un ruolo positivo, permettendoci di produrre più cibo con meno terra e in modo sostenibile in termini economici e ambientali. Gli agricoltori come me hanno bisogno di accedere alle biotecnologie agricole.
Invece di ordinare gli africani a rinunciare ai prodotti della scienza, gli europei dovrebbero ascoltare ciò che i loro scienziati dicono: La Commissione europea e l'Organizzazione Mondiale della Sanità hanno ambedue convenuto circa la sicurezza degli OGM. Analogamente la National Academy of Sciences, il principale gruppo di consulenza scientifica negli Stati Uniti, ha da poco pubblicato uno studio completo che appoggia gli OGM. Se il Parlamento europeo vuole aiutare l'Africa, dovrebbe cercare di diffondere la conoscenza scientifica tra i legislatori e i cittadini delle economie meno sviluppate, in modo da permetterci di raggiungere l'autosufficienza nelle produzioni di base, quelle cioè che migliorano la sorte dei contadini africani garantendo la sicurezza alimentare.
Quello di cui non sentiamo il bisogno sono le lezioni da parte di europei il cui stile di vita opulento disturba i cittadini comuni dell’Africa e che vogliono farci rimanere agricoltori primitivi limitando le nostre tecnologie a livelli che erano antiquati già prima del 21° secolo.
Solo una manciata di paesi africani hanno fin qui accettato gli OGM e tra questi il Burkina Faso, il Sudan e il Sud Africa. Eppure possiamo prevedere un boom di tale tecnologia nei prossimi anni ed il Kenya è pronto per gli OGM, nel senso che disponiamo dei protocolli normativi redatti dalla National Biosafety Authority. Le prime prove in campo di mais geneticamente modificato sono ora in corso e si potrà presto iniziare con il cotone. Non possiamo ancora coltivare, vendere o importare OGM ma siamo sul punto di superare queste restrizioni che, una volta eliminate, daranno al mio paese una nuova arma per la lotta contro la fame.
L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un gruppo di nazioni ricche che senza avere alcuna comprensione della nostra situazione si mostra indignato per il nostro progresso.
Se l'Africa non riesce a adottare metodi di coltivazione moderni, il mio continente dovrà affrontare il disastro. Non riusciremo mai a realizzare il potenziale della rivoluzione verde o della rivoluzione genetica. Gli agricoltori useranno sempre più erbicidi e fitofarmaci, riducendo i nostri redditi e mettendo in pericolo la biodiversità. Il costo di produzione agricola aumenterà, il che significa che il costo del cibo aumenterà e che più persone avranno fame. Questo è il male futuro che la risoluzione oggi all'esame del Parlamento europeo ci chiede di abbracciare. Per fortuna, la risoluzione non è vincolante. Il Parlamento europeo non può imporre una politica ad alcun membro del G8 e almeno due dei membri, Canada e Stati Uniti, sono decisi a respingerla.
Ma non è questo il punto. L'Africa ha l'abitudine di guardare all'Europa per la leadership politica e le opportunità economiche e, qualunque sia la decisione che il Parlamento europeo assumerà, la sua scelta invierà un segnale forte.
Speriamo che la decisione presa sia quella giusta.
[1] Per maggiori dettagli circa la decisione del Parlamento Europeo dell’8 giugno scorso è possibile consultare il post critico apparso sul sito Risk_monger e quello trionfalistico apparso sul sito The Ecologist ed infine il commento di Denis Murphy, Professore di Biotecnologia all'Università del South Wales.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano.
E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso
Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Ecco cos'hanno risposto gli agricoltori nigeriani al Parlamento Europeo.
RispondiEliminahttp://seppi.over-blog.com/2016/06/lettre-ouverte-d-un-groupe-d-agriculteurs-du-nigeria-au-parlement-europeen-laissez-nous-faire-nos-choix.html
Molto interessante! Se Le interessa il contatto con Gilbert Bor posso passarglielo volentieri essendo (oltre che agricoltore) anche professore al E4Impact MBA che l'Università Cattolica offre in Kenya (e altri 6 paesi Africani).
RispondiEliminaMartino Ghielmi
www.e4impact.org