Un commento alla lettera del ministro Martina all’Espresso
di Luigi Mariani
Un articolo de: l' Espresso |
Le esternazioni del nostro Ministro per le Politiche Agricole e Forestali (Mipaf) non finiscono mai di stupirmi: il 29 ottobre se n’è uscito sull’Espresso con una lettera in risposta al commento di Massimo Riva circa la conferma da parte del governo italiano del divieto a coltivare piante OGM.
Di tale lettera voglio anzitutto evidenziare il capoverso seguente: “C'è un nodo di fondo che invece dovrebbe interrogarci tutti: i modelli agricoli estensivi che da anni consentono la coltivazione degli OGM hanno dimostrato di essere troppo dipendenti da pochi soggetti che detengono le leve fondamentali di questa partita. I livelli di condizionamento, ambientali e non solo, sono oggettivamente assai rilevanti in particolare dove l'agricoltura è per lo più organizzata in piccole imprese familiari. E' una questione seria che dovrebbe sollevare qualche interrogativo anche a chi è convintamente pro-OGM.”
Di tale lettera voglio anzitutto evidenziare il capoverso seguente: “C'è un nodo di fondo che invece dovrebbe interrogarci tutti: i modelli agricoli estensivi che da anni consentono la coltivazione degli OGM hanno dimostrato di essere troppo dipendenti da pochi soggetti che detengono le leve fondamentali di questa partita. I livelli di condizionamento, ambientali e non solo, sono oggettivamente assai rilevanti in particolare dove l'agricoltura è per lo più organizzata in piccole imprese familiari. E' una questione seria che dovrebbe sollevare qualche interrogativo anche a chi è convintamente pro-OGM.”
A parte la curiosa figura retorica del “nodo che ci interroga”, il ministro dimostra qui di non aver capito che le agricolture che, quando lui era piccolo, erano considerate “estensive” oggi sono diventate intensive e l’hanno fatto grazie anche agli OGM. Ad esempio secondo dati FAO la produzione media annua di mais nel ventennio 1981-2000 era di 81 q/ha in Italia e di 73 q/ha negli USA mentre nel tredicennio 2001-2013 le posizioni si sono invertite con 90 q/ha in Italia (+11% rispetto a 1981-2000) e 93 q/ha negli USA (+27% rispetto a 1981-2000). Da questo gap discende almeno in parte la sempre più forte dipendenza dall’estero per le materie prime essenziali per la nostra industria alimentare, dipendenza su cui occorrerebbe che tutti noi, ad iniziare dal ministro, ci interrogassimo, altro che “nodo che ci interroga"
In sostanza il Ministro Martina e la lobby dei Coldiretti (da cui peraltro il ministro afferma di essere indipendente, per cui diciamo che si tratta solo di un “comune sentire”) stanno perseguendo l’obiettivo di un’agricoltura arretrata e sempre più pesantemente dipendente dall’estero, e i dati sono lì a dimostrarlo: oggi dipendiamo dal’estero per il 35% degli alimenti zootecnici da cui discendono quattro grandi prodotti tipici da esportazione (grana padano, parmigiano reggiano, prosciutto di Parma e prosciutto di San Daniele) e per il 50% del grano duro da cui dipende un altro simbolo del made in Italy alimentare, la pasta.
E che dire poi dei “pochi soggetti che detengono le leve fondamentali di questa partita” concetto che presenta una curiosa assonanza con la guareschiana frase di Peppone sui “viscidi rettili neri che all’ombra delle loro croci tessono le loro oscure trame”. Se, come immagino, questi “pochi soggetti “ sono le “multinazionali” voglio ricordare al ministro che dovrebbe essere compito della politica fissare il quadro di regole all’interno delle quali le imprese debbono muoversi. In altri termini non si può rinunciare ad applicare in agricoltura una nuova tecnologia che nella medicina umana sta dando risultati fantastici (si pensi solo all’insulina umana a tutti gli effetti ottenuta trasferendo in un batterio i geni umani responsabili della sua sintesi, tecnologia che guarda a caso nessuno si è mai sognato di contestare…) solo perché è appannaggio delle multinazionali. Il ministro ha mai sentito parlare di Sherman Act e di normative antitrust? La collettività si aspetta che la politica faccia il proprio mestiere, risparmiandoci fumosi discorsi sui “viscidi rettili neri”.
