di Cosimo Gaudiano
Inchiesta delle Iene sugli olivi nel Salento, testimonial del servizio il musicista Albano Carrisi. |
Rivedere la puntata su Xylella della trasmissione “le Iene” fa male. Diffusa in televisione ormai due mesi fa, ha rimesso il dito nella piaga tutta italiana del rapporto tra cittadini e scienza, tra cittadini e istituzioni. Fanno male le lacrime degli agricoltori che accarezzano olivi da abbattere, le ruspe che le spezzano come stuzzicadenti e gli orizzonti che si liberano alla visuale, quasi desertificati.
Soprattutto fanno male i commenti fuori e dentro al piccolo schermo. Abbiamo sentito parole emotive e rabbiose di abitanti “truffati” dal batterio, dai presunti untori, dallo Stato o dall’universo intero. Si stanno scrivendo fiumi di inchiostro (molto spesso virtuale) che non porteranno a nulla di buono.
Rivedere questo servizio ci fa capire quanto sia importante avere una solida esperienza razionale, una altrettanta solida inclinazione a sapere scegliere cosa è vero e cosa è fantasia.
La Cura fatta di acqua, potature e un po’ di concime, quella che vediamo nelle immagini e che per quanto è semplice sembra l’uovo di Colombo, esiste solo nella nostra testa.
Noi tutti, agronomi, agricoltori, semplici cittadini o “appassionati” del mondo rurale, stiamo vivendo le immagini di una illusione collettiva. Quel che è peggio, la scambiamo con la realtà. Anzi, desideriamo che essa sia reale perché è troppo doloroso veder sradicate piante che sulle spalle hanno cento, duecento o più anni e sono parte integrante di culture e popoli. Vogliamo una Cura, la desideriamo ardentemente, qualunque essa sia. E pur di ottenerla siamo disposti a credere che esista.
Stabiliamo un punto fermo, una roccia a cui aggrapparci: la “Cura” che si vede in tv in realtà non esiste; gli olivi continuano a essere ammalati, dentro il loro legno è ancora presente il batterio Xylella fastidiosa che tra qualche mese prenderà di nuovo il sopravvento, completando l’opera di distruzione al di fuori della Puglia.
Quello che sta avvenendo in Salento e buona parte dell’Italia mediterranea è una isteria collettiva. Perché non ci fidiamo più delle istituzioni di qualunque specie, siano esse scientifiche o semplicemente amministrative. Un veleno è stato sparso tra noi e non è la semplice “diffidenza”, essa è solo uno dei prodotti di un meccanismo più grande: la sfiducia militante.
Cosa vuol dire non credere a istituzioni, ricerche scientifiche, ricercatori o semplici appassionati di Scienza e Agricoltura? Vuol dire che non si crede più a metodi di pensiero, azione e governo che nacquero per difenderci da noi stessi, dalle nostre passioni insane e dai più furbi che sapevano come governare queste passioni a loro piacimento.
La storia è piena di colonne infami e “dagli all’untore”, di streghe al rogo e studiosi dubbiosi eliminati per il semplice calcolo politico, populista, “di pancia”. Gli studiosi che sprecano il loro fiato divulgando scienza o i semplici appassionati che diffondono visioni razionali (e reali) hanno ben in mente tutto questo e siamo quelli che pagano il prezzo e il dolore più alto causato dall’azione degli sconsiderati: la frustrazione. Bastano poche immagini ben montate per vanificare mesi di corretta divulgazione tra agricoltori e cittadini.
Alla fine è questo il prezzo che si paga per video come quelli de “le Iene” o azioni sconsiderate come quella del Movimento 5 Stelle che pianta ulivi che aiuteranno il batterio a propagarsi oltre il Salento.
La Cura che vive solo nella nostra testa ci distrae dalla realtà, impedisce che si possa anche solo considerare una azione di abbattimento e contenimento guidata dal Commissario Silletti, essa marcherà uno spartiacque profondo in Italia e non solo in agricoltura. Segnerà la nascita di un nuovo rapporto tra cittadini e istituzioni, con un loro positivo mutamento per rispondere meglio alle domande e ai dubbi che quotidianamente solleviamo, o il loro definitivo affossamento delle stesse, viste come illegittime e sostituite dal primo capopopolo che passa per strada. Un brutto segnale che i mass media certificano, mutando il loro messaggio per adeguarsi alle nuove esigenze passionali. D'altronde è così che va il mondo, con i banditori che seguono quello che i popoli vogliono sentirsi dire. Giusto o sbagliato.
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