di Luigi Mariani
Quella del biologo
statunitense Thomas Hunt Morgan (1866-1945), che in figura 1
vediamo in compagnia del grande e sfortunato genetista russo NicolajVavilov (1887-1943), è una figura di spicco della ricerca biologica
della prima metà del XX secolo.
Morgan era inizialmente
su posizioni critiche nei confronti del mendelismo e ciò in base ai
risultati pubblicati nel 1900 da Hugo de Vries (1848-1935) su
Oenothera lamarckiana e che deponevano a favore dell'esistenza
di mutazioni incompatibili con le leggi di Mendel. Nel 1910 tuttavia
Morgan iniziò una serie di esperimenti di irradiazione sul moscerino
della frutta (Drosophila melanogaster) per verificare le
ipotesi di de Vries sugli animali e, dopo la scoperta di una
mutazione relativa al colore dell'occhio di uno dei suoi moscerini,
operò una serie di incroci i cui risultati, incompatibili con la
teoria di de Vries, poterono essere spiegati solo con le leggi di
Mendel. Superate le precedenti perplessità sul carattere ipotetico
dei "fattori" mendeliani e sul rapporto tra questi ultimi e
la funzione dei cromosomi, accettò il concetto di gene e condusse
una serie di esperimenti che fornirono prove convincenti sulla
disposizione lineare dei geni lungo i cromosomi (voce Thomas Hunt
Morgan in Enciclopedia Treccani -
qui).
Pur essendo trascorso
oltre un secolo da quando de Vries e Morgan lavoravano su Oenothera
lamarckiana e Drosophila melanogaster, l’interesse per l’uso
degli organismi modello non è mai scemato ed anzi si è esteso a
sempre più vasti settori della biologia vegetale ed animale. Ad
esempio in figura 2 sono descritti i trend dei finanziamenti erogati
negli ultimi 8 anni dall’importantissimo ente di ricerca
statunitense National Institutes of Health (NIH) con
riferimento ai principali organismi modello.
Figura 2 – percentuale dei
finanziamenti dell’NIH erogati a ricerche svolte con animali
modello (fonte: www.nature.com/news). Si noti il costante incremento dei fondi assegnati a studi relativi
al pesce zebra (Danio rerio).
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Pertanto condurre la ricerca di base su organismi modello aiuta i ricercatori a meglio comprendere ad esempio il funzionamento degli organismi animali e vegetali a livello di organi, tessuti, cellule o molecole ovvero la genesi e la diffusione di malattie.
Si noti inoltre che le
specie modello sono state adottate in quanto i ricercatori possono
mantenerle, riprodurle e studiarle con facilità in laboratorio e ciò
in virtù del fatto di essere ampiamente note a livello genetico,
fisiologico e morfologico, di presentare tempi relativamente ridotti
di crescita e moltiplicazione e di essere poco costose e facilmente
accessibili.
Come documentato da
Camille Alleyne (2013) nel blog della Nasa, i ricercatori della
Stazione Spaziale Internazionale che conducono studi di biologia
vegetale e animale preferiscono spesso ricorrere a organismi modello
per aumentare la conoscenza di processi biologici fondamentali già
abbondantemente studiati a terra. Ad esempio i ricercatori usano
organismi modello per studiare come la microgravità caratteristica
della stazione spaziale influisce su crescita, sviluppo e processi
fisiologici, ivi compreso l’invecchiamento. La pianta superiore
Arabidopsis thaliana, Il nematode Caenorhabditis elegans
(anche in relazione alle infezioni di Salmonella, cui va più
soggetto in microgravità) il lievito Candida albicans (un
patogeno opportunista presente allo stato latente in circa tre
persone su quattro e che in particolari condizioni può divenire
attivo), il pesce Oryzias latipes, il moscerino della frutta
Drosophila melanogaster o il topolino domestico Mus
musculus sono gli esseri viventi per i quali sono in atto
sperimentazioni sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Più di recente Julianna
LeMieux (2016) sul sito American council for science and health
ha posto in evidenza che i risultati di ricerche condotte sul pesce
zebra (Danio rerio), uno dei pesci fra i più utilizzati come
organismo modello (si veda la figura 1) possono essere inficiati da
infezioni del parassita Pseudoloma neurophilia, come riporta
uno studio recentemente apparso su Behavioural Brain Research
(Spagnoli, 2015).
Bibliografia
Alleyne C., 2013. A
Lab Aloft (International Space Station Research),
https://blogs.nasa.gov/ISS_Science_Blog/2013/11/13/model-organisms-shining-examples-for-simple-effective-biology-research/
LeMieux
J., 2016. Zebrafish Research On The Rise, But Infections Call Data
Into Question,
http://acsh.org/news/2016/08/17/zebrafish-research-on-the-rise-but-an-infection-calls-some-into-question/
Spagnoli
S. et al., 2015. The common neural parasite Pseudoloma neurophilia is
associated with altered startle response habituation in adult
zebrafish (Danio rerio): Implications for the zebrafish as a model
organism Behav Brain Res., Volume 291, 15, Pages 351–360
Janick
J. 2015. Nikolai Ivanovich Vavilov - Plant Geographer Geneticist
Martyr of Science Hortscience, Vol. 50(6) June 2015
(https://hort.purdue.edu/newcrop/pdfs/772.full.pdf)
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Ora anche il mais si adegua a diventare un organismo modello a tutti gli effetti: è stato infatti creato il mais FFMM (Fast Flowering Mini Maize), il risultato di un incrocio a quattro vie che ha restituito una pianta alta meno di un metro e capace di dare almeno cinque generazioni all'anno, con un ciclo "da seme a seme" che si compie in 60 giorni. Ideale per condurre ricerche di laboratorio e in serra e come materiale didattico nelle scuole.
RispondiEliminaSi veda: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27440866