domenica 3 aprile 2016

Strampelli vitivinicolo : "La lotta contro l' Oidio"



trascrizione di Sergio Salvi


Sintomi di Oidio
Tra le attività svolte da Nazareno Strampelli a Camerino subito dopo il conseguimento della laurea in Agraria (1891) e prima del suo trasferimento a Rieti (1903) vi fu anche quella di redattore e direttore del Bollettino del Comizio Agrario Camerinese.
Su questo periodico Strampelli scrisse oltre 60 articoli, prevalentemente a carattere tecnico-divulgativo, otto dei quali dedicati alla vite e al vino. Insieme ad altre due brevi note, pubblicate sempre in quegli anni su L’Agricoltura Italiana, vi proponiamo, in dieci puntate, uno Strampelli nella veste inedita di cultore della materia vitivinicola, sperando che i contenuti di questi articoli, scritti tra il 1896 e il 1901, siano utili a fornire qualche spunto di riflessione e di confronto rispetto alla realtà vitivinicola odierna.

 
 

(L’Agricoltura Italiana, Vol. 25, Fasc. 400-401, 16-31 gennaio 1899, pp. 26-27).

 «In questo anno, in cui la stagione estiva è corsa eccessivamente umida per frequentissime piogge, le solforazioni, ripetute anche più e più volte, non valsero ad arrestare lo sviluppo dell’oidio.
Di tal fatto si preoccupano naturalmente agricoltori e scienziati.

Il Sig. Uchet, Maire di Chapereillen nell’Isère, ha sperimentato contro il detto parassita l’uso del carburo di calcio in polvere, spolverando con esso grappoli, preventivamente inumiditi, e ne ottenne un ottimo resultato. Egli attribuisce l’azione crittogamica, spiegata da questa sostanza, all’acetilene che si svolge quando essa viene in contatto con acqua.
l carburo di calcio, nel produrre acetilene, forma anche della calce spenta, che rimane sulle buccie delle uve, e nulla porta ad escludere che possa essere l’azione caustica di questa che distrugge il micelio del parassita. Anzi non è forse più naturale il supporre che la morte del fungo ottenuta dal Sig. Uchet, a mezzo del carburo, piuttostochè all’azione momentanea, fugace, di un gas (sia pure fortemente antisettico) che si svolge per pochi istanti in aperta campagna, sia dovuta a quella continua e persistente della calce spenta?
Che le sostanze alcaline o caustiche agiscano come anticrittogamici è cosa molto vecchia; da molto tempo è risaputo che viti, imbrattate di polvere di strada, difficilmente ammalano, e per tal fatto si consigliò di unire allo zolfo sostanze alcaline, quali la calce o la cenere. Alcuni contadini hanno sostituita la calce allo zolfo. Essi polverizzano della calce leggermente sfiorita e con ordinario soffietto da zolfo la spolverano sulle uve, avendo però l’accortezza di fare questo trattamento solo quando i grappoli sono bagnati da precedente pioggia o rugiada, sapendo per prova che in altre condizioni non ne otterrebbero l’effetto desiderato.
Nel decorso mese di Agosto, volli provare anch’io l’efficacia di questo rimedio, e potei eseguire lo spolveramento a mio comodo, senza dover attendere o una pioggia o la rugiada, inumiditi artificialmente i grappoli con acqua pura e servendomi di una pompa irroratrice. L’effetto fu pronto. La calce, spegnendosi sulle bacche, con la sua azione caustica distrusse il micelio dell’oidio ed uve attaccate tutt’altro che leggermente, ben presto liberate dal male, schiarirono e tornarono belle.
Se l’effetto del carburo è dovuto alla calce, come quanto ho sopra esposto mi fa supporre, a che prò ricorrere a sostanza (quale il carburo) che presenta tanti e tanti inconvenienti, quando si ha la calce che è alla portata di tutti e costa tanto poco?
Comunque sia, non credo opportuno il suggerire la sostituzione dell’una o dell’altra sostanza allo zolfo, e non mi stancherò mai dal consigliare le solforazioni con zolfo, ottimo tanto per finezza come per purità, e di essere accurati eseguendole con tutte quelle avvertenze necessarie per rendere maggiore la loro efficacia, specialmente non trascurando la pratica di esporre lo zolfo al sole per qualche ora prima di somministrarlo. Secondo me, al trattamento con calce si dovrebbe ricorrere, come ausiliare, solo quando la stagione corre eccessivamente piovosa e ricca di rugiade, non dimenticando mai, però, che la calce può ustionare le parti più giovani dei vegetali e che quindi lo spolveramento con essa non dovrà farsi se non quando i tessuti delle parti verdi della vite non sono più tanto teneri».

Prima puntata: Peronospora
Seconda puntata: la Fillossera della vite
 

Sergio Salvi
Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università di Camerino, nel corso della sua attività di ricercatore si è occupato di genetica lavorando presso Enti di ricerca pubblici e privati. Attualmente svolge attività di ricerca e divulgazione storico-scientifica su tematiche riguardanti il settore agroalimentare e la genetica agraria in particolare (biografia storico-scientifica di Nazareno Strampelli, origine ed evoluzione delle varietà tradizionali di frumento e del concetto di prodotto tipico, recupero di varietà agrarie d’interesse storico).
 

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