Il ministro parla anche di “cancerogenicità del Glifosato" (e qui ricordo che la cancerogenicità del Glyphosate è fin qui tutt’altro che certa come si spiega ad esempio qui) ma si guarda bene dal parlare del rischio a cui espone da anni la popolazione italiana affossando le tecnologie OGM che abbatterebbero in modo massiccio le tossine da funghi nel mais (tossine la cui tossicità e cancerogenicità è peraltro accertata da tempo).
Da rilevare poi che il ministro dice che "Vietare le vecchie colture transgeniche non significa essere oscurantisti. In Italia ad esempio stiamo per sostenere iniziative di ricerca in laboratorio, a legislazione vigente, con tecnologie più sostenibili. Parlo di strumenti quali il genome editing e l'approccio cisgenico". In questa frase si coglie forse il segnale di un cambiamento di linea che è stato accolto favorevolmente, sempre sull’Espresso, dal presidente di Cofagricoltura Mario Guidi (qui). Peraltro tale nuova linea del ministro, ancora tutta da costruire, necessita anzitutto che si dica pane al pane e vino al vino, prendendo ad esempio coscienza del fatto che il divieto imposto da anni alle colture transgeniche assegna oggettivamente al ministro quella patente di oscurantista di cui potrebbe liberarsi solo con un “ravvedimento operoso”.
Concludo invitando i lettori a provare per un istante ad immaginare l’odierna classe politica italiana “teletrasportata” negli anni ‘50 del XX secolo e chiamata ad esprimersi in merito all'introduzione degli antibiotici (sommamente utili contro le più diverse infezioni batteriche e che tuttavia presentano varie controindicazioni a tutti note). Io penso che questa classe politica di fronte ad una tale scelta opterebbe per la totale proibizione degli antibiotici appellandosi al principio di precauzione e sostenendo che i metodi tradizionali (aspirina, sulfamidici, ecc.) sono più che sufficienti. Certo, con i “se” e con i “ma” non si fa la storia, e tuttavia non posso che tirare un sospiro di sollievo per il fatto che la macchina del tempo non sia stata fin qui inventata e rimanga appannaggio del noto libro di fantascienza di H.G.Wells.
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente
di
Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e
Presidente dell’Associazione
Italiana di Agrometeorologia.
Ma credete che il ministro sappia di cosa parla? Non crederete che si sia studiato, ammesso che ne abbia le basi propedeutiche, le tecniche di "gene editing"?
RispondiEliminaministro ecco una notizia:
RispondiElimina"Una bambina inglese di un anno di età è divenuta la prima al mondo a guarire da una leucemia grazie al trattamento con cellule immunitarie GENETICAMENTE MODIFICATE."
Questo è l'annuncio dato dai medici inglesi e questo è il link:
http://www.lexpress.fr/actualite/societe/sante/un-bebe-guerit-pour-la-premiere-fois-de-la-leucemie-grace-a-un-traitement-genetique_1733438.html?PMSRC_CAMPAIGN=20151106_45_edi_lexpress-sant-leuc-mie-traitement-genetique_563cad93d27ead7d1e7b23c8&xtor=EPR-5012-[20151106_45_edi_lexpress_sant_leuc_mie_traitement_genetique_563cad93d27ead7d1e7b23c8_001BAW]-20151106-[Voir_003GJGR]-[RB2D106H0014TLH2]-20151106014700#PMID=Z3VpZHVpbGlvQGxpYmVyby5pdA==
Ha tante volte invocato il principio di precauzione, lo invoca anche ora? Oppure, dato che probabilmente le metterebbe contro la stessa opinione pubblica che la supporta nel suo dire no agli OGM in vegetale, è disposto ad assecondarla?
Le ricordo che il politico non dovrebbe essere in balia della corrente, ma prendere decisioni in sua vece e contro il parere maggioritario quando ne prevede le derive errate, non solo, ma se non è capace di fare queste previsioni è meglio che lasci il posto a persone capaci di farlo.