venerdì 2 ottobre 2015

L’evoluzione dell’agricoltura italiana: la trasmissione del patrimonio di valori ambientali, etici sociali punto di forza per la ricostruzione di un modello di sviluppo

di Alessandro Cantarelli


3ª parte

fig. 6. L’introduzione della vendemmia meccanica, ha rappresentato un forte elemento di innovazione nel vigneto, consentendo oltre all’abbattimento dei tempi e dei costi di produzione, il mantenimento degli standard qualitativi. Vendemmia di Lambrusco nel reggiano. Foto A. Cantarelli.

Tornando all’oggi, considerando il rapido susseguirsi delle vicende che sono state appena accennate, non vi è quindi da meravigliarsi se in larghe fasce dell’opinione pubblica, si avverte spesso una errata percezione del modo di fare agricoltura (agricoltura=inquinamento) e, del principio stesso di sicurezza alimentare, inteso come disponibilità di alimenti (ma a differenza degli anni ottanta, le scorte mondiali hanno invece iniziato vistosamente a calare).

Il risultato di questo modo di intendere, è il sorgere di pregiudiziali verso coloro che sostengano della necessità di intensificare, da subito, la produttività agraria. Sono infatti ancora vive in larghi settori della pubblica opinione, le immagini degli anni Ottanta del secolo scorso, con i capannoni stipati ad es. dagli ammassi di burro o carne comunitaria. Così come non si possono obiettivamente scordare gli agrumi siciliani distrutti dalle ruspe, evidenti distorsioni di un sistema economico ingiusto ed inefficiente. 

Le generazioni successive invece, aventi sempre meno legami diretti con la campagna, si caratterizzano per abitudini alimentari diverse, conseguenti a mutati stili di vita; vi è chi per scelta diventa vegetariano se non addirittura vegano, ma negli anni dalle ben più limitate disponibilità caloriche (ed ancora oggi è così nei Paesi a limitato sviluppo), le possibilità di incidere sulla scelta degli alimenti di cui cibarsi (ed eventualmente rifiutarli), erano quasi inesistenti.

All’agricoltura che sta già vivendo una fase di forte incertezza, con margini di guadagno spesso non decentemente remunerativi, vengono formulate nuove istanze, come quella di prodotti più “naturali”, gustosi, possibilmente autoctoni (nel senso del recupero di antiche varietà locali), ecc.

Tuttavia si rileva che sempre più allevamenti ed aziende agricole chiudono per i bilanci in rosso, mentre i consumatori contraggono il loro potere di acquisto sugli alimenti. 

L’avere richiamato in precedenza alcuni esempi dall’agricoltura di un glorioso passato, risulta utile per introdurre un fenomeno epocale e senza precedenti, che si è verificato per la prima volta nella Storia dell’intera umanità, anche se purtroppo non sufficientemente trattato come dovrebbe dai media (e completamente ignorato nel dibattito politico nostrano).

Per dirla col Saltini nel varcare il fatidico traguardo del Duemila, l’umanità ha lasciato alle proprie spalle il cinquantennio della più straordinaria crescita delle disponibilità alimentari della propria Storia millenaria19Si considerino inoltre le catture della flotta peschereccia mondiale nel medesimo periodo, che essendo cresciute di quasi cinque volte, da 19 x 106 T a 90 x 106 T, hanno contribuito all’aumento delle disponibilità alimentari. Infatti se nel 1950 la popolazione mondiale ammontava a circa 2,5x109 di persone (per paragone si pensi che all’inizio dell’Ottocento era circa pari ad 1,0x109abitanti), all’alba del nuovo Millennio la stessa raggiungeva la cifra di  (attualmente ha superato abbondantemente i 7,0x109, e si prevede che sarà di oltre i 9,0x109 nel 2050). Il tasso di crescita degli abitanti del Pianeta, ha mostrato di avere avuta un’accelerazione senza precedenti.

Come magistralmente spiegato da Antonio Saltini nella Storia delle Scienze Agrarie, l’incremento vertiginoso della popolazione umana è stato reso possibile indubbiamente dai progressi nel campo della medicina, ma ancora di più da un vero e proprio prodigio agronomico, che nel cinquantennio considerato non ha comunque determinato un altrettanto imponente aumento della disponibilità calorica media, essendo passati da 2.300 cal a 2.700 cal.
Quest’ultimo dato statistico (2.700 cal la media mondiale), consente purtroppo di superare appena il fabbisogno calorico giornaliero, quindi sottintende la presenza di milioni di denutriti, che dopo la vampata dei prezzi dell’anno 2007 si stima siano circa il 15% degli oltre 7 miliardi di persone viventi sulla Terra20Secondo l’Autore sono cinque i fattori capitali che hanno permesso il suddetto prodigio: 1) la dilatazione delle superfici arative (da 1.346x106 ha a 1.511x106 ha); 2) la dilatazione delle superfici irrigue (da 40x106 ha a 110x106 6ha); 3) l’impiego dei fertilizzanti (da 14x106 T a 146x106 T); 4) il contenimento dei danni da parassiti ; 5) le applicazioni della scienza Genetica21.
Un fattore diverso, indiretto, ha interagito con i precedenti e vi ha svolto un ruolo altrettanto capitale: l’introduzione della macchina (fig. 6).

