di Elena Cattaneo
Stati dove è permesso coltivare piante OGM |
Da 15 anni chi governa asseconda sulle biotecnologie agricole un inganno mediatico antiscientifico con scelte contraddittorie. Mentre si autorizzava senza dirlo l’importazione di 50 tipi diversi di piante Ogm, si impediva di coltivare il mais Ogm giudicato su basi scientifiche sicuro per ambiente e salute. In Italia il mais (non-Ogm) è attaccato da parassiti e la sua resa è crollata.
NEL 2004 eravamo autosufficienti, oggi ne importiamo quasi il 60% (anche mais Ogm).
(L' articolo è uscito in origine su: la Repubblica e per gentile concessione dell' autrice pubblichiamo).
Miliardi sprecati. Questa è “la politica” che decide. Sul fatto che i nostri animali sono alimentati con mangimi Ogm acquistati all’estero (l’85% della soia, quasi tutta Ogm) tutti tacciono. L’attuale governo poteva adottare una nuova clausola europea per non importare più mangimi Ogm. Invece no. Anzi, tramite un ministro afferma falsamente che il Paese è “Ogm-free”, con la stessa ipocrisia del marketing delle multinazionali, che ai consumatori spergiurano il “no agli Ogm” e tacciono che i formaggi e i prosciutti che vendono derivano da animali nutriti “full-Ogm”. Informazione che manca sulle etichette dei prodotti. E “la politica” guarda altrove. Se ci fosse trasparenza tutti i nostri prodotti di alta qualità (quelli dei grandi Consorzi di tutela con cui abbiamo svezzato i nostri bambini) dovrebbero essere etichettati come “derivato da animali alimentati con Ogm”.
Da 15 anni il legislatore assume che gli Ogm siano pericolosi per salute, ambiente o biodiversità. Eppure studiando uno a uno quelli che interessano, non è così.
Il mais Ogm che potremmo coltivare è più sicuro degli altri per la salute: ha meno micotossine pericolose per l’uomo e le gestanti e non richiede insetticidi che uccidono api, farfalle e coccinelle, ma consente a questi insetti di vivere indisturbati tutelando ambiente e biodiversità animale. Dopo decenni di utilizzo non c’è notizia di una singola ospedalizzazione per consumo di Ogm. Nel mondo si coltivano migliaia di varietà diverse di mais e di soia Ogm ( altro che monocolture!) per soddisfare diverse condizioni climatiche, aumentando la biodiversità vegetale.
Non solo, negli Stati Uniti, spariti i parassiti, si è tornati a piante non-Ogm: la scelta Ogm non è a senso unico.
Da 15 anni vietare la coltivazione di Ogm avvantaggia le multinazionali come Monsanto, che fa produrre altrove ciò che importiamo e ci vende vecchi semi dalla scarsa produttività. Col risultato, taciuto dai governi, che ogni agricoltore si rivolge a loro, ogni anno, anche per semi non Ogm, biologici e piante da orto. Con la stessa logica dello struzzo, “questa politica” ci ha messo nelle mani delle multinazionali svizzero-tedesche che producono pesticidi ed erbicidi usati nelle coltivazioni tradizionali o biologiche.
Da 15 anni la ricerca pubblica su ogni tecnologia di miglioramento genetico delle piante è impedita. Anche questo governo non consente ai nostri ricercatori pubblici di sviluppare conoscenze sulle nostre piante tipiche (e qui sì che perdiamo biodiversità) e quindi individuare nuove possibilità di sopravvivenza con una seria e controllata ricerca in campo aperto.
Non solo s’ingannano i cittadini parlando degli Ogm come “frutto del demonio”, ma si spingono a scegliere alimenti biologici.
La rivista Altroconsumo li ha analizzati ed è arrivata alle stesse conclusioni di tanti studi scientifici: gli alimenti biologici sono identici a quelli tradizionali dal punto di vista nutrizionale. E sul piano della sicurezza ha trovato che carote e pomodorini biologici contengono più sostanze dannose (rame e nitrati) alla salute di quelli non bio. Altroconsumo ricorda, inoltre, che il bio costa tra il 75% ed il 101% in più. Un cibo “classista” in un Paese dove troppi arrancano.
In assenza di alcun valore aggiunto per il consumatore è un mistero come il marketing del biologico di massa possa assurgere a “ideologia di Stato”, promossa dai governi, se poi non è neppure migliore o più sicuro. Il biologico deve poter essere liberamente coltivato. Ma i consumatori (cittadini e non sudditi) devono essere onestamente informati per avere libertà di scelta.
Solo il 5% della superficie agricola utile è coltivata a biologico (se si escludono i “pascoli incolti”) e il 17% di crescita nel consumo di prodotti biologici per un settore che vale il 3,65% del comparto alimentare italiano, significa lo 0,62% in più. Cosa si fa per il resto del comparto?
Infine, dopo 15 anni di fantasie e triple morali, il ministro delle Politiche Agricole del governo Renzi, ne propone una singolare: «Il dibattito scientifico è andato oltre al tema Ogm sì, Ogm no», aggiungendo che lui è «per cercare le nuove frontiere e non per animare ancora un vecchio scontro». A voler essere buoni confonde le speranze con le soluzioni, senza capire che esse sono al momento senza applicazioni.
