di Luigi Mariani
Su repubblica Cultura del 6 gennaio, è
uscita un’interessante intervista a Richard Roberts, premio Nobel
per la chimica nel 1993.
(qui)
Richard Roberts |
E’ un’intervista che vi invio a
leggere perché è piena di buon senso ed esprime concetti
comprensibili direi a chiunque, e sulla comprensibilità colpisce il
test fondamentale proposto da Roberts è cioè quello di “superare
il test della nonna” che per un ricercatore consiste nel saper
trovare le parole adatte a raccontare le proprie ricerche a persone
del tutto digiune di concetti scientifici.
Nell’intervista si riaffermano fra
l’altro:
- L’amore per la chimica, che personalmente condivido dai tempi dell’università, perché la facoltà di agraria mi ha dato moltissimo in quel senso, consentendomi di frequentare corsi interessantissimi (chimica generale e inorganica, chimica organica, biochimica, chimica del terreno e la stessa agronomia generale, che della chimica ci insegna a far uso in campo). Per inciso ricordo che tutto in questo mondo ha una base chimica, dal cibo che mangiamo al nostro pensiero e dire “no alla chimica” è peggio che dire “fermate il mondo voglio scendere”.
- La grandissima fiducia nelle tecniche di ingegneria genetica e negli OGM: c’è molto più da fidarsi di una tecnica con cui si trasferisce un solo gene di cui conosciamo tutto che delle tecniche “naturali” tradizionali in uso fin dagli albori dell’agricoltura e che di geni ne trasferiscono centinaia o migliaia, della maggior parte dei quali non si ha la più pallida idea di cosa facciano. Per inciso anch’io come Roberts non vedo l’ora che negli scaffali dei supermercati mi si metta in condizione di disporre ad esempio di una farina di mais OGM, in modo da poter esercitare la mia libertà di consumatore acquistandola e guadagnandoci così in salute
- L’idea che la scienza debba “spendersi” per trasferire alla collettività le limitate ma preziose verità cui giunge nel proprio lungo e faticoso percorso evolutivo e che viceversa non debba “prostituirsi” alla politica e ai media supportando la pletora di idee forsennate che oggi vanno per la maggiore e che si riassumono in slogan quali “Naturale”, “Cibo di Frankenstein”, “Bio”, ecc.
Trovo che i concetti espressi da
Roberts siano tutt’altro che nuovi poiché si richiamano alla fin
fine alla massima evangelica “Sia invece il vostro parlare sì, sì;
no, no; il di più viene dal maligno”.
E’ ovvio poi che ogni
scienziato debba trovare una propria strada che si riveli compatibile
con la necessità di acquisire fondi per fare ricerca e qui debbo da
un lato rammentare che non tutti hanno la fortuna di essere “ricchi
di famiglia” come Charles Darwin e Carles Lyell1
e dall’altro evidenziare che i grandi architetti le cui opere
rendono oggi unici i nostri centri storici sono stati tutti
“architetti di regime” perché altrimenti nessuno avrebbe
assegnato loro commesse. Ciò detto penso che l’insegnamento che ci
viene dalle parole di Richards non debba essere in alcun modo
trascurato.
1
Ovviamente i mezzi richiesti per far ricerca ai tempi di grandi
scienziati come Darwin e Lyell erano di gran lunga inferiori a
quelli richiesti oggi.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.
Carissimo Luigi, come al solito, chiarissimo. Hai evidentemente a che fare spesso con le nonne.
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