La meccanizzazione agraria ha rappresentato (e tutt’ora rappresenta), un elemento fondamentale del progresso agricolo, essa comunque non può sostituire, oltre certi limiti ed in situazioni particolari, la perizia del lavoro manule nell’espletamento di talune operazioni, trattasi ad es. della manutenzione di piccoli canali per l’irrigazione/scolo delle acque (e/o della correzione di certe minuscole concavità del terreno), oppure della scerbatura di ridotte “macchie” di piante infestanti, quando non riescano ad essere raggiunte agevolmente dalle macchine operatrici.

Invece nel settore zootecnico possono essere invece indicati altri 4 fattori, che tra loro in sinergia hanno consentito la dilatazione delle produzioni: 1) la selezione genetica; 2) la medicina veterinaria; 3) i moduli costruttivi per condizioni biologiche ideali al minimo costo possibile; 4) le materie prime per l’alimentazione in quantità ed a basso prezzo (es. mais).

Sulla base dei dati precedenti, la domanda da porsi è allora la seguente: quali e quanti dei fattori appena riportati, responsabili della crescita delle disponibilità alimentari nel cinquantennio considerato, saranno replicabili nel futuro?

Nel merito del problema sollevato, Fonti autorevoli stimano che sarà comunque necessario un’aumento medio delle produzioni mondiali, rispetto il livello attuale, di circa il 50-60 % andare al 2030 (mancano solo 15 anni all’appuntamento!), per riuscire a soddisfare una domanda alimentare crescente22.

Nel frattempo, già da qualche anno è iniziata da parte di numerose nazioni il fenomeno dell’accaparramento delle terre coltivabili (attualmente quantificabile per una superficie maggiore dell’intera Germania), in previsione delle aumentate richieste di commodities: è il fenomeno del “land grabbing23.

Non è scopo del presente intervento entrare nel dettaglio dei punti appena elencati; tuttavia a proposito della disponibilità di terreno coltivabile, non può essere ignorato che nel Pianeta immense superfici agrarie si stanno degradando a causa: a) del costante degrado della fertilità; b) della salinizzazione; c) del consumo di territorio. 

Così come non è ipotizzabile la conversione delle foreste equatoriali in terreni coltivabili (è opinione largamente diffusa che abbiamo già disboscato abbastanza, inoltre riduciamo ulteriormente la biodiversità!).

Ed allora è sul quinto fattore capitale (le applicazioni della Genetica), che si concentrano le attese per la creazione di nuovi strumenti, utili ad accrescere la produttività media delle colture e degli allevamenti. L’interrogativo riguarda anche quali strumenti potrà offrire l’Agronomia generale per valorizzare le doti delle creature future della selezione vegetale (fig. 7).


fig. 7. Le rinnovate esigenze di mantenimento della fertilità dei suoli, di una maggiore dinamicità operativa nelle lavorazioni, oltre che di un consistente risparmio in combustibile 
(a parità di resa con il regime arativo, se non superiore), concorrono a diffondere la semina su sodo.  Pianura parmense, semina autunnale su cotico di erba medica. Foto A. Cantarelli.


Contrariamente all’opinione corrente largamente diffusa (naturalmente per chi non possieda che una conoscenza superficiale della materia trattata), gli strumenti offerti dal miglioramento genetico, non sono necessariamente in contrasto con quelli di un’agricoltura che cerchi di ottenere prodotti con il livello più basso di residui chimici (se non addirittura, in alcuni casi, riuscire ad ottenere raccolti senza l’uso di antiparassitari), quindi biologica. Riguardo infatti alla genetica applicata al settore vegetale, è opinione diffusa tra gli esperti che la progressiva contrazione degli incrementi di produttività, che si sono manifestati nelle varietà create successivamente alla Rivoluzione Verde, siano da implicare al fatto che le procedure tradizionali (per specie di importanza mondiale), rappresentino una strada giunta ormai al proprio termine. La selezione tradizionale, avrebbe infatti condotto le specie fondamentali in prossimità dei limiti biologici, intrinseci alla loro struttura (nei principali cereali a paglia ad es., si é passati in pochi decenni dalle alte taglie delle varietà tradizionali, alle varietà seminane odierne). 

