di Luigi Mariani
Sul Corriere
della Sera di domenica 22 maggio 2016, una nota catena di
supermercati del biologico e del biodinamico ha pubblicato a
pagamento un annuncio dall’emblematico titolo “di agricoltura si
vive e non si discute” che gli interessati possono leggere
(qui).
Ho già
espresso più volte, anche di recente (qui) il mio giudizio
sulle agricolture di cui Natura si si fa promotore: poco produttive e
non più salubri di quelle tecnologicamente evolute.
Parlando di
Glyphosate ho anche evidenziato (qui e qui ) quanto di demagogico vi sia
negli allarmi sui residui di fitofarmaci presenti nelle acque.
Quello su
cui vorrei però attirare l’attenzione del lettore è
l’affermazione seguente:
“La
scienza, se fosse vera Scienza, dovrebbe essere aperta al non ancora
conosciuto, per non cadere in un oscurantismo dogmatico, come era di
certe religioni decadenti del passato. Per fortuna dell’umanità la
realtà della vita non segue né i vecchi dogmi religiosi né quelli
moderni di una scienza per sua natura relativista, ma ubbidisce alle
leggi intrinseche che ci garantiscono ancora, per grazia e con il
nostro cosciente operare, salute, bellezza e cibo sano cui
attingere.”
Da questa
frase si evince che fra i signori di Natura Si e la scienza vi è un
abisso incolmabile.
Infatti la
scienza non è ricerca dell’assoluto ma solo un metodo che consente
di distinguere, in modo sempre provvisorio e perfettibile, ciò che è
vero da ciò che è falso. Quella scientifica è dunque una verità
limitata che ad esempio in medicina ci consente oggi di mettere dalla
parte della “non scienza” l’omeopatia, la cura Di Bella e il
metodo Stamina.
Analogamente
in agronomia possiamo collocare dal lato della non scienza gran parte
dei precetti dell’agricoltura biodinamica e alcuni significativi
aspetti di quella biologica (es: il fatto che una molecola d’urea
che esce dalla pancia di un animale è “buona” mentre una
molecola del tutto uguale che proviene da una sintesi chimica
benemerita è “cattiva”).
Qui finisce
il compito della “scienza”, il resto (“il non ancora
conosciuto”) afferisce a qualcosa che con la scienza non ha nulla a
che vedere.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
(es: il fatto che una molecola d’urea che esce dalla pancia di un animale è “buona” mentre una molecola del tutto uguale che proviene da una sintesi chimica benemerita è “cattiva”).
RispondiEliminaAggiungerei che a livello di atomo di N questo potrebbe provenire dall'ammoniaca emessa dal letame che se ne va nell'aria e che poi può essere captato dal processo di sintesi dell'Urea e ritrovarsi in un concime azotato di sintesi. Per qualche "pseudoscientifico)vi è l'N di serie A e quello di serie B. Continuo nel paradosso: io potrei avere in qualche organo del mio corpo un atomo costituzionale che ha fatto parte del corpo di Hitler (cosa improbabile, ma non impossibile!), ma non per questo mi sogno di costruire forni crematori!
Leggetevi le farneticazioni del sottosegretario all'agricoltura con la delega al biologico.
RispondiEliminaagronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/05/25/biologico-parla-olivero/48927?utm_campaign=newsletter&utm_medium=mail&utm_source=kANSettimanale&utm_term=535&utm_content=2438
E noi stiamo discutendo di votare Si o No al referrendum per abrogare il senato? Ma qui bisogna svuotare il Parlamanento in toto
Apprezzo che si distingua tra biologico e biodinamico.
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