sabato 3 ottobre 2015

" Cambio di passo solo se cresce il biologico": Il ministro Martina detta la linea

di Luigi Mariani

 

Il  Ministro dell' agricoltura Martina
Per “nutrire il mondo” le priorità da prefiggersi (e da declinare ovviamente in un quadro di sostenibilità economica, ecologica e sociale) dovrebbero essere quelle di adottare vegetali con una genetica adeguata, di nutrirli in modo ottimale con CO2 e altri nutrienti (azoto, fosforo, potassio ecc.), di difenderli dai loro nemici vegetali ed animali, di rifornirli in modo ottimale d’acqua, di seminarli alla profondità giusta e alle distanze ottimali, di difenderli dall’eccesso idrico e da altre avversità atmosferiche, ecc. ecc. Tutto questo comporta una visione quantitativa e pragmatica dei fenomeni che è poi la sola che dovrebbe oggi guidare l’agricoltore nella gestione delle colture. Peraltro solo se si adotta un tale visione ci si può porre obiettivi produttivi di 80 quintali di granella per ettaro per il frumento tenero e di 140 per il mais.
Quali sono invece gli obiettivi di un’agricoltura biologica? Più o meno il 50% di quello che produce l’agricoltura convenzionale, seppur con grande variabilità a seconda della coltura praticata. Per rendersi conto del gap produttivo basta guardare ai prezzi dei prodotti biologici sui banchi dei nostri supermercati: se l’agricoltura biologica avesse una produttività analoga a quella dell’agricoltura convenzionale, come sta scritto ahimè in moltissimi siti internet, in virtù dei minori costi di produzione legati al minor uso della chimica dovrebbe costare in teoria meno del convenzionale.
Le basse produzioni sono frutto di una genetica tradizionale (le famose “varietà antiche”) e di trascuratezza nella nutrizione e nella difesa fitosanitaria, il che si traduce inesorabilmente in meno cibo e di qualità mediocre. E’ verso un tale obiettivo strategico che il nostro Ministro dell’Agricoltura ci indirizza “dettando la linea” dalle pagine de l’Unità (qui) ed indicando biologico (e biodinamico) come strategici per “produrre più cibo senza aumentare l’impatto sull’ambiente”.
Penso che se anziché darsi troppo precocemente alla politica avesse studiato l’agronomia come si deve, il Ministro sarebbe assai meno enfatico nel sostenere una tale linea mostrando di aderire ad una cultura retriva, oscurantista ed elitista che fa specie trovare proprio nella sinistra, i cui padri fondatori (Marx e Engels) quantomeno credevano nel progresso e nella tecnologia.
Certo, diranno alcuni, a ben vedere il biologico equivale al ritorno all'agricoltura del medioevo. Faccio tuttavia rilevare che tale “tecnologia” si contraddistingue per una strana idiosincrasia per parte della chimica di sintesi: no all’urea, no al solfato d’ammonio no ai fitofarmaci organici mentre il solfato di rame e lo zolfo vanno bene anche se lì di naturale c’è ben poco (non si raccolgono infatti nelle miniere, si producono nelle industrie chimiche!). La conseguenza di tale “idiosincrasia incoerente” è enorme in quanto si lesina in nutrienti, si espongono le piante a parassiti, patogeni e malerbe e magari si inquinano di più le falde con nitrati (come si fa infatti a controllare la lisciviazione dei nitrati in un'agricoltura che va avanti solo con il letame?).
Ma il disorientamento del signor Ministro appare totale quando propone di creare corsi universitari specifici non solo sull’agricoltura biologica ma anche su quella biodinamica. Certo, portiamo all’università il biodinamico, che è un'agricoltura a base magica (l’azoto per le colture non viene dal letame ma dagli influssi astrali favorevoli), e come corsi propedeutici mettiamoci anche “astrologia”, il che non potrà fare che del bene ai nostri studenti. D’altronde nel settore della magia abbiamo precursori d'eccezione, se consideriamo che le facoltà di medicina si insegna l'omeopatia (qui) e la naturopatia (qui), il che la dice lunga sulla deriva assunta dal nostro sistema educativo ed invano combattuta da scienziati illustri e purtroppo molto avanti in età come il professor Silvio Garattini.
Comunque credo che se qualcosa potrà salvarci dalla deriva magica e antiscientifica, già condannata 2000 anni orsono dal grande agronomo romano Lucio Moderato Columella nel suo Adversos astrologos, non potrà che essere il mercato, nel senso che i prodotti biologici e biodinamici costano molto di più e non hanno niente di meglio rispetto ai prodotti dell'agricoltura convenzionale (anzi... a volte possono essere anche molto peggio: lo si chieda ai parenti delle 45 persone morte in Germania per la vicenda dei germogli di fieno greco che provenivano da una filiera del biologico). Ciò mi fa ritenere probabile che i prodotti biologici e biodinamici continueranno a restare appannaggio di radical chic del tipo di Carlo Petrini, Giulia Crespi o dello stesso signor Ministro.
Concludo segnalando che l’unico modo serio di mirare in prospettiva a minimizzare l’impiego della chimica in agricoltura venendo incontro alle istanze del biologico sarebbe quello di credere fino in fondo nelle biotecnologie, le quali ci mettono oggi in grado ad esempio di produrre con costi contenuti varietà vegetali resistenti ai parassiti e ai patogeni. Pertanto un’alleanza fra “biologico” e “biotecnologie” sarebbe qualcosa di veramente strategico e innovativo. Visto però che se si pronuncia la parola OGM gente come il signor Ministro si nasconde sotto il tavolo, questa strada ci è preclusa e dunque resteremo con le nostre buone vecchie varietà di una volta, che se anche le maltratti negando nutrienti e difesa dai parassiti e dalle malerbe non si lamentano più di tanto: poco producevano un volta, poco producono adesso e poco produrranno in futuro.
Ma, se questa è la linea espressa dal Ministro, si abbia per lo meno il pudore di non cianciare di “nutrire il mondo”: lo storico francese Emmanuel Leroy Ladurie narra che nel 1798 un operaio francese impiegava ben 4 giornate di lavoro per acquistare la pagnotte che servivano per alimentare se stesso, la moglie e i due figli per una settimana mentre ad un operaio d’oggi occorrono solo 15 minuti di lavoro. Questo è il progresso veramente utile all’umanità, non le brioches del Ministro Martina, di qualità mediocre e con prezzi da amatore.

