di Agrarian Sciences
Con un una lunga lettera che richiedeva al destinatario firme e controfirme, il dipartimento della Rai creato per manifestare la voce ufficiale del Paese nel corso dell’Expo che qualcuno immaginava lo avrebbe coperto di gloria, ha disdetto, unilateralmente, il contratto sottoscritto con il prof. Antonio Saltini l’1 ottobre 2014 su un testo che stabiliva, in 12 dense pagine, ogni e qualunque condizione formale della futura collaborazione.
L’oggetto della collaborazione era stato tratteggiato nel corso di una lunga giornata trascorsa insieme, il 23 luglio, dal futuro collaboratore e dal responsabile dello specifico servizio Rai, Giovanni Carrada, che aveva richiesto a Saltini di contribuire al commento di riprese effettuate presso aziende agricole che lo stesso Carrada avrebbe scelto in regioni diverse del planisfero. Dopo l’incontro, il prof. Saltini, rimasto in attesa di ricevere dal dott. Carrada indicazioni in merito alle proprie prestazioni, in febbraio riceveva, invece, dagli uffici amministrativi Rai, l’informazione che gli sarebbero stati rimessi € 400 per l’esecuzione della prima parte della collaborazione “concordata” (e mai richiestagli), e simultaneamente, dalla medesima fonte, una lettera in quattro copie intitolata “variante contrattuale”, in cui gli si intimava di sottoscrivere l’accettazione della risoluzione del contratto.
Rilevando che giuridicamente non si trattava di variante consensuale, ma di rescissione unilaterale di un contratto, le ragioni del cui mancato adempimento, peraltro, non gli erano mai state comunicate, Saltini rispondeva di nulla dovere firmare.
Ritenendo che il responsabile di un servizio Rai non avrebbe perduto un giorno intero per concordare una collaborazione professionale del tutto incerta, è difficile immaginare che il dott. Carrada abbia incontrato il collaboratore al semplice, gradevole scopo di riparare, per un giorno, dalla calura romana per godere qualche ora della frescura dell’Appennino (dove l’incontro si è svolto), nè si può immaginare che, mutato consiglio, non abbia richiesto i commenti inizialmente pattuiti prevedendoli insignificanti, siccome avrebbe potuto richiederli e valutare “a posteriori” se utilizzarli o cestinarli.
Essendo noto, peraltro, che l’Expo è stata offerta in dono, dalle autorità locali, ai rappresentanti di tutte le sette che combattono contro la scienza in agricoltura, e altrettanto noto che il prof. Saltini, storico della scienza, ha sempre denunciato i pericoli, per il soddisfacimento dei bisogni alimentari dell’umanità futura, del ripudio della scienza sperimentale propugnato da sciamani, occultisti e ciarlatani che la stampa nazionale incensa e che i politici corteggiano per servirsene come mietitori di voti a loro favore, non è incomprensibile che gli attuali “padroni” dell’Expo possano pretendere dalla Rai, notoriamente la voce più possente degli appetiti di politicanti e relativi portaborse, di annullare una collaborazione sottoscritta da un capo-servizio Rai al comprensibile fine di escludere una voce fastidiosa dal coro che avrebbe dovuto elevare i propri inni a maghi e streghe per l’intera trionfale manifestazione, si deve reputare che il capo-servizio Rai abbia ricevuto ordini da superiori cui doveva assoluta obbedienza.
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L’oggetto della collaborazione era stato tratteggiato nel corso di una lunga giornata trascorsa insieme, il 23 luglio, dal futuro collaboratore e dal responsabile dello specifico servizio Rai, Giovanni Carrada, che aveva richiesto a Saltini di contribuire al commento di riprese effettuate presso aziende agricole che lo stesso Carrada avrebbe scelto in regioni diverse del planisfero. Dopo l’incontro, il prof. Saltini, rimasto in attesa di ricevere dal dott. Carrada indicazioni in merito alle proprie prestazioni, in febbraio riceveva, invece, dagli uffici amministrativi Rai, l’informazione che gli sarebbero stati rimessi € 400 per l’esecuzione della prima parte della collaborazione “concordata” (e mai richiestagli), e simultaneamente, dalla medesima fonte, una lettera in quattro copie intitolata “variante contrattuale”, in cui gli si intimava di sottoscrivere l’accettazione della risoluzione del contratto.
Rilevando che giuridicamente non si trattava di variante consensuale, ma di rescissione unilaterale di un contratto, le ragioni del cui mancato adempimento, peraltro, non gli erano mai state comunicate, Saltini rispondeva di nulla dovere firmare.
Ritenendo che il responsabile di un servizio Rai non avrebbe perduto un giorno intero per concordare una collaborazione professionale del tutto incerta, è difficile immaginare che il dott. Carrada abbia incontrato il collaboratore al semplice, gradevole scopo di riparare, per un giorno, dalla calura romana per godere qualche ora della frescura dell’Appennino (dove l’incontro si è svolto), nè si può immaginare che, mutato consiglio, non abbia richiesto i commenti inizialmente pattuiti prevedendoli insignificanti, siccome avrebbe potuto richiederli e valutare “a posteriori” se utilizzarli o cestinarli.
Essendo noto, peraltro, che l’Expo è stata offerta in dono, dalle autorità locali, ai rappresentanti di tutte le sette che combattono contro la scienza in agricoltura, e altrettanto noto che il prof. Saltini, storico della scienza, ha sempre denunciato i pericoli, per il soddisfacimento dei bisogni alimentari dell’umanità futura, del ripudio della scienza sperimentale propugnato da sciamani, occultisti e ciarlatani che la stampa nazionale incensa e che i politici corteggiano per servirsene come mietitori di voti a loro favore, non è incomprensibile che gli attuali “padroni” dell’Expo possano pretendere dalla Rai, notoriamente la voce più possente degli appetiti di politicanti e relativi portaborse, di annullare una collaborazione sottoscritta da un capo-servizio Rai al comprensibile fine di escludere una voce fastidiosa dal coro che avrebbe dovuto elevare i propri inni a maghi e streghe per l’intera trionfale manifestazione, si deve reputare che il capo-servizio Rai abbia ricevuto ordini da superiori cui doveva assoluta obbedienza.
Forse la mia nota su Lisenko ha loro indicato che se la censura l'applicavano in Russia, perchè una RAI, dove la democrazia e la libera circolazione di idee è uscita dalle finestre da molto tempo, non avrebbe potuto fare altrettanto?
RispondiEliminaCaro Antonio, ti esprimo tutta la mia solidarietà. D'altronde in una Rai che ospita di regola che lascia a sciamani, occultisti e ciarlatani il compito di spiegarci passato, presente e futuro dell'agricoltura, tu eri davvero fuori posto.
RispondiEliminaPer fortuna che c'è internet!
Luigi Mariani