Vuol dire che gli Ogm oggi non sono più ideati, sperimentati e coltivati? Non è così. Non sono stati riscritti i manuali di genetica e biotecnologie. Si sono solo aggiunte pagine, nuove possibilità. Ad esempio, il cisgenico (non così nuovo) e il genome editing. Quest’ultimo frutto, non a caso, di scoperte e brevetti da oltreoceano, dove non vietano la ricerca. Le nuove tecnologie si aggiungono al transgenico ma sempre di organismi in cui si “taglia e cuce” il Dna si tratta. Non si va “oltre” un bel niente. Salire su un razzo non significa andare “oltre” la ruota o che la ruota non serve più. Checché ne dica un ministro.
Il mais Ogm che potremmo coltivare è più sicuro degli altri per la salute: ha meno micotossine pericolose per l’uomo e le gestanti e non richiede insetticidi che uccidono api, farfalle e coccinelle, ma consente a questi insetti di vivere indisturbati tutelando ambiente e biodiversità animale. Dopo decenni di utilizzo non c’è notizia di una singola ospedalizzazione per consumo di Ogm. Nel mondo si coltivano migliaia di varietà diverse di mais e di soia Ogm ( altro che monocolture!) per soddisfare diverse condizioni climatiche, aumentando la biodiversità vegetale.
Non solo, negli Stati Uniti, spariti i parassiti, si è tornati a piante non-Ogm: la scelta Ogm non è a senso unico.
Da 15 anni vietare la coltivazione di Ogm avvantaggia le multinazionali come Monsanto, che fa produrre altrove ciò che importiamo e ci vende vecchi semi dalla scarsa produttività. Col risultato, taciuto dai governi, che ogni agricoltore si rivolge a loro, ogni anno, anche per semi non Ogm, biologici e piante da orto. Con la stessa logica dello struzzo, “questa politica” ci ha messo nelle mani delle multinazionali svizzero-tedesche che producono pesticidi ed erbicidi usati nelle coltivazioni tradizionali o biologiche.
Da 15 anni la ricerca pubblica su ogni tecnologia di miglioramento genetico delle piante è impedita. Anche questo governo non consente ai nostri ricercatori pubblici di sviluppare conoscenze sulle nostre piante tipiche (e qui sì che perdiamo biodiversità) e quindi individuare nuove possibilità di sopravvivenza con una seria e controllata ricerca in campo aperto.
Non solo s’ingannano i cittadini parlando degli Ogm come “frutto del demonio”, ma si spingono a scegliere alimenti biologici.
La rivista Altroconsumo li ha analizzati ed è arrivata alle stesse conclusioni di tanti studi scientifici: gli alimenti biologici sono identici a quelli tradizionali dal punto di vista nutrizionale. E sul piano della sicurezza ha trovato che carote e pomodorini biologici contengono più sostanze dannose (rame e nitrati) alla salute di quelli non bio. Altroconsumo ricorda, inoltre, che il bio costa tra il 75% ed il 101% in più. Un cibo “classista” in un Paese dove troppi arrancano.
In assenza di alcun valore aggiunto per il consumatore è un mistero come il marketing del biologico di massa possa assurgere a “ideologia di Stato”, promossa dai governi, se poi non è neppure migliore o più sicuro. Il biologico deve poter essere liberamente coltivato. Ma i consumatori (cittadini e non sudditi) devono essere onestamente informati per avere libertà di scelta.
Solo il 5% della superficie agricola utile è coltivata a biologico (se si escludono i “pascoli incolti”) e il 17% di crescita nel consumo di prodotti biologici per un settore che vale il 3,65% del comparto alimentare italiano, significa lo 0,62% in più. Cosa si fa per il resto del comparto?
Infine, dopo 15 anni di fantasie e triple morali, il ministro delle Politiche Agricole del governo Renzi, ne propone una singolare: «Il dibattito scientifico è andato oltre al tema Ogm sì, Ogm no», aggiungendo che lui è «per cercare le nuove frontiere e non per animare ancora un vecchio scontro». A voler essere buoni confonde le speranze con le soluzioni, senza capire che esse sono al momento senza applicazioni.
Vuol dire che gli Ogm oggi non sono più ideati, sperimentati e coltivati? Non è così. Non sono stati riscritti i manuali di genetica e biotecnologie. Si sono solo aggiunte pagine, nuove possibilità. Ad esempio, il cisgenico (non così nuovo) e il genome editing. Quest’ultimo frutto, non a caso, di scoperte e brevetti da oltreoceano, dove non vietano la ricerca. Le nuove tecnologie si aggiungono al transgenico ma sempre di organismi in cui si “taglia e cuce” il Dna si tratta. Non si va “oltre” un bel niente. Salire su un razzo non significa andare “oltre” la ruota o che la ruota non serve più. Checché ne dica un ministro.
Elena Cattaneo
Docente Universitario a Milano e
Senatrice a vita. È attualmente direttrice del laboratorio di Stem
Cell Biology and Pharmacology of Neurodegenerative Disease che
partecipa, insieme ad altri 15 laboratori di ricerca, al progetto
europeo NeuroStemcell, del quale è coordinatrice.
Osservando la carta geografica, notavo come i Paesi dove è consentito produrre e coltivare ogm siano anche le principali potenze agricole del pianeta.
RispondiEliminaSaranno mica loro a sobillare il pensiero anti-ogm in Paesi come il nostro, che ha sicuramente le competenze e la genialità per realizzare ogm competitivi sul mercato?
Sergio Salvi