 
Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa,  condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente  di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo  e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.

8 commenti:

  1. E' sempre un piacere leggere i Suoi articoli.
    Grazie.

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  2. Il Ministero del Ministro Martina ha fatto propri i dati del Sinab sull'agricoltura biologica del 2014 e li ha divulgati come se fosse un grande traguardo. Mi sono preso lo sfizio di analizzarli ed eccone il risultato. vi sono:

    ° si parla di un 11% di superficie a biologico in Italia, che corrisponde ai circa 1,3 milioni di ettari dichiarati tali parte in conversione e parte in produzione) Tra questi vi sono:
    - 249.000 ha di colture foraggere
    - 264.113 di prati pascoli
    - 116.114 di pascolo magro (sic!)
    - 56.179 di terreni a riposo

    Ora è evidente che coltivare biologico terreni a riposo, prati pascoli e pascoli magri significa solo lucrare un contributo pubblico, ma all'ambiente si porta poco o nulla e i soldi pubblici del contributo sono buttati in quanto non si vede che differenza vi sia con il coltivare convenzionale. Un discorso simile lo si può fare con le colture foraggere in quanto la differenza tra il coltivarle in convenzionale ed in biologico è minima.

    Però solo queste assommate fanno ben 685.406 ha, vale a dire il 52% di quel 1,3 milioni di ettari tanto sbandierati.

    Ma non è finita qui, in quanto vi è da analizzare anche la superficie a uliveti dichiarata biologica che ammonta a 176.000 ha, solo che chi è un po' addentro al settore sa che si tratta in massima parte di oliveti dismessi, messi in posizione ormai da non potersi raccogliere ed anche perchè ben si sa che la mosca vi regna sovrana. Dunque al massimo si può ricavare olio lampante.

    Solo che se aggiungiamo questi 176.000 ha al totale precedente otteniamo un cifra di ben 861.406 ha che percentualmente corrisponde al 66% della superficie dichiarata a biologico.

    Sig. Ministro questo io lo chiamo un vero e proprio imbroglio

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  3. Per non parlare delle aziende biodinamiche che sono in numero di 343 certificate Demeter, praticamente sono lo 0.019% delle aziende agricole presenti sul territorio italiano e con l' apertura dei corsi universitari in agricoltura biodinamica , indicati dal Ministro, ci sarà tanto da lavorare per i futuri agronomi :(.

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    1. In compenso decuplicherebbero i posti di lavoro in agricoltura, secondo Carlo Triarico, presidente dell'associazione agricoltura biodinamica: «I dati ci dicono che nel 2012 l?economia primaria è stata l?unica ad avere aumentato di 60 mila unità i posti di lavoro ? continua Triarico ?. Se le coltivazioni tradizionali e intensive diventassero biodinamiche, i posti decuplicherebbero, perché per ogni addetto ne servono almeno dieci. Costi maggiori che il mercato assorbirebbe puntando a nuove alleanze sul cibo di qualità, come Slow Food, per esempio». http://archiviostorico.corriere.it/2014/febbraio/24/Coltivare_terra_modo_etico_Cosi_co_0_20140224_80aeee9c-9d1d-11e3-a8fc-df7cf8e9f2c0.shtml

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  4. Per gli studenti interessati a frequentare i futuri corsi di Agricoltura Biodinamica, si informa che dovranno prima recarsi a Londra, entrare a Diagon Alley e rifornirsi di libri e materiale didattico nei vari negozi specializzati (non dimenticate di acquistare la bacchetta magica da Olivander!).
    Quindi, raggiunta la stazione di King's Cross, dovranno imboccare il binario 9 e 3/4 e salire sul treno espresso per Hogwarts.
    Una volta arrivati a destinazione, saranno accolti dal corpo docente della Scuola di Magia e Stregoneria, del quale fanno parte la professoressa Vandana Shiva e il professor Carlin Petrini.
    Attenzione! Se girovagando nei corridoi del castello incrociate il fantasma di Rudolf Steiner non spaventatevi, ma salutatelo con riverenza.

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  5. Sembra aperta la strada alla riabilitazione del sistema Tolemaico, povero Galileo ! Per fortuna che viene da un governo che si propone di cambiare l'Italia! ma che non aveva precisato ancora più all'indietro...

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  6. Ci manca che ci dicano di preferire il sistema Tolemaico e saremo finalmente certi dell'ultimo posto in tutte le classifiche mondiali

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  7. Ancora una necessaria lezione di agronomia e di buon senso, che sempre più manca quando ci si lascia condizionare dalla demagogia e dalle fuorvianti cantilene degli pseudo-ambientalisti che vorrebbero ad una "decrescita in-felice". Veri e propri pifferai magici.

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