Ma in Italia a che punto siamo? Impermeabili alle criticità segnalate, a più riprese, da diversi scienziati operanti nelle migliori strutture di ricerca, la politica nazionale dal 1998 ha purtroppo intrapreso una strada di totale chiusura verso le opportunità offerte dalla ricerca agraria (proibendo addirittura la sperimentazione sugli organismi geneticamente modificati, OGM.), lasciando inevitabilmente ad altre nazioni la guida nella ricerca e nella sperimentazione. Queste molto discutibili scelte, portano la firma dell’ex ministro all’agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio e dei suoi successori.
Da quel momento la ricerca agraria è stata resa meno libera e più “burocratica”. Sommando a questa politica anche quella condotta dalle numerose amministrazioni pubbliche, che in cambio degli oneri di urbanizzazione hanno deliberatamente massacrato il territorio, sacrificando in questo modo all’agricoltura i terreni più fertili, il dato rileva la sistematica violazione dell’articolo 9 della nostra Costituzione.
Vi è innanzitutto da osservare che solitamente sono i regimi dittatoriali a stabilire quale deve essere la scienza “buona” e quella “cattiva”, stabilendo la fortuna di questo o quel ricercatore/Istituto in virtù non della produzione scientifica, bensì del grado di allineamento alla politica stabilita.
Si dovrebbe sforzare di ricordare, senza imbarazzi di sorta, la tragica vicenda umana e professionale del grande agronomo russo Vavilov (e di riflesso del geloso e perfido Lysenko), nel grigio sfondo dell’URSS staliniana, che evidentemente ai cultori nostrani dell’agricoltura “alternativa” non ha insegnato nulla.
Addirittura e sempre nel medesimo periodo, gli annali delle Scienze ne hanno contemplato la nascita di una nuova: quella gastronomica. Nel Paese della moltiplicazione esponenziale dei diplomi e corsi di laurea (e dei rimborsi), può succedere anche questo.
Iniziò Cristo oltre duemila anni fa a moltiplicare i pani e i pesci da destinare ad una folla affamata; non è dato però a sapere se avesse manifestato qualche preferenza sul come cucinarli.
L’attuale ben nutrita società, a forza di idealizzare “l’insolita fettina”, potrebbe scordarsi dell’importanza di continuare ad assicurare a tutti il companatico24!
Tutto questo, anche in palese contraddizione con i principi che sono alla base della PAC25.
Qualcuno potrebbe obiettare che per i prodotti di qualità il consumatore è disposto a spendere ben di più! Certamente, ma dopo la crisi del 2008 che ha coinvolto tante famiglie, un’affermazione di questo tipo risulta essere quantomeno un poco snob. “E io pago!”, direbbe il principe Antonio De Curtis -in arte Totò-, ossia: pagano di più rispettivamente il produttore ed il consumatore.

Bibliografia essenziale consultata
  • Presso la biblioteca dedicata ad Antonio Bizzozero, insigne agronomo e cattedratico ambulante, a Parma nel periodo 2011-2014 si sono tenuti in successione temporale i seguenti convegni, aventi per oggetto la divulgazione delle più recenti acquisizioni nelle Scienze agrarie:
  • “I Georgofili a Parma. L’Accademia dei Georgofili e lo sviluppo delle Scienze agro-alimentari”;
  • “Viaggio attraverso un secolo di agricoltura parmense: da Bizzozero all’agricoltura moderna”, con presentazione del vol. VI° della “Storia delle Scienze Agrarie” di Antonio Saltini;
  • “Agricoltura sostenibile. Principi, sistemi e tecnologie applicate all’agricoltura produttiva per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela climatica”; 
  • “Il Novecento: la sfida tra le conoscenze agronomiche e la crescita della popolazione del Globo”, presentazione del vol. VII° della “Storia delle Scienze Agrarie” di Antonio Saltini;
  • Presentazione del volume “Entomologia Applicata” di Aldo Pollini.
Le relazioni si possono trovare all’indirizzo:
http://www.biblioteche.comune.parma.it/civica/it-IT/Fondo-Biblioteca-Bizzozero.aspx

