di Sergio Salvi
La
sede siriana dell’ICARDA prima della sua distruzione
(foto
di Salvatore Ceccarelli)
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Una notizia che non ha avuto molta enfasi nel nostro Paese, e che personalmente ho trovato rilanciata solo in questi giorni con un breve trafiletto nel numero di febbraio della rivista “Geo”, riguarda l’apertura - per la prima volta da quando è stata istituita nel 2008 su iniziativa del governo norvegese, del Global Crop Diversity Trust e del Nordic Genetic Resource Center - della Global Seed Vault, l’imponente “arca dei semi” costruita nell’isola di Spitzbergen, facente parte dell’arcipelago norvegese delle Isole Svalbard.
www.croptrust.org
La struttura, ricavata nel cuore di una montagna e a prova di catastrofe (incidente aereo, terremoto, guerra nucleare e perfino l’innalzamento del livello del mare a seguito di un eventuale scioglimento totale dei ghiacci polari), rappresenta un baluardo a difesa della biodiversità e della sicurezza alimentare mondiale. Essa, infatti, conserva in condizioni climaticamente controllate i campioni di semi di 865000 varietà, a fronte di una capacità complessiva d’immagazzinamento stimata in 4.5 milioni di varietà.
La richiesta di apertura è giunta lo scorso settembre da parte dell’ICARDA (International Center for Agricultural Research in the Dry Areas), che prima della guerra civile siriana aveva sede ad Aleppo (ora essa è a Beirut, in Libano). Il Centro afferente al CGIAR (Consultative Group for International Agricultural Research) ha infatti chiesto di poter attingere al proprio repertorio di semi, a suo tempo depositato nella struttura, al fine di far ripartire la propria attività di ricerca, impiegando i semi non in Siria (dove peraltro la sede, che aveva anche un edificio intitolato a Nazareno Strampelli, è stata distrutta nel corso del conflitto), ma in un sito più sicuro ubicato in Marocco.
La “prima volta” della Global Seed Vault si è consumata, dunque, a seguito di una catastrofe che - al di là dell’indubbia drammaticità del conflitto siriano - è certamente di piccola entità se rapportata agli apocalittici scenari su scala planetaria in previsione dei quali la banca dei semi è stata concepita per salvare la biodiversità agraria mondiale.
Questo significa che l’utilità della struttura, che era stata fortemente criticata dai soliti teorici del complotto sementiero ordito dalle multinazionali, è tutt’altro che pretestuosa e, anzi, pone l’attenzione su quanto possa essere frequente la necessità di ripristinare la dotazione di sementi di un centro di ricerca così come di un’intera nazione a seguito di eventi scatenati non solo dalla natura, ma più frequentemente dalla follia umana.
Links
utili:
Svalbard_Global_Seed_Vaultwww.croptrust.org
Laureato
in Scienze Biologiche presso l’Università di Camerino, nel corso della
sua attività di ricercatore si è occupato di genetica lavorando presso
Enti di ricerca pubblici e privati. Attualmente svolge attività di
ricerca e divulgazione storico-scientifica su tematiche riguardanti il
settore agroalimentare e la genetica agraria in particolare (biografia
storico-scientifica di Nazareno Strampelli, origine ed evoluzione delle
varietà tradizionali di frumento e del concetto di prodotto tipico,
recupero di varietà agrarie d’interesse storico).
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