di Luigi Mariani
Locandina "Tutti in piazza per gli ulivi" |
E’ noto
che Xylella è un batterio Gram negativo della famiglia delle
Xanthomonadaceae che
si insedia nei vasi xilematici di molte specie vegetali, ostruendoli
e provocando così il disseccamento dell’ospite. Il batterio è
diffuso da insetti con apparato boccale pungente-succhiante (di
solito si tratta di cicaline) ed è un patogeno da quarantena assai
difficile da combattere, tanto che l'unico sistema che oggi
conosciamo per contenerlo consiste nel distruggere le piante
contagiate per evitarne la diffusione, come hanno affermato gli
scienziati UE dell'EFSA (European Food Safety Agency) di Parma quando
è stato chiesto loro uno specifico parere e come è stato a più
riprese ribadito da uno scienziato di fama come il professor Giovanni
Paolo Martelli.
La verità
scientifica è stata tuttavia superata da quella giudiziaria,
recentemente espressa dalla Procura di Lecce la quale, e qui uso le
efficacissime parole di Mieli, “ha accusato
il Cnr barese di aver favorito la diffusione del batterio, ne ha
fatto sequestrare il materiale sia informatico che cartaceo e ha
deciso che gli ulivi malati restino lì dove sono. Ha poi anche
denunciato «inquietanti aspetti» relativi al «progettato
stravolgimento della tradizione agroalimentare e della identità
territoriale del Salento per effetto del ricorso a sistemi di
coltivazione superintensiva». In parole povere, i ricercatori
avrebbero deliberatamente cospirato per abbattere i vecchi ulivi e
soppiantarli con piante nuove. Gli indagati sono accusati di
diffusione colposa della malattia delle piante, violazione dolosa
delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale e
ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione di bellezze
naturali. La «peste degli ulivi», secondo i magistrati leccesi,
sarebbe stata volontariamente importata in Puglia dall’Olanda
nell’ottobre del 2010 con un convegno ad essa dedicato. Poi, nel
2013, un professore barese, Giovanni Paolo Martelli, avrebbe messo in
scena la «folgorante intuizione» di aver individuato la Xylella
come agente patogeno del disseccamento degli ulivi salentini. Quindi
il capo della Guardia forestale, Giuseppe Silletti, peraltro su
sollecitazione dell’Unione Europea, avrebbe disposto il taglio di
cinquemila alberi (così da salvarne un milione). In combutta con il
professore di Agraria Angelo Godini fautore dell’eliminazione degli
alberi infetti, in particolar modo, secondo l’accusa, «quelli
monumentali»”.
Se
l’infallibile ispettore Rock, al secolo Cesare Polacco
(qui), calcasse ancora le
scene del Carosello, la frase conclusiva di rito nei confronti di una
siffatta associazione per delinquere sarebbe ovviamente “sergente,
manette”. Ma poiché i tempi dell’ispettore Rock son passati,
quel che ci resta è la “figura di palta” che stiamo facendo di
fronte al mondo e che è stata giustamente stigmatizzata da una
rivista da nulla come Nature
(qui)
o da un quotidiano di provincia come la Washington post
(qui).
Mieli scrive
in sostanza che in un paese serio i tribunali non dovrebbero mai
sostituirsi alla scienza fabbricando teoremi secondo i quali i
ricercatori prendono le vesti di nuovi untori che diffondono i
propaguli della malattia per assecondare i biechi interessi delle
multinazionali. E qui viene da pensare che purtroppo gli insegnamenti
che ci vengono da vicende esemplari come la cura Di Bella o il metodo
Stamina paiono davvero non avere insegnato nulla. In altri termini se
proprio non ci si fidava del giudizio dell’autorevole agenzia
europea EFSA, la cosa migliore sarebbe stata quella di chiedere un
consulto ad altri esperti e non mettere in piedi questa incredibile
farsa, che fra l’altro porta a pensare che se le epidemie delle
piante, degli animali e dell’uomo venissero in futuro combattute
dai tribunali anziché dagli esperti di settore (medici,
microbiologi, ecc.) i danni che ne deriverebbero per la collettività
sarebbero incalcolabili.
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente
di
Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e
Presidente dell’Associazione
Italiana di Agrometeorologia.
Per le alluncinazioni non serve la Cannabis, basta leggere il decreto della procura di Lecce.
RispondiEliminahttp://www.informatoreagrario.it/ita/files/Decreto_Procura_Lecce.pdf
Il problema va ben oltre il caso in specie. Vi immaginate un azienda che deve decidere di fare un investimento in italia o austria ecc. La questione riguarda la vera responsabilita' della magistratura. 😢
RispondiEliminaD'accordo, ma credo che il problema degli investimenti in quella che fu "la patria del diritto" sia stato archiviato ormai da una decina d'anni almeno.
RispondiEliminaDel resto perchè qualcuno dovrebbe venire a produrre qui quando siamo così bravi a toglierci di mezzo da soli?