  • 19 Saltini A., Agrarian Sciences in The West (translated by Scott J.J.). Nuova Terra Antica, Firenze, 2015.
  • Saltini A., Storia delle Scienze Agrarie, vol. VII°. Il Novecento: la sfida tra le conoscenze agronomiche e la crescita della popolazione del globo. Museo Galileo-Fondazione Nuova Terra Antica, Firenze, 2013.
  • 20 Giardini L., op. cit., p. 682
  • Saltini A., op. cit. (VII° vol.), p. 609 e succ.
  • 21Saltini A., op. cit. (VII° vol.), pp. 653-673
  • 22Cfr. Pisante M., (a cura di), op.cit.                                                                                   Vedasi anche:
  • Food Agricolture Organisation, 2009. L’agricoltura deve cambiare per riuscire a nutrire il pianeta http://www.fao.org/news/story/it/item/10030/icode/
    “Save and Grow”, 2011. Nel nuovo dossier della Fao la sfida per uno sviluppo agricolo sostenibile https://mondohonline.files.wordpress.com/2011/08/save-and-grow-capitolo-11.pdf
    The Royal Society, 2009. Reaping the benefits: Science and the sustainable intensification of global agricolture . https://royalsociety.org/policy/pubblications/2009/reaping-benefits
  • 23https://www.landmatrix.org
  • 24 Rosati M., L’elitarismo gastronomico una pratica non sostenibile. L’Unità, sabato 26/07/2014
  • Semprini. E., E’ la grande alleanza tra Ogm ed organico che nutrirà l’umanità. Tuttoscienza-La Stampa, mercoledi 11/06/2014
  • 25Gli obiettivi del Trattato di Roma erano i seguenti cinque: 1) aumentare la produttività dell’agricoltura e dell’allevamento; 2) garantire alla popolazione agricola un giusto livello di vita; 3) stabilizzare la produzione ed i prezzi dei prodotti agricoli; 4) garantire alla CEE scorte alimentari sufficienti; 5) soddisfare i bisogni dei consumatori a prezzi ragionevoli. Si consideri che negli anni ottanta del secolo scorso, la politica agricola comunitaria assorbiva circa il 70% delle spese della CEE; attualmente meno del 50%.


Alessandro Cantarelli
Laureato in Scienze Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Piacenza, con tesi in patologia vegetale. Dal febbraio 2005 lavora presso il Servizio Territoriale Agricoltura Caccia e Pesca di Parma (STACP), della Regione Emilia Romagna (ex Servizio Provinciale), dapprima come collaboratore esterno, successivamente come dipendente. E’ stato dipendente presso la Confederazione Italiana Agricoltori di Parma. Ha svolto diverse collaborazioni, in veste di tecnico, per alcuni Enti, Associazioni e nel ruolo di docente per la formazione professionale agricola. Iscritto all’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali ed alla FIDAF parmensi.

2 commenti:

  1. Alessandro, da "piacentino" vecchio a "piacentino" giovane ti lascio un incarico: quando anche in Italia ci si accorgerà che l'aver lasciato a certa gente le scelte di come non sviluppare la nostra agricoltura avrà provocato un danno gravissimo, fai correre con con una "frusta", seppure simbolica, coloro che imperterriti non si sono mai ravveduti.

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    1. Alessandro Cantarelli2 ottobre 2015 alle ore 22:24

      Egr. Guidorzi,

      l'incarico é a dir poco...gravoso...! L'auspicio é che sempre più colleghi agronomi facciano sentire la propria voce.
      Se non altro perché la storia patria insegna che siamo maestri nel cambiare bandiera a seconda delle mutate convenienze/orientamenti ed in molti, presumo, prenderanno il nome di Pietro.
      Se poi qualcuno dei nostri agricoltori ci lascia nel frattempo le penne (in termini di azienda)...vabbè, pazienza. Diceva il tale per giustificarsi: "io non c'ero, e se c'ero ero in bagno!".
      Piuttosto si spera sempre che tra i responsabili della poltica agricola, diversi di notevole competenza, si trovi comunque qualcuno che possa ritornare sui propri passi.
      Da un ventennio a questa parte, quante volte abbiamo sentito dire che il futuro della nostra agricoltura doveva essere basato unicamente sulla iper-tipicizzazione dei nostri prodotti (i sindaci si sono inventati financo le DeCo), lasciando agli altri Paesi il compito di produrre commodities, perché a noi sarebbero sempre costate di più, ecc.
      Ma quante belle balle!
      Risultato: le aziende agricole chiudono per i magri bilanci, in fatto di approvvigionamento di materie prime dipendiamo sempre più dall'estero, però in compenso si trova la pizza al culatello o si può condire una semplice insalata con l'aceto balsamico: meno male che dovevano essere prodotti di nicchia, evviva!
      Almeno non si finga di riconoscere che se i produttori del Parmigiano Reggiano, per rimanere nella mia zona, stanno producendo sottocosto, così come i suinicoltori per le DOP Parma e S. Daniele, ebbene la colpa non sia, questa volta, da ascriversi alle fameliche multinazionali, per favore.

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